lunedì 9 luglio 2012

Ritorno al futuro

Non ho riconosciuto il numero, ma appena ho sentito "Fancesca" ho capito chi eri. Sono passati tanti anni, ma non ti ho dimenticato. O forse non ho dimenticato quel modo tutto tuo di chiamarmi, scordandoti sempre la r. Hai sempre fatto cosí, anche quando mi chiamavi amore o tesoro. La dimenticavi, quasi per svogliatezza, quasi per rendere quelle parole piú dolci. Lí' in quell'aeroporto, mentre aspettavo l'ennesima partenza, mi sono ritrovata a parlare con te, come se ci fossimo visti ieri. Tu non sei cambiato in questi anni. E' sempre cosí, ogni volta che ti rivedo o che ci sentiamo al telefono. Eppure in questi ultimi dieci anni i contatti sono stati minimi. Ti ho evitato io, all'inizio, poi sei stato tu ad allontanarti, per poi tornare a cercare un contatto. Ogni volta mi dici sempre le stesse cose. Ti scusi per un errore di giovinezza, mi dici sempre "se potessi, tornerei indietro", "se avessi saputo, non ti avrei lasciata andare". E io invece penso che sia stato meglio cosi, eravamo troppo giovani, era il nostro primo amore, dovevamo ancora crescere.
Ma soprattutto, ogni volta che ti vedo o che ti parlo, ripenso a questo nostro rapporto, che si potrebbe riassumere in una partita di calcio. Io e te siamo due squadre sfidanti, siamo il Toro e la Juve, l'Inter e il Milan, l'Italia e la Germania. Abbiamo passato gli ultimi dieci anni a sfidarci, a combattere l'uno contro l'altro, in un gioco, una competizione, che hai iniziato e voluto tu. Ognuno con i suoi mezzi e le sue strategie, ognuno diverso, ognuno a suo modo, io col silenzio, tu con tutte le armi a tua disposizione. E ogni volta che torno a parlarti, sento che se questa fosse l'ultima partita, sarei io la vincitrice. Il Toro vincerebbe il campionato, la Germania batterebbe l'Italia. Perché tu sei rimasto lí, fermo, bloccato, statico, imbalsamato. Io sono andata oltre, sono cambiata, mi sono costruita uno scheletro su cui reggermi da sola, senza bisogno di chiedere aiuto a nessuno, sono caduta, mi sono fatta male, ma mi sono sempre rialzata per tornare a correre. Ora siamo soli entrambi, ma ci nutriamo di una solitudine diversa.
Ieri mi hai chiesto cosa mi restasse di noi. Ti ho risposto dicendoti la verità: tanti ricordi di un cuore che batte al'impazzata, il tuo sapore e il tuo odore, i tuoi abbracci, tanto forti da togliere il respiro, il ricordo di una giornata di settembre passata insieme in una Bologna calda, bella e accogliente, una foto, l'unica che ho, l'unica che non ho strappato in quel momento di ira post-adolescenziale, l'unico segno tangibile di noi due e del nostro amore giovane, incerto, titubante.
E per il futuro, ti auguro di crescere, ti auguro di trovare una donna come la vuoi tu, che guadagni meno di te, che sia meno brillante di te, che sia sottomessa a te e ti auguro di diventare un uomo e di lasciare da parte quel bambino mai cresciuto che eri e che sei tuttora. Non ti preoccupare, mi potrai sempre chiamare Fancesca, amoe e tesoo. Tanto la palla é sempre dalla mia parte. Tanto il Toro batte sempre la Juve in questo nostro campionato.  

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