martedì 25 febbraio 2014

Si ça ce n'est pas la vie.

Mi sono svegliata all'alba. Avevo un lavoro da fare. Ci sono rimasta 12 ore con questo lavoro, che quando ho visto la scritta City Airport mi sono sentita leggera. Ma c'era questo cielo a farmi andare avanti.
Poi é arrivato l'amico universitario. Una serata a parlare, a ridere. Noi prima si parlava di esami, ora si parla del nostro datore di lavoro, lo stesso. Un po' di pettegolezzi, un po' di lamentele. Molto vino.
Per una volta ho bevuto non per dimenticare, ma per festeggiare. Si, festeggiare le bonheur, il momento presente. Il cielo blu. E il sole fisso, perenne, sulla testa. Si ça ce n'est pas la vie.

venerdì 21 febbraio 2014

Mi ha traumatizzato, questo stronzo

Mi ha traumatizzato, questo stronzo. L'ho pensato mentre chiudevo la porta del bagno al lavoro. L'ho pensato mentre mi rendevo conto di come a volte vivo male, malissimo. Anche la mia gioia attuale. Anche i momenti di bonheur che sto vivendo con questa persona che é ora nella mia vita. Ho sempre paura che arrivi il giorno in cui lo sentiro' distante, freddo. Come é stato quello stronzo quando io gli sono corsa incontro a Victoria Station e lui si é quasi scansato. Fingendo di non sentirsi bene. Quello stronzo che non mi ha dato un segnale in una settimana di quello che era ormai storia finita. Eh no, sai, tu eri a Glasgow. Sembrava brutto. Ah, si? brutto stronzo? Ecco, tutto questo rimane con me. Non lo posso condividere. Non posso picchiare nessuno. Non posso sputare questa verità in faccia a nessuno. E tutto questo blocca la mia vita, l'empeche. 
Allora io questo weekend, proveró a parlare. Cercheró, vedró se la situazione si presenta per raccontare. Per dire, ascolta, mon chéri, non é per te, ma io sono traumatizzata. Io ho il cuore avvolto in rotoli di carta da pacco, ho il cuore come l'uomo dalle mani di cristallo, con le ossa che si rompono per un nonnulla. Ecco questo é il mio cuore. 
Prendilo e straumatizzalo. Cosí lo stronzo sparisce, non solo dai ricordi (che ormai sono andati), ma anche dalle paure. Fallo per me. Fallo per noi.

La primavera alle porte


Anche se era notte...

giovedì 20 febbraio 2014

London Skies

 
C'é una cosa di cui non mi stancheró mai. E' il cielo di Londra. Di un blu che non esiste da nessuna parte. Un cielo grande, immenso, in cui perdersi. Un cielo di pur bonheur. Nel cielo di Londra puoi trovare la pace, puoi trovare la gioia, puoi trovare risposte, basta sollevare la testa. Ho passato il mio primo anno in questa città a sollevare la testa. Una volta chi camminava con me verso casa me l'ha detto: ma cosa guardi con la testa all'insú? E io ho risposto: il cielo. In realtà, avrei voluto rispondere l'infinito, ma anche me stessa, la mia anima, la mia ricerca di serenità. 
Ieri esco dal lavoro di corsa per andare a ritrovarmi fra due braccia a me care e vedo questo cielo terso, blu, senza una nuvola. E vedo soprattutto i giochi di luce sugli edifici. Il respiro si ferma per rilasciarsi in un sospiro. Di serenità, bien sur, di bonheur. 
Se penso a quante volte questo cielo mi ha sollevato, mi ha dato la forza di andare avanti, di lottare, di affrontare una nuova giornata, con tutte le sue sfide. Nei miei momenti bui, guardavo in alto e mi sentivo meglio. E sentivo lentamente scomparire l'incertezza. Le paure. I dubbi. 
London skies. Niente di piú.    

Will you let me romanticize,
The beauty in our London Skies,
You know the sunlight always shines,
Behind the clouds of London Skies. 

mercoledì 19 febbraio 2014

Io e il mio nuovo amichetto

Per sei anni ho avuto un amore. Ever lasting love, direi. Un cellulare Nokia, piccolo piccolo. Di quelli da mettersi in tasca, da quanto era piccolo. 
Poi sono venuta a vivere a Londra. E tutti lí a dirmi: ma ce l'hai whatsapp? e io: c'ho che?
Il piccolo Nokia si é perso due volte. Due volte é tornato a me. Insomma, un segno del destino. Un amore grande. E io mi sono persa in piena notte, da sola, a Shoreditch. Non proprio a pleasant experience. Per le strade buie e tenebrose di questo quartiere molto shabby e poco chic, invocavo google maps, quello che ormai hai disponibile in ogni smart phone. 
Cosí, alla fine l'ho comprato. E che piacere. Che sogno. E ho anche installato questo celebre whatsapp. Tutto piú facile ora. Sempre in contatto con tutti, vicini e lontani. Mappe a gogo (altroché perdersi ora). Foto stupide da scattare sempre e comunque. Da postare sui social network, della serie sto mangiando le noodles, sto guardando il cielo grigio, mi sono appena svegliata guarda che faccia, etc etc. 
E cosí, dato il nuovo amore, whatsapp é molto attivo in questi giorni (soprattutto dopo che io, col tono un po' acido, ho detto: insomma, io non so mai come contattarti). E stamani smessaggiamo. Lui mi dice "vado a casa da questo a questo giorno". Io dico: perfetto, ti vengo a prendere in stazione quando torni. E sbaglio a mettere lo smilino cretinino. Cosa inserisco, io, la furbona? il simbolo di un anello di fidanzamento.
Dunque, riassumiamo: ci frequentiamo da due mesi. Abbiamo deciso di andare pianissimo (troppe batoste già prese). Non abbiamo nessuna etichetta su di noi, della serie fidanzato/a, petit ami/e, petit copain/copine. Lui é anche piú giovane di me (di poco, eh?). E io gli spedisco l'immagine di un anello. Sono scoppiata a ridere, in preda all'imbarazzo (e forse al lapsus molto freudiano). Lui risponde al secondo: mi vuoi per caso chiedere di sposarti? Io sdrammatizzo. E tutto torna nell'ordine. 
Ecco, questo mio nuovo amichetto, che mi salva dal perdermi nei quartieracci di Londra, che mi fa restare in contatto con tutto e tutti, che mi fa scoprire la gioia di prendere foto ovunque e dovunque, mi combina anche questo. 
Fortunatamente, con una bella risata, la vita va avanti. Col mio amichetto smartphone. E non solo.

martedì 18 febbraio 2014

Serenità e sole: il menu del weekend away


Non posso guardare piú di tanto le foto, altrimenti mi torna quel sorriso. Quello a 48 denti. Quello della spensieratezza, della dolcezza. Del non preoccuparsi, del vivere il momento presente. 
Avevo paura prima di partire. Due giorni insieme e tre notti mi spaventavano. E se non avessi abbastanza parole e pensieri da comunicare? pensavo. E poi invece non mi sono neanche posta il pensiero. Il problema non c'é stato. Ma c'é stato il sole (e anche la pioggia, bien sur), il mio ombrello che é volato nel fiume per il vento, i baci dolci, le camminate stancanti ma da mozzare il fiato, un letto in cui appoggiare un attimo la testa per sprofondare in un sonno dei giusti, la curiosità di vedere nuovi posti, una mano da stringere. 
Le foto non sono belle. Io non sono bella e non sono fotogenica. Ma sorrido sempre. Ed é un sorriso vero. Puro. Un sorriso di serenità.

 

Un tramonto per emozionarsi


Un banc au soleil pour s'enlasser et se rélaxer

 

Un sorriso

 

Case colorate per ricordare un po' Copenhaghen


Chiudere gli occhi senza neanche accorgersene


lunedì 17 febbraio 2014

La pazzia citata

Io sto male da cani, ho la bambina a casa e nostro padre cuce stuole da preti.

lunedì 10 febbraio 2014

Una foto sfocata

E' una foto sfocata. Fatta col cellulare. Di qualità bassa. Le nostre teste non entravano neanche nello schermo. On a de grosses tetes, come dicono i francesi. Non siamo venuti bene, su quella foto. Non siamo per niente bellini. Ma quello che mi ha colpito é il mio sguardo. E' uno sguardo stanco, ma dolce. Forse anche un po' disperato. Lo sguardo di chi vuole credere a tutti i costi in qualcosa. 
Il problema é che quel qualcosa non dipende solo da me. No. Dipende da una serie di dati, di fatti. Di sentimenti. Ogni mattina, ogni sera, mi ripeto "ti prego, fai che non soffra". Non posso farcela un'altra volta. Vivo col cuore incelofanato, impacchettato in quella carta da pacchi con le bolle che a tutti piace far scoppiare. Non ne posso piú di vivere cosí. Io vorrei solo un braccio. Io vorrei una spalla, su cui appoggiare la mia testa e i miei pensieri. Io vorrei la pace nel cuore. Me la puoi dare? almeno per un po'. Ma evitiamo per favore le illusioni. Quelle non mi vanno.

martedì 4 febbraio 2014

Buon compleanno, stronzo

Ecco, io ieri camminavo bella bella per le strade nere di Pimlico. Stanca, tanto per cambiare, dopo le mie due ore di sao sao bao. E ho pensato che presto sarà il tuo compleanno. Noi non ci sentiamo piú. Io non ho nessuna intenzione di sentirti. Né di parlarti. Penso tu l'abbia fatta veramente grossa. Fortunatamente, la vita ci fa fare vite diverse. Ci fa vivere in una città in cui non ci si incontra. E poi nessuno dei due esce nei posti dell'altro. Figuriamoci. Tu devi giocare al riccone. Tu devi metterti la maschera. Tu devi fare il super figo, col corpo palestrato. Meglio non dire altro. E ieri, per le strade buie di Pimlico, ho pensato che ti avrei voluto spedire un messaggio. Di questo tipo: Buon compleanno, stronzo. Poi mi sono detta: aspetta, quanti messaggi dovresti mandare allora? sai quanti stronzi conosco? Troppi. Dovrei fare spam. Non te lo manderó, stai sereno. Perché sarebbe stabilire un contatto. Quello che io non voglio piú avere con te e con la gente come te. 
Oui, je sais, ça va aller. Il faut que ça aille, ma fille!

lunedì 3 febbraio 2014

Il tempo futuro

Quella frase pendeva nel nostro rapporto da un po'. Era lí, nell'aria. Ci volava sulla teste, ci circuiva delicatamente. Io me la sentivo sulla pelle. Io lo sapevo ogni volta che ti ho sfiorato la pelle chiara piena di lentiggini. Ogni volta che ho sentito il tuo odore. Ogni volta che ho intravisto il colore dei tuoi occhi, nascosti per bene fra le fessure delle palpebre. 
Ho avuto paura. Ma la tenerezza ha preso il sopravvento. La tenerezza per quella frase appena accennata, un po' scaricata come una bomba che tanto prima o poi sarebbe dovuta esplodere. Ho gradito che tu l'abbia fatto in quel momento, con quella tenerezza tutta tua. 
Vedremo. Ho passato un giorno intero a dire, a dirmi vedremo. A usare il tempo futuro. Faremo. Vedremo. Diciamo che l'intento c'é. Ora vediamo o vedremo cosa la vita ci riserva.