mercoledì 30 maggio 2012

Elenchi: giubilo o giubileo?

Una valigia da preparare, al mattino, di corsa, perché ieri sera eri troppo stanca.
Un frigo da svuotare, verdure da cucinare e congelare, una casa da lasciare, finalmente, insieme ai tuoi incubi, chiusi dentro a doppia mandata.
Una passeggiata notturna perché non riesci a dormire, per salutare il Tamigi.
Il disgusto e i conati di vomito da far passare, pensando e ripetendosi che non ne vale la pena.
Una frase da ripetere a fior di labbra, che recita "non ti avvicinare, non mi toccare, stai lontano da me".
Le braccia di una bambina che ti aspettano all'aeroporto.
Un elenco di persone da invitare ad una festa, con tre punti interrogativi sopra.
Un compleanno da dimenticare e da sperare che nessuno se ne ricordi, cosi' puoi fare finta di niente e nasconderti al mondo.
Un parco in cui correre, per dimenticare, per andare oltre, per pensare ad altro, per far seccare le lacrime.
L'odore della pelle di qualcuno da scordare, a costo di staccarsi il naso.
Un aperitivo, una cena, un gelato da Grom, insomma un appuntamento da organizzare.
Due bottigliette da bersi e buttare nella Parma, come antidoto contro la tristezza.
Una vita, la mia, da cambiare. Per lasciare posto solo alle cose belle, alle persone che contano, a quello che voglio fare.

martedì 29 maggio 2012

Le bottigliette

Ci siamo dovute inventare anche questa per andare avanti. Abbiamo pensato alle bottigliette, un concetto, un'idea, che include la voglia di cambiamento e il tentativo di essere positive, nonostante il contesto che non aiuta. Una bottiglietta ciascuna, una marea di negatività da mandare via, pensieri pesanti da scordare, voglia di voltare pagina. Ti ho proposto un posto dove andarle a buttare, un posto che ha un valore simbolico, che ricorda il passato, ma che potrebbe anche essere il futuro. Tu hai accettato, io ho temuto di portarti su una brutta strada. Forse siamo ridotte male, forse siamo le uniche normali. Ma solo pensare a quella bottiglietta mi fa sentire bene, mi fa ridere, mi fa credere che sono un po' una strega e che posso mandare via tutto il brutto che é intorno a me. E allora che le bottigliette siano. In fondo, ci vuole solo un ponte, un fiume e un pezzo di carta per sentirsi meglio.

lunedì 28 maggio 2012

Sono vivo abbastanza

Oggi ti sei sentita a pezzi, fisicamente e non, eppure sei andata avanti. Hai lavorato, sei uscita, hai fatto l'agente immobiliare da quattro soldi, hai sorriso a te stessa, guardandoti allo specchio. Ogni tanto ti é caduto l'occhio su quel livido e hai sentito il disgusto impadronirsi di te. E' un livido appena accennato, sul tuo braccio. Sai chi te l'ha fatto, ti ricordi la mano che ti afferra, che ti prende il braccio e lo scuote. Pensi che quel livido non é niente rispetto a quello che quella stessa persona ha fatto a te stessa. Ti sei detta passa, passa presto, la memoria non é infinita, dimenticherai, passeranno i momenti di tristezza, i conati di disgusto quando ripensi a quanto hai vissuto.¨Pensi che dagli sbagli si impara, pensi che é meglio cosi'. E pensi che anche quel livido passerà, cosi' scomparirà l'ultima sua traccia sul tuo corpo. E potrai finalmente dimenticare e tornare a vivere. 

Elenchi: weekend stressanti

Sveglie e corse antelucane di domenica mattina, per sfinirsi e trovarsi senza fiato.
Naso chiuso, senza sapere il perché e testa pesante.
Un ponte, una persona, sempre la solita storia, le solite lacrime. E la sensazione di avere le ossa rotte per tutto il weekend, mentre sogni di chiudere il gas e scappare.
12 persone a cui mostrare una stanza che non é neanche la tua, mentre cerchi di sembrare simpatica e felice.
Addormentarsi all'una per svegliarsi alle tre e riaddormentarsi alle cinque.
Principi di Sassonia e principesse di Navarra da mandare a quel paese.
Aperitivi in un prato in Central London, sdraiata su una coperta, ad ascoltare discorsi strampalati fatti da amici un po' troppo gioiosi.
Incontri fortuiti davanti al Sainsbury per finire la serata insieme, davanti ad una birra nel pub locale, condita con sorrisi da scambiarsi.
Un barbecue in una casa in una zona di Londra in cui non sei mai stata, nuove e vecchie conoscenze, in compagnia di una luna da innamorarsi. Mentre pensi di dover dare una seconda chance a qualcuno che non volevi neanche piú sentire.

domenica 27 maggio 2012

Scappare

Quando si dice avere voglia di scappare...

sabato 26 maggio 2012

Almeno credo

Qua nessuno ha il libretto di istruzioni, credo a quel tale che dice che l'amore chiama amore...anche se mi sento a terra, guardo oltre, ci provero', a mio modo. Le lacrime sono finalmente scese, ora lasciamo il posto ai sorrisi.
http://www.youtube.com/watch?v=bOjWeExoKQE

Sopra il giorno di dolore che uno ha

Stoica. Sei stata definita cosi'. Lei piangeva, disperata. Io invece ero di marmo. Hai ballato, hai cantato, incredibile, hai anche rimorchiato. E alla fine, lei ti ha guardato e ti ha chiesto se tu avessi un cuore, perché potevi sembrare insensibile. Tu le hai risposto: ce lo dovrei avere da qualche parte, incerottato, la vita non é semplice, ma tengo botta. Sai perché tengo botta? perché i problemi nella vita sono altri, perché sono talmente disgustata che niente mi puo' colpire, perché la persona in cui ho riposto le mie speranze mi ha deluso cosi' tanto da scomparire, perché sono cosi' triste che non lo sono più, perché ogni giorno trovo una scusa per andare avanti, una ragione per vivere. Speranze? Io non ne ho, io prendo quello che arriva, un po' cinicamente, seleziono quello che non é proprio da buttare. Se dovessi dirti la verità, ti direi che vago in un tunnel nero, ma questo non risolve il problema. Se dovessi dirti la verità, ti direi che ho smesso di pensare a certe cose, a certe persone, perché mi faceva male. Se dovessi dirti la verità, ti direi che quando mi sveglio al mattino per qualche minuto cerco una bugia per rallegrarmi e motivarmi.
A breve é il mio compleanno. Arrivano i 32, senza un lavoro fisso e senza una famiglia. La pancia é vuota e lo sarà ancora, forse non si riempirà mai. E io volevo avere sei figli! Non posso mettermi a piangere come fai te. Non ho scelta. Continuo, anzi sai, sto organizzando una festa per cancellare il passato, per mandarlo a farsi fottere. Una festa in cui invitero' tutti i miei conoscenti, una festa senza pretese, solo per stare bene. Una festa in cui ci sarà la musica che piace a me, in cui ci saranno sorrisi, in cui ci saro' io che ballero' per ore, perché voglio celebrare il futuro. Una festa dedicata alla vita che ogni giorno ti riserva una sorpresa.
Allora, hai capito che non sono stoica? Ho un mare dentro di me. Per placarlo cammino, corro, scrivo. Ieri sono tornata a casa a piedi dal concerto. Sono andata su Chelsea Bridge a fumarmi una sigaretta e a pensare. A raccogliere i pensieri. E ho cantato mentalmente quella canzone su cui tu hai iniziato a piangere. Quella che recita "quando indietro non si torna, quando l'hai capito che la vita non è giusta come la vorresti te, quando farsi una ragione vorrà dire vivere, te l'han detto tutti quanti che per loro è facile". Ti é passata la voglia di piangere? Dai, guarda bene: c'é sempre qualcosa per vivere. Bisogna solo tagliare i rami secchi. Non é facile, ma si puo' fare.
 

venerdì 25 maggio 2012

Reset

E' stato un attimo. E' stato un attimo lungo, in cui ho sentito il disgusto salirmi in bocca. Ho sentito il conato arrivare e mi sono dovuta trattenere. Ti ho guardato e ho visto tutta la tua piccolezza, tutta la tua meschinità. Mi sono forzata per non far trasparire niente, per non farmi sopraffare dalla nausea. Eri lí, seduto, parlavi a voce bassissima come al solito, sussurravi la tua vergogna al mondo. Sai cosa mi ha disgustato di piú? i tuoi calzini. erano calzini normalissimi, neri, da uomo. Ne ho visti altri, perché non sei il mio primo uomo, né sarai l'ultimo. Li ho guardati e ho pensato gira i tacchi e vai, nessuno ti costringe ad ascoltare. Cosí ho fatto. Ho sentito la porta chiudersi dietro di me e ho pensato che non c'é limite alla piccolezza umana. Non c'é limite al disgusto che tu mi provochi. C'é solo una soluzione: chiudere la porta e reset my mind.  

giovedì 24 maggio 2012

Ti devo parlare

Hai iniziato dicendomi "ti devo parlare" e io ho tremato. Mi sono pentita delle mie scelte, mi sono pentita dei miei sbagli, mi sono pentita di essere venuta a vivere in questo paese. Ho sentito la rabbia salire, lentamente. Ho pensato che tu sapevi ma hai taciuto, per non rovinarmi il mio sogno, anche se mi hai visto piena di dubbi, si, ma potevo sembrare piú o meno contenta, hai aggiunto. Con il sorriso sulla bocca, con la tua solita schiettezza, mi hai detto tutta la verittà. E' la seconda volta che lo fai, é la seconda volta che mi tiri fuori da situazioni scomode, pesanti. Mi hai detto che devo imparare a usare cosí come sono stata usata. Mi hai detto di lasciare stare, di non rispondere, di fare finta di niente. Poi mi hai fatto ridere, mi hai fatto dipingere i muri della tua nuova casa, mi hai fatto non pensare. Sono dieci mesi che sono qui. Sono dieci mesi di polvere fra le mani. Dieci mesi passati a correre a destra e sinistra, dieci mesi passati a fuggire, a scappare. Mi hai detto siediti. E' arrivato il momento. Penso che anche questa volta ti ascolteró.

mercoledì 23 maggio 2012

Elenco da un diario di viaggio

Una Milano di sera, che ti sembra bellissima, solo perché sconosciuta, con i suoi tram con i sedili di legno, il vuoto delle strade, l'odore di smog e la pace di un chiostro, sul quale si affaccia la finestra della tua camera.
Un gruppo di studenti che ti ascolta, che formula domande intelligenti, che ti fa sentire che puoi condividere i tuoi valori, i tuoi pensieri. Un messaggio che lasci loro, chiaro e netto, per dirgli che sono loro il vettore del cambiamento.
Le braccia spalancate di una bambina che ti corre incontro davanti alla stazione. Tu che ti abbassi e ti fai abbracciare, mentre assapori il ritorno a casa.
Una porta chiusa, il solito silenzio, la solita delusione. Come per dire che niente cambia, ma che sarai tu a cambiare.
Le lancette dell'orologio da spostare di nuovo, l'odore di Bruxelles appena scendi dal treno, amici da andare a trovare, bambini da prendere in braccio, amiche da ritrovare di fronte a un bicchiere di vino, tra risate e botte di allegria.
Padri professionali da ascoltare, consigli, frasi importanti che ti invitano ad andare avanti. Che dicono puoi conquistare il mondo se vuoi e ci manchi, tanto.
Un viaggio in bicicletta, dietro la tua bicicletta, in piena notte, in una Bruxelles deserta, vagando fra Rue de Bailli et Trinité, mentre mi aggrappo alle tue inesistenti maniglie dell'amore per non cadere e tu parli parli parli e mi stordisci come sempre per poi abbracciarmi e dirmi la solita frase "fais attention à toi".
Dei rami secchi da tagliare al tuo ritorno, perché non vuoi piú vivere cosí, perché vuoi essere padrona della tua vita.
E ora, preparati al prossimo viaggio...

martedì 22 maggio 2012

Lasciala andare

Mi mancherai. Si, ma mi sei già mancato. Mi sei mancato tutti i giorni in questi quattro mesi. Non si puo' tornare indietro, non si puo' riportare il cielo in una stanza. E cosi' mi stacco, mi impongo su me stessa e mi allontano. E' dura, durissima. Ma tu non ci sei più come prima e forse anche prima non ci sei mai stato come ti volevo io. Non é facile, ma lo devo fare. Avro' delle ricadute, avro' dei momenti in cui avro' voglia di chiamarti, di incontrarti, di parlarti. Ma non posso.
Tu hai detto una frase per scherzo. Io non ho dormito due notte pensando a quella frase, pensando che tu potessi tornare. E la caduta della disillusione fa ancora più male la seconda volta.
Provo a camminare da sola, provo a scornarmi con la realtà. Buon cielo sereno, me lo ha scritto una volta un'amica salutandomi. Me lo auguro anche a me un buon cielo sereno, ne avro' bisogno. Mi aiuterà a dimenticare, mi aiuterà a relativizzare. Mi aiuterà a lasciare andare questa parte della mia vita, che si conclude cosi', in piedi, in cucina, di corsa. 

sabato 19 maggio 2012

Una storia sbagliata

Sarebbe stato meglio non svegliarsi giovedi' mattina. Sarebbe stato meglio non aprire la mail. Sarebbe stato meglio non prendere l'aereo. Sarebbe stato meglio non rispondere a quella telefonata mercoledi' notte. Sarebbe stato meglio chiudersi in camera, rimanere sotto le coperte, al buio, per due giorni.
Cosa ho capito in questi due giorni, lunghi come una vita?
Se mai la nostra é stata una storia, cosa che io devo ancora capire, é finita oggi, quando tu hai scelto di non aiutarmi, nonostante io avessi bisogno di aiuto e fossi a terra, in nome di un'altra persona e di un'altra passione. Oggi hai dimostrato quello che sei veramente e non mi é piaciuto.
Se mai ho pensato di farla finita, nelle mie passeggiate notturne, quando mi sono spinta fino al ponte di Chelsea per guardare il Tamigi e pensare che sarebbe stato più semplice saltare la ringhiera, o tutte le volte che ho visto la metro entrare sul binario di corsa, tutte quelle volte che ho pensato quasi quasi salto e la faccio finita perché non ne posso più, ora so che non lo faro' e non lo faro' per te, perché non sarei un buon esempio e perché penso che la vita sia già abbastanza dura per te per sopportare anche la mia assenza.
Se mai ho sperato in una famiglia normale, ho capito che non ce l'avro' mai. Ho capito che quella porta chiusa di fronte a una figlia che non vedevi da quasi sei mesi é un messaggio chiaro e netto. Oggi ti ho salutato non dicendoti niente, mi sono chinata a darti un bacio pensando é l'ultimo, se fosse per me non ti vedrei più. Me ne hai fatte di tutti i colori, sei stato il primo dei miei fallimenti, ti ho perdonato la vergogna, le ferite, i lividi. Ora non ne ho più voglia. Fai buon viaggio, per quello che ti resta da vivere. Ma ora la porta da chiudere, é la mia, non la tua.
Se ho mai pensato di ricostruirmi una vita qui, penso di essermi sbagliata. Da oggi cerchero' solo di andare via, di trovare altro. Io voglio una vita diversa, io voglio persone diverse accanto a me, io pretendo altro.

mercoledì 16 maggio 2012

Just give me a chance


Delle volte vale la pena guardare oltre. Delle volte vale la pena guardare il cielo blu e perdersi. Delle volte vale la pena non dormire per sentire il proprio cuore battere. Delle volte vale la pena perdersi per ritrovarsi. Delle volte vale la pena cadere per rialzarsi. L'importante é avere un'altra chance, un'altra carta da giocarsi, un'altra avventura da vivere.
http://www.youtube.com/watch?v=2eeFHdL2FBM

martedì 15 maggio 2012

Spiraglia

Ci sono giornate cosi', che iniziano alle cinque del mattino e che sembrano non finire mai. Ci sono giornate in cui ti trovi a sorridere per strada da sola, mentre ripensi alle sorprese della vita. Ci sono giornate in cui c'é chi si salva in zona Cesarini e che ti spiazza con una telefonata e una bugia che recita "sai, passavo di qui, sono proprio sotto casa tua". Allora prendi il famoso quadernino nero e cancelli il suo nome, lo fai riaccedere al salotto della tua vita. Ci sono giorni cosi', in cui pensi che niente non sia successo per caso e inizi a prendere gusto di fronte alle difficoltà della vita. Temporanee, brevi. Il giusto per ricordarti che vale la pena vivere. 

lunedì 14 maggio 2012

Il meglio deve ancora venire

Stavi disponendo i biscotti con cura nel piatto quando la tua amica ha pronunciato quella frase. "Non te l'abbiamo detto per non farti rimanere male, ma vivono insieme da un po'". Ti sei fermata, ti sei aggrappata al lavello della cucina, l'hai guardata in faccia. "Vivono nella mia casa?". Hai aspettato un attimo prima di aggiungere "E dormono nel mio letto?". Lei ti ha guardato con dolcezza, come se volesse prendersi un po' della tua sofferenza passata e presente, del tuo stupore, del tuo fastidio. Ti ha risposto delicatamente "Fra, quella non é piú la tua casa, quello non é piú il tuo letto". Eh si, quella non é piú la mia vita. E quell'uomo o similuomo che sia, tu non lo vuoi piú da tempo. Eppure fa male ancora, eppure continui a riferirti a quella casa come la tua casa, eppure ancora non ti sei ripresa. Questi ultimi mesi, le delusioni recenti non hanno aiutato. Se sei arrivata qui a terra, ora sei ancora piú in basso. Ma nonostante tutto lotti per tirarti su, lotti per correre di nuovo, lotti per innamorarti di nuovo e crederci di nuovo. Lotti per andare avanti, perché é l'unica opzione che hai, ti stordisci per addormentarti, ti chiudi in bagno al lavoro a fare gli esercizi di respirazione. Ma hai una domanda che ti perseguita: se é vero che il meglio deve ancora venire, quando arriva questo atteso, voluto, cercato, agognato meglio? Risposta non pervenuta, per il momento. Pare che tutto sia ancora da giocarsi.

domenica 13 maggio 2012

Tom's dinner

Hai preso la bottiglia di rosso che avevi comprato per l'occasione e l'hai portata in camera. Ti sei detta che era meglio bersela da sola. Le famose melanzane alla parmigiana sono finite nello stomaco della tua coinquilina. Le ha detto "mangiale, io non le tocco, io la salsa di pomodoro non la mangio". Poi sei uscita, perché non riuscivi a stare in casa, perché ci sei rimasta male, perché eri arrabiata e dovevi scaricare la tensione. La aspettavi questa serata, avevate fatto i soliti finti grandi discorsi, hai cercato la ricetta a lungo, per fare una sorpresa, hai scelto il vino con cura. Jamais plus, ti sei detta. Un altro da scrivere sul quadernino nero, sul quadernino dell'oblio, sul quadernino di quelli da dimenticare. Il problema é che quel quadernino si riempie sempre di più, ha le pagine piene di nomi e di ricordi, troppi, troppi da dimenticare. Guardi il cielo e cerchi di voltare pagna, ancora una volta, tristemente ancora una volta.

venerdì 11 maggio 2012

Caro amico ti scrivo

Ti sei svegliata e hai trovato la mail della tua amica. Hai gettato l'occhio per caso su quello che le avevi scritto per tirarle su il morale, che recitava cosí: I know that life can be mean, men awful and friends disappointing, but  believe me, in life you can have plenty of good surprises, every day is a new one, with good and bad thinks, but the good ones are at the end the most important. Lo potevi scrivere a te stessa. Te lo potresti tatuare sulla pelle. Ieri sera sei uscita per le strade di Pimlico in pigiama, di corsa. Lo hai fatto perché ti faceva male sapere che non stava bene e che era solo. Hai salito le scale di casa sua pensando che ti eri ripromessa che non saresti piú andata lí. Hai anche pensato che sarebbe stato suo diritto non aprire la porta e lasciarti li fuori in attesa. Ma quando ti sei seduta per l'ennesima volta su quel divano hai capito che ci sono priorità nella vita, ci sono sbagli da perdonare, sviste a cui non badare, risentimenti da mettere a tacere, cuori da far battere in un modo diverso. E' difficile, brucia ancora, brucerà per un po'. Ma tu pensi al bene, che conta, che rimane, che sana il bruciore, che fa andare avanti.  

giovedì 10 maggio 2012

Elenchi: considerazioni degli ultimi giorni

Scoprire che c'é gente che non sei tu che si vende per una cena e un dvd da guardare insieme, perché la solitudine é tale da non sopravvivere.
Non sei una da quick drink. Sorry, sono mesi che mi giri intorno, penso di meritare di piú, anche se tu sei bello, intrigante e pericoloso. Anzi pericolosissimo. Sei à craquer, dicono i francesi, et j'ai bien envie de te sauter, ma ti richiedo il servizio completo, richiedo quello che vuoi darmi da mesi e lo voglio in pompa magna. Ora sono qui e non per un quick drink, darling. Quindi, fai qualcosa.
Andremo lontano noi due insieme. Leggi e ridi. Ma se non ci conosciamo neanche? forse non sono stata chiara, ma per andare lontano ci vuole altro, ci vuole tempo, ci vuole condivisione, ci vuole amore. E noi abbiamo appena iniziato a camminare insieme sulla strada della vita. Insieme vuol dire solo uno accanto all'altro, niente di piú. Questo almeno per ora.
Il vuoto a perdere. Per mesi ti sei sentita un vuoto a perdere. Ieri sera hai capito che il vuoto a perdere é chi ti é vicino, non tu. E pensi anche que tu vas chialer, mon gar, désolée, ti sei giocato le tue carte e non potevi fare peggio. Non capiró mai perché l'hai fatto, ma non importa. Ora non mi importa piú. Non chiedo vendetta, non chiedo niente. Voglio solo il silenzio, voglio solo l'assenza, il vuoto. Perché questa volta lo voglio proprio perdere questo vuoto.
Talking about a revolution. Questa rimane la tua missione. La vita ti ha fatto male, ma sei sempre in piedi. E continuerai a correre, non ti abbatterai. E continuerai a lottare, perché vuoi cambiare il mondo, vuoi cambiare il modo di pensare della gente. Come Don Quichotte, continui la tua lotta contro i mulini a vento.


mercoledì 9 maggio 2012

Cap ou pas cap

Se lo farai, mi perderai. Se lo farai, non perdoneró. Se lo farai, dimenticheró tutto quello che mi hai dato, tutto il bene che mi hai fatto. Se lo farai, smetterai di esistere per me. Se lo farai, avrai superato ogni limite. Se lo farai, capiró che ho dato troppa importanza a chi non ne meritava neanche un po'. Se lo farai, mi farai molto male e saprai di farlo. La prendero' come se lo avessi fatto con un certo intento. Cancelleró i ricordi, cancelleró i sorrisi, non esisterai piú. Mi farai sempre male, ma sarà diverso. Se lo farai ci sarà un motivo reale per rinnegare quanto é successo, per rinnegare i miei sentimenti. Ora dipende da te. Non é un gioco, sai, non é dimostrare cap ou pas cap. Questa é la vita, questi sono sentimenti veri, questo é un tunnel nero e buio, in cui io cammino quotidianamente.

Crollare

Ho sentito solo "Francesca, dormi" e sono crollata. Mi sono abbandonata e ho finalmente dormito. Poco, non quanto avrei voluto, ma ce l'ho fatta. E' stato ancora una volta non grazie a me, ma per un fattore esterno. E' stato per quella camminata fra le case bianche di Pimlico che abbiamo condiviso. Per una volta non era una fuga, ma un momento di piacere. Non ho raccontato niente, ho parlato del piú e del meno. Ho cercato di essere brillante, di non far trasparire la stanchezza, la frustrazione, la delusione. Grazie per questo, grazie per non aver capito, grazie per non porti domande.  

martedì 8 maggio 2012

Happiness or a sort of

Momenti brevi. Attimi fuggenti. Sorrisi appena accennati. Ma pur sempre segnali di felicità. Il faut s'accrocher, ma fille, il faut s'accrocher à ça.

Et alors on danse

Lo so, non ti chiamo mai. Oggi ti ho chiamato presto, hai visto? Perché ti chiamo? Perché ho bisogno di te, perché ho dormito ancora una volta tre ore e non posso andare avanti cosí. E allora devo trovare una soluzione. Ho pensato alla tua camminata anglo-watussa, forse quella mi stronca e mi fa dormire per bene. E poi se puoi prestami le tue braccia, per farmi crollare, per farmi rilassare. Non ti aspettare niente in cambio, peró, lo sai che non posso. Ti posso solo offrire un contratto a tempo determinato, determinatissimo, quasi giornaliero.  Scusami, ma sono in crisi, non posso fare altro. Je m'embrouille, te l'ho detto tante volte, vago, mi sento persa. Non é un buon inizio, lo so, se vuoi puoi scendere subito da questo treno, puoi anche scegliere di non salirci. Come mi sono ridotta cosí? non so, forse ho delle tendenze masochiste, forse non sono normale, forse sono ormai alla frutta. Come nella canzone, sai, ça te prend les tripes, ça te prend la tête et puis tu pries pour que ça s'arrête. Mais c'est ton corps, c’est pas le ciel, alors tu te bouches plus les oreilles, mais ça persiste. Allora stanotte vaga con me per le strade di Pimlico, vaga negli andri piú bui del mio cuore, vaga nel mio cervello che non smette mai di pensare, vaga nel mio cuore, vuoto anche lui, sconsolato, triste.

lunedì 7 maggio 2012

Just like heaven

Hai passato il weekend come un leone. Sei stata bene, ti sei divertita, hai parlato cosi' tanto, sei andata a fondo di alcune questioni. E poi sei tornata ed é tornata la rabbia, forte, che ti correde lentamente dentro. Hai telefonato, hai chiesto una panchina, niente di più. La panchina é diventata un divano, ma non ha mandato via la rabbia. Anzi nel tornare a casa ti sei resa conto che la rabbia fa parte di te, non se ne andrà mai, perché vuole una spiegazione che non esiste, perché i sentimenti non si controllano, perché é andata cosi' e te ne devi fare una ragione. C'é un altro uomo ora nella tua vita, li', disponibile. Eppure non lo vedi, eppure fai finta di non sentire il telefono quando telefona, eppure lo fai aspettare per rispondere ai suoi messaggi, eppure non rispondi alle sue domande. Pensi tutto questo mentre torni a casa e ti capita proprio quella canzone nelle orecchie, quella che negli ultimi tre mesi non hai voluto ascoltare per non ricordare. Quella che recita: "Why are you so far away?" she said. "Why won't you ever know that I'm in love with you, that I'm in love with you". Sai cosa ti dico, Francesca? dimentica. Sai cosa ti dico? fuggi. Sai cosa ti dico? smettila di torturarti. Una risposta non c'é, un perché neanche. Hai solo il suo odore fra le mani, ma domani sarà passato. Per andare avanti. Per mandare via la rabbia. Per tornare a vivere ed amare. 

venerdì 4 maggio 2012

Mister Jones

Un anno fa é iniziato tutto. Mi sono svegliata alle 5, dopo essere andata a letto alle 2. Ero stanca, ma avevo una speranza nel cuore. Ho camminato per la nostra stanza nel buio completo, per non svegliarti. Mi ricordo ancora la posizione in cui stavi dormendo, come al solito, scoperto, con le braccia attorno al cuscino. Mi ricordo che ti ho guardato e ho pensato che dovevo andare via, che dovevo chiudere con te. E quella era l'occasione, perché tu mi avevi sempre detto che non mi avresti mai lasciata andare, che non mi sarei mai liberata di te. Con tutto questo nel cuore ho preso il treno e sono arrivata in una Londra piena di sole, calda, che mi sorrideva. Ho vagato per i miei posti preferiti, mi ricordo il ponte del Millennio, mi ricordo Saint James Park, mi ricordo Trafalgar e l'ammiraglio Nelson. Mi ricordo la pace, la calma. E dopo il colloquio ho capito che forse ce l'avevo fatta, che forse quella era la via di uscita, da te, dalla nostra storia, da quella casa tanto bella quanto infernale. Una casa fatta di luce e di colore, che improvvisamente sapeva diventare buia, triste, vuota. E poi la sera sono tornata nel continente, sono tornata nella nostra casa, sono tornata da te. Ti ho trovato come sempre, mezzo ubriaco, di cattivo umore, arrogante e tagliente. Eri tu, il solito, ma sapevo che ormai la via di uscita era vicina. Mi dispiace solo di non aver avuto la forza di reagire prima, di chiudere prima, di impormi su di te e i tuoi suprusi.
Vuoi sapere come ho capito che ce l'avevo fatta? l'ho capito perché a Trafalgar ho trovato un ragazzo, con una chitarra in mano. Sorrideva al mondo e cantava Mister Jones. Si, proprio quella canzone che mi piace tanto e che recita:  I want to be a lion, everybody wants to pass as cats. We all want to be big big stars, but we got different reasons for that. Believe in me because I don't believe in anything and I want to be someone to believe.
Volevo e voglio credere, nel futuro, nella rinascita. in me stessa. Mr Jones ha proprio ragione.

giovedì 3 maggio 2012

9 mesi

Hai bussato, sei entrata e ti sei seduta. Ed hai aperto il rubinetto. Hai detto tutta la verita', hai detto "non ne posso piú", hai detto "io non posso lavorare cosí", hai detto "se queste sono le regole, io smetto di giocare". Lei ti ha guardato e ha capito, ti ha rassicurato, ti ha tranquillizzato. A momenti poteva sembrare tua madre. Sai benissimo che lei non vale niente qui dentro, ma avevi bisogno di dire le cose come stavano, perché non ne puoi piú. 9 mesi di scontentezza. 9 mesi di finti sorrisi. 9 mesi di ipocrisia altrui. 9 mesi di domande che ti sei chiesta e richiesta per capire perché sei finita qui. 9 mesi che capitolano oggi, in quell'ufficio. Quando sei tornata al tuo posto, ti tremavano le mani. Non perché tu sia debole, non perché tu non sia in grado, ma perché sei alla frutta. Ti senti cosí, nella vita privata e professionale, ti senti risucchiata in un buco nero. Hai l'impressione di urlare, di chiedere aiuto, ma vedi solo il vuoto, il deserto intorno a te. E sai che chi potrebbe vedere, capire, non c'é o non ne ha voglia. 9 mesi passati a trovare palliativi, 9 mesi passati a fuggire, 9 mesi passati a correre per non pensare, 9 mesi passati a pensare "quasi quasi sparisco, quasi quasi sarebbe piú semplice, quasi quasi mi butto, cosí finisce tutto". Sono troppi. Oggi hai detto basta, oggi hai detto non accetto piú, oggi hai detto io non sono ipocrita e ti dico le cose come stanno. Oggi hai riaffermato i tuoi valori, quello in cui credi, la missione che senti di avere qui. 
Oggi torni a casa e ti metti le scarpe da ginnastica e vai a correre. Oggi corri anche se piove. Oggi non ascolti nessuno e corri. Oggi pensi finalmente solo a te e corri. Perché oggi deve essere un altro giorno, diverso dal passato, diverso da ieri. E domani sará lo stesso.  

mercoledì 2 maggio 2012

Better better better

Come stai? sono arrabbiata. Perché? ce l'ho con chi vive con me, ce l'ho con il mondo, ce l'ho con i colleghi che non sono per niente simpatici, ce l'ho perché tu non ci sei. Insomma ultimamente é sempre cosi'. E da quanto dura questo ultimamente? da più di nove mesi, insomma da quando sono arrivata qui, ma forse anche da prima, da quando ho fatto certe scelte che ho l'impressione di pagare ancora. Ma tu non vai mai avanti? no, io sono sempre allo stesso punto, faccio finta di prendere grandi slanci, ma sono sempre li'. E sai cosa farei ora? ora mi metterei il cappotto e andrei a bussare ad una porta, per chiedere "salvami, almeno tu salvami". Alla porta di chi? non fare certe domande. Che noia. E dimmi, perché non lo fai? perché non é giusto, perché nessuno mi puo' salvare, ma non posso neanche continuare cosi', insomma ci risiamo, siamo nel solito stato confusionale. Secondo me dovresti fare qualcosa, non puoi vivere cosi'. Eh, lo so, sapessi cosa fare pero'. Senti, domani vado a correre, mi stanco, mi tolgo il fiato, mi sfinisco, penso che sabato mattina me ne vado a Paris, si, proprio li', e cerco di motivarmi. E poi venerdi sera c'é la festa, si, quella in cui andiamo insieme, chissà che divertimento. Si si. Si, ci strafaremo di alcool, come al solito, quel tanto da non capire bene quello che succede, insomma il solito copione degli ultimi tre mesi. Perché prima cosa facevi? Prima mi chiudevo in una stanza che non aveva pareti, in cui mi sembrava di volare, ma sono volata troppo in alto e sono caduta, mi sono stampata per terra e ho fatto il botto. E poi? e poi senti questa: suppose I never ever met you, suppose I never fell in love, suppose I never ever let you kiss me so sweet and so soft, suppose I never ever saw you, suppose we never ever called, just to break my fall. Io non ti capisco. Neanche io, non ti preoccupare. E ti dico di più: non ti voglio capire, perché non ne ho voglia, perché non sei quello che voglio, perché devo solo fingere e convincermi che io sto meglio, meglio, meglio. Si, proprio better, better, better. Come dice la canzone. Si, proprio quella li'. Senti ma chi la canta? senti, lascia stare, sono stanca, fammi dormire. Fammi ubriacare di sonno, cosi' non penso, cosi' il mio cuore torna a essere una cosa sola, un pezzo unico. Cosi' torna a battere. Cosi' torna a sperare. Cosi' torna ad illudersi. 

Liberamente

Mi piacerebbe che la gente smettesse di chiedermi di te. Mi piacerebbe che la gente quando mi vede stanca o un po' giú non facesse il tuo nome, non mi chiedesse se é per te. Mi piacerebbe che la gente non mi chiedesse "ma senti, l'hai piú sentito?". Mi piacerebbe che la gente non mi guardasse con quello sguardo misto di compassione e pieta' per quello che ho vissuto sulla mia pelle e a spese dei miei sentimenti. Mi piacerebbe per una volta non pensare a te, poterti sradicare totalmente dal mio cervello, perché come mi ha detto qualcuno, sono io che ti ho dato tutta questa importanza. Mi piacerebbe che non fossi mai esistito, né nella mia vita, né nel mio cuore, né nel mio cervello. Mi piacerebbe tornare a essere libera, libera di innamorarmi di nuovo, libera di crederci di nuovo, libera di sperarci di nuovo. So che devo camminare e correre ancora molto per essere libera, da te, dai miei pensieri e dai miei sentimenti. Saperlo é gia' qualcosa. Sapere é capire che la strada é lunga, lunghissima.

Sapore di casa




Adelante adelante

Due occhi svelti, vivi, attenti. Braccia forti, ma di quelle che sanno anche abbracciare e stringere dolcemente. Capelli disordinati, che danno un'aria da artista. Sguardo che ti scava nell'anima, di quelli che ne basta uno per sentirsi senza più difese. Voce suave, roca, graffiante. Qualche ruga sul viso, per farti sembrare più saggio. E poi un lungo dialogo, io all'inizio esitante e timida, poi sempre più sicura di me. Parliamo di concetti che avevo lasciato da parte da anni, di giustizia sociale, di storia, di rivoluzione, di voglia e necessità di cambiamento, di difficoltà di adattamento. Due ore che passano volando, che vorrei far diventare eterne, perché mi sembra che il mio cervello torni a funzionare, torni a pensare e non solo ad eseguire. Due ore cosi', come mi hai detto tu quando mi hai visto arrivare: adelante, señorita, adelante. 

martedì 1 maggio 2012

Elenchi: cosa mi fa andare avanti

La vita, con le sue sorprese e le sue asprezze, con i momenti in cui vorresti restare a letto e non vedere mai il domani e quelli in cui vorresti che il tempo si fermasse e tutto restasse cosí, congelato, bloccato, pietrificato.
I viaggi, l'idea della valigia sempre pronta, perché questa sono io, incapace di stare in un punto fisso, incapace di stare ferma, perché la curiosità é tanta e la voglia di vedere, sperimentare, osservare é grande.
I miei libri, quelli che divoro da quando sono a Londra, nelle mie notti e mattine insonni, che mi servono per fuggire dal presente e sognare il futuro. I libri con i suoi personaggi, che mi fanno sperare in un domani migliore, piú semplice, piú sereno, meno complicato.
Le mie camminate notturne, fra le strade di Pimlico e le case bianche, come una sonnambula, con gli occhi pieni di vita, amarezza e gioia, quelle camminate che faccio quando torno a casa per farmi passare la sbronza, perché non riesco a dormire, perché non ho voglia di tornare in una casa che continuo a non sentire mia.
La scrittura, che mi fa riflettere, che mi fa capire che c'é un domani e che sará sicuramente migliore del presente, che mi fa viaggiare con la mente e che mi aiuta a capire, a capirmi, mentre vago nella nebbia dei miei pensieri. 
I miei affetti, la famiglia, gli amici, i discorsi strampalati di una bambina che inizia a scoprire il mondo e che alcune volte sembra essere piú grande e saggia di me.