giovedì 21 agosto 2008

Una serata fra amiche

Una serata fra amiche come tante. Siamo in tre. Tutte in coppia. Tutte con grandi speranze per il futuro e anche per il presente. Tutte lavoriamo e abbiamo il nostro stipendio e siamo indipendenti. La discussione ruota sempre intorno agli stessi temi: il lavoro, l'amore, la coppia, i figli. E li' crolliamo tutte. Siamo talmente prese dalla necessità di rivendicare il nostro essere donne moderne, che ci neghiamo il piacere, tutto femminile, di dire "ma io quasi quasi un figlio lo farei anche ora". No, noi razionalizziamo, siamo pacate, ci dobbiamo affermare nel lavoro e cosi' diciamo, false più che mai: "nooo, io prima dei trent'anni no!". L'ho sempre detto, anche io. Pero' ieri sera, per la prima volta ho sentito che era una maschera. Era un tentativo di credere, di convincermi, che sono diversa dalle altre. Perché ho cosi' bisogno di mostrare agli uomini che sono io che porta i pantaloni? Perché nego sempre il mio essere donna e quindi anche simbolo di fragilità, sensibilità, seduzione e maternità? Vado in giro a dire che io in realtà sono un uomo e più lo dico e più emergono quello che é il mio essere donna.
Se razionalizzo, un figlio ora non lo voglio avere. Ma solo perché voglio essere certa della mia coppia. Ma l'istinto materno é li', sotto sotto, che lavora. In silenzio.

lunedì 18 agosto 2008

Un tuffo nel passato

I miei genitori vivono in un casa che si é fermata nel tempo. Tutto é rimasto come quando io e mia sorella eravamo piccole. Nella mia stanza ci sono ancora i giochi, nel cassetto della scrivania i diari segreti, scritti con tanta fantasia e ardore. In camera di mia sorella, ci sono le vecchie cassette dei Duran Duran e degli Europe. Appena si entra in casa si sente sempre quell'odore particolare, un misto di legno e lavanda, con una nota di polvere, che non potrebbe mancare. Le foto nelle cornici risalgono a venti anni fa. Nell'armadio c'é ancora il Montaclair con cui andavo a nuotare, un cappello di lana per l'inverno e le felpe con i disegnini, rigorosamente rosa. Dietro al camino c'é ancora un vecchio gioco da tavolo, con la scatola che ha perso i bei colori vivaci di un tempo.
E' un mondo statico, che non é cambiato, é rimasto proprio come l'ho lasciato ormai quindici anni fa. Ma perché? Forse perché é un modo, un tentativo per i miei genitori di negare il passare del tempo, di credere che tutto é rimasto cosi', che io e mia sorella non siamo cresciute. Forse il giorno in cui loro non ci saranno più e la casa verrà smantellata, io e mia sorella chiuderemo con il passato, lo perderemo. Perderemo la nostra infanzia e tutti i ricordi di quel tempo che già ora mi sembra tanto lontano. Ancora una volta, c'est la vie.

mercoledì 13 agosto 2008

Un'immagine del passato e del presente

Lo schermo del computer mi colpisce, mi fa male. Mi fa vedere qualcosa che non avrei dovuto vedere, che arriva all'improvviso, neanche ricercato. Vedo un viso, caro e amato, che pero' non é mio, non lo é mai stato. Vedo qualcuno che rifuggo da tempo, che allo stesso tempo ricerco pero'. E poi mi maledico, forse non avrei dovuto aprire quel video. Una volta visto, non riesco a fare niente se non ritornare indietro, riavvolgere il nastro e tornare a quel minuto preciso in cui il suo viso appare. I suoi occhi sono fari nel buio. Sono belli, bellissimi, come sempre. E io continuo a perdermi in quel paio di occhi. Come quella canzone che recita "Io i miei occhi dai tuoi occhi non li stacchero' mai". Quando l'ho sentita, ho pensato a quegli occhi.
E poi arriva la sua voce. Ci impiega un po' per arrivare, é sempre cosi'. E' come se aprisse la bocca ma non uscisse niente. Ma quando arriva mi abbraccia, mi culla, mi percorre la schiena e mi accarezza il collo. Sento addirittura il calore della sua voce. Sento le lunghe pause che fa, fra una parola e l'altra e la vorrei qui, accanto a me.
Non posso salvarmi. Quegli occhi sono un burrone e basta un momento per crollare. Senza soluzione, né via di scampo. Cosi' mi convinco che quella é solo un'immagine del passato e del presente, ma non del futuro. Ma una certezza ce l'ho: quegli occhi non li sostituiro' mai, sono gli occhi dell'amore e della fiducia e non sono miei.

martedì 12 agosto 2008

Riabituarsi

Sono stordita. Dal mio ritorno in patria belga, ho la testa grossa come un pallone. Penso e ripenso a una settimana che ho passato per lo più in famiglia, per concentrare tutta la mia attenzione sul bambino che mia sorella aspetta. Eppure tutto questo mi ha provocato una tempesta di sentimenti. Ieri camminavo per Bruxelles e cercavo nella gente i visi che conosco. E' sempre cosi'. Ogni volta che parto, poi mi devo riabituare al mio esilio forzato.
Domenica sera non riuscivo neanche a parlare in francese e sentivo di avere un accento italiano fortissimo. Ora la situazione si sta normalizzando, ma l'idea di tornare in Italia ancora una volta mi sfinisce. Questa mattina pensavo, nel mio letto, che vorrei godermi un po' la mia casa e anche la mia solitudine, in questi giorni senza Samuel. Invece questo stordimento non me li fa godere, mi fa venire un leggero stato di ansia.
Una sola certezza: a settembre sarà passato.

lunedì 11 agosto 2008

E' troppo tardi

Sono due giorni che questa frase mi sfiora le labbra e mi fa venire i brividi. E' troppo tardi per poter cambiare la situazione, per amarsi, per essere amici, per perdonare. Oggi qualcuno mi ha tradita e l'ho scoperto nel peggiore dei modi, ieri ho lasciato il mio paese pensando che sia troppo tardi tornarci. E' troppo tardi tornare a vivere una vita che non é più la mia, a inseguire sogni che restano tali.
E poi in un momento, penso a tutte le parole che non ho detto, per vigliaccheria e mancanza di coraggio. Avrebbero cambiato qualcosa? avrei potuto cambiare la mia vita o quella di qualcuno che mi é stato vicino? ancora una volta é troppo tardi. Mi rimane solo una gran frustrazione.