giovedì 19 febbraio 2009

Un messaggio chiaro e netto

Ricomincio a respirare, lentamente. Ricomincio anche a camminare, a piccoli passi, incerti. Mi creo una vita parallela, cerco di non dare troppo peso a quello che mi succede. Sorrido più facilmente. Mi riempio l'agenda di impegni. Divido il mio letto con qualcuno che non sfioro, ma che considero come parte della mia famiglia. Questa é la mia nuova vita, mi dico, mentre aspetto di riempire di nuovo la mia valigia e i miei scatoloni, che ho conservato dietro la porta.
Dopo l'ultimo viaggio fatto, non ho disfatto la valigia. Ho tolto solo i panni sporchi. E' li', dietro la porta, insieme agli scatoloni. E' li' e mi ripete che é venuto il momento. Ora sta a me decidere quando partiro'. So che ci potranno volere dei mesi, forse degli anni. Ma nella mia testa, so che la decisione é presa.
Sono sempre stata cosi'. Io, le decisioni, le prendo con anni di anticipo. E poi le lascio li' a fermentare. Mi serve per convincermi che posso farcela, che posso partire. Perché partire non é mai facile, é un distacco, é un arrivederci che si trasforma quasi sempre in un addio.

lunedì 16 febbraio 2009

Una tazza di thé caldo

Torno a casa completamente congelata, mentre fuori piove. Mi tolgo il cappotto zuppo di pioggia, il cappello e vado in cucina. E li' inizia la magia. Buona musica, una tazza di thé caldo che emana un profumo lontano, il forno acceso che sprigiona calore, una ricetta per imparare a fare i biscotti. Cosi' mi lascio cullare da questa atmosfera, lascio da parte i pensieri, sento la stanchezza andarsene e assaporo la vita. In un attimo mi sento protetta, coccolata, come non mi sono mai sentita. Rifletto su di me, sulle mie scelte, sul mio eterno bisogno di non essere mai sola. E questa atmosfera mi fa capire che invece stare soli delle volte fa bene, che si puo' vivere anche senza la ricerca continua della perfezione. E mi dico: chi l'avrebbe mai detto...

venerdì 13 febbraio 2009

Visioni

Vivo per immagini. Me le vedo scorrere davanti agli occhi. Mi vedo camminare al tuo fianco e poi girarmi e andare via, perché hai detto qualcosa che non mi piace. E poi mi guardo indietro e ti vedo in mezzo alla folla, bloccato, con lo sguardo perso di uno che non capisce. Mi é sembrato un film, con un finale che non mi piace. Quello sguardo incredulo mi fa tornare da te, ricomincio a camminare al tuo fianco.
Mi vedo salutarti con un sorriso sulla bocca, mentre dentro di me sento un mare in tempesta. Mi vedo camminare verso casa mentre mi ripeto che la cosa migliore da fare per entrambi é tagliare il legame che ci unisce. Ci provo e mentre ci provo, penso che forse non mi rendo conto delle conseguenze che questa decisione avrà sulla mia vita.
Ti vedo dimenticarti di me, mettere il nostro vissuto comune in un cassetto che non aprirai più. Ti vedo con altre mille donne, felice e sorridente, molto di più di quanto tu lo sia stato con me. Ti vedo continuare a sottovalutare la sostanza, per privilegiare la forma.
Più ci penso, più mi rendo conto che non ti voglio più.

venerdì 6 febbraio 2009

Un caldo inverno

Prima che iniziasse questo lungo inverno, avevo presagito che sarebbe stato caldo. Caldo di sentimenti, di amicizie e di incontri, di thé presi di domenica pomeriggio. E la mia predizione si sta realizzando, ma con una variante. Questo inverno é si caldo, ma anche burrascoso. E' un periodo di cambiamenti, di crescita e di comprensione della realtà. E' un periodo in cui mi vedo cambiare, in cui capisco finalmente dove la mia vita sta andando e dove la sto portando. Mi sorprendo soprattutto a vedere questo cambiamento, a vedermi accettare situazioni che prima non avrei potuto capire. E' forse il segno che crescere é bello?

martedì 3 febbraio 2009

Una storia da raccontare

Apro il giornale e leggo che ognuno di noi ha una storia da raccontare. E decido, allora, di passare la mia giornata a trovare la mia storia, a scegliere cosa raccontare. La prima idea é quella di raccontare come ci siamo conosciuti, la nostra storia. Parlare di quel corridoio bianco, della tua incertezza quando mi hai parlato, del tuo accento marcato, dei tuoi occhi. Poi penso che potrei raccontare la mia storia, quella della mia famiglia. Quella dei miei nonni che sono stati sposati 60 anni e di mio nonno che mi diceva sempre che quando ha visto mia nonna non ha avuto più la voglia di guardare altrove. La storia dei miei, di mio padre che si é costruito una vita dal niente, di me e di mia sorella, che siamo cresciute insieme. O ancora racconterei la mia storia, i miei ricordi, le corse al parco, la tristezza dei trasferimenti, quel silenzio che ho fatto durare quasi vent'anni, la bicicletta che prendevo ogni mattina per andare a scuola e quelle pedalate che trovavo pesanti. Ma anche la voglia di cambiare, di andare avanti, di "tourner la page" per diventare una persona nuova, ricordando sempre quello da dove vengo e cosa sono. Io di storia da raccontare non ne ho una, ma tante.