sabato 26 dicembre 2009

Prima o poi passerà

Questo anno è stato strano. E' stato un anno di perdite, ma anche di vittorie. E' stato l'anno della possibilità, quella lavorativa. E' stato anche l'anno del riprovarci, del crederci di nuovo. E poi è stato l'anno della delusione, dello scoprire come amicizie che credevi eterne non lo fossero per niente, dello scoprire che non puoi essere da sola a portare avanti una storia. Si sta per chiudere, con una consapevolezza, quella che il prossimo sarà si diverso, ma sempre uguale. Le amicizie non torneranno, la spensieratezza neanche. E' andata ancora una volta tristemente cosi'. Una luce di speranza c'è, la seguirò.

giovedì 10 dicembre 2009

I nostri passati

Io e te non condividiamo lo stesso passato. Abbiamo avuto due storie simili, ma non le stesse. Siamo entrambi fuggiti, ma i motivi non sono gli stessi e forse neanche gli obiettivi. Io conto i secondi, tu neanche gli anni. Io pianifico fino all'umtimo giorno, tu non sai cosa farai fra due minuti.
Eppure ci siamo trovati cosi', persi nei nostri mondi e nel nostro passato. E io del tuo passato sono gelosa e allo stesso tempo impaurita. Sono gelosa perché non mi appartiene, perché non lo abbiamo condiviso. Perché tu sapevi essere felice anche senza di me e lo stesso potrei dire per me. E quel passato mi fa paura per lo stesso motivo, per quella gioia che devi aver provato, per quelle sensazioni intense che non hai condiviso con me. Poi pero' penso che noi abbiamo una risorsa in più: il nostro futuro, da costruire giorno per giorno, passo dopo passo.

lunedì 7 dicembre 2009

Il deserto della crescita e la negazione dei desideri

Ancora una volta arriva all'improvviso, colpisce e va via, lasciandomi li', sola in mezzo ad un deserto. Cosi' mi ritorna quella strana sensazione di camminare sola, stanca e spossata. I dubbi di sempre riaffiorano, ritorna anche quel nervosismo latente, quelle domande a cui non ho mai saputo dare risposta. Come sempre, ho l'impressione di chiedere aiuto, ma in realtà i miei messaggi non sono chiari e nessuno li capisce. Mi ritrovo ad aspettare un segnale, una chiamata, ma io per prima impedisco che quella chiamata arrivi, perché questo deserto lo devo attraversare da sola. Mi sono sempre detta che sarei dovuta passare attraverso la sofferenza per diventare una persona libera e cosi' mi impunto e accetto questa pena.
Il passato é passato, me lo ripeto sempre, lo devo lasciare andare. Ma immancabilmente, quel passato bussa alla mia porta, mi insegue. Forse per sconfiggerlo ci vorrebbe proprio quella chiamata, quella voce, che per una volta se ne frega dei miei dickat e fa di testa sua. Quella voce che viene e mi porta via, che mi dice "non mi importa cosa dici di volere, io so cosa vuoi realmente e so che sono io quello che vuoi". Più facile a dirsi che a farsi pero'. Questo é il problema: elementare, come sempre!

lunedì 9 novembre 2009

20 anni fa

Mia madre mi ha sempre detto "Non é stato facile, non capivamo molto, ma non é stato facile". Mi ha anche detto "Noi mettevamo al mondo i nostri figli con la paura che non ci fosse un domani". E poi un giorno mi ricordo le immagini in televisione, la gente che festeggiava, saltellando su di un muro pieno di scritte. Mi ricordo mia madre che mi diceva "Francesca, questo é un momento storico, il mondo sta cambiando, non dobbiamo più avere paura". Io non capivo molto, ma mi sentivo emozionata nel vedere quelle immagini. Mi ricordo le picconate, il sorriso sui volti delle persone, i discorsi ufficiali. Avevo già visto delle immagini di quella che dopo anni avrei scoperto chiamarsi "Guerra Fredda", ma quel giorno, tutto sembrava diverso.
Sono passati vent'anni. Ne avevo solo nove io di anni, ero una bambina. Quelle immagini me le sono portate nel cuore, per anni, tanto che la prima volta che sono stata a Berlino, ho pianto. Ho pianto per gli errori dell'uomo, ho pianto per la sofferenza di tutte quelle persone che sono state vittime di un gioco gestito ai tavoli negoziali di potenze mai abbastanza grandi da riconoscere che un muro non avrebbe risolto il problema. Oggi guardo quelle immagini di nuovo, da adulta e con tristezza penso a tanti altri muri, alcuni grandi e di cemento armato, altri bassi e fatti di filo spinato. E penso ancora una volta a quella frase letta sulla lavagna del liceo, scritta dal mio professore di filosofia: "se per ogni conflitto costruissimo un muro, il mondo sarebbe pieno di labirinti".
Oggi é un giorno importante, ma come tanti altri. Oggi é il giorno della celebrazione della libertà. Oggi é un giorno di speranza, quella in un futuro di pace, di ascolto, di reciproca stima.

martedì 22 settembre 2009

Un bout de chemin

Nella vita si incontrano persone e emozioni. Si cammina insieme, l'uno accanto all'altro. Ci si trasmette sentimenti, affetto, amore, alcune volte risentimento ed odio. E poi ci si perde, delle volte per scelta, delle volte per caso.
Noi ci siamo persi, l'ho voluto io o l'hai voluto tu, forse non importa. Quello che importa é che ci siamo persi. Dove devo mettere tutti i nostri ricordi, le nostre emozioni, i sorrisi che mi hai dato? Vanno archiviati nel dimenticatoio o vanno mantenuti vivi, pensando che alla fin fine, mi hai dato tanto? Chiudere i ponti con una persona é duro, ma delle volte é ancora più duro pensare che questa persona fa parte della tua vita, ma che in realtà non é quello che vorresti tu.
Mi dico che crescere é anche questo, é fare un bout de chemin ensemble e poi dividersi, cercando di ricordare i bei momenti e le emozioni che ci siamo scambiati, nonostante questo sapore di amaro che mi sento in bocca. Forse un giorno i nostri bouts de chemin si rincontreranno, forse no. Forse un giorno tra un aereo e l'altro, tra tanti chilometri, ci ritroveremo. Forse saremo diversi, sicuramente invecchiati. Forse non ci riconosceremo. Forse io finalmente ti avro' dimenticato. C'est la vie, ancora una volta, tristemente, c'est la vie!

mercoledì 15 luglio 2009

La poca libertà del cuore

Arriva all'improvviso, come sempre. Mi torna in mente, in un baleno e sono completamente persa. E' successo anche oggi. Ero seduta, parlavo di me ed ecco che sento quella fase, perentoria: "Francesca, il tuo cuore non é libero". Non ho potuto dire no, ho solo fatto un cenno con la testa, che voleva dire "si', é vero, c'é sempre lui, é entrato anni fa e non é mai uscito". Il problema pero' é sempre lo stesso: cosa fare? Ci sono troppi ostacoli, ci sono persone, chilometri, sentimenti nostri e altrui. C'é la paura, poi, sempre la stessa. La paura di perderti, la paura di esporsi, la paura di vivere qualcosa che potrebbe essere quello che cerco da anni.
Poi ci sono i fatti. Lo stomaco che si chiude ogni volta che penso a te, il desiderio di poterti chiamare, la spontaneità del nostro rapporto, i tuoi occhi che incrociano i miei e i miei che si perdono nei tuoi. C'é il silenzio che permea il nostro rapporto. Noi parliamo poco, ma il nostro silenzio é carico di parole.
Oggi ho capito che devo fare qualcosa. Ogni giorno che passa rischio di perderti per sempre. Forse parlero' di nuovo, ma so anche che stavolta o sei mio o ti perdo. Ma stavolta, devo giocare l'ultima carta.

lunedì 15 giugno 2009

Parlero' e lottero'

Questa volta parlero', non staro' zitta. Non voglio più mandare giù rospi solo per fare piacere agli altri. E' sempre stato cosi'. Ho sempre sentito come se gli altri mi utilizzassero come un supermercato, entrano nella mia vita, scelgono il prodotto che vogliono comprare e se ne vanno. Stavolta no. Stavolta difendero' con i denti il mio prodotto, é mio, me lo voglio godere fino all'ultimo. Succede spesso. Le mie amiche, che ho sempre considerato come tali, ad un certo punto mi tradiscono. Non mi succede con gli uomini, ma con le amiche, naturalmente donne. Io dico loro che mi sto innamorando di qualcuno e loro arrivano di corsa per prendermelo. Stavolta pero' lottero' con tutto il mio corpo, parlero', non cedero'. Faro' male se si deve, perché io il male l'ho subito. Stavolta non cedero' per il bene dell'altra, perché l'altra di bene non me ne ha mai voluto.

martedì 12 maggio 2009

La quiete dopo la tempesta

E' stato come se avessi tirato la corda. E' venuto tutto a galla, in un momento. Sono tornate le lacrime di un tempo, ma soprattutto quel senso immenso di vergogna. Ti ho detto tutto, non ho nascosto niente. Mi é venuto naturale, anche se mi ero ripromessa che non ne avrei più parlato con nessuno. Ti ho raccontato come mi sono sentita piccola, inesistente, come ho dovuto imparare a perdonare, anche solo di facciata, perché non potevo fare altrimenti. Ti ho portato sulle strade del mio dolore. Ti ho fatto capire che questo per me é un esilio, una scelta comandata. E tu hai capito, in silenzio. Mi hai solo detto che non mi avresti detto niente per ora, forse perché hai capito che io mi porto dietro questo peso da anni e che non riesco a liberarmene. Mentre ti parlavo ho capito anche qualcosa di me. Ho capito che la mia incertezza, la mia insicurezza viene proprio da quel mio passato cosi' pesante.
Sei stato la prima persona a cui ho detto che io non perdonero' mai e che non trovero' pace neanche sulla tomba del mio carnefice. Ma la colpa non é sua, é successo. Io pero' i segni me li portero' sempre dietro, ma questo non significa che io voglia una vendetta. Mia madre mi direbbe "questa é la nostra croce, Francesca". Io ora sono d'accordo con lei: é la mia croce. Ma so che un giorno, quando saro' io madre, forse staro' meglio. Guardero' gli occhi di mio figlio e gli promettero' che saro' diversa.
Il mio carnefice non é stato cattivo. E' stato a tratti magnanimo. Mi ha dato tutto, ma mi ha tolto la felicità per tanti anni. Mi ha dato la gioia di dover dire grazie, grazie perché se sono cosi' é per te, nel bene e nel male. Dopo aver riassaggiato il sapore delle mie lacrime, di "quelle" lacrime, mi sono addormentata e al mattino tutto era passato. Come sempre, come la quiete dopo la tempesta. Ora pero' io nella vita avro' solo quiete. La tempesta é lontana ormai.

lunedì 11 maggio 2009

Il silenzio del bosco

Ho passato due giorni in un posto senza nessun contatto con quella che é la mia vita. Ho camminato per strade mai attraversate, ho sentito il fresco del bosco e la temperatura gelida dell'acqua. Ho pensato, ma non tanto quanto avrei voluto. Ho anche avuto paura, come mi aspettavo. Ho avuto paura quando mi sono ritrovata sola nel bosco, mentre sentivo quell'immenso silenzio a cui non sono abituata. Ho sentito tutta la solitudine che ho intorno, ma ho anche capito che ce la posso fare, che l'importante é contare su se stessi. E me ne sono resa conto perché il migliore momento l'ho passato proprio sola, in quel bosco, alla ricerca del lago. Io e gli alberi, il rumore dell'acqua e niente di più. L'essenziale, niente di più.

martedì 5 maggio 2009

La sottile linea che ci separa

Io sono dentro e loro fuori. Io li guardo, loro no. Loro protestano, io subisco, nella completa inconsapevolezza. Loro lottano, io ho smesso di lottare. Loro sono vestiti normalmente, io non ho un capello fuori posto. Li vedo con i loro cartelli, semplici, su cui hanno scritto poche parole, come libertà, rispetto dei diritti umani, aiuto. Io di quelle parole mi riempio la bocca, le sento pronunciare tante volte durante il giorno, ma non riesco a farle mie. Fanno parte del mio bagaglio di ideali, che quotidianamente abbandono da qualche parte. Perché é più comodo forse stare seduti dietro una scrivania e dentro un ufficio caldo. Perché nella vita dopo un po' ci si stanca di essere idealisti e di lottare. Perché la vita é ingiusta e tutto cambia se nasci da una parte o dall'altra del mondo. Perché ogni giorno i miei problemi mi sembrano egoisticamente sempre più grandi di quelli degli altri. Perché i miei problemi non sono niente rispetto a quelli di chi é lontano dal proprio paese e vorrebbe tornarci. Loro sono pochi, ma le loro urla risuonano forte. Le mie urla sono silenziose, nessuno le sente e forse é giusto cosi'. Io sono dall'altra parte del vetro, il destino ha voluto cosi' e io non ho avuto la forza di cambiare, almeno per ora. Forse un giorno anche io saro' da quella parte, perché questa linea che ci separa é piuù che sottile. E' quasi invisibile.

giovedì 23 aprile 2009

La confusione fuori e dentro

Se dovessi scegliere una parola per indicare questo periodo, sceglierei confusione. Io e la confusione siamo sempre state amiche, non ci siamo mai abbandonate, ma ora é particolarmente forte. Sono confusa dentro di me, mi sento come un cieco che arranca. Sono confusa all'esterno, confondo colori, vivo in un disordine estremo e anche se cerco di mettere ordine non ci riesco. Ho cosi' capito cosa significa unire il disordine mentale a quello materiale.
Ma soprattutto vivo nell'attesa, nell'attesa di qualcosa che mi riempia. Perché ora mi sento svuotata. Sento i miei organi vuoti, il mio cervello solo nella cassa cranica, il cuore che si affanna perché non ha un progetto.
Mi ripeto che é un periodo, lo avevo previsto. Ne avevo anche stimato la pesantezza. Anche se esco, io sono con me stessa e con la mia confusione. Io finalmente non so dove andare, cosa fare e chi avere al mio fianco, Mi ripeto che é un periodo, speriamo non eterno.

martedì 24 marzo 2009

Senza fine

Senza fine, tu trascini la nostra vita e la nostra storia. Non mi lasci un momento di respiro, lecchi le mie ferite quando hai voglia, sparisci quando mi dovresti essere accanto. E io? Io sono un burattino nelle tue mani, mi impongo su di me e sulle mie scelte, ma alla fine, quando ti guardo, mi perdo. Siamo cosi'...ci perdiamo, ci riprendiamo. Ci sarà mai una fine?

lunedì 23 marzo 2009

E se la pace si facesse con una barretta di cioccolato?

Cammino per la strada piena di sole e sento tutto il bene che mi fa. Passo la notte migliore degli ultimi mesi, riscaldata dalle tue parole. Mi sveglio durante il sonno, ma non importa. Per una volta mi sveglio per la gioia di averti avuto vicino e non per la paura del futuro.
E cerco anche di fare la pace con una parte di me, con quella peggiore forse. Lo faccio lasciandoti una barretta di cioccolato, divisa a metà, come abbiamo sempre fatto. Ma te la lascio, non la divido con te, ridendo e scherzando, mi prendo la mia parte e me ne vado. E' andata cosi', ma questo non significa che non si possa vivere in pace. E io ho bisogno proprio di questo, di pace e silenzio, di giornate di sole, di amici ritrovati e persi. Ho bisogno di tutto questo per poter tornare a dormire in pace e a vivere con una certa spensieratezza.

mercoledì 11 marzo 2009

e il silenzio cadde

Il silenzio si é impadronito di noi e delle nostre vite. Non ha agito da solo, sono stata io a volerlo. Ancora una volta é cosi'. Sono io che un giorno mi sveglio e capisco che devo cambiare, che non posso più essere la stessa. Ho capito che davo troppo e ricevevo niente. Cosi' ho smesso di parlarti.
Il risultato? un benessere tutto mio, una tranquillità che avevo perso da mesi. I rapporti umani devono essere equilibrati. Si deve dare e ricevere allo stesso modo. Alla fin fine lo scambio deve essere lo stesso. Il nostro non era una rapporto equilibrato. Io c'ero sempre, tu no. Io ero la "donna ufficiale", come mi dicevi tu scherzando, tu una "persona speciale".
Tu all'inizio non hai accettato il mio silenzio, ma non ti sei neanche battuto per capire da dove venisse. Dopo pochi giorni ti sei rassegnato a questa nuova realtà. Incontriamo delle persone, camminiamo con loro, dividiamo con loro la nostra vita. Poi le perdiamo. Capita.
Non so se ci siamo persi per sempre o solo allontanati per un po', ma so che mi dispiace per tutto quello che abbiamo perso del passato e del futuro. Forse un giorno riusciremo ad avere un rapporto normale ed equilibrato e tu non sarai "l'uomo ufficiale". Io non ti tratterei mai cosi'.
Ma per ora, lasciamo lo spazio al silenzio.

giovedì 5 marzo 2009

Istruzioni per l'uso

Sul mercato ne esistono diversi tipi e uso il termine mercato in tono provocatorio.
C'é quello che definirei "boring man", il tipo con il quale esci a bere qualcosa e lui passa il tempo a parlarti di conti in banca, di tassi di interesse, di come trasferire i soldi da un conto all'altro per guadagnare. Tu lo guardi e ti rendi conto che non é male fisicamente, ma é da buttare per tutto il resto.
Poi c'é quello "Ponzio Pilato". Agisce impudentemente, colpisce e poi, quando reclami, ti guarda con gli occhi smarriti e ti dice "io? ma non me ne sono neanche reso conto" o ancora peggio si giustifica con un inascoltabile "io non volevo farti male". Tu lo guardi e ti dici che é meglio metterlo nell'archivio del cuore piuttosto che continuare a corrergli dietro.
Per non parlare poi di quello dal "messaggio destabilizzante". Colpisce al momento giusto, sa prevedere quando scriverti e cosa scriverti. Tu rimani spiazzata e inizi a crederci. Ma attenzione: appena cominci a essere tu ad essere la prima a scrivere, lui non ti risponde più. Il gioco é finito per lui, mentre tu inizi a perderti nei meandri delle supposizioni sul vostro amore mai concretizzato.
Ma il mio preferito é il "vorrei ma non posso", quello che ti fa credere che tutto potrebbe essere perfetto, ma guarda caso lui alla fine non puo' per qualche motivo poco chiaro e sconosciuto. Tu sei una persona fantastica, come sta bene con te non sta bene con nessuna, ma guarda caso, non puo' funzionare.
Infine, ciliegina sulla torta, ci sono due occhi in cui ti perdi: attenzione, spesso é quello giusto. Bisogna pero' avere pazienza, vedere se ci sono le basi per continuare a perdersi in quegli occhi il resto della vita. Dopo questo periodo di stage o prova che dir si voglia, prendilo e non te lo far scappare.
Per il resto, buona fortuna!

lunedì 2 marzo 2009

La mia strada

Adoro la mia strada, un'isola tranquilla in un quartiere colorato e vivace. Adoro le case, tenute male, quasi cadenti. Adoro la gente che ci abita, un misto fra immigrati mai integratisi e intellettuali bohèmiens. Per non parlare poi della casa dei puffi, una finestra al piano terra con una miriade di puffi, che cambiano in base al periodo dell'anno e che mi ricordano l'infanzia. Adoro i gatti che ogni martedi' sera invadono i marciapiedi, per farsi un giro, alla ricerca di prelibatezze fra le buste bianche di immondizia che aspettano di essere raccolte. Adoro la vecchina della casa all'angolo, quando in primavera si mette con la sua sedia sul marciapiede e chiacchera con tutti quelli che passano. Adoro il vecchino della casa di fronte, che guarda con esitazione fuori dalla finestra, nascondendosi un po' dietro la tenda. E' tutto un mondo, che vive e respira in un metro quadro di strada.

giovedì 19 febbraio 2009

Un messaggio chiaro e netto

Ricomincio a respirare, lentamente. Ricomincio anche a camminare, a piccoli passi, incerti. Mi creo una vita parallela, cerco di non dare troppo peso a quello che mi succede. Sorrido più facilmente. Mi riempio l'agenda di impegni. Divido il mio letto con qualcuno che non sfioro, ma che considero come parte della mia famiglia. Questa é la mia nuova vita, mi dico, mentre aspetto di riempire di nuovo la mia valigia e i miei scatoloni, che ho conservato dietro la porta.
Dopo l'ultimo viaggio fatto, non ho disfatto la valigia. Ho tolto solo i panni sporchi. E' li', dietro la porta, insieme agli scatoloni. E' li' e mi ripete che é venuto il momento. Ora sta a me decidere quando partiro'. So che ci potranno volere dei mesi, forse degli anni. Ma nella mia testa, so che la decisione é presa.
Sono sempre stata cosi'. Io, le decisioni, le prendo con anni di anticipo. E poi le lascio li' a fermentare. Mi serve per convincermi che posso farcela, che posso partire. Perché partire non é mai facile, é un distacco, é un arrivederci che si trasforma quasi sempre in un addio.

lunedì 16 febbraio 2009

Una tazza di thé caldo

Torno a casa completamente congelata, mentre fuori piove. Mi tolgo il cappotto zuppo di pioggia, il cappello e vado in cucina. E li' inizia la magia. Buona musica, una tazza di thé caldo che emana un profumo lontano, il forno acceso che sprigiona calore, una ricetta per imparare a fare i biscotti. Cosi' mi lascio cullare da questa atmosfera, lascio da parte i pensieri, sento la stanchezza andarsene e assaporo la vita. In un attimo mi sento protetta, coccolata, come non mi sono mai sentita. Rifletto su di me, sulle mie scelte, sul mio eterno bisogno di non essere mai sola. E questa atmosfera mi fa capire che invece stare soli delle volte fa bene, che si puo' vivere anche senza la ricerca continua della perfezione. E mi dico: chi l'avrebbe mai detto...

venerdì 13 febbraio 2009

Visioni

Vivo per immagini. Me le vedo scorrere davanti agli occhi. Mi vedo camminare al tuo fianco e poi girarmi e andare via, perché hai detto qualcosa che non mi piace. E poi mi guardo indietro e ti vedo in mezzo alla folla, bloccato, con lo sguardo perso di uno che non capisce. Mi é sembrato un film, con un finale che non mi piace. Quello sguardo incredulo mi fa tornare da te, ricomincio a camminare al tuo fianco.
Mi vedo salutarti con un sorriso sulla bocca, mentre dentro di me sento un mare in tempesta. Mi vedo camminare verso casa mentre mi ripeto che la cosa migliore da fare per entrambi é tagliare il legame che ci unisce. Ci provo e mentre ci provo, penso che forse non mi rendo conto delle conseguenze che questa decisione avrà sulla mia vita.
Ti vedo dimenticarti di me, mettere il nostro vissuto comune in un cassetto che non aprirai più. Ti vedo con altre mille donne, felice e sorridente, molto di più di quanto tu lo sia stato con me. Ti vedo continuare a sottovalutare la sostanza, per privilegiare la forma.
Più ci penso, più mi rendo conto che non ti voglio più.

venerdì 6 febbraio 2009

Un caldo inverno

Prima che iniziasse questo lungo inverno, avevo presagito che sarebbe stato caldo. Caldo di sentimenti, di amicizie e di incontri, di thé presi di domenica pomeriggio. E la mia predizione si sta realizzando, ma con una variante. Questo inverno é si caldo, ma anche burrascoso. E' un periodo di cambiamenti, di crescita e di comprensione della realtà. E' un periodo in cui mi vedo cambiare, in cui capisco finalmente dove la mia vita sta andando e dove la sto portando. Mi sorprendo soprattutto a vedere questo cambiamento, a vedermi accettare situazioni che prima non avrei potuto capire. E' forse il segno che crescere é bello?

martedì 3 febbraio 2009

Una storia da raccontare

Apro il giornale e leggo che ognuno di noi ha una storia da raccontare. E decido, allora, di passare la mia giornata a trovare la mia storia, a scegliere cosa raccontare. La prima idea é quella di raccontare come ci siamo conosciuti, la nostra storia. Parlare di quel corridoio bianco, della tua incertezza quando mi hai parlato, del tuo accento marcato, dei tuoi occhi. Poi penso che potrei raccontare la mia storia, quella della mia famiglia. Quella dei miei nonni che sono stati sposati 60 anni e di mio nonno che mi diceva sempre che quando ha visto mia nonna non ha avuto più la voglia di guardare altrove. La storia dei miei, di mio padre che si é costruito una vita dal niente, di me e di mia sorella, che siamo cresciute insieme. O ancora racconterei la mia storia, i miei ricordi, le corse al parco, la tristezza dei trasferimenti, quel silenzio che ho fatto durare quasi vent'anni, la bicicletta che prendevo ogni mattina per andare a scuola e quelle pedalate che trovavo pesanti. Ma anche la voglia di cambiare, di andare avanti, di "tourner la page" per diventare una persona nuova, ricordando sempre quello da dove vengo e cosa sono. Io di storia da raccontare non ne ho una, ma tante.

lunedì 19 gennaio 2009

due braccia, sempre aperte e pronte ad abbracciarmi

Sei sempre stata forte. Sei sempre stata un punto di riferimento per me, il modello da seguire, i miei occhi ti vedevano e continuano a vederti quasi perfetta. Mi ricordo ancora di te che sorridi, lo spacco fra i denti, i capelli raccolti, mentre correvamo al parco Ferrari. Mi ricordo quando la sera mi mettevi il pigiama e io ridevo come una matta e ancora quando mi portavi a danza dietro la tua bicicletta.
Tu mi hai sempre protetta, mi sei sempre stata vicino. Mi hai portato in braccio per un lungo pezzo del nostro cammino. Tu sai quali sono le nostre cicatrici e come me hai cercato di nasconderle e sai che la nostra vita non é più la stessa, che ci siamo dovute ricostruire. Tu eri con me in quella macchina che ci portava a Livorno e con me hai diviso la paura, la vergogna, la delusione e i dubbi sul futuro.
Ora siamo due donne, due mondi diversi, ma sempre vicini. Siamo una lunga conversazione, te lo dico sempre, mai cominciata e mai finita. Siamo un legame indivisibile, un affetto che supera tutto. Lo saremo sempre, ognuna con il suo carattere. Tu per me sei soprattutto due braccia, sempre aperte e pronte ad abbracciarmi.

martedì 13 gennaio 2009

Non voglio vederti

Il ricordo che ho é quello dei piedi nella neve, della neve gelida che entra nella scarpe con il tacco alto. E di questa mano che mi prende, con affetto, perché altrimenti rischierei di scivolare. E' una mano che mi tiene stretta, ma é dolce allo stesso tempo. E' una stretta piena di amicizia, ma anche di qualcosa di più. E poi tutto é andato veloce. Il silenzio in macchina, come sempre, ognuno preso nei suoi pensieri. La musica, anche quella come sempre. E poi ho capito, che dovevo fare qualcosa, che questa é la mia vita e che la devo vivere, che devo trovare la forza di agire. Per una volta l'ho trovata ed é stato come capire che potevo andare lontano, che veramente nel mondo nessun posto é lontano e che devo buttarmi e volare.
Come Mary Poppins devo fare le mie valigie, il vento é cambiato. Io sono cambiata. E proprio per questo dico "non voglio vederti", perché non mi devo legare a nessuno. Devo essere libera, devo avere solo me stessa e con i miei pensieri. Ce la posso fare, l'ho già fatto. Di una cosa sono certa: mentre salivo le scale mi sentivo finalmente libera, sono stata finalmente me stessa.

giovedì 8 gennaio 2009

Frasi da ricordare

Nel giro di poche ore e di una notte mi sono trovata di fronte a due frasi da ricordare, che mi hanno toccata. La prima é presa da "La solitudine dei numeri prima" e recita "delle volte bisogna avere il coraggio di tornare". E' stato uno schiaffo per me, che mezza assonnata alle cinque del mattino cercavo di leggere per riprendere sonno. Tornare: da dove? da cosa? per chi e per cosa? E' una frase che ognuno puo' interpretare come vuole e l'ho trovata nel libro in un passaggio in cui mi sono ritrovata, quello in cui Alice sceglie Fabio e decide di chiudere con Mattia solo perché é più semplice, perché con Mattia sarebbe troppo complicato e perché con lui sarebbe probabilmente amore. Leggevo quelle parole e dentro di me soffrivo, mi rivedevo. Tristemente pero'. Soprattutto mi rivedevo in Alice che torna a casa, si prepara e va a mangiare da Fabio, negando a se stessa che sta facendo la scelta sbagliata. Ho rivisto soprattutto me che per caso mi imbatto sotto casa mia su due persone che non voglio vedere, che sono abbracciate e tiro dritto, senza dire niente, ma con un oceano in ebollizione dentro di me. E finisco a casa di qualcun'altro e per tutta la serata fingo di essere la persona più felice del mondo, quando in realtà continuo a pensare a quelle due persone, unite in un abbraccio forte, che ridono. Ho passato una serata a fare finta di non aver sentito il cellulare suonare, perché sapevo che non poteva essere che lui. Ho continuato a sorridere anche quando ho letto il suo messaggio, che alle mie orecchie suonava come un chiedermi scusa. Dentro di me mi sentivo a pezzi, ma fuori ero sorridente e serena.
La seconda frase é "gli innamorati si tengono per mano solo nei romanzi". L'ho letta e ho pensato ancora una volta alla stessa persona. Ci sono delle persone a cui puoi voler bene, ma che per un destino fatale, non puoi amare. Questi siamo noi. Siamo esistiti, ma allo stesso tempo no. E più passa il tempo, più penso che in un'altra vita ci ritroveremo e finalmente ci ameremo. Cosi' tanto che lui sarà diverso, o meglio, non sarà più lui.

lunedì 5 gennaio 2009

Done

Più ci penso più ne sono convinta. Io ho fatto, ho chiuso. Io non appartengo più al mio paese, né a una vita che non é stata mai mia. Se ripenso a quella che ero, mi rendo conto che sono cambiata. Non sono migliorata né peggiorata, ma sono una persona nuova. Come se avessi cambiato la mia pelle. Se tutto fosse andato come volevo io, probabilmente ora sarei anche felice. Non posso dire di non esserlo, ma attraverso alti e bassi e soprattutto passo il mio tempo a pensare ai treni partiti e mai tornati.
Ieri guardavo questa Bruxelles ghiacciata e vuota alle sette del pomeriggio. Ogni volta che ritorno mi sale questa malinconia, che non é altro che la comprensione della mia scelta. Io so che ho fatto una scelta giusta, ma questo é difficile da accettare. E' difficile dirsi: "hai fatto bene a scappare". Accettare la mia scelta significa allo stesso tempo accettare di non poter tornare indietro, di non potersi lamentare. Cosi' guardavo sognante le case illuminate, quelle sale che sembravano da fuori piene di calore e soprattutto sognavo di esserci io li dentro. Io sono malata di solitudine, anche se sono piena di gente attorno. Io sono malata di una solitudine strana, legata al passato, come se dovessi riempire tutto quel silenzio in cui sono stata per anni.
Forse, se potessi tornare indietro, inizierei a parlare prima!