martedì 26 giugno 2012

La tortura

Ogni giorno impari, ogni giorno ti insegna qualcosa. Ieri hai capito che un uomo bello, mordibile, attraente non ti basta. Ti sei sentita quasi in imbarazzo di fronte a quello sguardo perso, che non riesce a seguire il discorso, di fronte a quelle esitazioni e teorie facilmente confutabili. Hai pensato "Peccato. Peccato, perché stasera, spettinato, qui davanti a me, con i tuoi occhi, ti morderei, ma non posso". Non posso perché l'amore e l'attrazione passano dalla parola per me, dalla capacità di argomentare, discutere e condividere. Forse devi solo crescere, forse cambierai, forse il tempo ti insegnerà a essere piú moderato, piú accorto. Per ora dico solo che é una tortura, guardarti, mangiarti con gli occhi e chiederti di stare in silenzio, perché appena apri la bocca l'incatesimo si spezza. Con te é proprio come guardare e ammirare la vetrina di una pasticceria, senza pero voler assaggiare nessuno di quei dolci.
Yo sé que no he sido una santa, pero no lo puedo arreglar amor
No solo de pan vive el hombre y no de excusas vivo yo
Solo de errores se aprende mi corazón.

lunedì 25 giugno 2012

Tornare

Tornare significa perdere 20 gradi, ma avere comunque il sorriso sulla bocca, perché il cielo di Londra sa essere unico.
Tornare significa camminare di notte per tornare a casa, guardare il cielo e notare che non vedi piú tutte quelle stelle che hai contato in vacanza.
Tornare significa trovare una cartolina, che risponde alla mia richiesta, fatta in una notte stellata davanti al mare calmo, placido, profumato.
Tornare significa passare una serata con gli amici, che ridono di te e della tua finta tintarella.
Tornare significa non riuscire a mettersi le scarpe chiuse, perché hai passato l'ultima settimana a piedi scalzi sulla sabbia e sulle rocce.
Tornare significa dormire una notte intera, svegliarsi a riaddormentarsi da sola, perché stai bene, perché sei in pace.
Tornare significa sentire l'adrenalina che sale, perché c'é ancora tanto da fare, da giocare, da vivere in questa città e altrove. 
Tornare significa cercare un nuovo volo, una nuova destinazione, perché quella che i francesi chiamano la bougeotte non ti abbandona mai. 
Tornare signifca essere felici perché c'é proprio tanto che vale e che ti rende cosí, spensierata e leggera.  

Elenchi da vacanze ex-yugoslave

Il cielo sereno ogni giorno, blu intenso, senza una nuvola, in cui ti perdi mentre fai colazione sul terrazzo e il mare, verde, trasparente, nel quale puoi vedere i pesci nuotare e giocare fra le tue gambe. 
Quel profumo che hai sentito ogni giorno, portato dalla brezza marina, che senza sapere il perché ti ricorda proprio lui, il grande assente.
Il sole cocente, che scotta sulla tua pelle, che ti ricarica, mentre cammini per strade bianchissime, mentre leggi sotto l'ombrellone, mentre guardi il mare da una barca di pescatori che ti riporta sulla terra ferma, mentre gusti frutta che ha un sapore dolce, dolcissimo.
L'amica e compagna di viaggio, ma che ti parla del suo Est e ti fa capire che quell'Est in realtà non é altro che il centro, il centro dell'Europa. Quell'amica ti dice e ti ripete per tutta la vacanza abbi rispetto per te stessa, sempre.
Quella sensazione di vicinanza e di lontananza, con un mondo che potrebbe sembrare vicino al tuo, ma che in realtà é molto lontano. Una lotta fra modernità e sequelles post-comuniste ben visibili.
Le camminate notturne, fra le strade di Split, Dubrovnik, Hvar, senza bisogno di portarsi la giacca dietro, con i sandali ai piedi e l'odore costante del mare nel naso e sulla pelle.
Un bacio, che sa di sale, che sa di mare, che sa di spensieratezza in una Dubrovnik bianchissima, che ti toglie il fiato, piú o meno come quel bacio, cosí rubato, per dirsi piacere di averti conosciuto e addio. Quel bacio che si trasforma in un livido nero, grande, sulla pelle e non solo.
Un salto in Bosnia, per dirsi che il muro non é mai caduto, che nonostante tutto quella gente non ha mai seppellito Tito e che la cortina di ferro esiste ancora.
Una settimana a parlare con le mani, con i gesti, perché nessuno capisce l'inglese, l'italiano o il polacco. Una settimana a marchander su tutto, dal prezzo del taxi al conto al ristorante.
Un ritorno, lo shock climatico, venti gradi di differenza, ma la sensazione di essere stata bene, benissimo.


Inghilterra Italia 2-4

Lo sapevo che ci saresti stato. Ho letto il tuo nome nella mail di invito della nostra amica comune. Eppure ho deciso di venire e di divertirmi. L'ho deciso mentre ero su un'isola sperduta dell'Adriatico, popolata solo da pescatori, col sapore di salsedine sulla pelle e i capelli impazziti per il vento. E cosí é stato. Il resto l'ha deciso il destino. Siamo stati i primi ad arrivare, c'é stato imbarazzo da parte tua all'inizio, tranquillità da parte mia. Siamo rimasti soli in cucina mentre la nostra amica si preparava, io cercavo di essere naturale, tu guardavi ovunque eccetto me ed a un certo punto ho anche pensato che ti saresti infilato dentro la lavastoviglie in funzione pur di fuggire.. E poi per tutta la partita ci siamo evitati, fino a quell'ultimo rigore. Quando ho esultato, quando ho saltato, ho sentito le tue braccia intorno a me. Mi hai stretto, proprio tu fra dieci persone, lí nel salone della nostra amica. E poi con una scusa, mi hai accompagnato a prendere la metro, con la tua bicicletta tirato a mano. Quando ci siamo salutati ho pensato che questa é la vita. Il domani non lo conosci e lo scopri cosí, una sorpresa dopo l'altra, io che pensavo e mi giuravo che non ci saremo piú visti né parlati. C'est ça, oui, ça c'est la vie!

venerdì 15 giugno 2012

Un ballo ancora

Stavi bevendo il solito the des sources, seduta nel tuo letto. Stavi leggendo, quando ti sei detta: "questa tipa é proprio come me". Si, é proprio te...si circonda di persone, esce un po' con tutti, ma in realtà il suo cuore é altrove, la sua testa anche. Hai provato un attimo di panico. Hai preso il cellulare e hai scritto un messaggio, per dire "scusa, forse é meglio se non andiamo avanti, non ha senso, il mio cuore é altrove". Poi ti sei fermata. Ti sei detta che é meglio aspettare, che tanto ora te ne vai in vacanza, il sole, il caldo e le chiacchere con la tua amica ti faranno bene, ti faranno svagare e capire cosa vuoi veramente.
E allora, dai, ti concedo un ballo ancora, un altro notte a camminare per i parchi, un altro sorriso, insomma, un'altra chance.  

giovedì 14 giugno 2012

Tornare ad avere 15 anni


La prima frase che ti é venuta in mente al risveglio é stata "eh no, cosí non si fa". Sei una donna, non una bambina. E ieri hai giocato un po' come una quindicenne. Non puoi negare di esserti divertita, é stato bello essere al centro di tutte le attenzioni, ma sai che é un gioco pericoloso. Ma ti é piaciuta quella lotta fra galli, ti é piaciuta la tensione nell'aria, mettersi a letto col cuore che batte per l'adrenalina. Ti é piaciuta la complicità degli sguardi, ti sono piaciute le botte di allegria e la spensieratezza. Tutto questo va contro le tue regole, quelle che ti imponi e che non segui mai. Ma chi se ne frega delle regole, ti sei detta, vivo cosi e vedo cosa succede. So solo che questo cuore che batte all'impazzata mi piace molto.

mercoledì 13 giugno 2012

How to save a life

Mi sono divertita, sai, ieri sera? mi é piaciuto trovarti lí' ad aspettarmi dove ti avevo detto e poi camminare a lungo per le strade di questa città, bella e complicata. Mi é piaciuto quando mi hai portato alle 11 di sera ad Hyde Park ed hai iniziato a raccontarmi di quella volta che sei rimasto chiuso a Sempione, insieme ad una ragazza perché vi eravate un po' troppo fatti prendere dal momento. Mi é piaciuta anche la storia sui mojitos di Cuba, sul sapore delle banane in Africa e delle noodles a Singapore. Mi é piaciuto quando hai iniziato a parlare in russo con la cameriera dell'ultimo pub aperto a Londra. Sei stato brillante, sei stato divertente, sicuramente pieno di sé, ma accettabile. E poi quando l'orario dell'ultima Tube si avvicinava siamo tornati a Victoria e ci siamo salutati. Mi hai abbracciato ed é stato un momento, veloce, velocissimo. Ho sentito la tua bocca avvicinarsi al mio orecchio, il tuo naso avvicinarsi alla mia pelle. E ho sentito le tue parole: "Non mi lasciare andare, mi sono perso e vorrei ritrovarmi grazie a te. Si, tu mi fai stare bene, tu mi sai ascoltare e il tuo profumo mi fa impazzire". Sono rimasta lí a guardarti, stupita per quella confessione. Eh no, ho aggiunto, sono io quella persa, non mi rubare le battute!E poi ti ho preso per il braccio e ti ho portato a camminare ancora per le mie strade, per parlare ancora, per fumare un'ultima sigaretta, per sorridere ancora.
Grazie per questa serata, grazie per la tua confessione, grazie per il tuo essere un po' borioso, ma comunque simpatico. Grazie perché é bello ridere e pensare che niente é per sempre. Soprattutto la tristezza!

martedì 12 giugno 2012

Stasera

Stasera usciamo insieme. Stasera ti faró parlare. Ti faró raccontare tutta la tua bravura, la tua laurea giovanissimo, la tua Bocconi, la tua Milano. Ti faró fare il gallo della situazione, io mi complimentero' con te per tutta la tua bravura, per il tuo essere brillante. Ascoltero' fingendo di appassionarmi ai racconti dei tuoi viaggi in giro per il mondo, il tuo anno in Asia, il tuo anno a Buenos Aires. Saró perfetta, te lo prometto. Ti chiedo solo una cosa in cambio: un bacio. Si, voglio un bacio, voglio sentire le tue labbra sulle mie, voglio andare a casa col tuo sapore in bocca. Mi voglio addormentare ripensando a quel bacio, perdendomi fra i miei pensieri e i battiti del mio cuore. Tu non devi fare altro. Di baci, ne ho dati tanti. Alcuni me li potevo anche tenere per me. Ma stasera, ho bisogno di quel bacio, come un incentivo ad andare avanti, a voltare pagina. Ti prometto che ti faró capire che sono lí per quello, per quell'incontro, dolce, umido, gustoso, che ti fa battere il cuore anche solo per alcuni secondi. Ascoltami allora e soprattutto baciami. Due persone, due vite, due tentativi di crearsi una vita diversa e soprattutto due labbra, che voglio far unire. Anche solo per una sera. Per il resto, ci penseremo piú avanti...

lunedì 11 giugno 2012

Perdersi fra i tetti di Londra

Questo weekend é andato cosí. E' stato pieno, é stato stancante, é stato bello. E' iniziato con una festa per il tuo compleanno, persone care intorno a te, il sapore della gioia in bocca, unito ad un altro, che conosci, che ti piace, che é dolcissimo, ma che non puoi piú avere. Un bacio per dire addio ad un cuore che ora deve tacere, una sveglia con una di quelle sbornie da ricordarsi, la messa in piega da far invidia alle attrici di Dallas, la serata con degli sconosciuti, a raccogliere biglietti da visita, che arrivata a casa butti nella pattumiera, perché non ti servono e perché vuoi fare la romantica, quella all'antica. E poi le corse per le strade di Fulham perché sei in ritardo, la serata passata con altri sconosciuti, i sorrisi, le chiacchere, per poi finire sul tuo divano, con il principe di Sassonia, ad ascoltare le sue pene d'amore. Tutto questo in 48 ore che ti sembrano 48 anni, lunghe, intense, piene di vita e di emozioni. E per due giorni, trovarsi cosí, sospesa fra i cieli i tetti di Londra, con i piedi per aria, ma la testa ben salda al resto del corpo. Per due volte hai guardato fuori e hai visto i tetti che si stagliavano contro il cielo blu. Per due volte in due giorni hai sentito che potevi cambiare, che potevi vivere diversamente. Per due volte, hai sentito che sei fortunata, che hai tanto, che il tempo dei lamenti é finito. Sará stata l'euroforia, sará stato l'alcol, saranno stati gli amici vecchi e nuovi, sarai stato tu, che sei sempre importante...so solo che sono stata bene, benissimo, lí sospesa, fra i cieli di quella che posso ora chiamare la mia Londra.   

domenica 10 giugno 2012

sabato 9 giugno 2012

Vegas

Oggi mi sento cosi', come quando ascoltavo questa canzone. Come quando invitavo gli amici di domenica pomeriggio, accendevo il forno e iniziavo a preparare un dolce, da condividere. Si, proprio come quando vivevo nella casa soffitta di Rue Goffart. Oggi mi sento stanca, ma contenta. Oggi il mio cuore é sempre a pezzi, ma é andato a comprarsi l'attack per rimettersi in sesto da solo. Oggi voglio iniziare un nuovo capitolo. Ma voglio tenere tutto il bello di quello appena concluso. Oggi mi auguro 32 anni come quelli già vissuti, col sorriso, i momenti di disperazione, il cuore che batte, le porte sbattute in faccia, le notti insonni, gli uomini fast and furious e quelli che restano e lasciano il segno, gli amici, vicini e lontani, una sorella "tardona" che a volte sa lasciarsi andare e sembrare più giovane e una nipote, che sogna ad occhi aperti un viaggio di nozze a Londra, una torta rosa e un paio di ballerine ai piedi. Voglio tutto questo...a Vegas, a Londra, ovunque andro'...

giovedì 7 giugno 2012

Breaking my fall

Ne sai una più del diavolo, tu. Ti svegli alle 5 del mattino, anche il giorno del tuo compleanno, dopo essere andata a letto alle 2, perché non avevi sonno. Ti svegli nonostante le tende oscuranti, perché ti senti il cuore battere, il cervello macinare i pensieri e ripetersi la presentazione di oggi nella testa. Come sempre, alle 7.20 arriva il messaggio di tua madre e ti commuovi un po' per quello che ti scrive, per quell'augurio di avere la gioia di vivere sempre con te. E tu le rispondi che in questi anni non sei mai stata delusa dalla vita, sei caduta, ma la vita stessa ti ha sempre dato la forza di rialzarti. Non sei mai stata sola, c'é sempre stato vicino a te qualcuno che ti ha preso per mano, ti ha stretto fra le sue braccia come ha fatto tua madre alle 7.20 di quell'8 giugno e ti ha accompagnato fra i sentieri delle sfide quotidiane.
Finisci in cucina, ti preoccupi perché il thé des sources blanc sta finendo e ti serve alla mattina per carburare. Finisci quello stramaledetto report, dai uno sguardo alla presentazione, conti i colleghi sulle punta delle dita per vedere quanti muffins portare, ricordandosi di evitare quelli ai mirtilli perché a qualcuno non piacciono. La tua amica ti fa un bellissimo regalo comprandosi un biglietto per venire a trovarti, quelli che contano ti scrivono messaggi pieni di affetto e ti prepari ad affrontare un'altra lunga giornata.
Et voilà, c'est fait, direbbero i tuoi amici francesi. E come dice quella canzone: "avrai cento ponti da passare e far suonare la ringhiera, avrai un lavoro da sudare, avrai ricordi, ombrelli e chiavi da scordare, e avrai discorsi chiusi dentro e mani che frugano le tasche della vita. Avrai il tuo tempo per andar lontano, dimenticherai camminando e ti fermerai sognando".   

What's my age again?

32 anni fa mia madre si svegliava alle tre di notte con uno strano mal di pancia. Era convinta che fosse solo un ordinario mal di pancia, sai, dovevo nascere dieci giorni dopo. Quattro ore dopo ero fra le sue braccia. Mi hanno sempre raccontato che stavo per nascere per strada, tanta era la fretta che avevo di venire al mondo. Impulsiva fin dal primo momento, io. Quando me lo raccontano, mio padre ama aggiungere che sono nata con i pugni stretti, rossa ed arrabbiata, per sottolineare che non sono cambiata per niente. Sempre sul piede di guerra, sempre comunista, sempre permalosa, io. Mia sorella invece mi racconta che si ricorda quando le hanno annunciato che era nata la sorellina e ama aggiungere che é quella mattina che ha visto per la prima volta mio padre con la barba lunga, lui, che é sempre stato perfetto, impeccabile. Sono nata e mi hanno chiamata Agnese. Poi c'é chi dice "io ho chiesto che ti chiamassero Francesca" e chi smentisce e dice "ho capito che un altro figlio non l'avrei fatto e cosi' abbiamo cambiato Francesco in Francesca". Ho sempre pensato che quella indecisione iniziale mi avesse segnato, mi ha reso poco sicura di me, a momenti incerta nelle mie scelte.  
Oggi é il mio compleanno. Un altro anno é passato, con le sue esperienze belle e brutte. Un anno di ricostruzione e momenti bui, un anno di gioie, di camminate a dieci metri da terra per la felicità, di crisi nera e buia, quando finisci a camminare di notte per le strade di Londra e ti chiedi il perché di tutto questo. Un anno in cui ti sembra di non aver combinato niente, anche se non é vero, anche se hai fatto molto. Un anno cosi', un anno da ricordare, in cui ti sei scottata un po' il cuore, ma in cui hai saputo, come sempre, andare avanti. Un anno che finisce, uno che inizia. Mentre tu ascolti una canzone, Picture of you, e pensi che la vita ti sorprende sempre. Come gli uomini che ti dovrebbero portare a vedere le stelle. Con lo smalto sulle unghie dei piedi, pero', ben nascosto dentro i mocassini!
http://www.youtube.com/watch?v=EG0Q3kR7_9c

Ma quante stelle ci sono in cielo?

Quando hai sentito quella domanda, hai riso. Hai subito pensato "ora gli dico che domani mi devo svegliare presto e non posso", ma poi ha scelto di dire la verità. "Scusa, ma tu pensi che una partita di calcetto e una birra bastino per portarmi a casa tua stasera?" e poi hai aggiunto "ma non hai notato che ho passato la serata a staccare le tue mani da me e che mi davano molto fastidio? E poi scusa, tu hai la ragazza e non me ne frega niente che siete in crisi. sai, siamo tutti in crisi. Io é un anno che vago nel buio, ma questo non significa che sei autorizzato a portarmi a casa tua solo perché lei é in vacanza". Dopo hai sorriso, felice, contenta. Lui era lí, spiazzato, senza parole. "Ma tu cosa vuoi?". "Io non voglio niente di fast and furious, io voglio un uomo che mi porti a contare le stelle che splendono nel cielo. Nella vita c'é un momento per tutto e quello per il fast and furious per me é finito. Forse sei capitato male, forse non sei stato fortunato o forse lo sei stato". Poi sei tornata a casa, leggera. Prima di dormire hai sentito il bisogno di farti una lunga doccia, perché quelle mani che staccavi da te, ti avevano lasciato una strana sensazione addosso. Non sai se lo troverai mai l'uomo con cui contare le stelle, forse troverai solo uno che ti chiederà di mettergli lo smalto sui piedi, ma non ti importa. Non vuoi perdere tempo, ne hai già perso troppo. E sai che per contare le stelle in cielo ci vuole tempo, ci vuole il cielo sereno, ci vuole pazienza.

mercoledì 6 giugno 2012

Ti ho già parlato del vento del Nord?

Tu sei un pasticcino. Tu sei da mangiare. Tu sei à croquer, direbbero i miei amici francesi. Tu hai due labbra da mordere, due occhi vispi, un fisico che fa sospirare. Ma sai rovinare tutto, perché apri la bocca e parli. Sai, saresti bellissimo, lí, in salotto, fra i cuscini rosa, ma dovresti stare in silenzio, muto. Sai perché? Perché dici cose prive di senso ai miei occhi, io che sono piú vecchia di te, mi ritrovo a fare la sessantottina. Mi dici che le donne non devono lavorare, perché il loro ruolo é stare a casa con i figli, mi dici che vuoi una donna del tuo paese, mi dici che la tua donna se proprio vuole lavorare non deve guadagnare piú di te. Io ti ascolto per quasi due ore, lí, in piedi, e ti faccio parlare, anzi straparlare, mentre penso che ho lasciato il bucato in lavatrice e lo devo assolutamente stendere. Rispondo, sorrido, ma dentro di me mi chiedo come possano ancora esistere uomini cosí. Il pasticcino da mangiare svanisce, diventa amaro, da indigestione, anche a piccole dosi. Stremata, concludo dicendoti "é ora di andare a letto, si - aggiungo - a dormire"!

Elenchi: weekend emiliani o pseudo-romagnoli, sbarre in testa e bottigliette

Una bambina che ti corre incontro all'aeroporto e ti stringe fra le sue braccia ancora piccole e grassottelle, ma quando é in piedi ti arriva magicamente già alla vita.
Scappatelle notturne, fra le strade di una Parma bellissima, con la luna piena, condite dal gusto del mese del gelato di Grom. Cosí mentre gusti le amarene, gusti anche l'inizio dell'estate, seduta sulle scale del Duomo, e pensi che questa estate é proprio quella, si, quella della liberazione.
Bottigliette non bevute ma solo rimandate, a causa di malanni inaspettati.
Aperitivi avvenenti, con uomini e non bambini, che ti riaccompagnano romanticamente a casa a piedi, mentre a te frulla in mente un dubbio e una domanda, che recita " ma scusa, ma a te piace Lady Gaga?". E speri di non dover spalmare lo smalto rosso sui piedi di nessuno!
Amiche che ti regalano una bussola e ti dicono "il Nord decidi tu dove metterlo". E ti incitano a metterti al timone della tua vita, ad essere attiva, ad essere attore e non spettatore.
Arrivederci corredati da sbarre che ti cadono sulla testa, in un parcheggio qualunque, in un aeroporto qualunque, mentre tra lo stupito e l'inebedito ti senti dire "Chiara, ma tu non lo prendi il biglietto del parcheggio?". E cosí passi tutto il volo a ridere e ridi anche sul treno che ti riporta a Victoria, verso quella che ora é la tua casa.
Le tue tende vecchie, nella tua nuova camera. Un tocco di Bruxelles nella tua Londra, quasi a ricordarti da dove vieni.
Una data, il 29 giugno, un invito a cena. I giorni da contare sul calendario, mentre dici al cuore di stare fermo lí, di non agitarsi, perché prima c'é la questione dello smalto sui piedi da risolvere.