giovedì 29 settembre 2011

L'augurio più bello

Ecco cosa ti auguro: ti auguro di essere il prodotto di anni di lavoro su te stessa per diventare forte. Ti auguro di crescere assaporando la vita giorno per giorno, con le sue gioie e le sue tristezze. Ricorda che i momenti felici forse non saranno la maggior parte, ma saranno intensi e varranno più delle tue tristezze. Vivi con saggezza, ma sperimenta, lasciati andare. Vivi i tuoi sentimenti, non avere paura, ma lavora sempre su te stessa. Sii una fortezza, un castello dalle mura alte e poderose, ma sappi aprire il tuo cuore alla generosità e all'amore. Fai tesoro della tua vita, di ogni esperienza che vivrai. Custodisci i momenti che ti hanno marcato in un cassetto speciale, da aprire ogni tanto per ricordare e sentirne l'odore. Perdona, perché il perdono é l'amore più grande, é quello della conferma. Portare risentimento farebbe soffrire solo te. Condividi pur mantenendoti uno spazio segreto, come faccio io scrivendoti qui. Non ti sottovalutare mai, io l'ho fatto troppe volte ed ho sbagliato. Piuttosto concentrati sulle tue forze, fai una stima delle tue capacità e vai sempre oltre, perché hai un tesoro dentro di te. Tutti lo abbiamo, ma alcuni non lo sanno vedere. Innamorati e non avere paura di farti male. Anche in una delusione c'é tanto amore. Sei figlia dell'amore, ti abbiamo voluta e desiderata. Sei la figlia non solo dei tuoi genitori, ma di un'intera famiglia, la nostra. Hai portato la pace nonostante le asprezze, hai fatto dimenticare il dolore e l'amarezza. Sei la terza sorella, il segno che c'é un futuro, una possibilità, una svolta. So che sarai una grande donna, sarai la tradizione e il cambiamento. Vivi, piccola Anna, impara dalle nostre e dalle tue esperienze. Cammina da sola, noi senza dirtelo, ti prenderemo in braccio nei momenti difficili. Ma ricorda che l'amore é la luce di quei momenti. Seguilo, non ti fermare. E' quella luce, che risplende silenziosa dentro di te.

sabato 24 settembre 2011

You don't need to ask for more

Quasi a confortarmi, ogni tanto arrivano questi giorni memorabili. Ieri é stato uno di questi, come per confortarmi dai miei dubbi e incertezze. Proprio ieri, il giorno in cui ti avrei voluto stare vicina e ho dovuto invece fare finta che fosse un giorno normale, fare finta di averti dimenticato, io sono stata bene, anzi benissimo. Anche il passato ieri sera era vestito a festa, era accettabile, lo potevo prendere sotto braccio, come un amico. Guardandomi intorno ho ringraziato per tutto quello che ho, per la mia vita, le miei piccole gioie quotidiane. E la giornata si é conclusa con una lunga chiaccherata, al cancello, in piedi. Una lunga chiaccherata, delle nostre, in cui ci raccontiamo un po' di vita, un po' di pettegolezzi, un po' di credenze e speranze. Quelle chiaccherate che non riusciamo a far smettere, che continuano per ore, quasi a recuperare tutti i nostri silenzi. Non posso chiedere altro, non ho bisogno di farlo.

giovedì 22 settembre 2011

Cosa senza le quali non potrei vivere (elenco n. 1)

Le mani dolci di una bimba. Il tuo spacco fra i denti. Il tuo profumo che mi rassicura. Le risate che ci facciamo insieme, quando ci vediamo.

Scegliere

Scegliere é un po' come salire su un treno, abbandonarsi sul sedile, mentre si guarda fuori. Scegliere é essere il protagonista e farsi portare allo stesso tempo. Sono salita su un treno, mi sono imposta di non scendere, di stare seduta, educatamente composta. Mi sono imposta di non ripensare a niente, ma di andare avanti, di guardare fuori ed apprezzare il panorama, anche se non mi piace. Ora devo solo capire a quale fermata scendere, se scendere, fino a dove posso resistere. Vorrei dirti sali su questo treno e accompagnami, non posso fare questa traversata da sola. Potrai scendere quando vuoi e tornare ai tuoi obblighi, ma non mi lasciare sola, non questa volta. Cerca di capire, di starmi vicino, é il momento. Scegli, scegli me, anche se solo per un tratto. Scegli perché io ti ho scelto e ti voglio tenere stretto a me. Anche se sei lontano, lontanissimo.

martedì 20 settembre 2011

La verità prima di tutto per favore

La verità va detta. Va detto e accettato che non é un bel periodo, che non mi sento bene. Va detto che sono a pezzi, psicologicamente parlando. A pezzi perché ho sopportato troppo, perché ho cercato troppo di ottenere qualcosa che non potevo avere, perché ho cercato di far credere a me stessa di riuscire a fare tutto da sola, senza chiedere aiuto. Va detto che mi sono imposta di essere forte, di non piangere quasi mai, di fare la brillante, la simpatica, quella che é sempre felice. E cosi' ora ho problemi a stare in piedi, mi trascino con un sacco di lacrime secche sul cuore. Ci sono momenti di lucidità, in cui mi dico che dovrei essere diversa, che dovrei mettere me prima di tutto, smettere di pensare e vivere serenamente. Ci provo, ma alla fine cedo, tristemente.

La soluzione sarebbe accettare la verità, per quella che é. Accettare di essere fatta cosi', di avere dei limiti, di sbagliare. Facile a dirsi, difficile da farsi. E quasi più facile trascinarsi col sacco di lacrime rotte sul cuore. Triste ma vero.

lunedì 19 settembre 2011

Una partita amichevole

Dieci anni contro due mesi. Non é una partita facile da vincere, né da giocare. ma le due squadre sono alleate, non rivali. Dieci anni fa, con una camicia lilla e uno zaino invicta sulle spalle é iniziata la mia avventura. Ancora una volta una valigia di sogni, di speranze e con poche delusioni sulle spalle, mi ha accompagnato in questa nuova avventura. Un paese nuovo, una vita nuova. Cosa ho imparato? che le differenze sono fonte di ricchezza, che si puo' stare insieme e divertirsi anche se si parlano lingue diverse, che la diversità é fonte di arricchimento. In quell'anno ho imparato a sbagliare di grosso, a innamorarmi, a appassionarmi, a vivere col peso della distanza, a cercare nuovi punti di riferimento. E' stato l'anno delle paure e dei dubbi, del non sentirmi sicura di me stessa, ma di provare comunque a darmi un po' di credibilità.


Dieci anni dopo, mi trovo alle spalle due mesi di una nuova vita nuova (ripetizione cercata e voluta). Ancora una volta, cosa ho imparato? a sorridere di nuovo, a disperarmi ogni tanto, ad apprezzare le case bianche contro il cielo blu e il lattaio che passa alle sei a lasciare le bottiglie di latte davanti alla porta, a sentirmi sconsolata per poi farmi consolare o consolarmi da sola. Un'altra prova del nove per me stessa. Sulle spalle non c'é più uno zaino invicta, ma un bel po' di delusioni e di lacrime secche, gelate dal tempo.


La ragazza che dieci anni fa é salita su quell'aereo ha fatto tanta strada, é partita sapendo inconsapevolmente che non sarebbe mai tornata. Quella di oggi sa che tornerà, anche se non ne conosce la tempistica. Ora sta cercando di fare pace con se stessa, di perdonarsi per i suoi errori, anche se alcuni sono durati dieci anni. Ha capito che la vita non é fatta di estremi, che c'é rimedio a tutto e che delle volte bisogna solo essere pazienti ed aspettare. Aspettare di dimenticare, aspettare di ritrovare il sonno e la tranquillità, aspettare di accettare la realtà per quella che é e che é diventata.


La partita é un'amichevole, palla al centro. Chi vince sono comunque io, vinco la serenità e la consapevolezza dell'età adulta, lasciando da parte le disillusioni per tornare dolcemente ad illudermi.

venerdì 16 settembre 2011

Sedersi sulla riva del fiume

Il bello di questa città é che ti puoi svegliare alle cinque del mattino, vestirti e camminare sola, nel silenzio totale, tra le case bianche, immacolate. E come quel famoso libro di Coehlo, sono potuta anche io andare metaforicamente sul fiume a sedermi per pensare. E cosa avrei potuto fare? Forse piangere per togliere il magone, quello che mi stringe il collo, che non mi fa respirare. Avrei pianto per il passato e il presente, avrei lasciato i sorrisi al futuro. Sarebbe stato un pianto liberatorio, quello che non riesco a fare, sarei finalmente rimasta senza lacrime. Secondariamente avrei ricordato. Cosa avrei ricordato? i sorrisi di tante persone, i momenti belli. Quei sorrisi mi avrebbero dato e mi danno la forza di andare avanti, di vedere un domani. Infine, avrei sognato, una vita diversa, un mondo diverso. Avrei sognato di essere contenta, di riuscire finalmente ad esprimere me stessa, senza costrizioni e paletti mentali.

Non sono stata su quel fiume. Ho solo camminato a lungo, analizzato tutte le cose, condiviso un sorriso col lattaio. E poi sono atterrata sul divano, il mio divano, dove mi sono seduta a guardare il cielo. E li' non ho pianto, non ho ricordato sorrisi e non ho sognato. Ho solo sentito il peso, ancora una volta, il peso di questa vita che é una sfida continua e mi mette ogni giorno alla prova. E allora tentiamo ancora una volta questa prova.

lunedì 12 settembre 2011

La valigia del sonno

La sensazione é sempre la stessa, quella di un sovrappeso di pensieri. Mi addormento con questo bagaglio sulla testa, ne sento quasi il peso fisicamente, mi schiaccia e non mi fa dormire. Cosa c'é in questa valigia? ci sono come sempre le speranze, di cambiare, di trovare qualcosa di meglio, di migliorare. Ci sono le paure, tante e pesantissime, che mi schiaccinao ancora di più. C'é un senso di insoddisfazione, perché niente é andato come volevo o come avevo previsto e sarà sempre cosi'. Ci sono le aritimie del mio cuore, che volontariamente smette di battere o si mette a battere all'impazzata. Esiste una via di uscita? ma soprattutto dov'é la via di uscita? Ho bisogno di trovare fisicamente l'uscita, di trovare un porto sicuro, una via che mi porti alla serenità. La trovero' sicuramente, il punto ora é quanto ci impieghero'.

sabato 10 settembre 2011

Because...

In queste situazioni non si capisce mai come sia iniziata, chi sia stato il primo a pensare, a osare, a trasformare il pensiero in concretezza. Non ci sono regole formali, ma un insieme di sensazioni e di sensi comuni. All'inizio, é come volare. Non si cammina per strada, ma si sorvola il mondo. E poi, come sempre, all'improvviso, si sente la caduta arrivare, si sente il sibilo del vento nelle orecchie e la sensazione, chiara e netta, crudele, della caduta.

Cos'é successo? cosa ci ha trasformato, ci ha fatto smettere, ancora una volta, di credere in quel progetto o sogno che dir si voglia? Perché ci abbiamo creduto e ci ricredermo ancora? perché abbiamo smesso di farlo? Perché ti sei trasformato in un pericolo, tu l'hai fatto proprio tu che prima facevi rima con dolcezza e calore? Forse, ancora una volta, é la vita, é l'illusione, quell'illusione necessaria per andare avanti, per credere ancora.

Noi siamo fatti per vivere in società, per amarci, sostenerci a vicenda. E' un gioco che si ripete, una sequenza già vista. Gli attori siamo noi, conosciamo la nostra parte, quella buona e quella cattiva. Et nous la jouons, comme il faut.

mercoledì 7 settembre 2011

Adolescenza ritardata

Rimpiangero' questa volta in cui ti ho trattata male. Ci pensero' spesso a come sono stata brava a toglierti l'entusiasmo, a farti restare male. L'ho fatto sapendo di farlo perché sono arrabbiata, con te, con la tua ansia, con le tue domande sempre troppo da mamma. Mamma si, ma di una bambina, non di una donna. Io non riesco a affermarmi, non riesco a farti capire che quella che ti ha lasciato tanti anni fa, é ora una donna, con la sua vita, le sue gioie e le sue delusioni. Mi piacerebbe, anche solo per un attimo, farti vedere la mia vera vita, quello per cui ho lottato, le vittorie e le rivincite che mi sono presa, gli sbagli che ho fatto. E invece per anni, sono stata costretta a mostrarti solo quello che tu volevi, solo una Francesca perfetta, che aveva seguito i tuoi insegnamenti. Non é cosi', anzi, io ho cercato di vivere, mi sono posta delle domande, ho criticato, ho provato a mettere alla prova me e il sistema in cui sono cresciuta. Ho capito che non esiste un solo Dio, ce n'é uno, ma non solo il tuo. Ho capito che la chiusura mentale puo' creare schiavitu'. Ho capito che la libertà é scegliere di partire, di lasciare, pur restando li' con le proprie radici. Ho capito che nella vita esiste un diritto imprescindibile a stare bene, a essere felici e nessuno ci puo' costringere a soffrire. Ho capito che essere sottomessi é segno di stanchezza, di paura e di mancanza di risorse. Oggi vorrei che non mi chiedessi cosa ho mangiato o se ho la tosse, ma solo se sono felice, se ho sentito il mio cuore battere, se mi sto riprendendo da quello che ho vissuto. Vorrei che mi raccontassi perché hai accettato tante, troppe convenzioni. Vorrei che mi raccontassi cosa volevi veramente dalla tua vita, perché ti sei sacrificata e martirizzata cosi' tanto. Vorrei che tu fossi felice per poter condividere quella felicità con te. Ti farei vedere le mie cicatrici, ti racconterei l'emozione che ho vissuto ad amare ed essere amata, la delusione che ho incontrato sul mio cammino. Saremo due donne, non una presunta bambina e una mamma fuori tempo massimo.

martedì 6 settembre 2011

How do you know when to let go?

Non so il perché, ma ho sbagliato ancora, ho ceduto, alla curiosità, alla voglia di starti vicino ancora una volta, di condividere una vita che non abbiamo mai condiviso. Il risultato é un insieme di sbagli, un nervosismo incontrollabile, la solita rabbia, quella che mi scava dentro, che non trova pace e si chiede perché tu non possa condividere tutto questo con me. I sentimenti non si cancellano, si nascondono, ma restano insinuati nella pelle. Quei sentimenti possono essere annullati, vanificati. Si tratta solo di capire che nessuno ti ha portato via, perché non ci sei mai stato.

In tutto questo mi sto perdendo il meglio. Una persona che silenziosamente ho accanto, che mi conforta, che mi dice che devo andare avanti senza paure, che valgo. Una persona che potrebbe accettarmi per quella che sono. Ma come sapere quando é il momento di lasciare, di dirsi addio? Ancora una volta la risposta non é pervenuta.

lunedì 5 settembre 2011

Rallentare

Rallentare, mettere il freno a mano, fermarsi e pensare a tutto quello che é successo. Rivedere le immagini di una fuga organizzata, ripassare mentalmente giorno dopo giorno un anno durato una vita. Il cambiamento ne é valso la pena, ma é costato, il peso del distacco e della lontananza ha un prezzo alto, altissimo. In questi momenti ci vorrebbe uno sguardo, due occhi, mi basterebbero loro per tirarmi su. Ma sono lontani, ancora una volta lontanissimi.

Ricominciare a vivere

Sentirsi leggeri, camminare e volare allo stesso tempo. Fermarsi per ore a pensare, sentire il proprio cuore battere, vivere. Assoparare una città, il suo disordine, le corse nella metro sempre troppo calda. Apprezzare il cielo quando é blu, con le sue nuvole, imparare a sorridere anche quando é grigio. Costruirsi un nido, per quanto precario, con quello che si ha, sognando qualcosa di più. Ricevere una telefonata e restare un'ora a sentire una voce amica dall'altra parte, condividere le proprie esperienze, addormentarsi cullati da questi scambi di pezzi di vita. Godere di questa seconda chance, che forse é proprio la chance per eccellenza. Sentire la mancanza, ma andare avanti, pensando che arriverà il giorno in cui potro' riabbracciare i miei affetti. Questo significa ricominciare, questo significa vivere.