martedì 31 luglio 2012

Le bombe

Il problema delle bombe é che scoppiano. E' che scoppiano e tu, che pecchi sempre di presunzione, sul momento pensi sempre di non esserti fatta niente. Tu sei forte, tu sei una che rimane sempre in piedi, tu sei una che regge tutto. E poi ti ritrovi alle 5.30 con gli occhi spalancati nel letto, a tremare, col solito buco al posto dello stomaco. Tremi come se il tuo piumone sia un foglio di carta sottilissimo e anche se ti metti il pile e i calzini tremi lo stesso. Proprio come quell'8 febbraio. Ti ricordi ancora che tremavi come una foglia, nonostante il riscaldamento acceso e il doppio piumone. E allora scendi in cucina, provi a farti un thé e a scrivere. Come scrivere tutto questo? come esprimerlo? come scrivere il perché? Sai perché sto male? non sto male per me, sto male per te. Sto male perché me lo prenderei io il tuo dolore, se questo ti facesse stare meglio. Sto male perché ho paura che non ti risolleverai mai. Tremo perché il destino ha voluto che mi innamorassi di te, proprio di te. Tremo perché lo sapevo anche prima che me lo dicessi. Le tue parole sono state solo la conferma, il coltello che sfiora la piaga, ma non entra perché é già entrato. Tremo perché ora tu mi eviterai, dirai non la devo far soffrire più e mi starai lontano. Tremo perché chi soffre veramente, chi é autorizzato a soffrire (eh si, ci sono anche le autorizzazioni per soffrire) non sono io. Io posso solo stare da parte. Questa non é la mia storia. Questo non é il mio amore. Questa non é la mia vita. Eppure io vorrei fare qualcosa.
Maledette le bombe, maledetto il cuore, maledetta la voglia di verità, maledetto il tuo dolore. Il mio passerà. Tanto io sono una forte, una che rimane sempre in piedi, una che regge tutto.
"Niente di niente, spiegalo alla gente, cosa vuol dire, cosa vuol dire amare?". Risposta non pervenuta. Meglio cosi'. 

Silenzio, mal di stomaco e sogni di Lego

Il silenzio. Lo stomaco che fa male. I pensieri. Ma chi se ne frega dello stomaco, del silenzio, dei pensieri. Ora vai a letto, lasci i pensieri sul divano, il tuo, metti un cerotto sul cuore, che tanto non si rompe mai e ti infili sotto le coperte. E pensi solo per un attimo che devi smettere di a m a r e - se lo scrivi cosi' sembra già rarefatto - e pensi a chi sta veramente male, a chi ora é perso, niente a che vedere con quello che provi tu. E ti scappa una parolaccia e chiedi alla vita di darti e dargli tregua, perché non ci si puo' accanire cosi'. Eh no. Vita, per favore, concedici un po' di tranquillità, un po' di silenzio, un po' di normalità. Senza battiti del cuore, senza problemi, trasforma la nostra vita in un mondo Lego, dove tutto é verde e ordinato, con i fiori di plastica sparati in aria e i trenini a vapore rossi. Non ci speri, forse domani mattina ti sveglierai nel mondo reale. Ma c'est la vie. C'est comme ça. Voyons ce qui se passe. Les Legos, c'est dans les rêves.

La carica delle cugine

La mia é una famiglia anormale. Noi, non abbiamo parenti. O meglio, ce li abbiamo, sono tanti, forse troppi e sono come i fantasmi, che girano per casa, ti spaventano spostando tende e soprammobili e poi spariscono.
Ecco, in una settimana, due fantasmi sono riapparsi, hanno spostato libri e statuette, ma non se ne sono andati. Anzi, ora sono li', che mi guardano seduti sul divano. Maledetti i social network, ti sei detta lunedi', quando la prima cugina si é palesata in una richiesta di amicizia. Hai accettato pensando "purché non mi riempia il wall di preghiere" (perché da quando le hai dato la mail, il tuo indirizzo di posta elettronica sembra la sede cibernetica del Vaticano) e lei non l'ha fatto, forse perché non sa come si fa o forse perché ha capito che non si riscopre di essere parenti dopo 20 anni.
E poi stasera, vai per spegnere il computer e su un altro mezzo di comunicazione telematico, vedi la seconda richiesta. Il messaggio recitava "sei tu la mia cuginetta?". Senza voler sembrare insensibile, ti sei detta "cuginetta? ma ti sei resa conto che abbiamo entrambe più di 30 anni e l'ultima volta che ti ho visto tu non avevi ancora finito le elementari?". Hai accettato, mentre pensavi "speriamo che non mi chiami mai, quasi quasi la blocco subito".
E poi ti sei detta che la vita é strana, che due persone del tuo passato rispuntano, due legami di sangue e tu le rifuggi. Eppure avete giocato tanto insieme da bambine, eppure anche loro hanno sentito quell'odore cosi' particolare che c'era a casa di tua nonna, eppure anche loro hanno mangiato il suo pollo con le patate, sempre squisito. Eppure siete delle estranee, dei fantasmi che possono spostare le tende e i soprammobili, svegliarti di notte con i loro sussurri, ma devono restare dove sono. O forse devi solo aprirti, capire ed accettare questo rapporto a tratti riscoperto. Dopotutto, non é altro che la carica delle cugine. E sono solo due. Non 105. Fortunatamente, dici tu!

lunedì 30 luglio 2012

Uno sguardo che contiene il mondo

Sai cosa mi piace fare dopo averti salutato? camminare, lentamente, per la mia strada, mentre torno a casa. Mi piace guardare il marciapiedi, le pietre larghe e piatte, guardare i miei piedi che si muovono al rallentatore e pensare. Mi piace ripensare a cosa ci siamo detti, mi piace stupirmi ogni volta, perché mi sento vivere, perché sento una valanga di pensieri che si infrange sulle pareti del mio cervello e del mio cuore. Tu hai un effetto detonatore su di me, per questo ti ho detto che sei stato importante. Sei riusciuto a mettermi a nudo con me stessa, a farmi vedere quella che sono, senza vergogne e senza scappatoie. Per questo mi manchi. Perché non ho più trovato nessuno in grado di provocare questa reazione in me.
Ieri mentre ti parlavo mi sentivo gli occhi pieni di lacrime. Non perché fossi triste, non perché non mi sentissi bene. Ma perché mi stupisce sempre capire di voler cosi' bene a qualcuno, qualcuno che non fa parte della mia famiglia, qualcuno che non conosco da una vita, qualcuno incontrato per colpa del destino. Un bene cosi' forte da farmi accettare la tua felicità senza di me, anche se ha bruciato un po', perché vederti sorridere é più importante del resto, come se la tua felicità compensasse un po' la mia tristezza, passeggera, a tratti infantile, da testarda come sono io.
Dopo di te, non ho trovato nessuno cosi', cosi' in grado di farmi sentire in grado di amare, condividere. Lo trovero', lo so, é una questione di tempo. E da te non voglio amore, voglio quello che mi sai dare, voglio una passeggiata fra le strade di Pimlico, voglio un sorriso accennato, voglio uno sguardo che contiene un mondo. Un mondo, si'. Il mio mondo, i miei pensieri. Insomma, la mia Londra.

La terapia dei baci

Con te é sempre tutto perfetto. Le labbra si incrociano come dovrebbero, tu mi stringi forte al punto giusto, senza farmi male e hai un buonissimo sapore in bocca. Ci sai fare, non lo posso negare. Ieri sera abbiamo camminato a lungo, siamo finiti nei miei soliti posti. Siamo andati sul ponte di Chelsea illuminato. Io mi sono appoggiata alla balaustra per guardare lo scuro Tamigi, tu mi hai abbracciato teneramente da dietro. Eppure proprio lí, ho avuto quella strana sensazione, quella che mi fa dire "lascia stare, non é l'uomo per te". Te ne sei accorto e me l'hai detto. Mi hai detto che sono sempre sfuggente, che interrompo i tuoi baci tirandomi indietro, che non ti faccio neanche salire in casa con la scusa che ci sono i coinquilini e che non voglio disturbarli. Ho bofonchiato qualcosa, del tipo "eh si, c'é qualcosa che non mi convince, forse l'età, forse non lo so, forse mi devi dare tempo, forse tu non hai piú tempo". La tua terapia dei baci con me non funziona. E' un échec totale, direbbero i francesi. E allora suggerisco di interromperla, di interrompere i ristoranti pagati da te (io non amo farmi mantenere), le sorprese da "ho comprato un biglietto aereo e ti porto con me" (io viaggio da sola), i consigli della tua coinquilina da "sai, anche Ylenia approva" (e chi sarà mai Ylenia per avere tutta questa autorità approvativa sulla mia vita?). Interrompiamo o mettiamo in stand by e vediamo cosa succede. Magari Ylenia approva anche questo.

Ironiche conversazioni coinquiline mattutine

Hey, morning, welcome back.
Grazie, come stai?
Bene, com'é andato il tuo weekend?
Benone, c'era il sole, ho visto gli amici, ho fatto anche una nuova esperienza.
Ah si?
Si, ho interrotto il digiuno del Ramadan con un musulmano, ho mangiato i loro piatti tipici, ho ascoltato le loro preghiere, ho osservato incuriosita.
Ah. E come hai fatto?
La mia amica ha sposato un musulmano.
E si puó?
Certo. Non si é neanche convertita.
Ah. Sinceramente non sapevo che si potesse. Con te ne scopro sempre una nuova.
Stasera torno tardi. I have to catch up.
Ah, si, at work.
No, darling, I have to catch up my private life.
Lui sorride.
Io sorrido.
E aggiunge: ok, ma per favore evita Mr 45. Non é l'uomo per te.
Ma se non lo hai mai incontrato.
Lo so. Ricorda che ti osservo. E quando parli di lui, non sei serena.
Io sorrido.
Lui sorride.
E la giornata comincia.

domenica 29 luglio 2012

La mia Bruxelles parte III


Le porte, di mille colori.


Desideri di pace a Ixelles.


Les marionettes.



La plus belle place au monde.



Juste à côté de chez PG.



J'en aurai besoin des conseils.


Il mio quartiere.



La Belgique, c'est différent.



Place Flagey.


Pensieri e mind mapping.



Boulevard Anspach ou la petite Paris.

Ti giuro che l'ho guardata con i tuoi occhi...come ti avevo promesso, come sempre.

La mia Bruxelles parte II

Un thé caldo, inglese, sotto il sole di Bruxelles, che non ti aspettavi. Un'amica, le chiacchere prima di correre a salutare altri amici e prendere il treno. Speranze per il futuro, progetti di viaggi, di evasione, di fughe organizzate. Mentre ti dici che qui sei sempre a casa. Qui c'é sempre una porta a cui bussare. Qui c'é ancora la tua vita. Qui il cuore si placa, perché é felice. Perché ha tutto. Perché ti senti a casa.   

La mia Bruxelles parte I

Una cucina immacolata. Tu, sempre lo stesso, con la barba incolta, la parlantina e i sottotitoli per capirti. I pomodori ripieni più buoni che abbia mai mangiato. Tutto pulito, tutto perfetto. Forse un po' troppo per i miei gusti. Ma questa, é ancora una volta, un'altra storia.

La mia Londra parte II

Ci passo davanti tutte le mattine. Ci passo davanti e penso. Ci passo davanti e penso che mi piacerebbe un giorno svegliarmi e fare colazione su quel balconcino. Mi basterebbe il thé des sources blanc, un tavolino, un libro. Sarebbe perfetto. Lo sarebbe ancor di più se ci fossi anche tu. 

venerdì 27 luglio 2012

La serata più bella

La serata più bella dell'anno dall'inizio dell'anno. Ecco cosa é stata quella di ieri. Ci sono stati pochi ingredienti: il cielo londinese, una buona compagnia, quella delle tue prime serate a Londra, il caldo, lo spirito olimpico che pervade questa città da giorni, il cuore leggero, spensierato, le tue nuove convinzioni. Le nuove convinzioni. Quelle che ti dicono fai spallucce davanti ai nazifascisti, non ascoltare le galline, aspetta che ti chiami lui (quello del momento, qui l'amore o pseudotale va a momenti, istanti), perché se ti vuole, ti chiama, il capire di conoscere una persona cosi' bene da sentire il rumore dei pensieri nella sua testa, anche se lui non lo sa e non se lo immagina nemmeno, il dirti goditi il momento, tutto questo non tornerà, succhiane il midollo, sentine la dolcezza.
Con tutto questo nel cuore, ti addormenti...e sogni, sogni la realà. Perché questa realtà é difficile, ma bella. Ti fa sentire viva, ti fa sentire vivere, ti fa battere il cuore, come sempre all'impazzata!

giovedì 26 luglio 2012

Fondi di caffé, coincidenze ed email mattutine

Apri la mail e trovi questo:

E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.
 
Con questa, l'Australia batte l'Italia 10 a 0. Non é un caso, no. Non é un caso che te l'ha spedita lui, non é un caso che arrivi proprio ora. E va bene cosí, il futuro si legge nei fondi del caffé, nelle coincidenze della vita e nelle mail mattutine.

mercoledì 25 luglio 2012

Il più grande spettacolo dopo il Big Ben

Una giornata da dimenticare. Una giornata durata 48 lunghissime ore. Per carità, sei ancora in piedi, il cuore della tua seconda anima sta bene, batte forte, ma non si spegne. Ma tra ieri e oggi, non é andata. Non é andata perché hai scritto un report su come si macella la carne, in gergo tecnico, in una lingua che non ami, con le mani e il cervello che ti tremavano dalla paura. Un report approvato dal tuo capo, soprannominato Dio, che i due nazifascisti, hanno deliberatamente distrutto, anche se loro di agricultura e carne macinata ne sanno ancora meno di te. E poi per fortuna, una dea greca travestita da collega ti ha salvato, ti ha difeso, mentre tu sentivi il sangue ribollire e pensavi se mi giro e parlo, ferisco seriamente e la ferita non si rimarginerà. La guerra con l'impero sassone, che é stata un po' come la guerra fredda in questo primo anno a Londra, é ora diventata un guerra reale, a tratti mondiali, combattuta non a botte di eurobond o euromissili, ma di report, scritti, uploadati e spediti a Bruxelles.
E poi ci sono 48 ore di vita privata, di cuori che impazziscono e poi si fermano di botto e dicono "ma no, ma senti, ma io non so se sia la cosa giusta, magari aspettiamo", di coinquilini che ti aspettano svegli in cucina per chiederti "come sta Mr. 45?", mentre ti sfoderano il loro sorriso più bello e tu che scoppi a ridere con loro, di amiche che ti stringono il braccio mentre tornate e casa a piedi e capiscono che ti senti un po' una merdina stasera, ma non ti va di parlarne neanche morta, di chiarimenti al telefono, dopo aver fatto tutta la strada da Trafalgar col cellulare in mano per cercare di scrivere un messaggio che non ti usciva e che alla fine hai spedito arrivata sotto casa, perché sapevi che non avresti mai dormito senza quel chiarimento. Tutto questo ascoltando e cantando questo: http://www.youtube.com/watch?v=aESaXzvfs78. Mentre pensi che il più grande spettacolo dopo il Big Ben, sia la tua vita, i tuoi affetti, i colpi di scena, i messaggi notturni, gli amori o pseudotali che questa città ti regala. E ora puoi dormire, serena.

Le galline lo fanno meglio

Le galline lo fanno meglio. Le galline lo fanno perché sono galline. Hanno una specie di autorizzazione per quel tipo di comportamenti, concessagli dal dio delle galline. Oggi ti sei sentita attorniata dalle galline. E non ti é piaciuto. Hai pensato di essere diversa, di avere una vita diversa, sicuramente piú complicata, ma ne sei stata grata. Tu non sei una donna oggetto. Tu sei una donna pensante, con le sue idee e le sue contraddizioni, ma non funzioni in base all'uomo che ti é vicino. Tu non fingi di sapere. O sai o non sai. Tu non fingi di non aver passato un concorso per due punti. Non l'hai passato e va bene cosí. I tuoi uomini non sono mai stati splendidi, né bravissimi, né intelligentissimi. Sono stati uomini normali (o quasi), speciali ai tuoi occhi di innamorata. Tu non hai guardato conti in banca né diplomi attaccati alle pareti, tu hai solo cercato condivisione, comprensione e uno scambio, di pensieri, di parole, di vita, una pelle da toccare, baciare, abbracciare, due braccia che ti stringano, di notte, di giorno e al mattino quando ti svegli. 
Hai pensato tutto questo mentre cercavi di scappare, mentre guardavi l'orologio e cercavi gli occhi di colui che sa e che placidamente mangiava il suo pasto dentro un contenitore di plastica giallo. Lui naturalmente non ti ha guardato. E non ha tutti i torti. Per mesi non l'hai guardato tu. l'hai ignorato, ma questa é un'altra storia.   

martedì 24 luglio 2012

Il coinquilino

I coinquilini possono essere di vari tipi. Fra loro, puoi trovare l'amica della vita, con cui condividi casa, università, emozioni, momenti di disperazione temporanea giovanile e vita, la stronza che ti accusa di macchiare il divano con liquidi intimi maschili e che non lava mai i piatti, il ragazzo che pensavi fosse l'uomo della tua vita e si é rivelato l'incubo (parziale e limitato nel tempo) della tua vita, la vegana folle che ti insegna nuove regole di vita e con un misto di follia e saggezza ti dà consigli che cambiano il corso del tempo. E poi trovi il tuo coinquilino, tutto nuovo, tutto bello, tutto à croquer se potessi (ma non puoi), che ti fa arrossire ogni volta che lo incontri per casa, ma con cui passi ore a parlare, in cucina, seduti scomodi "tanto stiamo poco e andiamo a dormire" e poi restate li' fino alle tre di notte, sul divano, cosi' c'é una scusa per sfiorarlo "perché sai, il divano é piccolo e ci si tocca involontariamente", sulla porta della camera mentre vi scambiate libri, casse del pc e impressioni. E' un coinquilino che ti piace, che ti fa sentire bene, che con la sua razionalità toglie i paletti al tuo cervello e dà consigli di vita, mentre ti chiede "ma tu lo capisci questo comportamento? ma é tipico di una donna?". Questo é il mio coinquilino, un po' psicologo, un po' fratello minore in cerca di consigli e esperienza, un po' un amore di ragazzo, un po' lui. 

lunedì 23 luglio 2012

Love like a sunset

E' estate a Londra. Tutti fuori, tutti mezzi nudi, tutti euforici. E tu hai rispettato queste tre regole e te ne sei andata a piedi ad Hyde Park, a quello che non sapevi se definire un appuntamento. Non ti sei messa niente di speciale addosso, niente lenti, niente trucco, solo te stessa. Diciamo la verità, vi eravate conosciuti neanche 24 ore prima. Non hai avuto pretese, né aspettative. Il tuo coinquilino ha anche ironizzato, chiedendoti se sia il tuo sport preferito quello di fare dating. Tu hai risposto che a Londra corri due volte a settimana e esci con un uomo alla settimana, "just for training, just for fun". E poi a Hyde Park tutto é stato perfetto: il giro in barca, lui che rema e non sembra poi cosi' male, tu che sei un po' in difficoltà, un po' in imbarazzo, lo chablis che scende nelle vostre gole, a rinfrescare e scaldare allo stesso tempo la serata. E quando iniziate a camminare nel parco, lui ti bacia, cosi', in piedi fra gli alberi, senza che tu gli avessi dato nessun segnale. Un bacio dolce, un bacio per conoscersi, un bacio da uomo, un bacio che ti é piaciuto, che sa di buono come l'odore della sua pelle. Un atto da impulsivi, impulsivo lui, impulsiva tu, ma che ti fa ancora sorridere. Mani che si cercano con una certa incertezza, labbra che si fondono, si assaporano, si mordono. E tu senti il cuore sospirare, per un attimo, proprio mentre mano nella mano camminate per Hyde Park, intramezzando le chiacchere a questo istinto di cercarsi, sfiorarsi. Lo saluti e cammini per la tua Pimlico Road, tua si', perché ti piace camminare per quella strada da sola di notte, per raccogliere i pensieri, le emozioni della giornata. Cammini e ridi di questa vita che sa sorprenderti ogni giorno.
La serata la finisci su una panchina, quella che avevi chiesto, reclamato da tempo, quella che avevi osservato tutte le volte che eri uscita sognate da casa sua alle tre di notte, col cuore che vaga fra le stelle. Finalmente ti sei seduta su quella panchina, hai ascoltato e hai anche parlato. Hai sentito il dolore svanire lentamente. E' sempre li', ma é meno forte, meno intenso, sa fare meno male. Sei stata sincera, hai risposto a quella domanda "si, ti penso ancora, ma sto meglio". Si, incomincia a passare, come tutto nella vita. Tu quello che vuoi ora é solo una panchina, i vostri discorsi, quella sensazione di poter dire tutto, che solo lui ti sa dare, le sue braccia che ti dovrebbero abbracciare, anche se non lo fanno mai. Questo basta, insieme a questa vita londinese, che ti toglie il respiro, ti sorprende, ti lascia li', spiazzata, senza parole, col cuore in fiamme. Come l'amore al tramonto. L'amore o pseudotale. Con l'idea dell'amore al tramonto, sulla pelle, sulle labbra, nelle ossa.

Unclassified

Sotto sotto penso che tu abbia perso qualcosa di importante, la tua chance. Quella chance di cambiare la tua vita, la tua esistenza. Lo penso ogni volta che mi vieni in mente. Forse pecco di ubris, di tracotanza, forse sono troppo fiera di me. Ma sono convinta che il perdente della situazione sia tu. Sono convinta che nessuna donna ti potrà mai offrire quello che ti avrei dato io. Io ero disposta a tutto per te, io avrei dato la mia vita per te. Io avrei accettato i tuoi silenzi, la tua distanza, le tue manie. Io sarei stata zitta quando dovevo, avrei parlato quando tu avresti voluto compagnia e conforto. E forse questo é il problema.
Non é andata. Non é andata come io avrei voluto. Il perché non lo sapró mai. Delle volte non mi importa, altre morirei dalla voglia. Quando torno a casa dopo il lavoro, quando corro a Battersea, quando cucino quella pasta che ti piace, quando cammino di notte per le strade di Pimlico per tornare a casa, quando conosco un nuovo uomo, l'ennesimo, ho sempre la tentazione di prendere il telefono e chiamare. Non lo faccio, non lo faró mai. Preferisco pensare che é una chance persa. Non sarai mai un amico. Non sarai mai un amore. Resterai cosí, inclassificato.

Elenchi: weekend felici, felicissimi

Correre senza mai fermarsi, sotto il sole, in un parco fiorito, col profumo dell'estate nel naso, lo sguardo fisso sul Tamigi e il sorriso sulla bocca.
Dormire due notti intere, dimenticando l'insonnia e chiedendosi se forse tu non sia finalmente guarita o se l'incantesimo sia finalmente svanito.
Gustarsi la prima partita di cricket della tua vita, mentre ti senti raccontare di come il cielo australiano sia di un blu diverso e ti viene voglia di andare a vedere com'é.
Andare in libreria di sera con la tua amica, per passeggiare, per digerire come dice lei, e comprare libri da non leggere, ridere a crepapelle, mentre gli stitici inglesi vi guardano infastiditi.
Imparare a fare compere in un'ora in una Oxford Street blandée de monde, facendo zigzag fra la gente, le buste, i vestiti, strisciando la carta di qua e di là e pensando che il tutto sta nell'indipendenza, o nel conto in banca che si voglia dire.
Un pomeriggio di sole tra il cemento del Barbican, mentre il francese riaffiora sulle tue labbra e sfiora le tue orecchie, accompagnato da un Martini dry che brucia la tua gola e non ti fa stare in piedi quando provi a camminare.
Una serata a Islington, tante chiacchere, una lasagna da sposare insieme a chi te l'ha cucinata, mangiata su una cassa del vino che state sorseggiando, perché i mobili della casa nuova non sono ancora arrivati. Tanti discorsi, tanta spensieratezza, tante idee che frullano nella testa, di viaggi, concerti, film da vedere per un'estate londinese, la prima spensierata. Perché l'anno scorso il cuore era altrove, la testa anche. L'anno scorso non eri cosí, libera, felice e spensierata. L'anno scorso non importa piú. Ora guardi al presente, al tuo presente.



sabato 21 luglio 2012

Joyeuse fête

Joyeuse fête, ma chère Belgique. In nome di tutti quei 21 luglio passati sotto il cielo grigio, a volte felice, a volte scontenta, a volte soddisfatta, a volte alla ricerca di non sai neanche tu cosa. Eppure, ti manca sempre. Ti manca meno di prima, perché certe cose hai capito che le hai sempre con te. Ma ti mancano: le camminate a Flagey, i brunch della domenica mattina, gli scaffali pieni di delizie del Delhaize, i sorrisi della gente che incontri per strada, il calore dell'amicizia, il francese, dolce, musicale, che risuona sulle tue labbra, il thé del Comptoir Florian, i gelati di Capoue, la Grande Place piccola ma maestosa, i tram da prendere per perdersi nella città, i bobo di Saint-Gilles...e molto altro ancora.

Un posto per due

Non fare scherzi. Lo sai che non mi puoi lasciare. Devi stare sempre con me. Tu sei la mia guida, tu sei il mio modello, tu sei il faro sempre acceso, anche a distanza, anche quando il mio buio é cosi' nero da non vedere neanche le mie mani. La mia vita senza di te non c'é, lo sai. Tu sei l'unico numero che so di poter chiamare sempre. Tu sei l'unica in cui io credo. Tu sei la mia casa, io che di mestiere faccio la vagabonda degli affari e del cuore. Tu sei quella a cui delle volte non dico tutto perché so già cosa mi diresti. Quelle parole me le sento sussurrate nelle orecchie anche se non me le dici. Ricordati che dobbiamo invecchiare insieme, ricordati che dobbiamo ancora avere tante botte di ridarella, ricordati che dobbiamo andare a New York e in molti altri posti ancora.
Non fare scherzi, allora. Il tuo posto é sempre e solo vicino a me. Siediti e stai li'. Non c'é fretta, c'é ancora tanto da fare e io e te, dobbiamo andare via da questo palcoscenico insieme. Non c'é posto per una sola. E' un posto per due. La nostra é una vita a due, una non puo' stare senza l'altra. 

venerdì 20 luglio 2012

I'm like a bird

Oggi ti sei trovata spiazzata. Oggi ti sei persa fra le campagne inglesi, con un paio di stivali di gomma ai piedi, numero 7, quando tu porti il 4. Oggi hai sentito il vento che ti accarezzava il viso e l'odore sempre uguale dovunque tu vada della campagna e ti sei sentita a casa. Oggi hai guardato le mucche e le hai invidiate, li' perse a pascolare nel silenzio assoluto. Oggi hai cercato di memorizzare tutto quello che vedevi per poi scriverlo, copiarlo in bella dopo averlo mescolato ai tuoi sentimenti. Oggi ti sei seduta in una cucina e hai sentito un odore antico, che conoscevi bene e che ti ha stretto per un secondo il cuore. Oggi hai guardato quel bestiario umano che ti trovi spesso davanti nella Tube, lo hai osservato e lo hai catturato in una foto mentale, pensando che solo qui succedono certe cose. Oggi non ti ho riconosciuto, non eri tu quello che mi sono ritrovata davanti, a parte per la tua solita lentezza e capacità di complicare tutto. Oggi sono stata baciata, cosi', su un marciapiede in mezzo alla gente che passava, alla sprovvista, mentre mi chiedevo perché ora mi vogliono baciare tutti, anche quelli che non voglio. Oggi ridevo mentre tornavo a casa, mentre ripensavo a tutto questo. Oggi ho pensato che se questa é la pazzia, io scelgo deliberatamente di essere pazza. Perché ne vale la pena. Cavoli, se ne vale.  

La mia Londra: parte 1

Domani, tra qualche ora, correro' e mi perdero' a guardare questo:




Ascolta l'infinito

Mi sono stupita di me stessa, sai? Sono stata scientifica, precisa, quasi maniacale. Dopo tre ore passate a fare la bella statuina, ho compiuto la mia missione. Ho salutato educatamente e mi sono diretta verso Victoria. Ero stanca, volevo solo stendermi nel mio letto, ma volevo farlo, volevo vederti e parlarti. Per una volta, sapevo già cosa dire. Per una volta, il cuore non batteva all'impazzata. Per una volta, ero più infastidita dalla tua presenza che dai ricordi. Sono arrivata in una stazione quasi vuota, ho sentito le tue braccia intorno alla mia vita e il fastidio di averti li' accanto a me. Ti ho detto camminiamo, ti ho detto ho solo 30 minuti, devo dormire. Ti ho portato nel mio square, quello delle mie passeggiate notturne. E li' ho colpito. Sono stata chiara, precisa, veloce. Ti ho detto non puo' andare, ti ho detto che non andrà mai, ti ho detto che questi sei anni di differenza sono troppi, ti ho detto che mi fai venire l'orticaria ogni volta che parli e mostri il tuo ego enorme. E poi ti ho lasciato li', tu senza parole, sgonfiato, senza appigli.
In un mese ho iniziato e chiuso tutto. In un mese ho capito cosa volevo. In un mese mi sono liberata di te. Peccato che amare non significhi liberarsi. Peccato che amare non significhi pianificare e scaricare qualcuno li' sui gradini, di una casa bianca, in una Pimlico addormentata e silenziosa.

giovedì 19 luglio 2012

Perdonare

Ora so che sai. Per una mia svista, hai saputo la verità dopo tanti anni. Tu sei stato dolce e delicato. Hai saputo dirmelo senza recriminazioni, senza accuse. Non mi hai insultato, non mi hai attaccato. Anzi, mi hai scritto "capisco, é stata anche colpa mia.". Ed hai aggiunto che non é cambiato niente, che mi vuoi sempre bene, che mi stimi come mi hai sempre stimato in tutti questi anni di conoscenza e vita che abbiamo condiviso. Io e te non ci siamo mai separati. Quello che abbiamo vissuto é stato cosí forte, che non ci ha mai abbandonato. Ti ho sempre detto che sei parte di me e che lo resterai.
Io non ce l'ho fatta oggi a fare la forte. Ho sentito le lacrime salire e le ho lasciate scendere. Ho capito che bisogna saper perdonare nella vita, prima di tutto se stessi.  Devo perdonare me stessa per quello che ti ho fatto. Devo lasciar andare questa sensazione di sporco che mi porto dietro da anni. Devo capire il perché e cercare di agire diversamente la prossima volta. Ancora una volta, ci sei tu al mio fianco. Ancora una volta mi insegni qualcosa. Ancora una volta mi prendi per mano e mi porti verso la pace, l'accettazione di se stessi e dei propri sbagli. Proprio quando come mi stringevi forte la mano, mentre camminavamo fra la neve, giovani e innamorati. Proprio cosi.

Correre in compagnia

Giorni cosi, passati a correre come una matta. Giorni senza fiato. Giorni di affetti, di camminate di chilometri fra le strade di Londra, mentre parli, argomenti, consigli. Giorni passati a raccontare, a sentirsi dire che devi dare valore a te stessa, giorni passati a cercare birre ricercate da gustare, in un qualsiasi pub, in una qualsiasi strada londinese.
Ti ho portato a Battersea, ti ho portato a Maida Vale, ti ho portato a Russell Square, ti ho portato a Regent's Park. Ti ho fatto vedere la mia Londra. Ti ho fatto vedere cosa mi piace di questa città. Ti ho fatto vedere la mia anima attraverso i miei ricordi, le mie parole, le mie emozioni. Ti ho cucinato la mia pasta migliore, abbiamo bevuto il sidro piú gustoso, abbiamo parlato ancora del nostro piano, del nostro sogno, per avere un mondo diverso, per avere un mondo giusto.
Ho corso tanto in questi giorni. Ho sentito la solita pesantezza, il solito uomo che mi affatica con le sue richieste, i soliti coinquilini simpatici ma anche loro non sempre facili da gestire, la solita nostalgia per quello che non ho piú e che forse non ho mai avuto, il solito cellulare che squilla e indica un nome che non corrisponde a quello che mi aspettavo o speravo. Eppure ho sentito di non essere sola. Ho corso sí, ho corso tanto, ma l'ho fatto in compagnia. E mi é piaciuto, stranamente mi é piaciuto. Proprio a me che ho vissuto come un orso negli ultimi sei mesi. Mi sono detta che non devo avere paura dei sentimenti. Non devo avere paura dell'amore e dell'amicizia. Devo solo togliere i freni e correre per le strade della vita!  

martedì 17 luglio 2012

E allora ciao intanto

Mi dici le bugie. Me ne dici una marea. Il problema é che io ti scopro sempre. E' sempre la solita storia del "Mon petit doigt m'a dit". So che ti da' fastidio, non sei il primo a dirmelo, ma io ho un sesto senso, specialmente con te. Ti ho chiesto di essere sincero. Ti ho chiesto di essere te stesso. Ti ho detto che non mi spaventa il buio dentro di te, il vuoto, il nulla assoluto. Ti ho detto che ognuno ha i suoi scheletri nell'anima, ti ho detto che non ti mostrero' i miei e non voglio vedere i tuoi, ma non devi negare la realtà. Ti ho detto lasciati andare, io non tradisco, io so ascoltare, io so capire se voglio, se ci tengo. Ma tu non ascolti, tu continui nel tuo mondo parallelo, dove sei un dio, dove c'é solo il tuo superlavoro, la tua superBocconi che mi ha sinceramente rotto le palle, le tue deliziose pennette al salmone che non sanno di niente, le tue 20 donne, tutte da collezione, tutte gonfiabili, tutte usa e getta, tutte nei tuoi sogni. Non c'é bisogno che mi dici che ti piacciono i miei occhi, che le mie labbra ti fanno impazzire, che ti galvanizzano le mie critiche, perché non decolliamo e non decolleremo mai. E allora ciao, come dice la canzone.
Me ne frego se ti offendi, io cancello il numero. E non ho nessun rimpianto, sai. La verità é che io non sono tua e ti conviene andare via. Non mi basta la memoria per un'altra storia. Te l'ho detto non ho tempo, allora ciao.

lunedì 16 luglio 2012

Un anniversario

E' passato un anno. E' volato un anno. Un anno fa, ieri sera, eri seduta al Metteko, circondata da amici, parole affettuose, incoraggiamenti, ricordi belli e brutti, con un biglietto del treno in tasca. Eri stanca, eri triste, avevi l'impressione che ti avessero svuotata, vidée come si dice in francese. Hai abbracciato la tua vita belga e l'hai salutata cosí, sotto la pioggia di luglio, tipica di Bruxelles e delle sue estati. Hai detto al tuo amico di non piangere, perché nessun posto é lontano, hai toccato la pancia della tua amica e hai detto "Tancred, attend-moi pour venir au monde". Lui non ti ha ascoltato e una settimana dopo, con due mesi di anticipo, ha suonato alla porta della vita. Non hai pianto. Non avevi piú lacrime. Avevi già pianto tanto. Hai salutato i tuoi genitori, hai sentito tua madre dirti di concentrarti sul lavoro, cosí avresti dimenticato. E poi ti sei infilata nel tunnel di questa nuova vita.
Un anno dopo, hai collezionato cadute e salti, frustrazioni e gioie, lavorative e sentimentali, numeri di telefono da non chiamare, lunghe ore insonni passate a pensare, camminare, parlare e amare o chiamatelo pure come volete, ma hai l'impressione netta che ne sia valsa la pena. Lo hai pensato ieri mentre tornavi a casa di notte, sola, ma accompagnata dai tuoi pensieri, dopo aver passato otto ore seduta in un teatro, catturata e rapita dal grande Gatsby. Hai pensato che quello stronzo aveva proprio ragione. Gatsby merita di essere visto, Londra merita di essere vissuta e tu sei diventata una donna nuova come ti aveva detto lui un anno fa quando hai chiuso alle tue spalle, con un colpo secco, la porta della vostra casa. Non sei piú quella che lui ha cercato di annullare, sminuire, distruggere. Sei nuova. Una nuova Francesca.
Un anno cosí vorresti che si ripetesse ogni anno. Vorresti averne almeno altri cento di anni cosí.    

sabato 14 luglio 2012

The man who can't be moved

Hai corso sotto la pioggia battente. Ne avevi bisogno, sentivi di doverlo fare. Non te ne importava niente. Era come se ci fossi solo tu al mondo, li' sola sotto la pioggia che ti bagnava, ti innondava, ti portava via. Hai corso per la prima volta senza mai fermarti, senza prendere mai fiato. Hai sentito il cuore battere all'impazzata ma sei andata avanti. 
Mentre correvi, hai capito che lui non poteva sapere. Lui ti ha fatto una sorpresa. Lui non poteva sapere che quel posto lo conoscevi bene. Lui non sapeva che in quel posto hai perso la testa.
Hai capito subito che non poteva andare. Hai cercato vie di fuga senza trovarle. Sei rimasta seduta li', a fare finta di ascoltare, a far finta di apprezzare. Ma non eri li', eri persa. Le sue mani che ti toccavano ti davano fastidio, ti sembrava che ti sporcassero.
Per questo sei andata a correre nonostante la pioggia. Dovevi lavare via quella sensazione dai pensieri. Dovevi scacciare quei brutti pensieri. Sei tornata gocciolante, bagnata. Ma la sensazione é rimasta. Li', sulla tua pelle. There is no holes in your shoes, but a big hole in your world. Go back to the corner where first I saw you and I am not gonna move, I am gonna wait for you. 

venerdì 13 luglio 2012

Innamorarsi o convincersi di esserlo.

Un segno del destino forse. Mentre leggi questo articolo: http://www.repubblica.it/scienze/2012/07/13/news/per_innamorarsi_basta_crederci_la_finzione_rafforza_il_sentimento-38831663/?ref=HRERO-1, sopra scorre un banner con scritto "Bocconi: Empowering Power". Ti dici "eh no, anche qui no". E pensi che ti vuoi a tutti i costi convincere, perché l'amore vero é altro. L'amore vero ti chiude lo stomaco, non ti fa pensare ad altro, ti fa sognare ad occhi aperti, ti fa rischiare di essere investita da una biciletta perché attraversi la strada senza guardare, persa fra i tuoi pensieri. L'amore vero, eh sí, proprio quello, ti prende, ti ruba e ti porta via. Non ti fa aspettare ad un semaforo qualunque di una strada qualunque a Pimlico. E per capirlo, non ci vuole una laurea presa alla Bocconi.

mercoledì 11 luglio 2012

Sale il cuore, si alza il cuore, manca il cuore

Ho contato i giorni. Ho mentito a me stessa. Quando ogni tanto ho abbassato le mie difese ed ho ammesso che c'era qualcosa che non andava, ho cercato di analizzare la realtà, per sottolineare come tu non sia assolutamente il meglio per me. Ho sentito il malessere crescere in me giorno per giorno, il nervosismo insinuarsi lentamente in me, nella mia quotidianità. Sono uscita tutte le sere, ho dormito 4 ore a notte pur di stancarmi, pur di non pensare, ho bevuto una bottiglia di vino da sola per rilassarmi e scacciare i pensieri. Eppure ho pensato a te, eppure ho sentito il cuore fermarsi, sospirare, eppure ho cercato ricordi che ho miracolosamente dimenticato, eppure mi sono ripetuta che non vali niente, che non sei quello che voglio e cerco, per poi ammettere che non me ne importa niente di tutte queste scuse, perché io voglio solo te.
Ma cosa importa? tutto questo quanto vale? niente, questo é un gioco da fare in due e tu non sei parte di tutto questo e io non posso giocare da sola. E' meglio trovare ancora delle scuse, dei palliativi, degli uomini di cui infatuarsi per un'ora, una notte, una settimana se sei fortunata. Sale il cuore, si alza il cuore, manca il cuore. So stupid, so illogic, so pointless. I never got it, I never got you, except for your skin, I never got your heart. Dai, raccontati un'altra bugia e vai avanti. Non hai scelta, non ti illudere. 

I stand by you

Solo a Londra succedono queste cose. Solo qui. Appena finita la lezione mi chiedi di andare a bere qualcosa e aggiungi che vuoi essere solo con me. Io accetto, ti seguo. Mi faccio portare in un nuovo pub, shabby chic come te. Ci sediamo, chiaccheriamo come sempre, ci facciamo prendere dal momento, discutiamo, ridiamo, insomma, tutto come vuole la tradizione, la nostra. Tu sempre bello, tu sempre uomo di contenuto, con cui si puó parlare per ore, tu sempre uno che sa argomentare, difendere le sue idee, i suoi ideali. E poi mi accompagni alla metro e lí', fra le case rosse che mi piacciono tanto, mi dici la verità. Mi dici che ammetti di aver passato gli ultimi tre mesi a flirtare con me, sai, non é stato professionale, aggiungi, ma non potevo smettere. E poi lanci la bomba: si, ho flirtato con te, lo ammetto, perché mi piaci, perché mi attrai, ma io sono gay. Eppure voglio darti un bacio, niente di piú di un bacio, ma sento che lo devo fare. Io non rispondo, sono senza parole, sono rapita da te, dai tuoi occhi, dalle tue parole. Ti lascio fare, mi lascio baciare, lí in piedi a Russell Square, mentre sento il sapore delle tue labbra, sento la tua barba contro la mia guancia, gusto tutta la dolcezza di questo momento. E poi mi stringi fra le tue braccia per un po'. Mi saluti dicendomi che mi vuoi  far vedere la tua Cuba, scherzi dicendo che farai la mia guardia del corpo, perché lí ci sono gli uomini veri, quelli che non ti chiedono il permesso per saltarti addosso, mi ripeti non perdiamoci di vista. Mi ripeti "adelante, adelante", come la prima volta che i nostri occhi si sono incrociati. Io ti prometto che la prossima volta verro nella tua sporca e chic Shortditch.  
Torno a casa fra le strade bianche di Pimlico e sono triste. Sono triste perché é stato il piú bel bacio che ho dato. Sono triste perché saresti mentalmente il mio uomo ideale, il mio cervello ideale. Sono triste perché ora che so la verità, sarà difficile flirtare come facevamo a lezione. C'est la vie, c'est ça. Non c'é niente da fare, c'é solo da accettare. Adelante adelante, comandante. Sempre.

lunedì 9 luglio 2012

Prospettive

Tre donne. Tre età. Tre sogni diversi. Partendo dalle principesse per arrivare ad un mondo migliore. Tre missioni, con le idee più o meno chiare. Perché oltre il muro c'é sempre qualcosa da scoprire.

Colonizzare

Colonizzare. Espandersi. Aggiungere i tuoi libri, una minima parte delle tue foto, i ricordi, nella libreria dei tuoi. Quasi per sentirsi un po' a casa. Quasi per considerare quella un po' come la tua camera. Quasi per dirsi nonostante tutto questo peregrinare e la bougeotte, ho un punto fisso. Quello che si chiama un centro di gravità permanente. Quasi per dire "dai, forse un giorno non tanto lontano, tornero'".

Elenchi: uomini da evitare

[...]
Quelli che incontri al supermercato con la mamma, anche se hanno superato l'età in cui ti mettono dentro il carrello per farti stare fermo.
Quelli che per farti baciare devi tirare fuori un cartello con scritto sopra "prometto che non mi tirero' indietro, stai tranquillo, non ci vede nessuno, guarda, siamo sul mio divano e la luce é spenta".
Quelli che che ti chiamano subito "amore, tesoro, gioia mia, ecc." e ti dicono grandi frasi da manuale.
Quelli che dopo averti baciato per la prima volta sottolineano subito che non sei la loro fidanzata, mentre tu pensi "ma esiste ancora quella parola?".
Quelli che prima non ti fanno respirare per quanto ti stanno addosso e poi spariscono nel nulla.
Quelli che ti aspettano sotto casa perché non rispondi più alle loro telefonate.
Quelli con la macchina strabella, perché hanno pochi neuroni, concentrati tutti nel loro baricentro.
Quelli che hanno un amico sempre con loro e che scopri alla fine essere il loro amante (oltre ad avere lo smalto sulle unghie dei piedi).
Quelli che per magia si scordano sempre il portafogli a casa ogni volta che uscite insieme.
Quelli che pronunciano il termine "Bocconi" più del tuo nome ogni volta che vi vedete.
Quelli che passano la serata a sbavarti dietro, ottengono il tuo numero e non chiamano mai.
[...]


Half a woman, half a shadow

Tornare a Londra é sempre una corsa, come la tua vita qui. Arrivi a Victoria e nelle tue orecchie parte quella canzone che ti ha accompagnato tutti questi mesi. La canticchi mentre torni a casa con la tua grande e sporca valigia arancione, quella che ti accompagna da anni nei tuoi viaggi, nelle tue peregrinazioni. Ieri, mentre facevi la valigia, sentivi tutta la pesantezza della tua scelta, quella di stare lontana, di volare via. Per le strade di Pimlico hai ripensato ancora una volta a questo anno, a come la tua vita é cambiata, anche migliorata. La pesantezza é volata via, mentre cerchi con gli occhi i tuoi punti di riferimento: lo square dove ami camminare di notte mentre torni a casa a piedi, l'albero che lo scorso febbraio con i suoi fiori ti ha aiutato ad andare avanti, pensando che la primavera stava arrivando e spazzando via il brutto dell'inverno, il ponte di Chelsea, illuminato di notte, dove correrai sabato mattina. Hai pensato che sei stata per un lungo periodo half a woman, half a shadow di te stessa e che ora, lottando giorno dopo giorno, stai tornando a essere te stessa, col sorriso sulla bocca e il cuore che batte. Non é stato facile, ma é andata, finita, archiviata.
Love always change with the trees,
the spring and the leaves,
the waves on the sea.
Wilder than light the wind in your eyes led me astray.
I never wanted it this way.
I always wanted you to stay.

Ritorno al futuro

Non ho riconosciuto il numero, ma appena ho sentito "Fancesca" ho capito chi eri. Sono passati tanti anni, ma non ti ho dimenticato. O forse non ho dimenticato quel modo tutto tuo di chiamarmi, scordandoti sempre la r. Hai sempre fatto cosí, anche quando mi chiamavi amore o tesoro. La dimenticavi, quasi per svogliatezza, quasi per rendere quelle parole piú dolci. Lí' in quell'aeroporto, mentre aspettavo l'ennesima partenza, mi sono ritrovata a parlare con te, come se ci fossimo visti ieri. Tu non sei cambiato in questi anni. E' sempre cosí, ogni volta che ti rivedo o che ci sentiamo al telefono. Eppure in questi ultimi dieci anni i contatti sono stati minimi. Ti ho evitato io, all'inizio, poi sei stato tu ad allontanarti, per poi tornare a cercare un contatto. Ogni volta mi dici sempre le stesse cose. Ti scusi per un errore di giovinezza, mi dici sempre "se potessi, tornerei indietro", "se avessi saputo, non ti avrei lasciata andare". E io invece penso che sia stato meglio cosi, eravamo troppo giovani, era il nostro primo amore, dovevamo ancora crescere.
Ma soprattutto, ogni volta che ti vedo o che ti parlo, ripenso a questo nostro rapporto, che si potrebbe riassumere in una partita di calcio. Io e te siamo due squadre sfidanti, siamo il Toro e la Juve, l'Inter e il Milan, l'Italia e la Germania. Abbiamo passato gli ultimi dieci anni a sfidarci, a combattere l'uno contro l'altro, in un gioco, una competizione, che hai iniziato e voluto tu. Ognuno con i suoi mezzi e le sue strategie, ognuno diverso, ognuno a suo modo, io col silenzio, tu con tutte le armi a tua disposizione. E ogni volta che torno a parlarti, sento che se questa fosse l'ultima partita, sarei io la vincitrice. Il Toro vincerebbe il campionato, la Germania batterebbe l'Italia. Perché tu sei rimasto lí, fermo, bloccato, statico, imbalsamato. Io sono andata oltre, sono cambiata, mi sono costruita uno scheletro su cui reggermi da sola, senza bisogno di chiedere aiuto a nessuno, sono caduta, mi sono fatta male, ma mi sono sempre rialzata per tornare a correre. Ora siamo soli entrambi, ma ci nutriamo di una solitudine diversa.
Ieri mi hai chiesto cosa mi restasse di noi. Ti ho risposto dicendoti la verità: tanti ricordi di un cuore che batte al'impazzata, il tuo sapore e il tuo odore, i tuoi abbracci, tanto forti da togliere il respiro, il ricordo di una giornata di settembre passata insieme in una Bologna calda, bella e accogliente, una foto, l'unica che ho, l'unica che non ho strappato in quel momento di ira post-adolescenziale, l'unico segno tangibile di noi due e del nostro amore giovane, incerto, titubante.
E per il futuro, ti auguro di crescere, ti auguro di trovare una donna come la vuoi tu, che guadagni meno di te, che sia meno brillante di te, che sia sottomessa a te e ti auguro di diventare un uomo e di lasciare da parte quel bambino mai cresciuto che eri e che sei tuttora. Non ti preoccupare, mi potrai sempre chiamare Fancesca, amoe e tesoo. Tanto la palla é sempre dalla mia parte. Tanto il Toro batte sempre la Juve in questo nostro campionato.  

Elenchi: vacanze da "Sapore di mare"

Sole che scotta, sabbia ustionante, mare caldo come se stessi facendo il bagno nella tua vasca da bagno e meduse che danzano allegramente nell'acqua e agonizzano davanti ai tuoi occhi sulla sabbia.
Pelle che inizia ad abbronzarsi, che assume un colore nuovo, caldo, a momenti confortante.
Lunghe camminate sulla spiaggia, per raccogliere i pensieri e scioglieri i nodi della mente. 7 giorni passati a camminare, tra bambini e madri urlanti, gli uomini in slippino che non trovi per niente attraenti, senza risolvere peró nessun dubbio e senza trovare una risposta alle tue domande.
Una telefonata cosí, agognata, desiderata, che conferma che alla fine non sarai tu a mettere lo smalto sulle mie unghie dei piedi, ma saró piuttosto io a farlo. Per poi nasconderle abilmente nei tuoi mocassini da uomo di alta fattura. Pensando ancora una volta "c'est la vie".
La Bella e la Bestia, Biancaneve e Polifemo...favole che provo a leggerti sotto l'ombrellone e che tu conosci a memoria, che mi ripeti con la tua voce ancora da bambina, dolce come una carezza.
Il mal di pancia che non ti abbandona, che ti rovina un po' la vacanza, mentre ti chiedi chi ti abbia mandato la macumba, perché era da tempo che non ti succedeva.
Farsi abbordare da due ragazzini, cosí, di sera, sul lungomare, mentre tu, tra lo stupito e il divertito, ti chiedi se sia uno scherzo o sia vero.
Lunghe pedalate fra le strade assolate, i pontili sul mare di notte, le ville versiliane, col profumo del mare misto a quello dei pini marittimi nel naso. Ripensando costantemente ad altre vacanze, a ricordi lontani nel tempo, ma non per niente sbiaditi nella tua memoria.