venerdì 28 settembre 2012

La differenza fra me e te

A me Tiziano Ferro non piace. A me Tiziano Ferro sta proprio sulle palle. Eppure sono tre giorni che ascolto questa canzone. La ascolto perché sono arrabbiata. Non sono neanche arrabbiata, sono furiosa. Furiosa perché non mi dai mai quello che voglio. Perché non rispondi mai come vorrei. Perché fondamentalmente non sei come ti immagino io, anche perché quello che immagino io non esiste, tu non sei quello che ho nel mio cuore. Sono furiosa per i tuoi silenzi, perché io sono sempre l'ultima ruota del carro per te, perché mi sento quasi in colpa se bacio un altro e non te lo dico. Sono furiosa perché tu ripeti sempre lo stesso nome e non é il mio. Sono furiosa perché sento che tu non faresti per me quello che farei io per te. Sono furiosa perché mi devo trovare fra le braccia di qualcun'altro per dirmi "come sto bene cosi', com'é bello avere qualcuno che ti stringe, che ti presta la sua spalla per appoggiarti", mentre ti fa ascoltare i Pink Floyd, anche se lo fa solo per una sera, anche se forse finge. Perché non ci sei tu a stringermi? Perché non ci sei tu a prestarmi la tua spalla su cui appoggiarsi? Perché non sei tu che mi chiami al mattino e mi fai sentire "Wishing you here" al telefono? La risposta a queste domande la so, sai? é proprio la fottutissima differenza fra me e te. Eh si, sono ancora furiosa. Dovro' correre, dovro' viaggiare, dovro' scappare, dovro' uscire con tanti uomini ancora una volta per farmela passare. Per stemperare la rabbia. Quella che tu non hai.  

martedì 25 settembre 2012

Buonanotte tesoro

Sul "Buonanotte tesoro" ho sentito il sangue pulsarmi nelle vene e andarmi al cervello. Non perché mi fossi emozionata, ma per la rabbia. La rabbia di dire "Scusa, ma tu chi sei per dirmi queste parole?". La rabbia di chi si sente inutile e vede la propria vita passargli davanti, mentre cerca il pulsante "pausa" per bloccarla e non lo trova. La rabbia di chi ha passato una serata a cena a parlare di cose di cui non gliene fregavano niente, mentre pensava "no no, io non sono fatta per questo lavoro". La rabbia di chi torna in albergo dopo una giornata iniziata alle 6 del mattino, compone un numero di telefono e sente la rabbia aumentare ancora di più, senza capire il perché. La rabbia di chi avrebbe voluto sentire l'altra persona all'altro capo del telefono dire "ciao, sono contento di sentirti" e invece ha sentito solo rantoli. La rabbia di chi vede e tocca l'egoismo altrui, sentendosi per prima in colpa per il proprio (che poi forse egoismo proprio non é). La rabbia di chi dice basta, io non ci sto. Non ci sto a mettermi la maschera, non ci sto a farmi prendere in giro da un altro, ancora una volta, non ci sto a scrivere un report con toni giornalistici quando io non sono una giornalista, non ci sto a tornare a casa (se si puo' chiamare cosi' una stanza) e guardarti negli occhi senza toccarti, mantenendo le distanze, mentre poi vorrei fare tutt'altro.
Ecco, buonanotte, si, buonanotte tesoro. Peccato che il mio di tesoro non mi abbia in nota. Peccato che il mio di tesoro non mi ami (e forse, anzi, sicuramente, é meglio cosi' perché molto probabilmente sarei infelice se fosse cosi'). Peccato che quello che mi ha scritto "Buonanotte tesoro" al 99% stasera si é portato a letto un'altra, non il barattolo di nutella. Buonanotte, buonanotte Francesca. Anche stasera ci sei tu con te stessa. Fattelo bastare.   

5 giorni con i libertini dementi

 
Mi sono sempre chiesta perché l'acqua del mare é diversa da paese a paese: qui é verde, compatto pero', che non ti permette di vedere cosa c'é sotto.
 
 
Brighton mi ha accolto con venti fortissimi, nuvoloni e cavalloni.
 
 
Una città, tre colori (grigio, verde, marrone), tanti nuvoloni e uno stato d'animo.
 
 
E finalmente arriva il sole...
 
 

sabato 22 settembre 2012

La seconda chance

Io mi convinco che alla persone va data sempre una seconda chance. Me ne convinco ancora di più per le storie di amore o pseudotale. E mi sbaglio sempre. Il risultato della seconda volta é sempre peggio di quello della prima volta. La delusione sempre più grande e profonda. Il rancore si mischia all'ennesimo dispiacere, Quel poco che era rimasto viene spazzato via del tutto. La seconda chance é una brutta copia della prima, che era già abbastanza brutta. La seconda volta chiude per sempre la possibilità di ripassare dal via. Cavoli, non siamo mica a Monopoli.
"Io e te ci siam tolti le voglie
ognuno i suoi sbagli
è un peccato per quelle promesse
oneste ma grosse
ci si sceglie per farselo un pò in compagnia
questo viaggio in cui non si ripassa dal via".


Notti difficili, mattini difficili, giorni facili

Svegliarsi alle 3 di notte e non riuscire a dormire. Svegliarsi con lo stomaco duro come un sasso, per il nervosismo o per il fastidio di esserci rimasta male. Rimanerci male più per la mia risposta che per la tua. Svegliarsi con l'immagine dei tuoi occhi su di me, che mi guardano persi. Si, mi guardano persi mentre io ti rispondo "I am not angry with you, I am pissed off by you" e poi il silenzio che cade e ci imprigiona. Girare le spalle e andarsene a dormire, pensando che sei ancora un bambino e certe cose non le capisci, che mi sono sbagliata io a pensare che tu fossi grande e maturo.
Cinque lunghissimi giorni da passare fuori Londra, lontana da tutto e da tutti, in compagnia del mio lavoro, che a momenti mi appassiona, a momenti mi annoia. Cinque giorni per prendere le distanze, per chiudere e spazzare via il vecchio, per lasciare il posto al nuovo, anche se mi fido sempre meno e la disillusione é una costante ormai della mia vita.
Un parco in cui correre prima di partire, per ripetersi che niente é per sempre, neanche l'illusione, neanche le finte amicizie, neanche gli amori di cui ti sei voluta convincere, neanche gli uomini che vengono e ti portano via per qualche ora, neanche i coinquilini compiacenti e piacenti.
Ma sai cosa? chissenefrega. Si, chissenefrega del mondo, degli altri, dei cuori rotti e incerottati, del tuo cuore anestetizzato, delle telefonate notturne, delle chiaccherate sul mio divano o su quello di qualcun'altro, dei treni da prendere e far prendere. Io oggi vivo un giorno facile, un giorno spensierato, penso solo a me stessa e vi mando tutti allegramente a quel paese. Si, voi, tutti voi, i personaggi del mio libro, intitolato vita.

mercoledì 19 settembre 2012

Senza chiedersi il perché

Quando sei arrivato, io stavo mangiando. Ti sei seduto al tavolo con me, stanco, dopo aver corso. Ti sei preparato tes spaghettis à la bolognaise e mi hai raggiunto. Io avevo finito, ma sono rimasta lí, accanto a te, su quel tavolo di tre centimetri per due. E poi non abbiamo mai smesso di parlare. Ho lavato i piatti mentre tu pulivi l'angolo cottura, poi mentre tu caricavi la lavatrice, sempre parlando. Alla fine, quando il tuo amico ci ha interrotti, ci siamo separati. Ma prima di salire le scale e tornare in camera, tu mi hai preso il braccio e tirato in cucina. E lí, con quegli occhi che hai, due gocce blu, mi hai sussurato: "questa é stata la migliore serata negli ultimi tre mesi" e io ti ho accarezzato una guancia, come per darti un bacio che non avevo il coraggio di darti. E poi, col sorriso sulla bocca, hai aggiunto: "E non scrivere di me, sono troppo timido, diventerei rosso". Inutile dire che ho dormito stanotte. Profondamente, serenamente. Mentre ti sentivo russare al di là del muro che ci divide. E non mi sono chiesta il perché.

Citazioni: Sdraiami

Una cara persona mi ha prestato un libro, dicendomi "impara". Ne ho letto poche pagine, ma  riporto una lunga citazione: "Ok, mi dico, proviamo con la terapia d'urto. Cosa dovresti fare? Ceniamo in fretta, portami via da qui e, santiddio, sdraiami. Sdraiami sul cofano della macchina, fammi tutto quello che non ti ha detto mamma, che non hai mai fatto ad Alessia, a Marina o a cazzosichiama quella anoressica col nasone che non sapeva fare le pompe, e di cui credimi, io per me non avevo nessuna esigenza di sapere niente, e tantomeno delle pompe. Sdraiami come una sdraio, come un destro in piena faccia, come un'insolazione, come un treno preso in pieno, mettimi sotto come uno zerbino, mettimi sopra come un'amarena sopra la panna. Fai quello che ti passa in quella tua testolona bacata, basta che non mi continui a parlare di te, dell'altra, delle altre, delle tue incrinature, delle tue crepe, del tuo passato, del tuo presente, del tuo futuro, delle tue ragnatele mentali". Ecco, questo non ha niente a che vedere col sesso. Questo non significa che voglio essere sdraiata. Questo significa solo ed esclusivamente che voglio venire io prima degli altri o meglio che non voglio essere seconda a nessuna. Voglio essere io il centro della conversazione o magari "noi" se un noi puó esistere e non l'altra o le altre. Se non é cosi, allora ciao, come dice la canzone. Sono stanca di uomini che mi usano, che nuociono alla mia salute mentale (già ben precaria) e che mi buttano quando non servo piú. Penso di meritare altro. Altro che essere sdraiata. perché io se mi sdraio lo faccio perché lo voglio io. Perché sono io che sdraio l'altro. O ci sdraiamo insieme.

martedì 18 settembre 2012

Un ballo su un 45 giri graffiato

Ci sono delle cose che viste il giorno dopo spaventano ancora di piú di quando le hai vissute in prima persona il giorno prima. Ci sono degli eventi, degli atti, che ti fanno pensare, forse anche un po' pentire, anche se al momento ti hanno fatto divertire. Ci sono dei momenti in cui non trovi tempo per scrivere perché sei troppo impegnata, perché la tua testa é persa, altrove. In quei momenti é come se non capissi niente, se fossi completamente su un altro pianeta. Ho vissuto cosí per giorni, non camminando ma volando, non lavorando ma pensando, non dormendo ma sognando. Ora la mia paura é quella del risveglio, della disillusione. Ho troppo, ho troppo nella testa, ho troppo nel cuore. Ho le amiche lontane che dicono, ho una sorella che sconsiglia, ho le amiche vicine che consigliano, ho il coinquilino che dispensa saggezza fra un toast e l'altro al mattino. Ma io non voglio sentire niente, io voglio restare su quella nuvola in cielo, voglio godermi il momento. Cadró, lo so. Forse sto già cadendo. Mi sfracelleró come sempre. Ma delle volte la sensazione di benessere di quei pochi istanti vale piú di tutto il resto. Vale piú delle lacrime amare che ho ingoiato a malincuore e che probabilmente torneró a ingoiare. Mais des fois, il faut vivre comme ça. Il faut se faire plaisir, anche se per pochi istanti. Ballando la danza della vita su un 45 giri graffiato che ogni tanto di blocca.

giovedì 13 settembre 2012

Birmingham o l'incubo Midlands

 
L'unica cosa che ho visto di carino a Birmangham: le anatre
 
 
Solo gli inglesi potevano pensare che qualcuno voglia nuotare in queste acque
 

Convinzioni londinesi settembrine

Settembre é tornato anche qui, con il freddino (diminutivo del freddo vero, che qui non esiste), che ti fa venire i brividi al mattino mentre vai a lavorare e alla sera mentre torni a casa, e che ti fa apprezzare di restare a letto cinque minuti dopo che la sveglia é suonata. Con settembre tornano anche i ricordi e soprattutto le nuove convinzioni. Quelle che ti fanno dire che non vuoi ripetere sempre gli stessi sbagli, che non puoi più accettare certi comportamenti e i silenzi, che non vuoi finire archiviata in un iPad come una delle tante di cui non ricordarsi neanche il nome. Arrivano le convinzioni di avercela fatta, di aver sconfitto i tuoi dubbi e di affermarti piano piano al lavoro. Arriva la convinzione che la strada é ancora in salita, ma che le gambe sono abituate a correre ora e ce la fanno ad andare avanti.
Le convinzioni arrivano in questo settembre, in quella che ora é diventata la tua Londra, con i suoi angoli da esplorare, tornare, in cui camminare di notte e giorno mentre pensi o rimugini, capisci. Le convinzioni arrivano stasera, quando finalmente hai aperto quella bottiglia che la tua amica ti ha regalato per una grande occasione e che tu hai deciso di aprire proprio ora, proprio a casa tua, proprio nella tua cucina, sempre sporca come l'anno scorso, sempre incasinata, ma sempre più tua. Ecco, sono pronta, con le mie nuove convinzioni, con una città che sento sempre più mia, con un po' più di conoscenza sul cambiamento climatico e il mercato energetico, ecco si, sono pronta per questo inverno. Chiedo che mi porti calore, affetto e un amore. Si, un amore vero. Che c'é sempre, che risponde quando lo chiamo al telefono, che mi fa addormentare sulla sua spalla, serena, che non mi illude, che non mi fa giochetti sporchi. Puo' durare anche solo un inverno, ma lo voglio io questo amore. Ecco, questa é un'altra delle mie convinzioni londinesi settembrine. Riparliamone alla fine dell'inverno!

mercoledì 12 settembre 2012

La convention o l'incubo Birmingham

Ma voi ci siete mai stati in quei posti da convention enormi e inutili? sapete quei capannoni di grandezza immisurabile, freddi, dove tira sempre una tramontana da principio di congelamento dei polpastrelli fra uno stand e l'altro, zeppi di gente urlante e vestita da "Me so messo er vestito mejore che c'ho, guardame, so bello da morire"? Quei posti dove per andare in bagno, quando sei già al livello di "aiuto, non la reggo più" ti sembra di giocare alla caccia al tesoro, con una pianta degli stands che é peggio della cartina di Città del Messico (che ha pero' anche 20 milioni di abitanti). Quei posti dove la gente cerca di offrirti di ogni pur di attirare la tua attenzione, dal portachiavi a forma di Picacciù (non sapevo esistesse ancora) al bicchiere di spumante alle 8 del mattino, che ti fa rispondere "no, grazie, mi fa acidità lo spumante con il latte che ho bevuto 20 minuti fa". Ecco la mia capa Sottilette mi ha spedito in uno di quei capannoni per due giorni. E' stato un incubo, per vari motivi:
1. La convention era a Birmingham, città in cui se non sei depresso lo diventi, se non hai istinti suicidi ti vengono e potrei andare avanti a lungo con l'elenco delle sfighe che ti possono capitare li'.
2. Per due giorni sono stata circondata solo da energy suppliers, che hanno cercato di vendermi di ogni e che ogni volta che rispondevo loro "no, scusi, io lavoro in ambito politico, quindi non posso comprare niente", mi guardavano schifati perché non avevano neanche capito cosa significhi politica e poi perché gli avevo fatto solo perdere tempo. Sono partita con una scatola di biglietti da visita e sono tornata con una scatola aggiuntiva (si sono autoriprodotti dalla noia), perché non ho trovato nessuno di interessante con cui fare networking.
3. Ho capito che le storie o so-called tali più sono di merda, più mi piacciono (da notare che ero arrivata alla stessa conclusione sempre a Birmingham a fine febbraio: e meno male che si dice che perserverare é diabolico!). Nell'ora e mezzo di treno per tornare nella so-called casa Londra, mi sono fatta una bella ramanzina mentale, ripetendomi che non mi mettero' più in certe situazioni e imparero' a chiudere bene le porte o tagliare i rami secchi. Vediamo quanto durano i buoni propositi.
Una cosa positiva c'é stata pero': appena arrivata a casa trafelata, pronta per cambiarmi e tornare al lavoro perché Sottilette mi vuole li', ho trovato il coinquilino più bello del mondo in cucina. Per puntualizzare, non mi stava proprio aspettando, ma si stava letteralmente ingozzando con una pasta riscaldata al micronde, si stava riempiendo la faccia di besciamella e pezzi di bacon. Beh, saro' una pervertita, ma mi sono sentita bene. Mi sono anche rallegrata un po'. Ho addirittura pensato "mmm, quasi quasi é da baciare ora, cosi' tutto, impiastriccitato". Ma non ho potuto: Sottilette mi aspettava...sono filata da lei!

lunedì 10 settembre 2012

Conversazioni coinquiline da futuri genitori

Ti é pâssato il nervosismo?
Si, ho corso mezz'ora tutta di un fiato. Mi sento meglio ora.
Si vede, sei più serena. Sai che mio cugino ha avuto un bambino?
Mmm, congratulazioni.
Senti, io te lo devo dire. Io ti invidio.
Perché???
Perché tu hai già una nipote tutta tua, io no.
Ma io sono più vecchia di te. Tuo fratello é più piccolo di me!
Non vuol dire niente. Senti, ma tu un figlio non lo vuoi?
Eh, lo vorrei, ma mi serve un padre e uno serio, non uno fast and furious. Mi serve un amore, vero.
Anche io lo vorrei un figlio, sai?
(Panico da "E ora non arrossire") Arriverà, c'è tempo.
Mmm, ma se lo facessimo noi due?
(Panico da "Non lo guardare, altrimenti capisce) Ma tipo patto?
Si, ci proviamo e vediamo cosa esce.
Sai cosa? finisci i tuoi cereali, io vado a farmi la doccia.
(Sorrisino) Ah, allora é un si'.
No, allora é un lascia stare. Tu mi farai morire! 


Irritanti conversazioni mattutine coinquiline

Morning.
Mmm, sei nervosa oggi.
E' lunedí, abbi pietà di me. Pensavo che ci fosse una ragazza con te questa notte.
(Sguardo basso) Eh, no. Ti ho detto che sono lento con le donne.
L'ho notato.
Cosa vuoi dire?
E' lunedí mattina. Parliamo d'altro. Compri la carta igienica stasera?

domenica 9 settembre 2012

Because I deserve it

Ecco, io stasera mi chiedo come uno ti possa mandare 107 messaggi in un giorno (li ho contati mentre li cancellavo) e poi chiudere la conversazione telefonica, dopo avermi svegliato nel mio primo sonno, con un "vabbé, buonanotte", senza che io abbia il tempo di replicare. Ecco, io mi chiedevo perché poi ci sono persone che neanche rispondono ai miei messaggi (scritti dopo lunghe riflessioni) e che non ti dicono neanche buonanotte, forse perché devono correre dietro a due gambe. Ecco, poi mi chiedevo perché mi chiami tutte le domeniche con la voce addormentatissima, di quelle che si sente che sei ancora steso nel tuo letto, per parlare di niente e chiudi la conversazione dicendomi "sorry, I am a mess, it is not your fault" e io che completamente à côté de la plaque ti rispondo "non ti preoccupare, se vuoi possiamo essere solo amici, anzi sai, mi farebbe comodo". Ecco, io mi chiedo perché la mia vita é cosi'. Ecco, io mi chiedo stasera se posso azzerare tutto e ricominciare questo gioco, perché i figuranti (perché tristemente di figuranti si tratta) che ci sono dentro non mi piacciono, anzi non mi soddisfano. Io non sono una a cui mandare 107 messaggi, una a cui non rispondere, una da chiamare una volta a settimana per ripetere il solito concetto. No, fatemi cambiare le carte in tavola, non mi sto divertendo. Questo non é quello che volevo, questo non é il mio sogno. Perché cavoli, uno di sogno mi é rimasto. Fatemelo diventare realtà. Secondo me, me lo merito. Lo dico sempre "because I deserve it". 

Frustranti conversazioni fra amiche

Fra, ma ci pensi ancora?
Certo, che ci penso.
E ci speri ancora?
La rabbia é segno di speranza?
Mmm, no.
Sono disillusa, completamente. Non so neanche io perché il mio cuore batte ancora. Razionalmente so che non é la cosa giusta. Ma forse si tratta solo di trovare un'alternativa, che per ora non ho trovato.
Andare in giro a baciare sconosciuti non é un'alternativa, lo sai?
Si, ma cosa devo fare? come mettere a tacere il cuore e la testa? Forse, sai, é solo questione di testa, di autoconvincimento. Ne sono quasi sicura.
...
Io so solo che ho una frustrazione dentro di me che mi sta corrodendo. E' un male questo, non un bene. Ci sono dei momenti in cui penso che questa cosa mi ha portato solo dolore e frustrazione, pochi momenti di benessere. Pero' quei pochi momenti, mi hanno fatto toccare il cielo con un dito.
...
Lui é parte di me, sai? Ha un pezzo del mio cuore, non c'é niente da fare. Posso non vederlo più, posso cambiare città, ma cavoli, lui c'é sempre con me.
Fra?
Eh?
Questi sono cazzi.
Grazie, lo sapevo da sola.


venerdì 7 settembre 2012

Intime conversazioni coinquiline

(Io, in cucina)
(Lui, bello come il sole, sulle scale) Francesca, puoi venire un attimo in bagno?
(Occhio pallato) Iooo?
Si, proprio tu.
(In un bagno di un metro quadro, io e lui, che osserviamo il buco dello scarico della vasca da bagno. Un rumore, io che mi spavento e mi attacco a lui istintivamente. Lui, a sorpresa, che mi abbraccia. E restiamo cosi').
(Arriva il terzo incomodo) E voi cosa ci fate abbracciati fra la vasca e il lavandino?
(Lui) Stiamo controllando lo scarico della vasca.
(Io) Ma no, niente, ho avuto paura e...
(Il terzo incomodo) E?
(Lui) E io ne ho approfittato e l'ho abbracciata.
(Il terzo incomodo) Ah.
(Io) Forse é meglio staccarsi...
(Lui) Peccato, ci stavo proprio bene fra il lavandino e la vasca.
(Io, rossa come un peperone, sguardo basso) Peccato, io stavo bene fra le tue braccia.
(Lui) Ma per quello non abbiamo bisogno di fingere che lo scarico si sia otturato...basta chiudere la porta!



giovedì 6 settembre 2012

Conversazioni coinquiline mattutine col raffreddore

Mamma mia come stai male!
Ma oggi non mi dici neanche buongiorno?
Ah, scusa. Morning. Ma cosa hai fatto?
Ma devo aver preso freddo. Ho il raffreddoddore...ecciú!
E non hai baciato nessuno?
Eh?
Si, dai, la tua regola che non ti viene il raffreddore se baci la gente in giro.
(Sguardo triste e sconsolato) Eh, no, ultimamente non ho baciato nessuno.
Eh, ma qui bisogna fare qualcosa. Non puoi stare male cosí. Hai il naso piú rosso della bandiera cinese.
Mmm. Mmm. Senti, non me lo dire un'altra volta, altrimenti bacio te.
...
Vedi, sei come tutti gli uomini. Prima lanci la pietra, poi nascondi la mano.
Eh?
Vabbé, senti, io vado a lavorare. Lí forse trovo qualcuno da baciare.
Ehi, aspetta. Guarda che sono un tipo geloso io!
(Sorriso mio)
(Sorriso suo)


Quei giorni

Ecco ci sono giorni cosí. Ci sono giorni no, in cui ti svegli ed é come se ti tirassero una secchiata di acqua fredda in faccia. Ci sono giorni in cui ti senti stanchissima, anche se hai dormito. Ci sono giorni in cui al lavoro non hai voglia di fare niente e ti chiedi perché i tuoi colleghi interrompano la tua siesta continua. Ci sono giorni in cui ti senti come una palla e a stento riesci a camminare. Rotoli o saltelli, come se le giunture del tuo corpo fossero rotte, a pezzi.
Ecco, oggi é uno di quei giorni. Fate silenzio, devo riposare.

mercoledì 5 settembre 2012

C'est la vie

Quel ponte ti piace sempre. Fa parte della tua Londra, quel ponte. Su quel ponte hai camminato sola, nei momenti bui. Su quel ponte hai camminato con un'amica, piegandoti in due dalle risate. Su quel ponte, hai camminato abbracciata ad un uomo, tanto per sentirti meno sola e leccarti le ferite. Su quel ponte hai baciato senza nessuna passione, solo perché tirarsi indietro non era concesso e come diceva la tua coinquilina storica "faceva brutto". Su quel ponte hai guardato il cimitero degli skate, pensando che se loro l'avevano fatta finita forse era concesso anche a te. Hai camminato di notte, di giorno, sotto il sole e sotto la pioggia, sempre su quel ponte. Stasera dopo due mesi, ti sei ritrovata li' da sola, dopo una bella serata passata a ridere e scherzare, a costruire il futuro seduti davanti ad un piatto di noodles, in un ristorante rumorosissimo, dove per capirsi bisognava parlare a gesti. Ti sei guardata intorno, ti sei fermata e hai preso il cellulare. Ti sei detta "va bene, ci provo". Va bene, provo a farti entrare nella mia vita, ti do' un pass, che pero' ha una scadenza, non so quanto ti terro' dentro, ma visto che insisti, te lo do'. Ti do' una possibilità, anche se ci credo poco, pochissimo. Te lo do' perché stasera su quel ponte avrei voluto che ci fossi tu, avrei voluto sentire una delle tue battute, la tua mano che prende la mia. Te la do' questa possibilità, anche se so che tu non te lo immagini neanche. Eh no, tu non so neanche dove sei. Tu non so neanche se l'hai letto quel messaggio. Tu forse ora sei accompagnato da una donna bella e semplice, il contrario di me. Ma questo non importa. L'importante é che io te l'abbia data questa chance. Ci ho impiegato settimane a convincermene e forse l'ho data più che altro a me stessa. Si, una chance, quella di illudersi di nuovo. Perché no? Dopotutto, c'est la vie!

Oggi

Oggi ti ho pensato tanto. Oggi, se ci fossi stata, ti avrei presa per mano ed accompagnata. Avrei provato una forte emozione a vederti andare via, per la tua strada. Sei ancora piccola, é vero, ma questo nuovo inizio indica che stai diventando piano piano grande. Oggi é un nuovo capitolo della tua vita. Oggi sei ufficialmente entrata nel mondo della scuola, anche se si tratta per ora solo di giocare. Oggi ho guardato i bambini dentro le carrozzine e ho pensato a quando anche tu eri cosí, un bambolotto morbido e profumato, che sorrideva felice. Ogni volta che venivo a trovarti, ti trovavo sempre piú grande, sempre piú sveglia, sempre con piú capelli. Ora é lo stesso: sei sempre piú alta, piú loquace, conosci sempre piú parole, mi poni domande sempre piú complicate. Oggi non c'ero e non ci saró molte altre volte. Ma ti ho visto, entrare mano nella mano con la tua mamma in quella nuova scuola, ti ho visto con i fuseaux di Hello Kitty, una semplicissima maglietta, forse Paco stretto nella mano libera. Ti ho visto entrare timida, ma curiosa, e lanciarti in una nuova avventura.
Oggi mi sono emozionata a questa idea, quella di vederti diventare grande. Io ci sono, sai. Io sono lí con te. Tu sei sempre con me, nei miei pensieri.

martedì 4 settembre 2012

La stagista

In 7 anni di lavoro ho forse avuto 20 stagisti. Li vedi il primo giorno e sono tutti uguali. Timidi, che a malapena ti guardano in faccia, ti danno tutti del lei, mentre tu insisti subito che sei giovane e non vuoi essere chiamata "signora". Signora di che? non sono mica la Madonna. Ma c'é un'altra caratteristica comune che ti colpisce. Le donne stagiste sembrano tutte ex-cubiste o call girls. Se nelle foto del cv che ti é arrivato avevano un viso da Maria Coretti, nella realtà fanno un baffo a Cicciolina, Moana Pozzi o alle Olgiattine. Arrivano al lavoro per il loro primo giorno con una minigonna, che dovrebbe essere definita microgonna. Arrivano tutte col tacco 12, che a momenti cadono all'indietro perché non riescono a stare in equilibrio. Arrivano tutte col push-up (anche in presenza di tette inesistenti che non possono essere pushate up) e scollatura da dirgli "scusa, ma ti sei scordata la maglietta sotto?". Arrivano tutte con labbra rossissime, ciglia da urlo e chili di fondotinta sul viso, che quando le guardi pensi che per struccarsi ci impiegheranno una notte intera o forse quello é quello che dall'estetista hai visto definito come trucco permanente.
Ecco, ieri me ne é arrivata una cosí. Io ero uno zombie. Stanca, naso chiuso e rosso, orecchie chiuse, vestita come mia nonna. Ecco si, lo ammetto, mi é venuto il complesso di inferiorità. Inferiorità da una che non é neanche una mancata call girl, ma forse una mancata suora. Devo dire che non mi ha dato del lei (sai com'é, parliamo in inglese). Devo dire che non mi ha chiamato signora. Poi oggi mi ha mandato una mail chiedendomi se il suo dress code fosse adatto. E lí, con tutta l'arte e la diplomazia che ho imparato in quattro anni di Scienze Internazionali, Diplomatiche e non so cosa, le ho risposto: casual is always better!
Vedremo domani l'effetto che avró prodotto. Tanto lo so che in quanto a diplomazia e comunicazione, sono una frana. Una call girl, lo avrebbe fatto meglio!Su questo, non ci sono dubbi.

lunedì 3 settembre 2012

Questo weekend

Questo weekend sono tornata nella mia casa spirituale. Ho riabbracciato i miei colleghi, sono andata a prendere il caffé con loro alla cafet del Loi 41, come se non fossi mai andata via. Ho preso un apéro con Pg al Parallèle, come se gli dovessi dire ad un certo punto "scusa, devo andare, devo tornare a casa per buttare la pasta, in Avenue de la Couronne, 1A". Ho camminato per le strade ad occhi chiusi, come al solito, senza bisogno di guardare, perché le strade fisiche corrispondevano a quelle della mia memoria e del mio cuore. E nel salotto della mia amica, ho capito che non mi ci vedevo nel tuo salotto, quel salotto con i divani di pelle, la tv al plasma e i libri di filosofia. Non mi ci vedevo li' a piedi nudi, con te che mi accarezzi la pancia e mi abbracci. E cosi' mi sono detta non ci pensare più, é stato meglio cosi'.  
Questo weekend sono tornata a Liegi, cosi' di passaggio, mentre correvo a prendere il treno per andare altrove. Ho rivisto dal treno la casa in cui abitavo e ho provato come sempre una punta di nostalgia. Ti ho telefonato, mi hai raccontato le tue novità, io ho accennato alle mie. Ed é stato sempre come se abitassi ancora li'e tu mi venissi a trovare la sera, come hai fatto per un anno intero.
Questo weekend sono tornata a Maastricht. Ho camminato sul ponte della Maas, come ho fatto tante volte, ho fatto un salto da Hema, ho mangiato dove avevo già mangiato. Ho assistito alla gioia e alla liberazione della mia amica, ricordandomi il mio giorno di gloria, in quel caldissimo luglio, quando una laurea in mano significava l'inizio della vita, di quella vera.
Questo weekend sono tornata a Amsterdam. Ho sentito l'odore del salmastro, il colore dell'acqua dei canali, le case con le finestre grandi, enormi, pronte a catturare ogni raggio di sole e di vita. Mi sono addormentata con uno sguardo su un canale, con le sue barche parcheggiate, serene, tranquille, pensando che non potevo stare meglio, anche se dormivo su un materasso gonfiabile.
Questo weekend sono tornata a Londra, la mia nuova casa. Ho cucinato per la mia amica una ricetta vecchia e una nuova. Un po' di passato, un po' di presente. E poi mi sono persa a guardare questa città, grande, che non si ferma mai, che mi stanca, ma che mi dà tanto, tantissimo. L'ho osservata dai vetri della DLR, mi sono persa anche io fra i docks, li', nella contemplazione, mentre mi dicevo é già passato un anno. Un anno fa, mi stavo innamorando. Di nuovo. Oggi, sono sempre li', ma con la disillusione in bocca. Oggi sono in attesa. Del nuovo e del vecchio. Di qualcuno che torni e mi dica "scusa, sai, io mi sono sbagliato e ho capito". Di qualcuno "nuovo" che arrivi, mi prenda e mi porti via. Pero' sono serena. Pero' sono felice cosi'. Pero' so che il vecchio non tornerà e quasi quasi va bene cosi'. Non si possono forzare le persone ad amarci, anche se noi daremmo la vita per loro, ci caricheremmo le loro sofferenze e le renderemmo estremamente felici ed appagate. Ecco, l'ho capito, l'ho scolpito nel mio cuore questo weekend. Col retrogusto dell'amaro in bocca, che passa appena addento la torta che ho cucinato. Si, quella della ricetta vecchia.