mercoledì 27 gennaio 2016

Quel cielo blu. Sí, quello lí

In una calda giornata di inizio agosto, su una terrazza londinese sorseggiavo vino e mangiavo patatine, quando un tipo mi fece cadere nella sua trappola, dicendomi "il cielo da noi é diverso, é piú blu". Io rimasi colpita da quella frase e anche da lui. Ci siamo frequentati per un po' e devo dire che io passavo piú tempo a chiedergli del suo paese che a parlare d'altro. Ognuno é poi giustamente andato per la sua strada, ma a me é rimasta la fissa di andare a vedere quel cielo. Cosí blu. 
Poi ho conosciuto te. E quasi subito tu mi hai confessato il tuo sogno, che coincideva con andare a vedere quel cielo lí. Un po' come un passo alla vita adulta. Un po' come un gesto di iniziazione a qualcosa di nuovo. 
Per un lungo periodo, ho fatto coincidere il vedere quel cielo che mi avevano detto essere blu con il desiderio di vedere due occhi che non ho mai visto, ma in cui avrei tanto voluto perdermi. Il valore simbolico di questo viaggio é cosí diventato fortissimo. Tu mi dicevi "quegli occhi non sarebbero mai stati blu, la genetica non perdona", ma io me ne sbattevo della genetica e credevo nel mio mondo fantastico. 
Alla fine, dopo tanta attesa, l'ho visto quel cielo. La prima cosa che ho fatto appena scesa dall'aereo é stato guardare in alto. Guardare al cielo. Ed era blu, forte, intenso. Anche il sole era forte, cosí tanto da dovermi mettere gli occhiali da sole, che nonostante i filtri, lasciavano quel cielo sempre di un colore intenso, intensissimo. 
Ho passato 4 settimane con il naso all'insú. A parlare a quel cielo. A parlare a quegli occhi. A dire, ecco, finalmente ci siamo conosciuti, incontrati, anche un po' coccolati. Quando sono tornata, l'ho cercato ancora quel blu intenso. Non l'ho trovato. Troppe nuvole nei cieli inglesi. Fa lo stesso, me lo porto sempre dentro quel blu. Sempre con me.Ora ancora di piú.