lunedì 31 dicembre 2012

Ossimori: dicembre con l'estate



 
 


 



Buon cielo sereno

Strano. Un capodanno strano. Lontana dalle persone a cui vuoi bene. Lontana da quelle manine che anche se sono creciute sono sempre piccole per te. Lontana da quei due occhi in cui ti specchi, in cui ti trovi perché sono come i tuoi, chiari e cosi' di famiglia. Una ha gli occhi della madre, una del padre, ci dicevano. Una verdi, una azzurri. Lontana da chi nonostante tutto é sempre un genitore, con i suoi sbagli, le mani che tremano per finta o realmente, gli slanci di affetto che tu respingi, armata di tutto punto. Lontana da chi non vedi da esattamente 17 mesi e che ogni tanto appare abbracciato a te sullo screen saver del cellulare, ma che tu non rimpiangi, lontana da chi ti ha portato via il sorriso per un po', ma che tu hai fregato riprendendotelo caparbiamente, perché sei sempre una testa dura, durissima. Lontana dagli amici "belgi" che di belga non hanno quasi niente, ma che ti hanno dato tanto, lontana anche da quelli "inglesi" che ti sei trovata combattendo una strana battaglia fra le strade e i pub di Londra, lontana da quelli italiani, che sembrano appartenere al passato e che lotti a mantenerli nella tua vita, perché tu non te ne fai scappare uno, sono tutti importanti, valgono tutti tanto, hanno tutti un pezzo della tua vita. E infine lontana da chi ancora non lo sa ma che tu hai deciso di escludere dalla tua vita, perché hai dato troppo e ricevuto quello che non volevi, a volte anche condito con troppa amarezza. E allora buon cielo sereno, come ti diceva la tua coinquilina a Forli'. Si, buon cielo sereno, Francesca. 2013, é un numero niente di più, niente propositi, speranze, ma una certezza: non c'é tempo per essere tristi, c'é solo da assaggiare, assaporare la vita, sulla punta delle labbra. Le tue. Come un bacio sfiorato, una parola sussurrata, una carezza accennata sulla guancia. Come quelle carezze che ti piace dare. A chi conta. A chi ti ama. A chi, anno dopo anno, c'é sempre. E allora let's celebrate!  

sabato 22 dicembre 2012

La notte prima di partire

La notte prima di partire, non dormi mai. Non puoi. Sei agitata, sempre. L'ansia da viaggio, il ritorno, l'estraniamento dalla tua realtà per tornare in quella del passato, l'ansia che ti dice che vorresti essere già li'. Quest'anno ci si é messo anche qualcuno dall'altra parte del mondo, che contentissimo ti faceva vedere l'oceano dal suo cellulare. L'oceano. Si', e i suoi piedi fra le onde. Mentre tu eri sotto il piumone e aspettavi la chiamata di qualcun'altro, che naturalmente non é arrivata. Strana la vita é? Chi ti avrebbe detto un anno fa che sarebbe andata cosi'? Quest'anno vuoi evitare i bilanci. Pensi solo che é stato un anno pesante, ma positivo. Hai imparato tanto. Hai toccato il fondo e ne sei risalita. Hai sempre tanti punti interrogativi sulla testa, ma meno dell'anno scorso. Ma soprattutto ti senti come in quella canzone, che recita "I am over my head, I am in too deep, and it scares me so much". Fa paura, si, ma il cuore batte e questo é l'importante. E hai la carica per un nuovo anno, per crescere ancora, imparare, prendersi qualche porta sui denti, cadere e rialzarti. Questo é il bello.

venerdì 21 dicembre 2012

Io e te: istruzioni per l'uso

Noi abbiamo un manuale segreto, con le indicazioni, passo per passo, per mandarci a quel paese. Ci sono anche le istruzioni per le crisi isteriche (le mie), i malumori (tuoi) e i silenzi (di entrambi). Noi siamo bravissimi a rovinare sempre tutto. Io con te sono diventata una campionessa di frustrazione. Tu secondo me non ne puoi piú, peggio di tagliarsi le vene con un coltellino di plastica. Potrei scrivere un libro con le frasi che ci siamo letteralmente gettati l'uno contro l'altro, da "fattela passare" a "questa é l'ultima volta che ci vediamo", al tormentone tutto mio "cancello il tuo numero e non ti voglio piú vedere". 
Noi passiamo da ore di chiaccherate a gelidi giorni di silenzio. Il perché non lo so, forse neanche tu. So solo che sono stanca, come lo sei tu. Dobbiamo cambiare manuale. Dobbiamo cambiare noi? impossibile. Ma se potessi mi toglierei un po' di frustrazione di dosso, un po' di amaro in bocca. Tu non lo so cosa ti toglieresti. Come al solito, non c'é soluzione. Aspettiamo, magari miglioriamo. Magari troviamo nuovi insulti, nuove frasi ad effetto, nuovi modi di girare i tacchi ed andarsene. Magari per una volta facciamo la pace. E magari durerà. Non so, inseriamola nei buoni propositi del 2013, poi si vedrà. E auguri!

giovedì 20 dicembre 2012

Baciami ancora

Ho dormito malissimo stanotte. Mi sono svegliata al mattino e sono rimasta a letto. Si, a guardare un film, che non sono riuscita a finire ieri notte. Si, un film vecchio. Un film anche brutto, volendolo proprio analizzare. Un film che naturalmente mi fa pensare a te, alla vita che noi non abbiamo vissuto insieme. Mi fa anche pensare a come ho tagliato corto ieri al telefono, con la scusa "é troppo presto per te, torna a letto ed é troppo tardi per me, devo dormire". Quando stamattina ho guardato Skype ancora acceso, ho visto che ti ho parlato per 59 secondi. Un record di velocità nel tagliar corto. E ho ripensato a quella frase del film che dice "noi non possiamo stare insieme. Noi passeremo la vita a sputarci addosso le ferite che ci siamo fatti. Gli errori si pagano tutti". Questo é vero. Peró tu, baciami ancora. Una volta sola. Magari mentre non guardo, mentre sono distratta. Lo puoi fare, dai, poi io mi tengo tutte le mie frasi fatte, le menzogne che dico a me stessa, i miei amori surfisti, che spariscono con la prima onda. Pare se li mangi l'oceano. O forse me li mangio io, per lasciare il posto a te. A te che non lo vuoi nemmeno quel posto. Ironia della sorte o scelta suicida? non importa, tu, baciami ancora. Ancora una volta. L'ultima.

martedì 18 dicembre 2012

Anniversari

Ci sono anniversari e anniversari. Ci sono quelli che passi al ristorante, in viaggio o non so dove, che festeggi con le candele, gli abbracci, i baci e le mani che si stringono, si amalgano fra di loro. E poi ci sono quelli della tristezza, dei ricordi vividi e amari, che ti stringono il cuore in una morsa. Io e te abbiamo un anniversario. Una stessa data, nella quale io penso a te e tu ad un'altra. Io me la ricordo quella giornata. Mi ricordo il freddo, i piedi che a momenti vanno all'indietro perché avevi un comportamento insopportabile. E poi mi ricordo di me in piedi, della moquette rossa e di quello che ne é seguito. Ma soprattutto mi ricordo di quel pezzo di strada che ho fatto correndo verso casa mia, perché ero in ritardo e dovevo andare non mi ricordo piú dove. Sai cosa mi ricordo di quel pezzo di strada? la sensazione che avevo addosso. Non camminavo, volavo. Il cuore batteva a mille, impazzito. Ero in cielo, non sulla terra. Nei giorni, nei mesi successivi, sono caduta da quella nuvola e ho visto la realtà per quella che era. Triste e squallida, direi. E tu com'eri quel giorno? non lo so, io non c'ero. Quel giorno non hai camminato con me. Non hai neanche baciato me. Non so se le hai preso la mano o no, ma so solo che non ero io. Ecco, questo é il nostro anniversario, uno mio, uno tuo. Il ricordo di entrambi ora ci rende tristi, maliconici, col cuore pesante. Nonostante tutto, nonostante la ragione che mi fa andare avanti, mi chiedo se tutto questo abbia senso. Abbiamo creato due infelici, due tristi a momenti depressi. Forse l'abbiamo creati noi, forse il destino. Non lo so, ma non é stata una scelta buona, una scelta giusta, una scelta ottimale. Ma non si torna indietro. E' cosí. Teniamoci questi anniversari. Io il mio con la mia disillusione, tu il tuo, con non so cosa. Sai, io non c'ero. Io non so. Io ne ho solo vissuto le conseguenze. Si, le conseguenze dell'amore. O del so called amore.

lunedì 17 dicembre 2012

La festa di quelli che hanno quasi 40 anni ma credono di averne 18

La mia amica mi chiama e mi dice "vieni dalla Marghe stasera, c'é una festa. Porta un Secret Santa e una bottiglia di vino". Io vado, perché non ho niente da fare, perché ho voglia di divertirmi e conoscere nuova gente. Arriviamo quando sono tutti già lí. Tutti stretti in una stanzetta 3X3, tutti che ridono, tutti un po' piú che brilli e allegri. La musica é quella dei nostri vent'anni, delle feste all'università, delle prime uscite e dei primi amori. Anche se non vuoi ballare, finisci per muoverti. Troppo poco spazio, che crea mescolanze strane. Nella stessa festa incontri un ex so-called love, un potenziale che non si é mai concretizzato, uno che forse si concretizzerà, anche se il tempo rema contro di voi. Nella stessa festa sorridi, parli, racconti, ti fai raccontare, balli e salti. E quando finisce e te ne vai a casa, pensi che si é stato carino, ma senti che é strano trovarsi ad avere trent'anni e comportarsi come se ne avessi solo quindici. I francesi direbbero "ça te chiffonne". Eh si, non ti fa sentire bene. Ti fa sentire una tardona. Si, proprio quello che non vuoi essere. Ma pare che per ora non ci sia altra scelta.

sabato 15 dicembre 2012

Elenchi: la mia Londra

Saint James Park, di notte, quando non vedo neanche la punta del mio naso e mi perdo nel silenzio e nei miei pensieri.
Il ponte di Chelsea, quando corro e vedo i treni passare e mi sento cosi' a casa, come se tutta la città fosse mia, o di notte con le mille lampadine accese, quando vado a spiare il silenzioso Tamigi, e mi sento come se fossi al centro del mondo, del mio mondo.
South Bank, Embankment, la Tate Modern e la lunga strada verso Tower Hill, dove passeggiare e rifugiarsi a spiare il tramonto e a guardare il mondo, passando per London Bridge per ricordare un momento di pure bonheur.
Bloomsbury, le sue case rosse e le sue piazzette a momenti aristocratiche, dove farsi baciare cosi' alla sprovvista da uomini che sono vuoti a perdere, con cui mi nascondo fra le case e le ombre per scambiarsi baci e carezze rubate, fra gli occhi indiscreti di cani portati a passeggio da vecchi curiosi e sognatori.
Pimlico Road, una strada che ho raramente percorso da sola, dove fermarsi a guardare i ristorantini, alla ricerca di quello perfetto dove festeggiare qualcosa di importante che deve ancora capitare, a guardare le vetrine degli antiquari sognando di sedersi su quella poltrona con un libro, di addormentarsi su quel divano con la testa appoggiata al petto di qualcuno.


giovedì 13 dicembre 2012

Scene di casa, a tarda notte

E' tardi. Sono nella nostra cucina e sto lavando una tonnellata di piatti. Tu arrivi e ti avvicini. E inizi:
Posso farti una confessione?
Si, prego.
Ti ricordi quando sei andata a Bruxelles l'ultima volta?
Si.
Beh, io quel weekend ero solo e ho portato una ragazza qui.
... (oddio, dove guardo per non fargli vedere che ci sono rimasta male?)
Eh, insomma, a me non me ne frega niente di quella tipa e il giorno dopo l'ho mandata via in fretta e furia.
...siiiii...(applauso mio mentale nei suoi confronti)
E lei ora mi continua a scrivere, telefonare, fare inviti.
E tu la non vuoi piú vedere?
Nooo, assolutamente no.
Ok, ho capito, il solito so-called love londinese.
Mmm. Ma senti, tu sei uscita con dei tipi qui. Hai mai immaginato un futuro con loro?
(Chiudo l'acqua, abbandono i piatti e lo guardo) No. Con quelli non potevo neanche arrivare al mattino dopo. 
Veramente???
Ma se sei stato tu il primo a dirmelo quando li hai incontrati?
(Ride). E allora siamo messi male.
Eh si che lo siamo.
E cosa facciamo?
Ci mettiamo insieme io e te (sorriso). 
Ok, ma questo weekend viene mio fratello. Possiamo iniziare lunedí? (altro sorriso)
Certo, anche martedí. Purché non sia ancora una volta un so-called love londinese.
No no, con quelli io ho chiuso.
Anche io spero!
E col sorriso sulla bocca se ne va, ridacchiando sotto i baffi. Io torno alla mia tonnellata di piatti e rido per questo rapporto cosi' anticonvenzionale, scanzonato e assolutamente necessario. Si, necessario per ironizzare su questa vita che ogni giorno ce ne riserva una.




mercoledì 12 dicembre 2012

Mad about you

Dovrei, si, dovrei. Dovrei scrivere qualcosa su questa giornata. Dovrei scrivere su come mi sono sentita stordita appena ho aperto gli occhi al mattino. Dovrei scrivere sul fastidio che ho sentito sulla pelle. Dovrei scrivere su quella frase che mi sono ripetuta a fior di labbra tutto il giorno, quasi come una preghiera o forse uno scongiuro. Una frase che fa male, che pesa nel cuore e nel cervello, crudele quanto lo puó essere la realtà. Dovrei raccontare di come ho guardato il cielo, in una stanza senza finestre.
Ma lasciamo stare, mi dico. Lasciamo scorrere, lasciamo andare. Non ne vale la pena. Tutto passa. Meglio tornare a casa e canticchiarsi nella testa quella stupida canzone anni '80, che ho sentito alla radio stamattina mentre mi preparavo. Meglio pensare al vino che comprerai per la cena universitaria, a quello che cucinerai, alla serata che hai davanti. Il resto non conta. Perché tu non conti per il resto. Il resto se la ride. Dai, continua a ripeterti quella frase, ti aiuterà, vedrai.  

martedì 11 dicembre 2012

Io e te

Io e te non ci vediamo quasi mai. Viviamo insieme, condividiamo un muro, io ti sento russare di notte, forse tu mi senti scrocchiare i denti, ma al massimo ci incontriamo due volte a settimana, nel corridoio fra le nostre camere e il bagno o in cucina. Sempre di sfuggita, sempre nel mezzo di altro. Magari con le mani piene di sapone dei piatti o i panni bagnati in mano. Magari con gli occhi ancora chiusi al mattino, l'accappatoio e con la molletta nei capelli. Eppure parliamo, eppure i nostri sguardi sono sempre profondi, a volte ci guardiamo e capiamo. Ieri mattina mi hai spedito un messaggio, sul cellulare, mentre ero al lavoro. Recitava solo "Hi, are you ok?". Stamattina, ho fatto tutto di fretta per fare colazione in cucina con te. Per ritrovarmi con la mia tazza di the des sources davanti a te che sgranocchi i tuoi toast, sempre bruciati. E ti ho detto grazie per quel messaggio, perché é stato dolce, perché mi é piaciuto. E tu mi hai risposto "I care, Francesca. I care about you". Io ti ho sorriso. Ti ho sorriso perché era quello che volevo sentirmi dire, perché anche se non te lo dico, quando torno a casa, da fuori cerco sempre la luce accesa della tua camera, perché mi fa sentire serena, mi fa sentire che non sono sola, che c'é calore dall'altra parte del muro. Si, ci siamo io e te in quella casa. E un muro che ci separa. Ma che i nostri occhi non vedono. Perché quello che conta é altro e non é visibile ad occhio nudo.   

lunedì 10 dicembre 2012

Everywhere you go

Ti veniva da piangere. Te ne stavi lí in piedi, nella Tube, e a momenti sentivi le lacrime scendere. Il perché? Pensi che sia la stanchezza, lo stress. Un weekend troppo pieno, troppo impegnato. Persone da salutare, che se ne vanno dall'altra parte del mondo e tu non sai bene dove posizionarle. La scelta é fra il dimenticatoio o il vai a quel paese. Altre persone che invece non se ne vanno per niente e che sono come macigni sul tuo cuore. Lí, seduti sul tuo sterno, a soffocarti il respiro. E poi le scoperte, le mezze frasi, la vergogna, il fastidio. Hai detto "troppo alcool", hai detto "troppa stanchezza, troppo disorientamento". 
Oggi vuoi fare finta di niente. Oggi non vuoi pensarci. C'é tempo. Una cosa alla volta. Una notte di sonno profondo per te. Non una con un risveglio ogni ora come quella appena passata, perché i pensieri non ti lasciano dormire e non ti resta altro che guardare l'orologio. Passa, passa, ti ripeti. Ora lascia stare, ora non pensare. La testa ogni tanto va mandata in vacanza. Su un aereo, su un volo da 27 ore con un solo stop. Si, proprio cosí.

martedì 4 dicembre 2012

Tomber

Il giorno dopo é sempre il più brutto. Il giorno dopo ti svegli sempre con le ossa rotte. Il giorno dopo le palpebre sono pesanti, perché vogliono restare chiuse, per non farti pensare, catturarti nel sonno. Il peggio é quando apri gli occhi e ti rendi conto che non era un brutto sogno. E' passato ti ripeti, passato, archiviato, sepolto,anche se é ancora cosi' vicino.
Dix heures tu m'as laissé tout seul du mauvais côté, dix heures tu m'as laissé tomber, tomber.

lunedì 3 dicembre 2012

We can work it out

Ti ho avvertito. Ti ho detto "questo non significa ricominciare". Tu hai risposto "we can work it out". Abbiamo parlato tre ore, tre ore per dirsi quello che é successo in questo tempo, tre ore a sentirmi bene, a ridere di nuovo insieme, tre ore a mantenere una distanza, perché voglio andarci piano, non mi voglio schiantare contro un muro come in passato. Tre ore a sentire il mio nome pronunciato da te, in quel modo inconfondibile. E poi mi sono addormentata, sono crollata per il sonno, serena. Si, we can work it out. O ci possiamo provare. L'importante é lasciarsi andare, essere sinceri l'uno con l'altro, dare un'altra chance. Forse ne vale la pena. O cosí mi é sembrato.

domenica 2 dicembre 2012

Quando la mia Bruxelles incontra la mia Londra

 
 
 
Un weekend tutto nostro, in cui non abbiamo mai smesso di parlare, raccontare, ridere, ricordare.
Un weekend per rilassarsi, per staccare la spina, camminare giorno e notte, senza mai perdersi.
Un weekend per cantare a squarciagola canzoni della nostra adolescenza, mangiare piatti tipici per questo paese e atipici per noi, bere afternoon and morning teas, ballare fino al mattino e farsi rimorchiare da inglesi che allungano un po' troppo le mani e ci toccano un po' troppo il fondoschiena.
Un weekend in cui ci diciamo "mi manchi, non so più con chi andare a teatro, al cinema a vedere i polentoni francesi, a passeggiare nei parchi per ore", ma in cui mi ripeti "goditi il momento, goditi quanto questa città ti offre, arriverà un tempo per tornare. O al massimo veniamo tutti qui".
Un weekend di risate a crepapelle, di taxisti che ci portano ad un bancomat in piena notte pur di farsi pagare la corsa, di inglesi che si avvicinano a noi e ci chiedono tutti "where are you from?" ancora prima che noi abbiamo aperto bocca, di calendari da sfogliare con la bava alla bocca, tra un sorriso e un occhiolino, di amici da chiamare per cantare al telefono "joyeux anniversaire, mon gars".
Un weekend cosi', di pur bonheur, nonostante la geuele de bois e il freddo. Ma con un sole caldo, dentro e fuori di noi. Un weekend avec la neige sur Bruxelles, plein soleil sur Londres!et une dimanche à l'anglaise devant nous, à gouter, à nous deux, avec tout ce qui va avec. Le beau et le pas beau. Mais pour une fois, nous nous enfichons!