lunedì 5 ottobre 2015

Darling, dog days are over

Che rumore fa l'Eurostar? Che rumore fa l'emozione del ritorno sul continente? Come ci si sente quando si lascia un'isola, per quanto stabile, per tornare sulla terra ferma? Fa il rumore dei pensieri. Fa il rumore dei sospiri. Fa il rumore di trovarsi in un paese che non si conosce, ma che in parte si ama. Si ama perché quel paese parla la tua lingua, La lingua degli affetti, la lingua dell'amore. Quel paese lo ami perché é dove sei voluta andare da sempre. Lo ami perché fin da adolescente é stato quello il tuo sogno, il tuo rêve, che ti portava lontano da una realtà in cui c'era poco di bello.
Ero cosi'. Ero li' sul quel binario buio. In piedi col mio cappottino rosso. Il raffreddore nel naso. In una stazione sotterranea. In cui sono stata qualche volta. Di corsa, in giornata. E ho sentito il rumore dell'Eurostar. Che mi riportava da te. Da te che eri rimasto su quella benedetta isola, instabile. Instabile nella mia testa. Segno di una vita che di stabile ha poco. O che lotta per esserlo. Fra le sopraffazioni quotidiane. I rospi da mandare giù. Ecco, in quel momento quel rumore mi ha ricordato quando corro in stazione per lavoro. Quando devo fare la bella statuina. Quella che scuote la testa e dice "yes, of course" e vedo una realtà che non mi piace, insieme al mio sogno che si infrange. Ma mi ha anche ricordato quel rumore di quando il treno arriva in stazione, sul continente. E io mi sento la gioia in petto, quella del ritorno. 
Non é che la vita prima fosse perfetta. Anzi. Ma era diversa. Ero diversa io. Forse, ora, sarebbe veramente perfetta. Perché come dico sempre, qualcosa é cambiato. E quel qualcosa sono io. E questo non é poco. Anzi. E' tanto. E come mi ripeto spesso, darling, the dog days are over. E lo sono per sempre.