lunedì 29 ottobre 2012

That don't impress me much

Vi ricordate che una decina di anni fa andava di moda quella canzone, nel cui video una bellissima e topissima cantante girava nel deserto foderata da una pelliccia di un feroce animale della savana? La suddetta topona si aggirava con arie da conquistartice e guardava con sdegno tutti gli uomini che si avvicinavano a lei ripetendo il ritornello della canzone, che recitava "That don't impress me much".  Ecco, con te io mi sento come quella cantante. Camminando su e giú per prati e boschi, ad un certo punto il mio cappottino rosso si é trasformato in una pelliccia di leone (o forse leonessa) e ho iniziato sdegnosamente a guardarti, con quello sguardo che significa appunto "nani, smettila, that don't impress me much". Ma tu, grande uomo col cervello pieno di neuroni che non si capisce pero' dove vadano a finire, hai continuato imperterrito a narrare le tue epiche gesta. Dunque, torniamo indietro. Dunque, fermiamoci. Dunque, riflettiamo. Io sono qui, accanto a te. Io ti stringo la mano. Io ti ascolto. Ma quale bisogno c'é di dire tutte queste cavolate? Vorrei il silenzio. Vorrei l'ascolto. Ecco si, that do impress me much. Anzi, non solo much, ma tantissimo.

venerdì 26 ottobre 2012

Facciamo un gioco

Senti, facciamo un gioco. Facciamo che per una volta taci. Facciamo che per una volta non dici neanche mezza parola e mi guardi e basta. Si, mi guardi dritta negli occhi. E poi facciamo che mi prendi fra le tue braccia e sempre in silenzio mi stringi. Non voglio altro. Solo questo. Voglio sentire il tuo odore sulla mia pelle, sui miei vestiti. Perché cavoli, questo é quello che vale, questo é quello che voglio. Lasciamo da parte tutto il marcio che c'é nelle nostre rispettive vite e prendiamo solo il bello di quello che c'é e ci potrebbe essere fra di noi. Dai, ci stai? 

mercoledì 24 ottobre 2012

Cose strane

Succedono cose strane in questi giorni. Succede che non siamo mai stati cosí vicini come in questi giorni. Succede anche che la sera tardi ci troviamo sul divano e ci mettiamo a ridere guardando i nostri capelli che si arricciano per l'umidità infernale. Si, il tempo é orribile. Stamattina, a colazione, ti ho detto "Questo é il tempo di Bruxelles, c'é qualcosa che non va" e tu col tuo solito bel sorriso mi hai detto "é un tentativo di non farti mancare Bruxelles, allora. Cerca di avere meno nostalgia e torna il sole". Succede anche che stamattina sono stata contenta di pensare che domani fosse già giovedí, cioé quello che é stato ribattezzato "The Australian Day", perché noi control freak ci incontriamo sempre lo stesso giorno, nello stesso posto, alla stessa ora. Succede anche che oggi ho scampato una situazione bucolica di questo tipo:
"E' lei che si occupa di agricultura nella sua organizzazione"
"Si"
"Bene, domani vorremmo farle una foto davanti all'entrata del suo lavoro con dieci mucche".
"..."
"E' per una campagna per la protezione delle mucche"
"..."
"Scusi, é viva?"
"Si, sono senza parole. Ma cosa c'entro io con le mucche?"
"Non si preoccupi, sono di pelouche".
E la mia laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche mi é servita per sfuggire alla foto e contraccambiarla con un incontro sul benessere delle mucche nelle stalle. L'ho sempre detto, si, l'ho sempre detto e pensato che le mie siano braccia strappate all'agricultura. Sarei una perfetta campesina, io. Si, ne sono sicura, anche fra le mucche di pelouche.

martedì 23 ottobre 2012

Happy anniversary, baby

Non mi sento bene oggi. Mi sento a terra. Mi sento senza forze. Ho guardato il calendario perché non riuscivo a capire che giorno fosse. Il 23 ottobre. Mi dice qualcosa, mi sono detta. Ah si, é il compleanno di quella compagna di classe stronza. Ma no, c'é qualcos'altro, ho pensato. Ma sono andata avanti, mi sono preparata, ti ho dato un bacio fraterno prima di andare al lavoro nella nostra cucina, augurandoti buona giornata. E poi mentre camminavo, ho capito. Oggi sarebbero stati tre anni. Oggi tre anni fa ero una donna felice e incosciente di quello che mi sarei dovuta aspettare. Oggi eravamo al Comptoir Florian, io e te, persi a guardarci negli occhi e sfiorarci le mani. Oggi sono un'altra persona. Mi hai distrutta per poi dover rinascere, piú grande, piú cosciente, piú disillusa, un po' piú triste.
Ecco perché oggi non mi sento bene. Il corpo non tradisce mai. Sa, anche quando noi non sappiamo. Si ricorda ancora meglio di noi dove sono le cicatrici che cerchiamo di nascondere agli altri e a noi stessi. Il mio corpo sa che se oggi tu fossi ancora accanto a me, non sarebbe un bel giorno. Sarebbe un giorno come quelli che abbiamo vissuto insieme. Grigio. A tratti nero. Happy anniversary, baby. E meno male che é finita.

lunedì 22 ottobre 2012

Harry e Sally vanno mano nella mano a quel paese

Sei tornata nella tua Londra, nei tuoi luoghi. Hai camminato due ore nel buio del parco. Erano mesi che non lo facevi. L'estate aveva portato via la malinconia, la tristezza e ti avevo riconfortato. Oggi sei ritornata in quei luoghi, dove un anno fa andavi per scomparire. Oggi non volevi scomparire, ma avevi bisogno della solitudine, quella estrema. Ti sei resa conto che ti piace camminare in quel buio, ti senti sicura, anche se forse di sicuro non c'é niente. Ti senti addirittura protetta.
Sei tornata a casa sfinita, stanchissima. C'era lui ad aspettarti sul divano. Non hai avuto bisogno di parlare. Sapeva. Ha parlato lui, ti ha detto "le cose ti si leggono in faccia" e ha dimostrato la sua delicatezza. Ti ha fatto ridere, fra un tortellino e l'altro. E poi vi siete detti buonanotte sulla porta delle rispettive camere, come al solito.
E sei finita a parlare al telefono di ragioni per le quali non vuoi un conto comune con un marito immaginario. Al telefono, si', con qualcuno che non classifichi neanche come aspirante marito. Mmm, ti sei detta, andiamo sempre meglio qui. Mmm, hai aggiunto a te stessa, é proprio vero che Harry e Sally oggi vanno mano nella mano a quel paese. E sai cosa? Forse non ci vanno solo oggi. Triste, ma vero. I film sono una cosa, la realtà un'altra. Per questo ti piace andare nel parco a camminare nel buio pesto. Perché li' la realtà non la vedi. Li' c'é, ma é nascosta, lontana, inoffensiva. Ed é bello crederci anche solo per due ore. 

And so it is...

E' cosí che inizia quella canzone che mi piace tanto. Quella canzone in cui il cantante sussurra, non canta. Quella canzone un po' triste, ma anche dolce. Non é stato un bel weekend. Stamani mi sono svegliata con le ossa rotte. Il motivo o motivi? Sempre gli stessi. Ora facciamo tabula rasa e si ricomincia da zero.
Basta col mal di stomaco, basta con lo stordimento, basta con i pensieri neri, basta con la tristezza, basta con tutto questo. Ora torniamo alle piccole balle quotidiane, ora torniamo alla fase di costruzione e non di decostruzione, ora torniamo a provare a credere in qualcuno, ora mi lascio andare ad un presunto nuovo sentimento. Cadere di nuovo non potrà fare piú male di quanto ha fatto le altre volte.
And so it is. No love, no glory, no hero in the sky. Ho tutto quello che voglio. Ecco cosa mi sono detta stamattina. Quello che ho lenisce il dolore delle ossa rotte. Non cadró, staró attenta a dove metteró i piedi. Non scivolero' piú. Mi faró intrappolare dall'amore, ma da quello vero, da quello sacro, da quello corrisposto, da quello che ti fa diventare una cosa sola con chi ti ama.
And so it is. And so it will be. 
http://www.youtube.com/watch?v=5YXVMCHG-Nk

sabato 20 ottobre 2012

La mattina dopo

Lo ammetto. Potevo evitare tutto. Potevo evitare quello che ho fatto. Ma sono scoppiata, non ne potevo più. Sono crollata. Ho sentito crack dentro di me. Ho tirato fuori tutta la frustrazione. Quella del lavoro. Quella della vita privata. Quella del mio passato. Quella della vita, di questa vita che ogni tanto mi pesa. Ecco, ieri hai visto come sono stata per mesi, in quei mesi bui in cui tu non ci sei stato, in cui io ti ho escluso e tu hai vissuto la tua meritatissima storia. Quei mesi in cui mi dovevo stordire per sorridere, in cui cercavo palliativi. E stamattina ho fatto la stessa cosa che ho fatto per mesi. Mi sono alzata e me ne sono andata, buttando le chiavi nella cassetta della posta.
Tu forse sei stato perfetto. Tu hai capito. Tu mi hai preparato un posto accanto a te, perché hai capito che non potevo farcela a camminare da sola. Non ci siamo sfiorati, ognuno nel suo mondo, ognuno col suo dolore. Quando ho aperto gli occhi, ti ho visto e ho capito che non é il mio posto quello, anche se vorrei. Non lo é e non lo sarà mai. Perché in certe cose bisogna sempre essere in due. E noi non lo siamo.
Ora se potessi, sparirei. Ora se potessi, farei la valigia. Ma non posso. Non so neanche cosa faro'. Se chiedero' scusa, se non parlero', se ti escludero' come ho già fatto, se verro' a bussare alla tua porta per dirti ho sbagliato tutto, azzeriamo tutto. So solo che oggi nelle sue braccia non cerchero' un palliativo. Non cerchero' quello che tu non mi hai mai dato. No, oggi saro' sincera. Oggi diro' non posso, aspetta. Oggi non mi buttero' via. Te lo prometto. Forse oggi per la prima volta ascoltero' i tuoi consigli. 

giovedì 18 ottobre 2012

La verità per favore sull'amore

Vuoi la verità? sono venuta da te e mi aspettavo qualcosa in cambio. Mi aspettavo che tu mi dicessi "vai, sei libera" (come se poi non me l'avessi già detto mesi fa). Avrei sperato in un'altra risposta, perché come mi hai detto tu a fine serata, la speranza non muore mai, ma come potevo immaginare, la risposta sperata non é arrivata. Non solo questo. Volevo provare a me stessa che potevo non farcela, potevo non provare piú niente ed essere distaccata. Ieri sera non sono stata la Francesca di sempre. Sono stata come un topo da laboratorio sotto osservazione. Il punto pero é che ero il topo e lo scienziato allo stesso tempo. Tu il tavolo del laboratorio o forse la gabbia che mi sono costruita in questi lunghi mesi. Mi ci sono messa da sola in gabbia e ieri sera ho aperto la porta, ma  non sono uscita.
C'é una strana teoria psicologica che dice che quando le persone sono state imprigionate per un lungo periodo, anche se il loro sequestratore apre la porta della loro gabbia, loro non escono. Lo stesso per gli uccellini, i canarini o come cavolo si chiamano. Ecco, io ieri sera ho aperto la porta della gabbia, ma sono rimasta dentro perché aspetto che qualcuno mi venga a prendere e mi porti via. L'amore per me é questo: é un essere passivo, é un uomo che mi prende e mi porta via. Forse é proprio qui il mio primo sbaglio.
Penso che usciro' da quella gabbia. Penso peró anche che ci ritorneró. La parola fine non esiste nel mio vocabolario, specialmente con te. Io sono quella delle never ending stories. Ma c'é una soluzione a tutto questo: o un uomo che mi prenda e mi porti via o una donna che ti prenda e ti porti via. Cosí mi ritroverei per la seconda volta di fronte al fait accompli, come é già successo. Resterei nella gabbia con la porta aperta, ma mancherebbe il laboratorio. Cosí mi sentirei di nuovo persa, ma alla fine, me ne farei una ragione.
Come sono complicata, come vivo male. Forse dovrei solo non pensare, non scrivere, respirare a mala pena. Sarebbe piú facile. Lasciarsi vivere, ecco cosa dovrei fare. Fuori e dentro dalla gabbia, che mi sono cotruita da sola. Devo dire che sono un'operoso topo da laboratorio. Ironia della sorte.  

Gli abbracci che allungano la vita

Pare che gli abbracci allunghino la vita. Mi sono svegliata e mentre facevo colazione, ho letto questa frase. Ho pensato "mmm, siamo messi bene allora, moriremo presto". Poi come al solito ho guardato fuori, ho visto il sole spuntare timido fra le nuvole e le nostre tende sporche. Ho cercato di non pensare ai tedeschi, alle Sottilette a momenti scadute, ai due report da scrivere oggi, ho pensato che a breve saresti apparso tu in cucina per fare due chiacchere, sempre e solo bello come il sole, ho inventato due scuse per motivarmi, per dirmi che la mia vita é bellissima e non mi manca niente e sono andata.  
Ma quanto sono brava a raccontarmi balle? Ma quanto sono brava a cercare di sopravvivere in una vita che non sento mia e che non mi piace per niente? Ma quanto saro' brava stasera a sorriderti e fare finta che tu sia quello giusto, anzi giustissimo, intelligentissimo e bellissimo?
Torniamo agli abbracci. Creati obiettivi de court terme, Francesca. Oggi, cerca di abbracciare. Cosi' la vita si allunga. Si, ma fai allungare la vita che vuoi tu. Non quella che vivi quotidianamente. Quella, a momenti, non é la tua. 

mercoledì 17 ottobre 2012

Senza ritorno né soluzione.

Sono in panico, perché mi ha chiesto di passare un weekend insieme, di andare via insieme. Non posso farcela. Ho dei dubbi su di lui, ho dei dubbi su di me di nuovo in una coppia. Non riesco ad immaginare il mio spazzolino accanto a quello di un altro in bagno. Sono rimasta ad Avenue de la Couronne, intrappolata lí dentro. Non so se sono capace di lasciarmi andare di nuovo, di ricredere di nuovo.
Eppure ci ho riprovato, quando sono arrivata qui, ma ero sola. L'altra persona non é mai salita su quel treno con me. Non ci sono stati spazzolini nel mio bagno, pigiami altrui nel mio letto, non ci sono state colazioni, non c'é stata comunione e condivisione come avrei voluto io.
Con un altro sarebbe diverso? Ci sarebbe solo una persona con la quale sarebbe diverso, ma é fuori portata. Non vuole niente del genere. E anche io mi sono stancata di sperare, non sono piú sicura di volermi fare cosi tanto male. Inizio a dubitare anche io sulla natura dei miei sentimenti su questa persona che forse mi sono convinta di amare per non affondare, per non accettare la disillusione. Sono parole pesanti quelle che scrivo. Ma so anche che la mia vita deve andare avanti. Uno spazzolino deve tornare ad accompagnare il mio in bagno. Voglio tornare ad addormentarmi abbracciata ad un uomo che mi ama, svegliarmi perché russa di notte o perché ha fatto un brutto sogno. Magari non ora, magari non con lui. Ma non posso restare bloccata in Avenue de la Couronne 1A. E no, li non ci vivo più.
 

martedì 16 ottobre 2012

La tua Bucharest

 
Il parco della storia rumena
 
 
Scene di vita quotidiana
 
 
Tentativi di analisi e comprensione
 
 
Il monumento ai caduti della rivoluzione


Emporio Armani in un palazzo che cade a pezzi, davanti a un altro in puro stile barocco 

Partir c'est un peu mourir

Sono tornata a Londra e per la prima volta dopo mesi é tornata la tristezza del ritorno. La tristezza é tornata nonostante l'amica che mi ha fatto sbragare dal ridere con i suoi racconti esileranti, nonostante il coinquilino che mi bacia e mi abbraccia appena arrivata e mi chiede con curiosità com'era la sua Bucharest, che peraltro non ha mai visto, nonostante l'altra amica che mi chiama per sapere come sto, nonostante il messaggio che anche se tardi alla fine arriva e dice "allora, sei tornata? ho voglia di vederti. Bisous", nonostante i nostri trenta minuti di conversazione quotidiana per dirsi come va, anche se poi tu non vuoi che te lo chieda. Ho aperto la valigia, ho sentito l'odore della mia Bruxelles, dei miei amici e dei loro bimbi, di quella telefonata di ieri in cui mi hai chiesto un po' sfacciatamente "ma tu ci pensi ancora a noi due?", ho sentito il calore degli abbracci che ho ricevuto, il rossore del mio viso di fronte alle provocazioni che mi hai lanciato, forse per testarmi, forse per fare cadere i miei paletti. Ho tolto dalla valigia i libri che ho comprato, dei miei autori preferiti, il mio thé des sources, la cioccolata per i coinquilini, gli spazzolini da denti di Hema, bianco e rosa per me, blu e nero per te che non ci sei più e che forse andresti rimpiazzato. E ho pensato che partire é sempre un po' morire, anche ora che mi sento a casa qui a Londra, anche se ora torno con l'ansia e la gioia di rivedere persone care che mi sono mancate e che voglio riabbracciare. Nonostante tutto questo, lasciare Bruxelles é sempre uno strappo. E' guardare la tua amica e dirle "tutti se ne vanno da Bruxelles" e rendersi conto che alla fine anche tu hai fatto la valigia e te ne sei andata. Ma tornare é sempre bello, c'é sempre una tazza di thé fumante che ti aspetta a Saint Gilles, un sorriso e una manina dolce che ti sfiora il viso a Hankar, i pomodori ripieni di Rue Van Aa, i colori di Rue Champs du Roi, gli abbracci di Rue de la Loi, le risate di Rue de Livourne. Tutto questo é sempre con me. Tutto questo é quella parte che non tolgo mai dalla mia valigia. Perché viene sempre con me. Perché é parte di me. E' quella parte che annulla il verbo "mourir". E' quella parte che ti fa sentire viva, vivissima, come non sei stata mai. 

mercoledì 10 ottobre 2012

Credimi

Leggimi. Leggi quello che ti vorrei dire. Ascolta le mie parole e libera la mente. Credi a quello che ti dico, posso non essere obiettiva, lo so, ma credi a quello che ti dico perché voglio il tuo bene, anche se non corrisponde col mio. Lo so come ti senti. Sei a pezzi. Ti vedo tutti i giorni davanti a me, vedo il tuo sguardo a volte assente, vedo i tuoi pensieri pesanti, sento le stesse frasi ripetersi fino allo sfinimento, il tuo. So perfettamente che nella maggior parte delle volte in cui cammini con me, parli con me, ridi con me, tu non sei li'.
So che non c'é una strada di questa città che non ti ricordi lei, so che non c'é un centimetro della moquetta rossa del tuo appartamento che non ti ricordi lei, so che non c'é un numero che non ti ricordi una data della vostra storia. La conosco quella sensazione, conosco quella pesantezza che ti opprime il cuore. Sai, io correvo e me la sentivo nel petto, non mi faceva respirare. Mi faceva morire. E poi di colpo é andata via, con una folata di vento estivo.
Credimi, non starai male per sempre. Credimi, sei un tesoro e hai un tesoro dentro di te, anche se non mi credi quando te lo dico. Credimi, il blu ti dona, ti fa tornare il sorriso sul volto, anche se sono mesi che se n'é andato e non vuole tornare. Credimi, non finirai la tua vita solo. Te lo dico sempre, non sarai mai solo. Sai perché? Perché hai amato, sei stato in grado di amare, sei stato in grado di dare, di lasciare un'impronta. Credimi, la mia vita non sarebbe la stessa senza di te. Credimi, non lo é stata.
Credimi, ci saranno tempi migliori. Troverai la donna che cerchi, avrai quello che vorrai. Ma ora, lascia da parte la tristezza. Apprezza quello che hai. Giorno per giorno. Un passo alla volta. Non ti preoccupare, il dolore passerà. E arriverà altro. Credimi.

Uomini volontari suicidi del cuore

La cosa bella di alcuni uomini é che non fanno neanche in tempo ad entrare nell'anticamera del tuo cervello, dei tuoi sogni, del tuo cuore. Si suicidano da soli prima. Si buttano metaforicamente nella metropolitana in corsa. Commettono errori banalissimi, come cancellare un appuntamento all'ultimo minuto o non chiamarti quando ti avevano promesso di farlo. Cosi' escono sulle punte dei piedi dalla tua vita, in cui hanno avuto solo un ruolo di comparsa.
Quando incontro questi uomini penso sempre "ecco, ecco un altro da dimenticare, di cui scordare il nome, il sapore della sua bocca, l'odore della sua pelle, e cancellare il numero dalla rubrica del cellulare, che pullula di nomi di sconosciuti incontrati, mischiati alla mia vita e sfuggiti, persi o solo abbandonati o addirittura cacciati via.
E poi c'é sempre quella sensazione, quella che ti fa dire "ma io lo sapevo, io me lo sentivo, io non ho mai pensato che fossi tu il mio lui, il mio domani, il mio presente" e io in queste sensazioni non mi sbaglio mai. E si, é risuccesso ancora una volta, in questa città grande e che corre sempre, si, me ne sono perso un altro. Ci sarà un sostituto che arriverà molto presto, ad insegnarmi che questa é la vita, questa é Londra, questo é l'amore ai miei tempi, quelli di questa città, quelli della mia incertezza, quelli del mio cuore che non vuole liberarsi e continua a prendere, lasciare, riprendere. E farsi abbandonare, in punta di piedi. 

lunedì 8 ottobre 2012