lunedì 22 febbraio 2010

Algo se muere adentro

Ho lottato per mantenere una distanza. Ho lottato per non lasciarmi andare, anche se dentro di me mi sentivo un po' morire. Ho lottato per non piangere, ma le lacrime erano li'. Ho cercato di fare tardi, il più possibile, per non dovere. Ho trovato tante scuse, mi sono detta che non sarebbe cambiato niente, tanto tutto era già cambiato. Ho capito cos'é il silenzio, quello pesante, quello pieno di parole, spesso di recriminazioni e insulti. Ho capito di aver lottato contro un mulino a vento e ho sentito il dolore della caduta, cosi' come ho provato quello dei passi della rinascita. Ho collezionato le immagini dei miei sbagli e ho dimenticato i nostri sorrisi.
Ora so che é andata, non potrà tornare. Forse un giorno, in un'altra vita, forse saremo diversi.

mercoledì 17 febbraio 2010

Il desiderio di sempre

Mi capita tutto di un colpo di sentirmi svuotata, ancora una volta. Quante volte é successo in un anno...30, 40, 100? La sensazione é quella di non avere forze, di camminare nel buio, di avere paura di qualsiasi cosa. E cosi' perdo anche la capacità di parlare, di comunicare. Divento un contenitore vuoto, senza forze.
Mi sono sentita dire che sono pessimista. Non penso, perché se rifletto a tutte le volte che mi sono risollevata dopo una brutta caduta, non posso non ammettere di aver avuto coraggio e ottimismo. Penso pero' di vivere la vita diversamente, con una intensità che potrebbe forse diminuire.
E il solito desiderio di sempre ritorna: quello di chiudere il gas e scappare via.

giovedì 4 febbraio 2010

I cento passi del silenzio

La stanza é piccola, le persiane sono appena aperte, tanto da far entrare un po' di luce. Fa caldo, deve essere la fine di agosto. Fa ancora più caldo perché quella stanza é piccola e piena di tappetti. Per terra, i vestiti di una bambola, sparsi. Nell'animo, un sentimento di angoscia, ma anche di serenità, perché la casa é vuota. Non ci sono rumori, solo silenzio. E' tutto cosi' perfetto, i pensieri stessi dicono che tutto é tranquillo e perfetto, fino a quando si sente il risuonare metallico della portiera di una macchina. In un attimo tutto crolla, l'angoscia e la paura prendono il sopravvento. Uno sguardo veloce fuori dalla finestra rende realtà la paura più grande. A partire da quel momento, tutto é veloce. La porta della stanza si chiude, a chiave. Il respiro diventa pesante, rumoroso, nonostante tutti i tentativi di tenerlo segreto. E scatta la necessità di trovare un posto in cui nascondersi, per mettersi ancora di più al riparo, nonostante il fatto che nessuno possa avere accesso a quella stanza. In quei momenti, la paura diventa un sentimento, un'emozione chiara. Arriva la triste consapevolezza che tutto puo' finire in un attimo, senza poter agire contro il destino. Poi arrivano i passi e la maniglia della porta che si piega. A quel punto, il respiro non esiste più, é svanito nel nulla. La porta cigola, ma resiste, non si apre. Il respiro diventa salvezza in quel preciso momento. E' sempre silenzioso, ma é vivo. I colpi contro la porta non fanno paura...é finita per ora. E dopo? dopo dopo dopo...dopo, non importa.

martedì 2 febbraio 2010

"Non idealizzare mai né lui, né la vita"

Cercare il cambiamento, desiderarlo, volerlo. E poi alla fine cedere e non cambiare. Questa é la mia vita, io sono sempre la stessa, cado, ma mi rialzo e ripercorro sempre la stessa scena. Sono sempre la stessa persona, seduta su una bicicletta, che pedala furiosamente, ma che non avanza di dieci millimetri. Questa é la vita, me lo ripeto tutti i giorni. La vita é cosi', ti puo' dare l'infinito e te lo puo' togliere in un baleno.
La mia testa é vuota. Dentro non ci sono neanche più i pensieri, se ne sono andati lontano, hanno trovato nuovi orizzonti, più attraenti e divertenti. Li dovrei forse rincorrere, io, questi pensieri che mi hanno tradita, ferita e abbandonata?
Se l'uomo é fautore della sua felicità, io mi condanno alla ricerca della felicità senza riuscirci. La vedo da lontano, ma non la raggiungo mai. E quasi quasi penso che in realtà sono io che non la voglio raggiungere, é una scelta calcolata e studiata. La vedo, l'agogno, ma poi dentro di me mi impedisco di raggiungerla. Forse se ti avessi ora fra le mie mani, non starei meglio.
Forse aveva ragione quell'amico che amico non era che mi diceva sempre di "non idealizzare mai né lui, né la vita". Io invece l'ho fatto e mi sono condannata. Condannata ad amare lui e condannata a essere insoddisfatta nella vita.
Il cambiamento pero' puo' essere una soluzione in questo caso e io so che, volendo, potrei cambiare. Potrei smettere di condannarmi, ma in questa folta nebbia che caratterizza la mia esistenza, io non trovo il pulsante con scritto sopra cambiamento. Non c'é un bel "Delete" nella tastiera della mia testa.
Lo trovero' forse un giorno, o almeno cosi' spero. Trovero' il pulsante e tornero' a vivere e non avro' paura di un treno, che rallenta perché entra in stazione. Un treno che mi riporta ad una realtà che é diversa da quella desiderata. Trovero' il modo di accettare che la vita non va come voglio io e accettero' anche che quella bicicletta si stia muovendo, stia procedendo, stia correndo verso il traguardo. Quale sia il traguardo, lo scopriro' solo colo tempo, vivendo.