venerdì 27 giugno 2014

Le tue braccia mi portano altrove

Bientôt je ne devrais plus marcher ici.  Dans la rue où les souvenirs deviennent cauchemars. Tes bras m'amènent ailleurs.  Merci.

martedì 3 giugno 2014

Paris. Encore.

Paris. Encore. Encore une fois. Forse la quindicesima. Non so, ho perso il conto. Avevo qualcosa da esorcizzare. Avevo qualcosa da dimenticare. E ho detto sí. Ho detto vengo con te. 
Ho avuto paura prima di partire. Troppi ricordi. Di epoche diverse. Troppe emozioni sempre lí, presenti. 
Ho preso l'Eurostar con un sospiro bloccato in gola. Ho preso l'Eurostar con la paura nascosta sotto la pelle. Ho percorso il binario della Gare du Nord come se fosse stato un remake. Col cuore intrappolato in una morsa. Ho cercato il punto dove mi aspettavi. Con i fiori e la t-shirt rossa. Non l'ho trovato. Mi sono detta: E un segno. 
Poi ho dimenticato. Ho esplorato un nuovo quartiere. Ho cercato le tracce della tua vita lí. Le tracce di chi é venuto dopo di te e mi ha preso il cuore. O almeno ci sta provando. A volte a colpi di martellate. Che mi dó io al cuore, per dimenticare e fare la pace col passato. Perché poi io mi debba sempre mettere in croce, questo non si capisce. 
La seconda sera, lei mi ha proposto di andare a Notre Dame. Ho tremato. Ma ho annuito. Troppi ricordi ancora. Su Pont Neuf mi sono seduta. Ho ripensato al tuo abbraccio. Perché mai tutto é cosí vicino? Tutto cosí ancora vivo nei miei ricordi? Eppure a Parigi ci sono stata tante volte. Non solo con te. Anche con chi ti ha preceduto e mi ha dato molto piú di te. Anche con chi mi ha tolto un pezzo di vita. 
Notre Dame era splendida. Come quella sera di inizio agosto. E ho ripensato al tuo viso di quella sera. Su quella scalinata. Quando mi hai detto "vas-y, on rentre à l'hotel". Avevi un viso triste. Avevi la tristezza negli occhi e non solo. Lí avrei dovuto capire. Lí, mi ricordo, ho pensato che tu non fossi lí con me. Che forse mi ero ancora una volta sbagliata. E che ti avrei perso. Come poi é stato. Che poi, lo dico sempre, non é stato un male. 
Ho passato tre giorni a pensare di scriverti un messaggio. Un messaggio di recriminazioni. No. Un messaggio d'amore. No. Un messaggio per dire "caro, hai fatto tanto danno. Chiedi venia". Ma a cosa sarebbe servito? A niente. L'ultimo giorno ho comprato una bottiglia di champagne. Per me e il mio lui. Il picconatore di cuori affranti, lo chiamerei. L'ho comprata per festeggiare il mio compleanno. Il nostro rapporto. Le mie paure. La paura che tu mi hai lasciato addosso. Quella che il picconatore un giorno mi dica basta. Basta mi sono stufato. Basta, non sono innamorato e chiudo. 
Ieri il mio picconatore mi ha trovato stancante. Facevo troppe domande. Eh, gli avrei detto, devo. Devo per esorcizzare i ricordi. I ricordi della tristezza. Lui mi ha detto "magari ad ottobre facciamo un weekend dai miei a Parigi". Io ho annuito. Si, ti prego, vieni con me a Paris. Encore une fois. Allora su quel binario, ci saremo io e te. A Notre Dame ci saremo io e te. E il passato non fará piú paura. 
E tu, s'il te plait. Demande pardon. Un vrai pardon.