venerdì 18 giugno 2010

Perché il tempo ci sfugge ma il segno del tempo rimane

Dieci anni fa avevo vent'anni. Stavo preparando l'esame di Dottrine politiche e stavo con un ragazzo che non ha mai capito chi fossi e ancora cerca di capire quale sia la sua identità. Mi ricordo solo che non ero felice.

Nove anni fa ero in una Forli', faceva caldo. Ero contenta perché me ne sarei andata via l'anno successivo. Dentro di me mi sentivo vivere.

Otto anni fa ero in Erasmus. Vivevo in una bolla di emozioni e di scelte, di sbagli che avrei pagato per anni. Mi sentivo una mozzarella in scadenza, che ha un gusto delizioso pero'.

Sette anni fa ero in una Milano caldissima. Sentivo il mio cuore battere all'impazzata ma non sapevo agire. Sapevo solo che stavo sbagliando.

Sei anni fa ero a Bologna, con in mano un capitolo della mia tesi e nell'altra la voglia di finire e di partire. Il mio cuore batteva sempre e vedeva la luce fuori dal tunnel.

Cinque anni fa ero a Parma con la mia amica accanto. Mi ricordo quella conversazione nella sua auto, io che le dicevo che dovevo andare via per crescere. L'ho fatto e mi ha cambiato.

Quattro anni fa, ero su un divano di una casa belga appartenente a un francese. Guardavamo la partita, c'era il mondiale. Non avevo nessuna certezza, né lavorativa né affettiva, ma sentivo che ce l'avrei fatta a trovare la mia pace.

Tre anni fa, ero in una Bruxelles fredda, in piena estate. Volevo stabilità, volevo credere che tutto andasse bene.

Due anni fa, ero in una Bruxelles semi-fredda. Il mio cuore batteva e mi diceva di andare lontano.

Un anno fa, ero in una Bruxelles caldissima. Ero a pezzi, ma sentivo il mio cuore ricominciare a battere.

Oggi sono in una Bruxelles nuvolosa. E penso che "il tempo ci sfugge ma il segno del tempo rimane".

giovedì 17 giugno 2010

Il pensiero da non fare

Ho fatto un pensiero da non fare. Ho desiderato qualcosa che non é mio. Mi sono quasi detta che avrei fatto meglio a scegliere altro. Non conosco personalmente cio' che ho desiderato. Me ne hanno parlato, ho visto delle foto. E proprio guardando quelle foto ho sentito di volerlo. Di voler assaporare quello che tu hai gettato via. Pochi particolari mi hanno colpita: le mani, come le tue, il sorriso, come il tuo. Ho quasi sentito il suo sapore in bocca.
Ho scelto di desiderare quello che a te fa male. Per la prima volta nella mia vita, mi sono sentita in colpa per aver pensato e desiderato.