sabato 31 dicembre 2011

Elenchi: 2011

Anno non facile, ma anche anno della rinascita. Delusioni e traslochi. Pacchi chiusi in un deposito, una vita intera impacchettata, lasciata, abbandonata per rinascere di nuovo. Paura e forza di andare avanti, di mettere un punto. Toccare il fondo per poi risalire a grandi falcate, a grandi bracciate, come in mare aperto, quando nuoti per salvarti, per tornare a toccare terra con i piedi e sentire la sabbia che si muove li sotto. Anno della consapevolezza o meglio delle consapevolezze. Anno del disordine mentale, ma anche dell'ordine, della razionalizzazione, della comprensione di me stessa e degli altri. Mani che ti hanno preso e guidato, voci che ti hanno aiutato, porte a cui bussare, anche se forse non eri gradita in quel momento. Confessioni sfacciate da fare, in piedi, pensando che nella vita è sempre meglio dire la verità, essere sinceri. Indipendenza e dipendenza, ma sempre di più verso il grande salto. Cento progetti da realizzare, la valigia sempre pronta, perché la precarietà è un mestiere, il tuo. Sguardi che valgono oro, di quelli che ne basta uno per capire e capirsi. Silenzi profondi, pieni di rumori, alcuni scomodi, fastidiosi, violenti, altri pieni di pace, di gioia, di condivisione.
Non ti fermare, sei andata avanti anche nel 2011. Hai provato a crederci di nuovo, ti sei data una chance, ti sei detta "ce la posso fare" e oggi sai che ce l'hai fatta. Hai trovato la tua strada, ma ne hai intraviste altre in cui camminare o meglio correre. Questo è il punto: ora sei pronta per correre, non più per camminare. Hai un anno davanti a te, per preparare un nuovo elenco. Sarà pieno di amore, affetto, consapevolezza, conoscenza di te...e di mani che ti prendono e ti guidano per le strade della vita. 

venerdì 23 dicembre 2011

Ricordi: fuori dalla finestra

Guardi fuori e vedi le casette di panpepato. Si', sono proprio loro, quelle della favola di Hansel e Gretel. Hanno colori tenui, forme geometriche perfette, mancano solo i tetti di paglia. Te la ricordi quella favola, te la raccontava tua madre da piccola. Ti ricordi perfettamente quel libro, grande, pesante, con la copertina rossa, con quella favola scritta dentro. Ti ricordi che guardavi le figure impaurita, guardavi l'ossicino che Hansel porgeva alla strega e rabbrividivi. Ogni volta che torni a casa, rivivi un po' la tua infanzia. Rivedi te stessa, ritrovi gli odori, scacci via gli incubi. Questo Natale ti senti più forte, sai che il passato è passato e c'è posto solo per il presente e il futuro. E poi quando guardi lei rivedi te. Ti rivedi mentre gioca con le bambole, le stesse mosse, la stessa vocina sottile, quasi un sussurro mentre le fa parlare fra di loro. Rivedi e risenti i tuoi pensieri di bambina, sai che anche lei l'ha capito. Ha capito che tu le sei molto vicina, che condividete la stessa vita, lo stesso mondo interiore. La guardi e la lasci giocare, non vai a disturbare, perchè ti ricordi che a te dava fastidio essere disturbata. Sai che tra te e lei c'è un non detto, una comprensione che va al di là delle parole. Lei si sente bene con te, si sente sicura, sa che tu sai, tu le fai capire che capisci quello che si porta dentro, che va rispettato, che è qualcosa di sacrosanto. Le parli come ad un adulto, non c'è bisogno di sotterfugi. Le racconti le tue esperienze come se fosse una favola, addolcisci i toni, ma le lasci lo spazio per sognare. Perchè sognare è importante, ti dà la forza di andare avanti. E lei ti guarda e ti dice: raccontamelo ancora, raccontami di quando hai visto il celebre Groviera a London Bridge. Tu riparti, racconti di nuovo, aggiungi particolari e sogni un po' con lei, imiti il passo veloce del topo che di romantico non aveva niente e ti perdi anche tu. Poi guardi fuori e vedi le case rosa, gialle e panna...e pensi ad Hansel e Gretel, sempre li', nel libro rosso, nel libro della vita, della tua vita. Con un'evoluzione: perchè la vita è movimento, non ci si ferma mai, si va avanti...e il meglio, lo sai, deve ancora venire.

giovedì 22 dicembre 2011

I wish you were pretty, I wish you were brave

Ti ho guardato a lungo, ho sentito i tuoi discorsi un po' strampalati, ho visto il tuo viso, pallido, con i tuoi occhi, due perle blu. Ho visto come sei fragile, piccola, assolutamente esposta a ogni tipo di affronto. Non hai protezione, non hai vie di uscita, puoi solo sperare che gli altri siano gentili e buoni con te. Alla tua età è normale essere così, è quasi un diritto, un dovere forse. Mi si è stretto il cuore a vederti così vulnerabile. Mi hai ricordato me stessa, ho pensato che anche io ero come te e che più passa il tempo e più divento dura, forte, irraggiungibile, intoccabile direi. So che saprai cambiare e rafforzarti anche tu, io ci sarò sempre per te, proprio perchè ho capito che siamo molto simili, con la nostra sensibilità estrema e la voglia imperterrita di dare e amare. I wish you were pretty, I wish you were brave.  

venerdì 16 dicembre 2011

A long December

Come ogni dicembre, torna il freddo, torna la neve, torna il Natale e la valigia da preparare. Questa volta in quella valigia metti cinque mesi di vita, della tua nuova vita. Ridi a pensarci, ridi a pensare a questa vita che ti sembra la sceneggiatura di un film, con i suoi colpi di scena e i suoi momenti di ilarità. Ripensi alla fatica dei primi giorni, allo stordimento che provavi perché tutto era nuovo, troppo nuovo e sconosciuto. Ripensi a quella mano che ti ha guidato e ti ha aiutato ad adattarti ed accettare. Ripensi agli incontri che hai fatto in questi mesi, all'amaro che hai sentito nella tua bocca, mescolato al sapore dolce delle nuove esperienze, dei battiti del tuo cuore.
Questa é un'esperienza di vita, di crescita, di conoscenza di te stessa e della tua anima. Questa é un'esperienza che ti ha cambiato e ti cambierà, che ti sta facendo capire che anche se non dura fa lo stesso, ti incita a vivere il momento, a lasciare da parte i pensieri, a perdersi a guardare il cielo, a camminare ore e soprattutto a godersi il momento presente, sic et nunc.
A long December, recita quella canzone. Il tuo invece é un dicembre corto, di corse, per chiudere tutto e prepararti a tornare a casa. Dicembre é il mese in cui tiri le somme di questo anno e della tua vita. E' il mese in cui ricominci a ridere, da sola, di te stessa. E' il mese in cui hai capito, che comunque vada, ne é valsa la pena, é valsa la pena di provare, di cambiare, di lasciare, di vivere.

lunedì 12 dicembre 2011

Elenchi: vorrei...

Make you change, decelebralizzare un po' la tua vita. Tempo per te, da spendere da sola, a leggere il tuo libro a letto per ore, perdendoti nei personaggi, vedendoli materializzarsi davanti a te, a camminare nel buio, senza vento, se possibile col Tamigi accanto o all'alba fra le case bianche di Pimlico. Addormentarsi sul divano, come facevi un tempo, persa fra i sogni e i pensieri. Perderti negli occhi, in quegli occhi e vedere che anche loro si perdono nei tuoi. Smettere di preparare valigie, ma trovare un posto, rimanerci il resto della vita, portare la tua vita li' dentro, i tuoi affetti, le tue gioie, i tuoi ricordi e i tuoi sogni. Accettare l'ennesima sfida, senza rendersi conto che ti stai trasformando ancora una volta in Don Chiquotte, perché non si lotta contro i mulini a vento. Passare la giornata sul tuo divano, a guardare il cielo fuori, i suoi colori, le sue nuvole, bianche immacolate, e scrivere. Svegliarti a Las Vegas, come nella canzone, senza neanche sapere perché ci sei capitata, ma ridere a crepapelle per lo stupore. Avere la macchina del tempo e tornare indietro per rivivere alcuni momenti di pure bonheur, anche se sai, che altri ne arriveranno. Vivere ogni giorno fino in fondo, non vedere i giorni passare, ma sentirli sulla tua pelle, uno dopo l'altro. Etc. Etc.

domenica 11 dicembre 2011

And I had some many crashes that I coouldn't feel at all

Fa freddo stasera, ma nascondi il viso nella sciarpa e passa. Cammini, ti sei messa le cuffie e vai avanti, verso casa. Ascolti quelle canzoni, quelle che ascolti da anni. Le conosci a memoria, come quel discorso che stai preparando da mesi e che ogni tanto ti ripeti, per darti coraggio, per trovare la forza di farlo, senza paura, senza recriminazioni, ma solo sincerità, solo te stessa e i tuoi sentimenti, le tue sensazioni, il tuo affetto e la tua sofferenza di questi anni. Vuoi cacciarla via quella sofferenza, vuoi lasciare spazio solo all'affetto, é per quello che continui a ripeterti quel discorso in testa. Ci sono dei momenti in cui ti immagini anche di sederti davanti a lui e iniziarlo quel discorso. Ti immagini il suo sguardo, uguale, identico al tuo, i suoi occhi grandi, come i tuoi. Sai che all'inizio sarà stupito, forse intimidito. Forse, se la malattia ha fatto già il suo corso, non capirà. Ma a te non importa, tu hai bisogno di parlare, di dire ti voglio molto bene, ti perdono sai, non importa ora, mi hai comunque dato tanto, non mi puoi ferire più ora, ma anche se potessi, promettimi che non lo farai più e dimmi che mi vuoi bene anche tu, che non sono il frutto di uno sbaglio, di una necessità di normalità, di un gioco perverso che serve a mascherare qualcosa. Dimmi tutto questo, prendimi fra le tue braccia, ti prometto che non ti allontanero' come ho fatto in questi anni, forse saro' proprio io a stringerti per dirti ora puoi andare tranquillo, ora puoi essere una persona diversa, ora puoi essere solo e semplicemente te stesso. Ci hai impiegato anni a capire di poter parlare, di poterti guardare negli occhi, di poter smettere di non guardarmi allo specchio per non vedere come ti assomiglio. Ma qualcosa é cambiato, qualcosa si é spezzato dentro di me, ho sciolto le catene...sono pronta, sono davanti a te, sono forte, per me e per te, ora posso prenderti per mano io e portarti a camminare, posso guidarti io. Ora sono quella che voglio io e non quella che volevo piacesse a te. Eccomi, spalanca le tue braccia, grandi, aperte. Spalancale per me e stringile intorno alle mie spalle. Non aspetto altro.   

sabato 10 dicembre 2011

Un vecchio errore

Hai salutato la tua amica e hai ripensato. Li hai contati, li hai ricordati. Uno per uno, anche quelli che sono durati tanto quanto un respiro. Hai ripensato a come é stata dura, sempre. E' stato duro dimenticare, andare avanti, fare finta di niente, dimenticare i sorrisi, la dolcezza dei baci, la morbidezza delle carezze, il profumo della pelle. Hai ricordato che é stato più difficile lasciare che essere lasciata. Ti sei ricordata i discorsi che ti sei preparata, i dubbi e poi quel momento in cui hai capito, chiaramente, che non volevi più vivere cosi', che volevi altro.
Le tue storie sono sempre finite molto prima di quando hai parlato, hai bisogno di tempo per accettare, per digerire la sconfitta, per digerire che ancora una volta ti sei sbagliata, hai idealizzato, sognato. Ti ricordi perfettamente quei momenti di presa di coscienza, ti ricordi di te seduta sul tuo divano giallo, nella casa-soffitta, ti ricordi di te seduta sul tuo letto, ti ricordi di te che cammini per strada e ancora di te seduta al tavolo della cucina. Ti ricordi che in quei contesti non ci sono stati melodrammi, né lacrime, ma solo tristezza. Quando finisce una storia ti muore qualcosa dentro. Muoiono speranze, sogni, aspettative. Ti resta il vuoto dentro, un buco nell'armadio dell'anima, che vorresti riempire subito per dimenticare. Dopo anni, quei buchi sono ancora li'. Li senti, li puoi anche toccare con le tue mani, sentirne la profondità, la sensazione di vuoto. Forse quando arriverà quello giusto li riempirà tutti, levigherà tutte le ferite, non lascerà spazio per nessuna tristezza o rimpianto. Forse succederà.

venerdì 9 dicembre 2011

Il cuore all'impazzata

Faceva freddo mentre tornavi a casa dal lavoro, ma stavi benissimo. Hai camminato, hai contato i passi, hai guardato il cielo, nero, la luna, grande e bianca, hai contato i battiti del tuo cuore. Hai pensato alla serata di ieri, al sorriso sulla tua bocca, alle risate, al ritrovare amici lontani ma vicini, che riscopri dopo il distacco. Hai ripensato al tuo pranzo, a quegli occhi veloci e furbi che ti sei trovata davanti, a come ti sei trovata a parlare di calcio, tu che di calcio non ne capisci niente, figurati in inglese. Hai pensato che quel pranzo ti é piaciuto perché non c'erano pretese, ma solo voglia di chiaccherare e di conoscere l'altro. Nessuno ci provava con nessuno, si condividevano solo esperienze. Nel freddo del ritorno, pensavi ai tuoi guanti chiusi in un pacco a Forest e non te ne fregava niente, perché eri felice cosi', stanca, con le mani gelate e il cuore pieno. Camminavi e ripensavi a quel sorriso, a quello sguardo che ti piace tanto, a quella barba incolta che inizia a spuntare e ti sentivi bene. Ti sentivi bene, li' sola, per strada, nel freddo, perché ti sentivi piena della tua vita, dell'amore dato e ricevuto, delle chance che la vita di dà, perché non ti abbandona mai, perché c'é sempre una seconda volta, una seconda opzione.
Con tutto questo, il cuore che batte all'impazzata, ti sei seduta sulla poltrona a fare due chiacchere, e sorridevi, sorridevi a te stessa, alla tua vita, alle tue credenze, alle tue passioni. Perché il bello della tua vita, é che ti senti vivere. Ti senti battere il cuore, ti senti di accettare la sfida. Ti senti finalmente semplicemente bene.

giovedì 8 dicembre 2011

Devoir de rêver

C'é un dovere, non scritto, ma che io ritengo obbligatorio. E' il dovere di sognare, di avere sogni da realizzare, per i quali lottare quotidianamente. Sono sogni personali e non, che riguardano me stessa e il mondo, sono desideri che vorrei realizzare, come avere un mondo più giusto, con meno ingiustizie, come essere per primi il vettore del cambiamento. Quando ero piccola, mia madre mi ha sempre incitato a sognare, a sperare. Mi diceva "sogna, perché i sogni si realizzano". Me lo diceva proprio lei che nella vita non ha avuto modo di sognare e di realizzare se non parzialmente.
E poi ci sono i miei sogni segreti, quelli a momenti impossibili. Me li tengo stretti questi sogni segreti, come mi terrei stretta quelle due braccia se potessi, per proteggermi dalla vita, per proteggere te e coccolarti. La realtà é diversa, la realtà é spesso dura, a volte crudele. Ma i sogni restano, come un'isola in cui rifugiarsi, come un posto in cui lasciar riposare il cuore e la mente. Perché sognare non é un'opzione, ma un dovere, per trovare la forza di andare avanti.  

martedì 6 dicembre 2011

Somebody to love

Una data da non dimenticare, da segnare nella tua lavagna del cuore col gesso colorato. Un'emozione forte, la conferma di un sentimento, che provi, che ti dà forza, che ti aiuta ad andare avanti e a crescere. La sorpresa, perfetta, che ti ha lasciato senza parole per la gioia, per lo stupore, per la condivisione di una passione, di un pezzo di vita, la tua. E poi la musica, le parole, i ricordi, la voglia di prenderti per mano, di trasmetterti il mio stato mentale e emotivo di pure bonheur.
Grazie per la sorpresa, grazie per avermi lasciato senza parole, grazie per questi mesi, iniziati con un tramonto e un cielo che non scordero' mai, grazie per avermi accompagnato e continuare a portarmi per mano per le strade delle nostre vite.

Let me hold the crown

Hai passato un weekend di corsa, a rivedere persone care, a scambiare frasi piene di significato e sguardi. Hai abbracciato persone a cui tieni, hai stretto a lungo chi era triste fra le tue braccia ripetendo che non dimentichi mai quanto vale, perché ha un tesoro dentro. Hai passato un'ora sola sveglia, più o meno cosciente. E cosa hai fatto? ti sei seduta alla Maison du Peuple, col tuo bicchierone brulant di thé, trasparente, e hai scritto, hai messo nero su bianco le tue sensazioni, i tuoi pensieri. Il cielo grigio ti ha aiutato, ti ha sollevato, ti ha dato una sensazione di sicurezza. Ti sei sentita coperta, coccolata. La sera prima sei passata davanti alla tua vecchia casa e hai visto chi ti ha rubato la vita per un lunghissimo anno. L'hai rivista da fuori quella vita, ti sei fermata a guardarla come se stessi guardando un film già visto e non ti é piaciuta. Sei rimasta li' pochi minuti, ma ti sono bastati per capire, per dire mai più, mai più accettare, mai più sentirsi cosi' debole da non riuscire a muoversi, mai più scordare, dimenticare i tuoi obiettivi e la tua felicità.
Tornata a Londra ti sei sentita fortunata, hai capito che ce l'hai fatta ad andare avanti, a chiudere facendo pace con il cambiamento. Hai visto che c'é ancora tanto, tantissimo da fare, ma non hai avuto paura della sfida. Ti sei seduta sul divano, hai preso il tuo quaderno, hai guardato fuori e hai scritto. Stranamente, il cielo nero, nuvoloso, ti ha fatto sentire ancora una volta bene, come quella mattina brussellese. Ti sei sentita coperta, protetta. Insomma, ti sei sentita a casa.