lunedì 16 luglio 2012

Un anniversario

E' passato un anno. E' volato un anno. Un anno fa, ieri sera, eri seduta al Metteko, circondata da amici, parole affettuose, incoraggiamenti, ricordi belli e brutti, con un biglietto del treno in tasca. Eri stanca, eri triste, avevi l'impressione che ti avessero svuotata, vidée come si dice in francese. Hai abbracciato la tua vita belga e l'hai salutata cosí, sotto la pioggia di luglio, tipica di Bruxelles e delle sue estati. Hai detto al tuo amico di non piangere, perché nessun posto é lontano, hai toccato la pancia della tua amica e hai detto "Tancred, attend-moi pour venir au monde". Lui non ti ha ascoltato e una settimana dopo, con due mesi di anticipo, ha suonato alla porta della vita. Non hai pianto. Non avevi piú lacrime. Avevi già pianto tanto. Hai salutato i tuoi genitori, hai sentito tua madre dirti di concentrarti sul lavoro, cosí avresti dimenticato. E poi ti sei infilata nel tunnel di questa nuova vita.
Un anno dopo, hai collezionato cadute e salti, frustrazioni e gioie, lavorative e sentimentali, numeri di telefono da non chiamare, lunghe ore insonni passate a pensare, camminare, parlare e amare o chiamatelo pure come volete, ma hai l'impressione netta che ne sia valsa la pena. Lo hai pensato ieri mentre tornavi a casa di notte, sola, ma accompagnata dai tuoi pensieri, dopo aver passato otto ore seduta in un teatro, catturata e rapita dal grande Gatsby. Hai pensato che quello stronzo aveva proprio ragione. Gatsby merita di essere visto, Londra merita di essere vissuta e tu sei diventata una donna nuova come ti aveva detto lui un anno fa quando hai chiuso alle tue spalle, con un colpo secco, la porta della vostra casa. Non sei piú quella che lui ha cercato di annullare, sminuire, distruggere. Sei nuova. Una nuova Francesca.
Un anno cosí vorresti che si ripetesse ogni anno. Vorresti averne almeno altri cento di anni cosí.    

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