giovedì 19 dicembre 2013

Les comparaisons pas trop loyales

Je me suis réveillé à 6h et quelques. J'avais encore ta saveur dans ma bouche. La saveur de tes bisous. 
Je n'ai pas bougé. Mais j'ai pensé. Je me suis dite: avec celui-là, c'était différent. J'avais le coeur qui n'arretais pas de battre. J'étais perdue. Avec toi, je suis plus calme. Je suis tranquille. J'ai encore les sequelles en moi de celui qui est arrivé, m'a pris une partie du coeur et est parti.
Mais c'est le passé. C'est fini. Pas oublié, mais en voie de disparition.
Oui, je sais. Il ne faut jamais faire de comparaisons. Mais je l'ai fait, my baby. Ce n'est pas dit que je la ferai tous les jours, cette comparaison. Non, c'est parce que c'est proche. C'est parce que je ne te connais pas.
Laisse-moi du temps. Donne-moi du temps. Pour t'apprecier. Pour connaitre ta peau. Avec ses taches de rousseur. Pour coller ma peau à la tienne.
Après ça, il n'y aura pas de comparaisons. Meme pas une petite!

mercoledì 18 dicembre 2013

Vigorsol a gogo

Devo scrivere. Si, devo scrivere che sono stata bene. Nonostante il mezzo pacchetto di chewin gum in bocca. Nonostante il mal di gola da mononucleosi che mi hai trasmesso tu, untore che non sei altro. Nonostante il bacio sulla guancia a Leicester Square, mentre io mi aspettavo un bacio da Via col Vento (come me ne avevi dati a tonnellate sabato notte - o forse eri ubriaco e quindi era tutto piú semplice). Nonostante la distanza rispettosa che hai mantenuto per tutta la cena (al massimo mi ha sfiorato la mano mentre agguantavi la bottiglia di vino). Sono stata bene. Sono stata benissimo. Lí a parlare, lí a raccontare, lí ad ascoltare. 
Sono stata ancora meglio quando usciti dal ristorante e mi hai chiesto di toglierti gli occhiali. Io ti ho guardata stupita, ma ho eseguito la tua richiesta. E lí siamo tornati ai baci da Via col Vento. Mi hai anche detto "scusa, ma io con gli occhiali miei che si scontrano con i tuoi, non riesco a baciarti". Diciamo che il cibo thailandese avrebbe probabilmente richiesto una vigorsol anche per te (io me ne ero infilate due in bocca di soppiatto prima di uscire), ma ho fatto finta di niente ed ho apprezzato la tua passionalità da giovinastro sotto i trent'anni. Ho apprezzato anche la tua volontà di andare come le lumache, lentamente. Va benissimo, my baby. 
Va benissimo tutto. Ma la prossima volta, evita di passarmi la mononucleosi. E mangia anche tu una vigorsol, dai! Te la passo io, sotto il tavolo. Cosí le nostre mani si incrociano di nuovo!

martedì 17 dicembre 2013

Forget me not

Non penso ci sia niente da aggiungere. Ma questa frase mi ha cambiato la giornata. Si, non ti scordare di me. Mai. E chi se lo dimentica uno come te!E una come me! (breve momento di gloria personale). 

La calculette et les fautes d'orthographe

Lui mi scrive un messaggio bellissimo. Di quelli da lacrime agli occhi. Di quelli che hai sempre sognato. Ma ci pianta un errore d'ortografia enorme. 
Ecco. Io ho letto. Ho gioito e ho avuto un brivido allo stesso momento. Ho capito che hai una calcolatrice in testa e che sai fare la radice quadrata di 87690 utilizzando solo la tua materia grigia, ma non mi puoi scivolare sugli errori di grammatica, che io, non madrelingua francese, noto. E poi ti posso scusare per tutto, posso trovare tutte le scuse del mondo (era stanco, ha bevuto prima di andare al lavoro, é un ingegnere e gli ingegneri non sanno scrivere, aveva il telefono impostato in lingua slovacca, ceca o polacca, ecc.), ma la libido mi passa. 
Ah, baby baby, ora capisco tante cose. Ora capisco perché Frenchie non mi scriveva mai in francese. Siete anche intelligenti, ma in grammatica, non ve la cavate proprio. Vabbé, vediamo se i baci alla francese mi fanno dimenticare gli errori d'ortografia. E apprezzare te e il tuo French touch.  

domenica 15 dicembre 2013

Angel ou la façon unique d'embrasser à la française

Rendez-vous à Angel. J'ai pensé c'était le meilleur choix. Surtout pour toi, qui arrive de loin. Qui arrive de la zone 4 à l'Est, dans une ville qui ne semble pas avoir des limites. Je me suis complètement trompée, mais ce n'est plus important. Oui, je pensais c'était proche de chez toi.
Tu étais à temps. Avec les lunettes cette fois. Je les ai vu et j'ai pensé "il m'embrassera pas". Les lunettes sont une protection, nous le savons, tous les deux. J'avais envie de marcher, afin que tu me prennes la main dans la tienne, comme tu avais fait la première fois. Mais aller boire était plus simple. Tous les deux, on était un peu sur le nerfs. Oui, deux adultes, qui ne savent pas encore gérer leur anxiétés. Des premiers rendez-vous, des choses laissées en suspense. Et alors, nous sommes allés nous cacher derrière un verre d'alcool chacun. Bien cachés, assis à une table commune, assis l'un loin de l'autre. Pour nous détendre, pour être nous mêmes.
Et petit à petit, les barrières sont tombées. L'une après l'autre. Tu m'as pris la main, tu t'es rapproché. Tu m'as dit "avec moi, il faut aller lentement". J'ai fait un signe de la tête, pour dire, oui, j'ai remarqué et de plus, je me suis déjà écrasée pleines de fois contre un mur, donc on va lentement, on va comme les tortues, mon chéri. On est sorti du pub main dans la main, on est arrivé dans le métro. Angel, disait le panneau. On s'est assis. Tu m'as prise dans tes bras. Et la magie s'est produite. J'ai ressenti la douceur, j'ai ressenti la chaleur. C'était un bisou comme seulement les français savent en donner. A la saveur de la tendresse, de l'incertitude, de la surprise.
J'ai ouvert les yeux et j'ai vu le panneau du métro. J'ai pensé: enfin, j'aurais de beaux souvenirs de cette station. De bisous à la française. Dans une gare qui s'appele Angel. Quoi de mieux?      

Ce foutu bisou à la française

Sono convinta che il Signore o chi per lui prima di mettere al mondo un petit français gli faccia un corso intensivo su come baciare una ragazza. Solo loro, i francesi, ti sanno dare questi baci che ti lasciano senza parole, senza fiato. Che ti fanno girare la testa. Sospiro. Il n'y a rien à faire. Vive la France! 

venerdì 13 dicembre 2013

Ponti di Londra e vino bianco

Senti, io vorrei un weekend fatto di ponti di Londra con le lucine colorate e vino bianco. Me lo puoi concedere?
Al mio fegato ci pensiamo dopo Natale...

martedì 10 dicembre 2013

Io e la mansardina

Tu mi hai detto: devo tornare a casa per costruire la mansardina, insieme a mio padre. Ho già disegnato il progetto, hai aggiunto. E io non mi ci sono vista in quella mansardina. Non mi sono neanche vista con un uomo che fa queste cose.
Dunque buon cielo sereno. Come ti ho detto quando ti ho salutato. Cosi' come ho fatto quando ho salutato tutti gli altri. Sembra quasi che nessuno possa essere speciale a questo mondo. Per i miei canoni. Per le mansardine in cui mi voglio vedere! Rilassata, sul divano.  

No phone, no Frenchie baby!

Una mia amica mi scrive questo: No phone, no Frenchie baby!
 
Io leggo e rido. Si, sono rimasta 5 lunghissimi giorni senza telefono. Si, completamente senza. E nel weekend sono uscita. Tanto. E ho conosciuto questo benedetto francese. Si. Un altro. Sembra che io li attiri. Carino, gentile, pulitino. Che mi abbraccia per salutarmi. Che mi chiede il numero con una delicatezza mai vista qui a Londra. Che mi spedisce messaggi teneri teneri. E che ha anche 29 anni. Si. Non cosí giovane, dai. Io ne ho solo 4 in piú. Ma quando lui mi ha chiesto quanti anni avessi, io ho all'improvviso preso le sue mani e gli ho detto: dai, andiamo a ballare. E cosí abbiamo saltato insieme sulle note di Girls Just Want To Have Fun. Mi ha anche accompagnato a prendere l'autobus notturno. E mi metteva un braccio intorno al collo come quando esci con un ragazzo al liceo. Ecco, un baby. 
Certo, non scordero' mai la faccia della gente quando ci ha visto andare via insieme. Mai la faccia di chi mi aveva presentato l'altro francese. Quello che chiamavano Frenchie. Che io chiamavo Frenchie con gli amici. Ma mai con lui. Era una faccia di sorpresa. Come per dire: come? un altro? E io avrei voluto rispondere, sí, mia cara, un altro. Il primo mi ha scaricato come un sacco di patate. Il primo non mi ha mai amato. Mi ha fatto vivere un sogno, che poi mi ha tolto. Per carità, chi non ha i sentimenti non li puó inventare. E allora, io, me ne prendo un altro, di francese. Tanto non dura. Tanto non la faró durare io. Come dice la canzone, le ragazze vogliono solo divertirsi. Vogliono andare fuori, vogliono ballare. 
Ho passato tre mesi a ballare. Ho passato tre mesi ad uscire tutte le sere. Ad incontrare persone, uomini, numeri di telefono. Per riempire un vuoto. Ho scritto tanto in questi tre mesi. Ho riflettuto tanto. E ho capito che voglio altro. Ma che per ora, mentre aspetto l'altro, mi voglio divertire un po' Ma non sulle spalle di Frenchie baby, sia chiaro. No, con lui saró dolce e delicata come i suoi abbracci. Parce que j'y tiens. Oui. A ne pas détruire les reves des autres.

lunedì 9 dicembre 2013

Un soupir de bonheur

C'est ton anniversaire aujourd'hui. Et moi je suis coincée au travail. Mon gsm m'a abandoné. Le chauffage est éteint et j'ai faim. Je me demande qu'est-ce que tu fais ce soir, toi! Je voudrais bien le feter dans tes bras, cet anniversaire.
Avant de partir du boulot, je repense à toi, encore une fois. A tes bras autour de moi. Je repense à ce weekend de folie. Trois jours de folie. Pour moi. Un weekend un peu italien, un peu français. Avec une envie, de partir, de faire la valise et aller ailleurs, en vacance. Au chaud. Au soleil. 
Un weekend alcolique. Un weekend passé sur un pont à regarder les trains et les étoiles. Et la Tamise, of course. Un weekend à errer avec toi dans les petits rues de la City, dans le noir, avec ton bras sur mes épaules. Un weekend à entendre les amis me dire "ben bon, celui-là, à moi, il ne m'a jamais plu" ou encore "fais attention à ne pas te blesser". Comme si on pouvait faire attention. Dire au coeur "bon là, tu arretes". Ah, la vie, quelle expérience. Ah, la vie, quel reve. Ah, la vie, quel cauchemar de temps en temps.
J'ai eu ma little romance. Oui, je l'ai eu. Et ce n'est jamais assez. Alors, reviens. Alors, comme je t'ai dit, rendez-vous au pont de Chelsea. Comme tu m'as dit: pour regarder les trains. 
Soupir. Oui, de bonheur. Enfin, ça fait du bien de temps en temps...

domenica 8 dicembre 2013

Mon pont de Chelsea

J'ai ouvert les yeux et j'ai vu le verre de vin sur ma table de nuit. J'ai ressenti également ce mal de tête que seulement la gueule de bois peut donner. J'ai soupiré.
J'ai passé une de mes meilleures soirée à Londres. Je te l'ai dit en te regardant dans les yeux. Moi, toi, beaucoup de vin blanc, quelques légumes pour mettre quelque chose dans l'estomac et le jeu était fait. Moi, toi et mon pont préfèré à Londres. Celui sur lequel je suis allée avec l'intention de me tuer une nuit d'avril quand rien n'allait. Celui sur lequel j'ai couru tant de weekends, avec les larmes qui coulaient, parce que je ne m'étais pas révoltée contre la violence de celui que j'aimais et je m'en voulais à mort. Je courais et je pleurais et je me purifiais de cette violence, de cette moi que j'avais détestée, de notre histoire tombée à l'eau. Et en courant, je me sentais renaitre, il y avait une nouvelle Francesca qui surgissait à chaque pas.   
Je t'ai dit: viens, on va sur la Tamise. Tu étais un peu perdu, mais tu m'as suivi. J'ai choisi les rues plus noires, afin qu'on ait des complices de ce moment de folie. Nous nous sommes retrouvés sur ce pont, avec ses milles lumières sur nous. Encore moi, toi, ton bras qui me serre, la tête en bas, qui regard la Tamise, qui s'en va vers la mer, silencieuse, nos mots, une cigarette à partager qui pend de nos lèvres.  
Je t'ai vu partir dans le noir. Je ne sais pas si je te reverrai. Tu rentres dans notre propre pays, où tu as ta vie, ton boulot-dodo, ta copine. Oui, elle aussi. Oui, elle que tu aimes. Tu m'as offert un rêve. Sur un pont de Londres. Sur mon pont de Chelsea.   
C'était bien. C'était super. C'était ce que je voulais. Bonne continuation, Monsieur. 

venerdì 6 dicembre 2013

Citation: Je voudrais etre morte

Il est venu me voir et il m'a mit une feuille sous le nez. Voilà ton poème, il m'a dit, avec un grand sourire.
J'ai lu à haute voix. J'ai souri à mon tour. 
Il est beau, ce mec, j'ai pensé. Il est beau du coeur. Chose qui est rare. 
Il y a fait les humanités comme moi. Il est dans la meme cage que moi, maintenant. La cage dorée, on l'appelle. Il a la meme frustration que moi. Des jours, nous la partageons.
En regardant La vie d'Adèle, j'ai repensé à mon adolescence. J'ai repensé à ce poème en grec ancien, que je recitais tout le temps. Il n'était pas gai. Pas du tout. Il disait "Je voudrais etre morte sans ton amour". C'était l'adolescence, je ne pouvais pas etre bien dans ma peau.  
Quand je l'ai vu, je lui ai demandé. Je savais qu'il savait. Il savait meme de la femme aux sandales multicouleurs. Des réfèrences d'une vie passée. Lointaine. Finie.
Après il m'a dit que j'étais belle avec ce t-shirt couleur de la mer. J'ai souri. J'ai dit: je suis en train de géler dans ce t-shirt. Mais il me plait. J'ai un RDV galant, c'est mon porte bonheur.  Tout le monde m'embrasse quand je porte ça.
Il a souri encore. "Gros souri lundi, alors?".
"Non, j'ai dit. Lundi, il sera déjà ailleurs. C'est la vie. Des fois, la vie choisit pour nous. Il y a des copines, il y a des avions, il y a une vie ailleurs. C'est qu'un moment. Une mensonge. Mais je veux y croire pour le temps d'une nuit. Demain, au revoir. Sans se dire je voudrais etre morte".

giovedì 5 dicembre 2013

Desirs

Si tu peux demain soir, quand tu me verras, embrasse-moi. J'oublierai ta copine, si tu veux. La pauvre.
Si tu peux, ce soir, fais-moi de l'espace dans tes bras. Comme tu fais toujours quand je rentre au soir, fatiguée.
S'il te plait, demande-moi pardon. Parce que tu le penses. Tu le crois. C'est ridicule de faire semblant de rien.
S'il te plait, dis-moi, j'ai deconné. Je ne veux pas que tu reviennes, mais ça me ferait plaisir d'entendre ces mots.
S'il te plait, toi, mon amie, ne pars pas. Continue cette aventure avec moi. Dans cette grande ville. Dans les moments de merde et la joie pure.
S'il te plait, ne me demande plus ce que tu sais déjà. Je suis claire avec toi, quand je te parle.
S'il te plait ne tombe pas amoureux. Je ne peux pas le faire. Je t'ai dit: Je me suis vacciné contre l'amour. Eloigne-toi si tu en veux. J'en ai donné de tonnes, je n'en ai plus.
S'il te plait amène-moi dans ce resto, fais-moi un sourire, fais-moi rever. Nous savons que le lendemain c'est fini. Les avions choisissent pour nous, certaines fois. Tant mieux, non?
S'il te plait fais-moi dormir une vie. Je suis tellement fatiguée. Et fais-moi rever. Que de belles choses.
 

Mon bonheur à moi

Elle m'a énervé. Je me suis dit: c'est trop. Elle. Avec sa vision banale de la vie. Elle avec sa vision limitée de la vie. Elle qui sait toujours poser la question qu'il ne faut pas poser au pire moment. Elle qui est capable de me rappeller les pires choses de ma vie, juste au moment ou' je suis bien, ou' je commence à me sentir héureuse. 
Oui, je sens le bonheur. Oui, le mien. Oui, je suis contente de rien. Un bisou sur mon cou avant d'aller bosser pendant que je fais la vaisselle du matin, un thé avec une amie, une pedicure avec une autre. De plans pour le fin de semaine, des fetes de Noel, des e-mails à échanger avec des pensées de vie, un ami retrouvé après trois longs mois de silence, auquel j'ai su écrire "Joyeux annif et stp reviens, tu me manques". Tout ça me donne du bonheur. 
Il y a des manques, C'est clair. Mais je fais avec. Il y a de peurs. C'est clair. Mais je fais avec. Ou pour l'instant. Rien n'est pour toujours, je l'ai toujours su. Ni le bonheur, ni la douleur. Rien. 
Et alors, toi, arrete. Arrete avec ton visage reluctant. Arrete avec tes piques. Arrete avec ton malheur, qui tu dois reverser sur les autres. Toi, tu es la source de ton malheur. Et de ton bonheur aussi. Je l'ai découvert ça ne fait pas longtemps. Et depuis, je suis contente. Je souris à moi et à la vie.

mercoledì 4 dicembre 2013

Je voudrais une vie comme la tienne

Il m'a dit: Je voudrais une vie comme la tienne. 
Je l'ai regardé et je suis restée en silence.
Tu veux quoi de ma vie? 
Le fait qu'elle est toujours en movement, toujours un peu folle. 
J'ai avalé. Comme si j'avalais un crapaud. Après je lui ai dit:
Veux-tu aller parler aux gens de choses que tu connais à peine, seulement parce que la personne qui devrait y aller ne veut pas y aller et elle est plus haut gradée et peut donc se décharger de ses responsabilités?  Veux-tu un colloc qui pleure en regardant Dirty Dancing? Veux-tu avoir l'habitude de diner avec une bouteille de vin, parce que tu es au travail ou encore une fois à un RDV galant avec quelqu'un qui tu as connu quelques jours auparavant et qui a une copine/femme qui l'attend à la maison, mais qui ne te l'a pas dit, et par contre il est en train d'essayer de te peloter les seins? Veux-tu travailler dans un contexte dans lequel tu dois ressembler à un homme, t'habiller comme lui, te comporter comme lui, parce que le machisme est un défis quotidien? Veux-tu etre célibataire, meme si tu as toujours pensé d'avoir un jours un mari et 6 enfants, parce qu'ici tu trouves seulement plein d'hommes pour se saouler, faire une partie de jambes à l'air, enregistrer un numéro sur ton portable et les revoir maximum trois fois avant de passer au suivant? Veux-tu travailler comme une folle en savant que ta carrière ne progresse pas, parce que tu es blocquée dans un système, dans lequel on ne peut pas avancer trop vite, parce qu'il y a une foutue grille à respecter? Et tu sais, moi je comptais avoir une carrière, parce qu'il parait que je ne peux pas avoir une famille!
Il n' a rien ajouté. Il a souri. Il a pris ma main. 
Je pense je lui ai fait de la peine. Je me suis faite de la peine. Je me suis dit "Putain, il faut changer tout ça". A partir de maintenant. A partir de maintenant je veux une autre vie. La mienne. Comme je la désire. Comme je la merite.  
 

lunedì 2 dicembre 2013

Un marché des peaux

Elle m'a dit "Il a une copine, Francesca". J'ai répondu "ah bon?". Ah bon, il ne me donnait pas cette impression qu'on s'est rencontré. Quand on s'est vu après, pour un tete à tete. Pas du tout. Justement, le contraire, cher Monsieur qui cache bien son jeu. Je savais qu'il partait. J'en était contente, ça m'arrangeait. Une semaine de reve, je me suis dite, sans expérences. Tout clair du début. Tout qui se termine avec un ticket d'avion. Sans regrets. Hier, cette phrase m'a fait faire marche arrière. J'accepte le reve, mais je ne veux pas le faire payer à quelqu'un d'autre. Je n'enlève personne à personne. Je reste là, en tout cas, il pars bientot, lui. 
Londres, encore une fois Londres. Un marché des peaux. Il me disait "tu as la peau toute douce". Ce n'était pas le premier qui me le disait. Je restais en silence. Je pensais dans ma tete "toi, tu as la peau qui sent la mer". Enfin, ça nous reste ça. Un échange des peaux. Une douce. Une salée. Rien de plus. Voilà, Londres!