domenica 29 gennaio 2012

Buona domenica

Hai camminato ancora una volta a lungo, in silenzio. Hai guardato questa città, l'hai rimirata. Hai apprezzato Saint James Park con i suoi alberi nudi, scheletrici, senza foglie. Hai guardato il cielo in cui ti piace perderti. Hai camminato fra migliaia di persone, nella confusione, mentre cercavi il silenzio. Hai sentito piano piano la rabbia svanire e lasciare il posto alla delusione. Lo sai che hai sbagliato, stai sbagliando da mesi, non riesci a mettere a fuoco. Hai sentito il tuo cuore tacere, scegliere il silenzio mentre camminavi sola nel buio, tra il Foreign Office e il parco. Non sai il perché, ma nonostante in tanti ti abbiano detto di non camminare da sola in quella zona di notte, tu torni sempre li', perché é stranamente l'unico posto in cui ti senti serena, tranquilla, lontana dalla tua vita. Li' e fra le braccia di chi forse dovresti lasciare andare.

lunedì 23 gennaio 2012

Belgique, Belgie

I tuoi occhi sono neri e grandi. Sono vispi, non stanno mai fermi, proprio come quelli del tuo bambino. Quegli occhi mi hanno detto che sei stanca, che sei felice, che una gravidanza ti cambia, cosi' come cambia l'equilibrio nella coppia. Quegli occhi mi hanno detto mi manchi, mi mancano le domeniche quando gli uomini andavano allo stadio e noi ci perdevamo fra i parchi di Saint Gilles, a parlare di vita, di desideri e di realtà. Quegli occhi mi hanno salutato dicendomi torna presto, ma vivi la tua vita dove sei, senza voltarti indietro.
I tuoi occhi sono azzurri, chiarissimi e piccoli. I tuoi occhi sono stati la prima cosa che ho visto di te. A quegli occhi ho chiesto, esitante, dove fosse quell'aula di lezione che non riuscivo a trovare e loro non mi hanno abbandonato per anni. Mi hanno seguita e accompagnata, anche se li avevo traditi, abbandonati. Quegli occhi ancora oggi mi guardano e mi chiedono perché, perché non ha funzionato, perché ti sei staccata da noi. Quegli occhi mi hanno salutato abbracciandomi, forte, commuovendosi come sempre, per dirmi che mi vogliono bene, cosi' come gliene voglio io.
I tuo occhi sono neri e stanchi. I tuoi occhi sono tristi, non devi parlare, loro lo fanno per te. Nei tuoi occhi ho visto 40 anni di mancanze, di ricerche, di intelligenza che serve a poco se poi devi vivere cosi'. Nei tuoi occhi ho letto salvami, ho letto aiutami tu, ho letto dammi quello che cerco da anni e che non riesco a trovare. Quegli occhi hanno fretta, fretta di non essere soli, fretta di non sentirsi abbandonati, rifiutati. Quegli occhi mi hanno portato alla stazione e mi hanno salutato, mi hanno chiesto di essere portati con me, ma io li ho lasciati li', in attesa. Because a change of heart comes slow.

lunedì 16 gennaio 2012

Sabbia bagnata

Stavolta non ti ho lasciato solo un po' triste. Stavolta sono andata via con un peso, col corazon pesado come dicono gli spagnoli. Stavolta ti avrei portata via con me. Sei tu la grande, sei tu la matura, sei tu la saggia. Eppure delle volte la situazione si ribalta e tu diventi piccola, fragile, stanchissima. Immagino come ti senti, sai, non era un matrimonio il mio, ma anche io ho vissuto il distacco, il freddo, il capire che non c'é più niente da fare. Immagino la tua tristezza nella tua casa colorata, coloratissima, che hai reso cosi' affinché fosse sempre calda e accogliente. Io e te ci costruiamo intorno sempre case coloratissime, per scacciare la tristezza e il grigiore della vita. Ieri nel salutarti ti ho detto "nessun posto é lontano". Lo sappiamo che non é vero, ci sono chilometri fra di noi, monti, mari, ci sono anche due vite diverse, opposte. Ma il pensiero, il mio, é li' con te, solo la scelta é la tua. Non é una scelta facile, la mia era solo una questione amministrativa, un disdire un contratto di vita e d'amore, prepapare 60 scatole e partire. La tua é diversa. Ma non correre, non ti sentire persa. Siediti nella tua cucina color salmone e rifletti. Rifletti per te e per lui, rifletti per tua figlia. Cerca di capire cosa vi tiene insieme e cosa vi allontana. Fai il tutto per tutto per restare li', in quella casa colorata e calda, ma se diventa pesante, pesantissimo, fai come me, prepara anche tu i tuoi pacchi. Nessuno ti giudicherà, io non ti giudichero'. Io so per prima cosa significa sbagliare, avere una lunga svista, credere e ricredersi. Questa é la vita, non é facile, ma é la vita. Anche quelle manine dolci e cicciottelle capiranno, hanno già capito. Respira, non ti sentire sopraffatta. Sei sempre stata all'altezza, qualunque cosa tu abbia fatto. Lo sarai anche questa volta, se ascolti te stessa e il tuo cuore.

martedì 10 gennaio 2012

Please call me Josephine

A momenti me la vedo palesarsi davanti ai miei occhi, reale, vera. Esce dal libro che sto leggendo e mi appare mentre mi guardo allo specchio, mentre mi preparo ad andare a lavorare. Stavolta sono io la protagonista di quel libro o é la mia sorella gemella. Mi rivedo in lei, nel suo essere maladroite, maldestra, nei sentimenti e negli atti. Ma mi sono rivista anche nei suoi sentimenti, nei suoi sbagli, nella sua dedizione per chi le é vicino. Mi sono rivista in lei mentre é seduta in quel cinema e aspetta solo un abbraccio, niente di più, senza arrivare a dire "stay with me the night". Mi sono rivista in lei mentre fa i conti sul tavolo in cucina per vedere se ce la puo' fare. Questa sono io: anche io ho lottato per la mia indipendenza, ho cercato di andare avanti con le mi forze, ho aspettato abbracci che non sono arrivati mai perché delle volte é più facile mordere e fuggire. E come lei aspetto un changement, un reversement de la situation, anche io come lei mi faccio veicolo del cambiamento, col mio pacco di speranze, sogni ed illusioni. Anche io, ogni tanto, ho il mio momento di gloria, quando mi sembra e forse mi illudo che finalmente mi sto prendendo quello che voglio. So please, call me Josephine. So please look at me and see what I am, without any fiction or lie. Just me.

lunedì 9 gennaio 2012

Because I deserve it

Stasera sono stata contenta di tornare a casa. Sono stata contenta di trovarti a lavare i piatti e sentirmi un po' più a casa. Sono stata contenta di ridere e scherzare dopo una lunga giornata. Sono stata contenta che tu, vecchia collega e ora amica, mi abbia chiamato e abbia condiviso con me i tuoi dubbi e le tue incertezze. Quando lavoravamo insieme eri il mio modello, analitica, precisa, leale e ora ti trovi alla porta. La vita é strana, lo dico sempre. Ho passato sei mesi lunghi una vita, pesanti. Sono stata io per prima pesantissima, incapace di alleggerirmi la vita. Ho fatto scelte sbagliate, errori di messa a fuoco. Eppure sono in piedi, eppure respiro, eppure vado avanti. Eppure continuo a dirmi I deserve something good, I deserve something great, I deserve something real, not just in my mind. Ora chiudo tutto e vado a letto e dormo, si' dormo, un sonno profondo, senza tristezze né rimpianti, senza neanche gioie, un sonno vero, come mi merito da mesi. Ora stacco la testa e non penso più a niente se non a me stessa. Al massimo pensero' che stasera in questa casa mi sono sentita per la prima volta a casa, ho sentito calore umano. Forse mi saro' sbagliata, forse quanto avevo vissuto prima mi aveva raffreddato e gelato, ma va bene cosi'. Stasera colgo l'attimo, e mi sento bene: because I deserve it.

Should be saying that to you by now, shouldn't I?

Ti svegli all'alba, hai dormito pochissimo, scendi a prepararti la colazione e a lavare i piatti di ieri sera. E mentre sei al lavello, con le mani insaponate e la testa altrove, pensi, pensi a cosa dovresti dire, a te, a tante persone insieme, come una lista di desideri, una wishing list piena di frasi da togliersi dal cuore.
A te direi vivi e lascia stare i pregiudizi, le chiusure mentali, gli sbagli che hai fatto e per i quali stai pagando le conseguenze.
A te direi solo grazie.
A te direi sei stata brava, non ti preoccupare.
A te direi che lo so che sei stato importante, ma per ora ti ho relegato nel dimenticatoio, perché hai un'altra missione, ben più importante, e anche io ho tanta strada da fare, senza di te.
A te dovrei dire i versi di quella canzone "Goodbye,  should be saying that to you by now, shouldn't I?", ma non lo posso fare, lo sai. Soffrirei più a cacciarti via dalla mia vita che a tenerti dentro, perché ormai sei parte della tappezzeria del mio cuore, sei imprenscindibile, "inoubliable et indispensable" direbbero i francesi.
A te direi sogna sempre, anche quando diventerai grande.
A te direi tieni giù le mani.
A te direi torna in te, lascia stare quello che ti dice lui e ascolta il tuo cervello.
A te direi, lava i piatti un po' più spesso.
A me direi, sorridi alla vita, a te stessa. Non ti lamentare, la vita é una sfida quotidiana. Un giorno arriverà quello che cerchi, magari non tutto allo stesso tempo. Un lavoro che ti appassiona, che ti fa sentire utile, la tua realizzazione e un uomo, che ami e che ti ama, che ti abbraccia mentre lavi i piatti e pensi. E allora i pensieri fuggiranno via. Ma per ora, continua  a lavare i piatti, a guardare fuori dalla finestra e pensare.

venerdì 6 gennaio 2012

E mi ritorni in mente

La prima cosa che mi viene in mente quando penso a te sono le mani, con le dita lunghe, che spesso quando ti siedi tieni incrociate fra di loro. Mi viene in mente quel dito tutto storto, che ogni tanto muovi per aria. Se vado avanti, mi vengono in mente le braccia, grandi, calde, forti. Sarebbero il mio rifugio preferito e lo sono state quando mi hai abbracciato, quando mi hai stretta a te, penso lo saranno ancora. Poi c'é il sorriso, quello che ogni tanto ti scoppia all'improvviso sul viso e ti trasforma. Sai, sei bello quando sorridi, il viso si trasforma, sembri rilassato, lasci da parte ogni asprezza, pensiero o preoccupazione. E poi c'é la camminata, anche quella la riconoscerei fra milioni di persone. Quella camminata sicura, lenta e veloce allo stesso tempo, come al rallentatore. In questi giorni l'ho vista quella camminata, nella mia testa. Ti ho visto spuntare, accanto a me, ad un incrocio, al tavolo in cui mangio, ho sentito la tua voce che mi dice "dai", ti ho incontrato al supermercato, fra i panini. E cosi' all'improvviso mi sei tornato in mente, grande, forte, a volte timido, immenso nella mia testa.

martedì 3 gennaio 2012

Non te ne andare prima che faccia male

Riconosci Londra dagli odori, riconosci le strade, i posti, le fermate metro. Lo senti fin dall'aeroporto quell'odore, fin da quando esci dall'aereo e tocchi il suolo britannico, lo senti mentre ti entra nelle ossa. Scendi nella metro e scopri che la Piccadilly non ha lo stesso odore della Victoria, quell'odore cosi' particolare, che sei stata in grado di riconoscere ad occhi chiusi. Quando scendi alla tua stazione ti sembra quasi di sentire l'odore di borontalco, si proprio quell'odore che gli hai sentito addosso tante volte, ti giri perché ti sembra che sia li', vicino a te. Per strada riconosci gli odori di questa città, grande, immensa, affascinante. A casa ti accoglie l'ascensore con il suo odore da stazione di Bologna. Le rare volte che lo prendi e chiudi gli occhi ti sembra di risentire le risate, il freddo, i sorrisi di quell'anno passato a correre per prendere treni, studiare e condividere botte di allegria. E poi c'é quell'odore di casa tua, che non ti piace, ma che oggi ti ha fatto finalmente sentire a casa, dopo un lungo viaggio.
Ti metti a letto, mentre ascolti quella canzone che ti piace tanto, che recita "Mille e una notte in più, non faranno mai quest'attimo...Mille luci e un abat jour non vedranno mai quell'attimo dove sei...io non ci ho pensato più, ma non passa mai quell'attimo e non te ne andare prima che faccia male..." e senti ancora una volta un odore, quello della nostalgia, ma anche quello della gioia del ritorno, del ritrovo, della vita che va avanti, che non si ferma mai e che ti offre tanto, proprio tanto!