mercoledì 31 agosto 2011

Quasi gemelle

Io e te siamo un po' due gemelle separate alla nascita. Prima di conoscerti, io avevo paura di te, del tuo sapere, delle tue conoscenze. Poi ci siamo capite, conosciute e stimate. Abbiamo vissute le stesse esperienze, siamo state le sfigate della situazione, le secchione, quelle che portano gli occhialoni e che non piacciono né ai ragazzi né agli amici. E poi ci siamo prese le nostre rivincite, abbiamo iniziato a farci valere, ad emergere. Nonostante questa volontà di cambiare, continuamo a trainarci, dietro di noi, le nostre insicurezze, i nostri dubbi, le nostre sensibilità.

Siamo cosi', cosi' simili, cosi' forti e cosi' fragili. Pero' sappiamo di potercela fare, di essere in grado di andare avanti. Siamo proprio cosi', due gemelle separate alla nascita!

martedì 30 agosto 2011

Principi di serenità

Sto imparando a respirare di nuovo, come se avessi disimparato. L'ho fatto durante questo lunghissimo weekend, di riposo, di incontri, risate e anche piccole tristezze. Tutto é iniziato con una cena, tra nuove conoscenze, discorsi già sentiti, ma persone nuove e nuovi confronti, nuovi scambi di esperienze e storie di vita. Durante quella cena ho sentito perennemente il tuo sguardo su di me, come una sorta di protezione, una mano che stringe la mia e mi dice "puoi andare, ce la puoi fare, non sei poi cosi' scarsa come pensi tu". E' stato un po' come una prova generale, un tentativo di rassicurare le mie incomprensibili e remote paure.

Ho saputo anche dire arrivederci a qualcuno che mi é stato vicino in questo primo mese di adattamento, ho saputo dire "grazie per avermi aiutato, per aver condiviso il mio disordine mentale e fisico e per avermi guidato nel caos di questa città bellissima, ma complicatissima". Ora posso stare da sola, posso imparare a memoria i nomi delle strade, posso portare un vestito in lavanderia senza aver paura di parlare, posso non perdermi perché ho ritrovato il senso dell'orientamento.

E infine, ho passato una giornata da sola nel mio nuovo appartamento, ho pulito lo sporco lasciato da anni di condivisione, ho sistemato il disordine, ho fatto spazio. Un po' come se dovessi fare spazio a me stessa in quella casa, scavarmi un posto dove vivere, pensare, dormire serenamente, sentirmi a casa.

Ho concluso il weekend con un film, tratto da un libro che fondamentalmente parla un po' di noi. Quel libro che ti avrei regalato se ci fosse stata un'altra volta, un altro incontro. Come tutti quei libri che ti ho regalato perché ritrovavo un po' di noi nella trama. E' una storia triste, ma bella allo stesso tempo. E mentre sentivo la mia coinquilina singhiozzare, io non piangevo, restavo calma e anche il mio cuore era sereno. Mi sono resa conto che la vita va accettata per quello che é, con i suoi distacchi e i nuovi arrivi. Ci sono giorni che ti cambiano la vita, in bene e in male. Questa forse é la sfida principale della vita: aspettare e fare in modo che quei giorni arrivino.

venerdì 26 agosto 2011

Home

Tante volte mi sono chiesta dove fosse la mia casa. Ne ho cambiate di case, di città. Le ho viste defilare una dietro l'altra, davanti ai miei occhi di bambina, di ragazza e ora di adulta. Ma la casa non é solo un luogo fisico, ma soprattutto mentale. Cosi' la mia prima casa sei stata tu, con quell'odore di buono che hai, quell'odore che mi ha sempre rassicurato quando ero spaventata. Ancora adesso, dopo anni, quando mi avvicino a te lo posso sentire e mi fa sentire a casa. Quell'odore l'hai saputo passare anche alla mia seconda anima, quando é diventata mamma. Ora anche lei ha quel sapore buono, che conforta l'anima. La seconda casa é stata una stanza giochi, con un balcone che dava su dei grandi pioppi. Era una casa calda, gioiosa, almeno cosi' me la ricordo. E' stata la casa dell'innocenza e del divertimento, dei topolini che rubavano i dentini e i giocattoli e della spensieratezza. Ho impiegato anni a trovare la terza casa, quella dell'età della comprensione, della presa di coscienza. Era una casa da studenti universitari, con caterve di piatti da lavare, che restavano nel lavandino per giorni, corse e balli, emozioni e drammi. La quarta casa é stata una cucina, c'era solo quello. Una cucina fatta di lunghi sguardi, chiaccherate e sorrisi. Una cucina fredda, gelida, ma in realtà sempre calda. La quinta casa é stata una soffitta, piena di polvere, senza luce, ma piena di colore e di vita. E' stata la casa dell'età adulta, dell'indipendenza.


La casa, quella vera, siamo io e te, con le nostre risate a crepapelle, gli sguardi di comprensione, la trasparenza dei nostri cuori. E' la casa di quella famosa conversazione che portiamo avanti, io e te, sorella mia, a distanza, senza mai interromperla. E' la casa in cui vorrei vivere tutti i giorni della mia vita. E' quella che io chiamo casa.

mercoledì 24 agosto 2011

Wash and dry the uneasy silence

Sei entrato e ti ho fatto sedere. Mi hai telefonato perché ti sentivi solo, perché avevi forse bisogno di parlare e di avere compagnia. Con voce stentata mi hai chiesto di passare a fare un saluto. Ho preparato due tisane e mi sono seduta accanto a te sul divano e ti ho ascoltato. Ho ascoltato la tua delusione, ho sentito il peso dei tuoi anni e delle tue esperienze passate, ho compreso che 37 é più vicino a 40 di 30, ho condiviso con te la pressione che la società ci impone sull'essere dei vincenti, con un conto in banca a 5 cifre, un lavoro pieno di sfide e vittorie, una fede al dito e un feto nella pancia. Noi non abbiamo niente di questo, siamo precari nel mondo del lavoro e nel mondo degli affetti. Siamo le pecore nere, quelli che la gente vuole accoppiare a tutti i costi, quelli che ricevono gli sguardi deplorevoli degli altri perché ancora una volta hanno sbagliato. Hai parlato a lungo, io sono rimasta in silenzio. Poi, ad un certo punto mi hai guardata e hai capito che in realtà non ero li' con te, ma altrove. Hai capito che qualcosa mi aveva turbato e quel qualcosa non eri tu né le tue parole. Non ti ho voluto raccontare niente, ho preferito fingere. Non volevo parlare ancora una volta di quella solita storia, di quella brutta storia, di questi anni di esilio emotivo, di questo fantasma che mi segue ovunque io vada. Non ne ho parlato, non lo faro' più, cosi' anche lui sparirà, per sempre.

Oggi sono a pezzi. Oggi Francesca sente di nuovo quel malessere fisico e mentale che solo tu mi sai dare. Non é colpa tua, sono io che mi faccio male. Oggi mi sento le ossa rotte, come ogni volta che ti vedo o che entro in contatto con te. Questo é l'effetto che mi fai, caro amico. Oggi sento tutti i miei sbagli sulle mie spalle, i tentativi di negare la realtà, la ricerca affannosa di un'alternativa, che poi si rivela essere sbagliata, anzi sbagliatissima. Oggi sento ancora una volta che devi uscire dalla mia vita, devi starne lontano, che é inutile aspettare quella chiamata che non arriverà mai. Questa non é stata amicizia, amico mio, ma amore. L'ho scritto e lo direi anche, se ti avessi davanti. Questo é stato anche uno stillicidio per me, una scusa per farmi del male. Ti ripeto, non é stata colpa tua.

Ora torno a sedermi su quel divano, mi preparo una tisana, guardo fuori e ascolto le parole, le mie, quelle che dico a me stessa per andare avanti. Perché c'é sempre un dopo.

martedì 23 agosto 2011

Abituarsi

Abituarsi significa accettare di aver perso qualcosa per trovare altro. Abituarsi significa smettere di essere di cattivo umore. Abituarsi significa ridere appena uscita da casa, al mattino, mentre piove e ti stai bagnando tutta. Abituarsi significa accettare di comprare il pane anche qui, tanto non é poi cosi' male. Abituarsi significa ipotizzare l'acquisto di un paio di pantaloni, senza aver paura di non trovare poi una sarta che ti faccia l'orlo. Abituarsi significa svegliarsi all'alba e restare nel letto caldo a pensare, a meditare, a digerire la partenza. Abituarsi significa riempire il tuo scaffale in cucina, con i tuoi thé e i biscotti. Abituarsi significa cucinare il tuo piatto preferito e rendersi conto che ha lo stesso sapore di altrove, anzi forse é più buono. Abituarsi significa accettare nuovi amici e nuove esperienze, aprire il proprio cuore alla vita. Abituarsi significa vagare per una città per poi scoprire che esistono delle scorciatoie. Abituarsi significa soffrire per la nostalgia e la mancanza, ma interpretarla come amore nei confronti degli altri, dato e ricevuto. Abituarsi significa svegliarsi al mattino, scendere in cucina a farsi un thé, sedersi sul divano e rimirare il cielo grigio londinese e abituarsi o accttare l'idea che non é poi cosi' tanto diverso da tanti altri cieli grigi sotto i quali ho vissuto nella mia vita.

lunedì 22 agosto 2011

Mancare

Il secondo strappo é il più doloroso. E' quello della presa di coscienza. Sono arrivata in stazione trafelata, dopo più di un'ora di ritardi e attese nella metro. Sono corsa al controllo passaporti, ho accettato e risposto alle domande della guardia, pensando sempre di essere in un luogo straniero e sgradevole. Ho dormito per gran parte del viaggio, fino a quando un paesaggio, il paesaggio a me noto si é palesato davanti ai miei occhi. E li' ho sentito lo strappo, ho capito che me ne sono andata, che non vivo, non respiro, non mi appassiono, non gioisco, non sono più triste in quel luogo, che ora é a me estraneo. E' stato come un coltello che mi ha perforato la pelle lentamente. Una ferita inferta in 8 ore, un centimetro all'ora, lento, ma sanguinolento. Ho visto i miei amici felici, li ho lasciati giovani adulti preoccupati, li ho trovati giovani genitori felici. Ho ritrovato anche te, abbiamo diviso una coppa di gelato al pistacchio nella tua cucina perfetta, pulita, profumata. Ho capito che mi sei mancato anche tu, con le tue fissazioni e le tue mani da lavare. Sono risalita su quel treno di ritorno capendo che tutto passa e accompagnata dalla tua frase, con la quale mi hai salutato: "Francesca, non abbiamo più una quotidianeità, ma ci vogliamo molto bene, siamo amici".

Mancare é questo. E' una ferita che stenta a rimarginarsi, é cercare palliativi che sai benissimo non esserlo, é cercare di stare sù col morale, anche se dentro ti senti triste e sconsolata. E' capire che forse conti per qualcuno molto di più di quanto tu abbia potuto stimare e valutare. Mancare é cambiare vita, é fuggire, é impacchettare tutta la tua vita e chiuderla in un garage di dodici metri quadri e partire, non troppo lontano, ma non troppo vicino. Mancare é dirti: vorrei esserci, vorrei condividere. Mancare fa parte della vita, é l'unica consolazione che trovo a questo mancare.

giovedì 18 agosto 2011

Just looking

E' come se stessi solo dando uno sguardo. Uno sguardo sulla mia vita, un assaggio del futuro, un ricordo nostalgico del passato, la ricerca della stabilità. La mia vita é come un negozio, non sono obbligata a comprare, ma devo comunque consumare qualcosa, i minuti, le ore, le emozioni, i sentimenti, le delusioni, l'affetto e l'amore. L'amore, che strana cosa, che sfugge, ma lascia il segno. I miei amori, passati, sfioriti, nascosti ma non dimenticati, sono sulla mia pelle, sono come quei segni rossi con cui ti svegli ogni tanto dopo una lunga notte, che restano per qualche ora, per poi sparire. Sono segno delle speranze riposte spesso in persone sbagliate, errori e fraintendimenti, problemi di messa a fuoco. I miei amori sono un insieme di pelli toccate, di labbra sfiorate, di primi baci tanto attesi, di emozioni deluse, di addii difficili, nonostante siano voluti e cercati. I miei amori sono un album di foto, che ritrae abbracci e sorrisi sfioriti, da guardare per ricordarsi i propri sbagli, come memento. Un album che dice di me che ho vissuto, cercato, afferrato forse per brevi momenti quello che io definisco amore. Peccato che in quell'album manchi una foto, la più importante. Tu sei stato cosi' perfetto che non ho avuto bisogno di una prova fisica della tua esistenza. Tu hai scavato la tua nicchia nel mio cuore e non ne sei uscito più. Sei entrato li' dentro dicendomi "do' uno sguardo" e sei rimasto dentro. Cosi' come me nel negozio della mia vita. Because you are just looking, nothing else.

martedì 16 agosto 2011

Una strana giornata

Una strana giornata, fatta di emozioni, belle e nuove e tristezze. Nello stesso giorno capire che qualcuno di molto importante non puo' più avere la stessa importanza perché il tempo passa e le persone cambiano. Siamo state cosi' vicine, cosi' inseparabili e ora di colpo siamo lontane, anni luce. Io con la mia valigia sono andata lontano, tu sei rimasta dov'eri anni fa. Questa é la vita, ancora una volta, ci dà e ci toglie.

E poi nel mio cammino si affacciano ancora nuove persone, nuovi passati, nuove emozioni e pensieri da condividere. Questi sono i momenti in cui capisco che non si vive poi cosi' inconsapevolmente, ma si prende coscienza della vita giorno dopo giorno, passo dopo passo.

lunedì 15 agosto 2011

A perfect day

Tutto é stato perfetto. Il cielo blu, con qualche nuvola bianca. La compagnia e quella strana sensazione di avere quasi una casa, mentre insieme cucinavamo e ridevamo. La corsa al supermercato perché Sainsbury ci aveva dimenticati e non avevamo niente da mangiare. Il sorriso sulle labbra, il vino che colorava le guance e faceva cadere tutte le rimostranze e la timidezza. Una giornata passata a ridere, a mostrare chi sono veramente, ad aprire la mia anima agli altri. E per concludere quella lunga passeggiata in un quartiere dove ho vissuto due settimane senza conoscerlo, fra i grattacieli della City, alti, imponenti e trasparenti, che risplendono il sole, circondati da l'acqua, stranamente pulita, del Tamigi. Mescolanza di lingue, di parole dette in inglese, francese, spagnolo, tedesco e iraniano. Sensazione di vivere una situazione eccezionale, di fare parte di quella gioventù europea che traina il cambiamento, che credo nell'integrazione e nella mescolanza. Gioventù adulta, ma che resta giovane nel cuore e nello spirito, nella realizzazione dei propri sogni, desideri ed ideali, gioventù che sente che gli anni passano, ma che cerca di succhiare, gustare tutto il sapore del cambimento e le scoperte della vita, che non finiscono mai e sorprendono sempre. E poi un messaggio, un sentimento svelato, i paletti che cadono, l'accettazione dei miei sentimenti e delle mie emozioni e la voglia di far capire a chi mi é vicino che volere bene é qualcosa di più che bello, di cui non bisogna vergognarsi, ma piuttosto andarne fieri. Con tutto questo nel cuore e sulla pelle mi sono addormentata, ho saputo finalmente dormire e rilassarmi. Perché per amare gli altri, bisogna prima di tutto accettare di essere amati e coccolati. Amore e coccole, lontane e vicine, amici scoperti e sempre presenti, affetti lontani e vicini, legami familiari forti come quelle corde che ieri nel porto di Canary Wharf tenevano ferme le navi, agitate dal vento. La vita é questo, lasciarsi andare, accettare l'amore e il bene, svelare le proprie emozioni, farsi involontariamente coccolare da una giornata di puro bonheur.

giovedì 11 agosto 2011

Stanchezza mentale e fisica

Non dormo. Ci provo, ma mi sveglio, stanca, esausta. E cerco di capire le ragioni.


Non dormo perché mi manchi e pensare a te mi fa sentire che sei meno lontano. Non dormo perché ho l'ansia da prestazione, al lavoro, perché mi sento sempre inadeguata. Non dormo perché sono stanca, di queste sfide che lancio a me stessa, di questo esilio, forzato e voluto. Non dormo perché mi condanno per i miei sbagli passati e non riesco a farne tesoro. Non dormo perché penso che mi sto perdendo i tuoi anni migliori e ho paura che quando sarai grande non ti ricorderai di me e non vedrai tutto il bene che ti voglio. Non dormo perché non riesco a perdonarti e so che quando non ci sarai più sarà troppo tardi. Non dormo perché mi snervi con la tua perseveranza nel condannarti ad una vita infelice, lasciando da parte i tuoi desideri e io vorrei essere uno di quelli. Non dormo perché so che hai bisogno di me e ti senti sola, ma io sono lontana, lontanissima. Non dormo perché vorrei fare finalmente quello che mi piace, trovare il coraggio, mollare tutto, le convenzioni, i si deve fare cosi'. Non dormo perché sono viva, perché ho un cuore che batte e un cervello che pensa. Non dormo perché tutte le mie scelte sono sempre le più razionali, le più intelligenti e le meno volute. Non dormo perché vorrei cancellare finalmente il passato e guardare al futuro. Non dormo perché ancora una volta mi sono rialzata, ma ho le ginocchia sbucciate che bruciano. Non dormo, avrei bisogno delle tue braccia per farlo. Ma loro, sono lontane, fisicamente e mentalmente.

lunedì 8 agosto 2011

Giorni difficili

Ore nella metro o nel Tubo, come lo chiamano qui. Notti insonni, sveglie antelucane, con aerei che volano in camera. Letti che in realtà non sono altro che un materasso per terra. Sensazione costante e perenne di essere inadeguata. Ex che non accettano di essere ex. Non ex che vorresti fare diventare ex e che lotti a tenerli chiusi nell'armadio. Colleghi compiacenti e interessanti, ma pur sempre colleghi. Parole dette e non capite. Parole ascoltate e tanto meno capite. Pioggia, sole e vento nello stesso giorno. Attese lunghissime e corse mozzafiato. Insalate comprate e non riscaldate, piatti caldi insapori e raffreddati, thé amari, che di più amari non ce n'é. Noia e rabbia mescolate da lasciare l'amaro in bocca e nel cuore. Sogni di pace e letti di piume. Pensieri sbagliati e fuori posto, come mangiare un gelato a gennaio. Ma forse a gennaio i giorni difficili saranno finiti.

domenica 7 agosto 2011

London Bridge

Ho dovuto aspettare prima di scrivere perché per certe cose ci vuole tempo, per digerirle. E' stato tutto perfetto, per una volta. Per una volta mi sono sentita bene, a mio agio, nonostante tutto sia incredibilmente nuovo. Mi sono sentita grande, forse per la prima volta, non a parole ma nei fatti. Ho sentito che potevo fare le mie scelte, che potevo non dipendere da nessuno né tantomeno dal giudizio altrui. Ho sentito sulle mie spalle il peso della responsabilità e l'accettazione della vita, anche delle follie che si possono fare nella vita. Ho capito che non é un gioco, ma una scelta. La scelta di ricominciare tutto, in un paese nuovo, con una lingua nuova e una cultura da scoprire. Lasciando da parte i pregiudizi miei e i giudizi degli altri, le convenzioni imposte, le regole per vivere meglio che fanno vivere male, i cosiddetti paletti che ho fissato con tanta forza nel mio giardino mentale. E cosi' mi sono divertita e mi sono sentita vivere. E ogni tanto, fa bene!

martedì 2 agosto 2011

Ti lascio andare

Ogni volta cerco di nasconderti, di farti sparire. Ma tu sei sempre li', non mi abbandoni mai. Quando mi sento stanca, debole, sfiduciata, tu appari sulla scena, quasi a ricordarmi i miei sbagli. Ti devo lasciare andare via, ti devo cacciare dalla mia vita per vivere bene o almeno vivere. Tu ora avrai un'altra missione, non avrai piu' tempo per me, cosi' come non lo hai avuto in questi ultimi lunghissimi anni. Lasciami andare, non mi trattenere, ecco cosa ti vorrei dire. Ma in realtà sono io che ti tengo stretto, non riesco a mollare la presa. Sono anni che cerco di cancellarti, mento a me stessa e poi ti vengo a cercare di nuovo. Stavolta devo essere forte. Mi devo togliere la gioia di condividere con te il momento più importante della tua vita. Lo devo fare e perdonami per questo. Ma quello che per te é una grande gioia, per me é un taglio netto, é la fine di un'illusione durata anni. Mi hai aiutato in questi anni, quell'illusione mi ha fatto sperare che ci fosse un domani, per noi, per me, anche senza di te. Si trattava solo di aspettare. Ora questa gioia immensa toglie l'attesa, la vanificata, prende tutto lo spazio disponibile. E davanti al miracolo della vita e dell'amore, io mi devo tirare indietro, ancora una volta. Forse fra tanti anni ci sarà ancora un caffé di sfuggita da prendere, un aereo che mi porta lontano, forse ci saranno presentazioni da fare, forse ti dovro' chiedere scusa per la mia assenza, per la mia non partecipazione a questa gioia assoluta. Forse mi giudicherai come un'egoista. Ti dico solo che ti pensero', a dicembre quando diventerai padre, e poi negli anni che verranno. Ti pensero' cosi' come ti voglio bene. Perché il bene o l'amore, ormai non importa piu' cosa sia, restano. Ti staro' vicina, a mio modo. Mi mancherai, mi sei già mancato e mi manchi ogni giorno. Ma la mia porta non sarà mai chiusa, ma solo socchiusa.
Con me hai saputo essere eccezionale. Lo sarai anche con lui o con lei, ne sono sicura. Una volta mi hai detto che ti ho idealizzato. Io non ti ho idealizzato, ti ho solo lasciato guardare dentro il mio cuore.