giovedì 30 settembre 2010

Una madre lo sa

La mia seconda anima mi ha prestato un libro mesi fa. Si intitola "Una madre lo sa", di Concita De Gregorio. E' una raccolta di brevi racconti, incentrati sul rapporto madre-figlio. Li ho letti, quasi divorati. Mi sono identificata in molti di quei racconti, nonostante non sia ancora madre. Sono storie spesso tristi di madri che vivono nella quotidianità le difficoltà di essere genitore, le sfide quotidiane, le battaglie perse dall'inizio. Dopo mesi, "Una madre lo sa", in uno di quei racconti, mi si é presentato in casa. La protagonista non sono io, ma una conoscente, pseudo-amica. Ho condiviso una settimana con lei e i suoi due figli ed ho capito. Ho capito che non siamo tutte madri, che la società ci impone un ruolo e che una madre puo' rovinarti la vita. Ho capito il gioco sleale che una madre puo' fare per rinfacciarti di averti messo al mondo, cosciente di essere superiore a te. Lei ha molte più forze di te, mentre tu hai solo lei.
Io non voglio essere una di quelle. A quel punto, preferisco non essere madre, perché per me una madre é dolcezza, é ascolto, é un riparo. E' il profumo di mia madre, che mi rassicura sempre tutte le volte che mi avvicino a lei. Perché una madre é una madre e questo lo dovrebbe sapere.

sabato 25 settembre 2010

Abbassa la maschera

Siamo cosi' carini. Siamo tutti insieme, seduti in circolo. Sorseggiamo thé e caffé e soprattutto parliamo. Anzi dovrei dire che discutiamo, ancora meglio, ci scambiamo idee e concetti, entrambi innovativi. I microfoni si accendono e spengono, le nostre voci risuonano nella sala, con la moquette immacolata a terra, nonostante sia stata calpestata da tante persone, in tante occasioni. Ma soprattutto, diciamo paroloni, che ci piacciono tanto, ci fanno sentire grandi ed importanti: capacity building, governance, civil society, social inclusion. Quanto sono belle queste parole, penso io, quanto sono vuote aggiungo. Sono in una sala splendida e splendente a parlare di cambiare il mondo, ma le persone che sono accanto a me non sono li' per quello. Non sanno neanche il significato di quelle parole, sono li' perché é carino, é bello, fa figo fare finta di aiutare gli altri. Quasi quasi prendo la parola io e abbasso la maschera. Vediamo cosa succede.

lunedì 6 settembre 2010

Il club delle amiche universitarie

E' una grande emozione vederci li' tutte insieme. Sorridiamo, siamo contente. Siamo diventate grandi, siamo diventate donne. E la cosa più bella é proprio quel battito, quell'emozione che mi fa pensare che ci sono rapporti che non si possono perdere, sono tatuati sulla nostra pelle. Io e la mia coinquilina, io e il ceppo, io e te, Anna. Siamo sempre noi quattro, ci siamo divise e ritrovate, perché alla fine l'affetto e quello che abbiamo vissuto insieme trionfa sempre. Sono ripartita da Forli con una certezza: quelli sono stati anni felici, di formazione, di affetto. Io a queste amiche universitarie devo tanto, mi hanno aiutata a crescere. Ora aspetto solo la prossima riunione.