venerdì 30 marzo 2012

Una malattia perenne

Sei pronta? si, non aspettavo altro. Non aspettavo altro che questa gioia, che questa trepidazione, che queste emozioni. E' la stessa sensazione di quando ci si innamora, di quando senti il cuore impazzire di gioia, di quando uno sguardo ti cambia la giornata. Eppure non ti sei innamorata di nessuno, sei solo felice per te stessa, per le piccole cose, per il sole che splende in cielo, per la valigia che fai mentalmente, per questo ultimo mese di pazzie, corse, incontri e ogni tanto scontri. Sei felice perché sei riuscita a nascondere un po' la delusione, l'amaro in bocca é piú dolce del solito, perché ti sei addolcita la pillola da sola. Senti che le idee nella testa frullano, si moltiplicano, si realizzano. Senti che é il momento di andare lontano, senza guardarsi troppo indietro. Il passato é passato, fa parte di te, ma ci puó essere altro, si puó andare oltre. E allora vai, fai il grande salto, quello vero, quello verso la felicitá, che é uno stato mentale, che puó diventare perenne. E che dolce malattia sarebbe se lo fosse! 

giovedì 29 marzo 2012

Blue sky, clear mind

Oggi non cammini, oggi voli. Oggi sei piena di forze anche se hai dormito tre ore perché ieri sera non riuscivi proprio a chiudere occhio. Hai letto cinquanta pagine del tuo libro, ma stamattina quando l'hai riaperto davanti alla tua quotidiana tazza di thé, non ti ricordavi piú cosa avessi letto. Il tuo pensiero era altrove, il tuo cuore anche. Oggi entrambi sono tornati con te, il tuo cuore é leggero, guarda al futuro, ma assapora il passato senza sentirne il retrogusto un po' amaro. Oggi pensi che la vita va vissuta per quella che é, con i suoi momenti di pure bonheur e i momenti in cui ti senti a pezzi. Oggi pensi che hai avuto cosí tanto, che il brutto, la sofferenza, l'insoddisfazione possono essere lasciati da parte. Oggi pensi che amare qualcuno significa accettare di lasciarlo andare, di fargli fare la sua vita, di trovare la felicitá altrove che nelle tue braccia. Oggi guardi il cielo e sei felice. E questa felicitá é tutta tua, per una volta dipende solo da te. E' la felicitá del tuo cuore, che leggero guarda al cielo blu, senza nuvole, di Londra.

mercoledì 28 marzo 2012

Turn off the light

Sono giorni pieni. Sono giorni emotivamente stancanti. Sono giorni di cambiamento, di prise de conscience, di consepevolezze che ti si palesano davanti agli occhi, senza fare male, senza ferire, ma solo a ricordarti la direzione da prendere. Sono gli ultimi giorni prima di partire, per quel viaggio, che pianifichi da anni e che anche se durerà quattro giorni ti fa sentire ansiosa, piena di gioia ma anche un po' impaurita all'idea di farlo da sola, di ritrovarsi in una nuova città, persa fra i tuoi pensieri e i tuoi desideri. Quel viaggio é stato un miraggio, ti ha dato la forza di andare avanti nei momenti più duri, ti ha aiutato a lasciare da parte la tristezza, la paura del futuro, il senso di inadeguatezza. Ora stai meglio, senti la primavera nell'aria e nella tua anima, senti che sei pronta per partire, per scoprire, per meravigliarti davanti ad una vista o un quadro. Senti che ti puoi sedere davanti a un vaso de vino tinto con un libro e goderti quel momento, aspettato, desiderato e meritato.
Allora saluti Londra, tre mesi in cui la tua vita é cambiata radicalmente, perché sei cambiata tu, sei forse diventata una donna, un adulto. Quello che non uccide, fortifica. Te l'hanno detto in tanti di fronte alle tue esitazioni, ai tuoi momenti di buio totale, scuro, impenetrabile. Sei tornata qui dalle vacanze di Natale con delle speranze, dei sogni che si sono miseramente infranti contro la realtà. Riparti con delle certezze, con qualche sbaglio che potevi evitare, con la consapevolezza che devi accettare chi ti é accanto, con i suoi sentimenti, le sue opinioni, i suoi modi di fare. Parti per ritrovare un po' la pace, il silenzio, la distanza. La distanza da Londra e dall'Italia, per ritrovarti con te stessa, per ricaricarti le pile, per ricaricare te stessa.
Parti e spegni la luce, sperando che al tuo ritorno, quando la riaccenderai guarderai a questa vita con due occhi diversi, con due occhi che si saranno riempiti di nuovo di speranze e desideri. Realizzabili pero' stavolta. 

lunedì 26 marzo 2012

Where does the good go

Dovresti essere a letto. Ma ancora una volta, in giorni cosi' non si puo' dormire, bisogna celebrare gli eventi. Bisogna celebrare le emozioni che hai vissuto, quella chiamata inaspettata per sapere come stessi da chi non ti saresti mai aspettata, per sapere se andasse veramente tutto bene, la conferma che sei condannata a qualche altro mese di vita londinese e che non sei proprio da buttare, una cena con le coinquiline in cui finalmente ridete e non vi fate troppi problemi, in cui vi dimenticate i piatti sporchi e i rumori molesti, E poi quella chiaccherata, quel chiarimento, quell'abbraccio stretto, che ti fa dire che non hai perso sei mesi della tua vita, ma che sotto sotto ne é valsa la pena,anche se ha fatto un po' male, se ti ha messo un po' in crisi, ma questa crisi ti ha aiutato ad andare avanti, ad accettare il cambiamento, la nuova Francesca, un po' spregiudicata e matta come una ragazzina, un po' saggia come una donna adulta, che ne ha viste un po' di tutti i colori. Per la prima volta dopo mesi, senti che Avenue de la Couronne é un ricordo lontanissimo, che ora c'é posto per il futuro dentro di te, sei finalmente pronta, a lasciarti andare. Ce l'hai fatta, e mentre te ne rendi conto ti senti gli occhi che si riempioni di lacrime. Si, di lacrime di gioia. Hai sofferto, é stata dura, sono stati nove mesi difficili, ma é finita e sei cambiata. Sei cresciuta...hai vissuto e non ti sei tirata indietro. Perché questa é la vita e merita di essere vissuta, cosi'. Nella gioia; Nella sofferenza, temporanea. Nella consapevolezza di quello che sei e che stai diventando. How do you know when to let go, where does the good go? Lo sai dove va e ti metti a ridere, di cuore. 

Vuoto a perdere

Oggi non fila via. Oggi rimane li'. Oggi non riesci proprio a non pensare. Oggi non va. Sono gli ormoni, ti dici, tra qualche giorno passa. Pensa al bel weekend che hai passato. Si, ci penso, ma oggi non scende, rimane li' di traverso per la gola. Si, ma passa, vedrai. Dai, tra una settimana sei in vacanza. Ma niente, il blocco resta li', nella gola, non sale e non scende. Dai, domani se non esci, vai a correre. Riprovi a deglutire, ma lo senti sempre li'. Perché? Perché nella vita non basta uno sbattere di ciglia per dimenticare e andare avanti, perché non é bello sentirsi calpestati, traditi, anche da se stessi. Sai che é un periodo fortunato, stai ottenendo tutto quello che vuoi, chi volevi ti chiamasse ha chiamato, chi volevi ti invitasse ti ha invitato, chi volevi diventasse tuo amico lo é diventato. Eppure ci sono momenti come questi in cui non va, in cui vaneggi, in cui ti senti venire meno. Allora lavori, esci, ti distrai, leggi, vai a trovare gli scoiattoli, cammini per ore fino a consumare le scarpe, scrivi. Cerchi un'alternativa, non cerchi le ragioni, non cerchi di capire perché. Vorresti parlare, vorresti chiedere a viva voce "perché", ma non lo fai. Non ne vale la pena, ti ripeti. Sono gli ormoni sai. La settimana prossima andrá meglio.

domenica 25 marzo 2012

Afternoon tea

Bello questo posto. Eh si, un po' chic, ma bello, fortunatamente mi sono messa i pantaloni neri e le scarpe eleganti. Da quanto tempo vivi a Londra? Quasi nove mesi. Ah, ma allora é come una gravidanza! a me sembra un parto. E ti piace? ora inizia a piacermi. Perché solo ora? ma un po' per come sono fatta io, un po' per gli eventi, non ho passato un periodo facile. E ti piace il tuo lavoro? si, ma vorrei fare altro. E cosa? salvare il mondo. Ma dai, smettila. Scusa, torno con i piedi per terra, vorrei fare quello che mi piace, scrivere un libro, aprire un b&b o una brasserie. E perché non lo fai? perché é complicato nella mia testa, molto di più di quanto lo sia nella realtà. E per il libro, hai già delle idee? si, ho già i personaggi, ho un bestiario umano da sfoggiare, tra cui ci sono naturalmente io, anzi io sono la più fuori di testa. Ma non mi avevi detto che eri timida? si, lo sono, ma pare che sappia fingere bene. Ma senti, cosa ti piace fare qui? ora mi piace camminare di notte per le strade di Pimlico, correre accanto al Tamigi, perdermi nel cielo di Londra a guardare le nuvole di giorno e la luna di notte e stare con gli scoiattoli. Stare con gli scoiattoli? lascia stare, é complicato, é una storia lunga, ti dico solo che prima c'erano i coccodrilli, poi le tartarughe e alla fine gli scoiattoli. Ma, che tipa che sei! Eh si, che tipa, che fortuna eh? Senti ma ti piace il calcio? no, mi fa schifo, ma ho sempre a che fare con persone patite di calcio. No perché, sai, stasera c'é Juve-Inter. Ah, io tifo Inter. Ma no! Ma si! Ma perché? Perché se proprio dovessi, tiferei Toro. E perché? perché un caro amico che ho perso mi ha detto che il Toro é meglio e lui da bravo piemontese tifa Toro. E perché l'hai perso? lascia stare, é una storia complicata. Come complicata? ti dico solo che é stata una never ending story di dieci anni. Oh mio dio. Si, e lo é stata basicamente nella mia testa, ci ho impiegato dieci anni e un figlio, il suo, per lasciarlo andare. E tu un figlio non lo fai? Passiamo alla domanda di scorta, dai, avrai più fortuna. Ma non dire cosi'. Eh si che lo dico, senti, per tagliare corto non mi é andata bene in amore, diciamo che me li sono scelti uno peggio dell'altro e quindi il figlio é passato in secondo piano. E ora? e ora sto bene cosi', mi sento una ragazzina in Erasmus, esco, mi diverto,  ma devo prima capire cosa voglio io prima di legarmi seriamente a qualcuno. Ma sai che dici un sacco di cavolate? non sei il primo a dirmelo. Ah, bene. Sai cosa? dimmi? questa conversazione me la scrivo, sai, mi sarà utile per il libro, il mio. E lui sorride e io, sorrido...ma allora secondo te, chi vince stasera? 

Volta la carta

Forse oggi per la prima volta ti ho detto la verità. Ti ho detto di smetterla, di non dire cose che non provi, che sanno di falsità, perché l'amore si dimostra, non si dice. Tu sei rimasto male, é caduto il silenzio fra di noi, ti ho sentito esitare, vagare, forse perché ho tirato giù la maschera, forse perché per una volta ho detto quello che pensavo veramente e non ho finto. Sappiamo entrambi che i tuoi sentimenti non sono veri, non possono esserlo. Sai l'amore si dimostra nelle piccole cose, nelle attenzioni, non nelle frasi. E quelle attenzioni che tu hai avuto per me hanno sempre avuto un sapore falso, un retrogusto amaro. Non sarai mai te stesso, non ne sei capace. Ma io posso esserlo, io posso scegliere di essere me stessa.
Angiolina seduta in cucina che piange, che mangia insalata di more. Ragazzo straniero ha un disco d'orchestra che gira veloce che parla d'amore. Ragazzo straniero ha un disco d'orchestra che gira che gira che parla d'amore.


sabato 24 marzo 2012

We found love

Ti piace camminare di notte per Pimlico. Ti piace tornare a casa un po' stanca, un po' felice, sentirti leggera fra le case bianche, immacolate. Guardi sempre il cielo e dici che qualcosa é cambiato, che ti senti volare, che ti senti libera, che finalmente stai bene. Ti piace svegliarti, metterti le scarpe da ginnastica e correre sotto il sole che inizia ad essere caldo, mentre senti l'odore del Tamigi al tuo fianco. Ti piace sentire i tuoi muscoli che tirano, i battiti del cuore che impazzisce, mentri guardi la strada che macini sotto i tuoi piedi. Ti piace passare una serata cosi', a chiaccherare, a ridere, una di quelle serate da allungare, da non dirsi mai buonanotte, nonostante la stanchezza che si fa sentire e la metro che chiude e rischia di farti ritrovare lontanissima da casa, in un quartiere sconosciuto. In queste serate, mentre torni a casa senti la voglia di camminare per ore, di perderti per imparare a memoria le strade del tuo quartiere, nel silenzio delle strade deserte, mentre il cuore batte, sempre all'impazzata, come quando corri al mattino. C'est la vie, no? é questa, si',  questa gioia improvvisa che ti prende, che ti fa innamorare, che ti fa perdere e ritrovare. Hai perso qualcosa, lo sai, ma tutto questo addolcisce la perdita e fa andare avanti. Fa vedere che dopo il buio e il deserto del cuore, arriva la primavera. Fuori e dentro di te. 

venerdì 23 marzo 2012

Girls just want to have fun

L'hai pensato ieri per la prima volta, mentre eri seduta a quel tavolo e ridevi. Il pensiero ti é tornato in mente mentre tornavi a casa nel buio, rischiarato dalle case bianche di Pimlico. Hai pensato che il giorno in cui andrai via da qui, ti mancherá tutto questo. Ti mancheranno le serate improvvisate, ti mancheranno le sorprese che questa vita londinese ti sa dare, come per dirti non ti abbattere, perché c'é ancora tanto da vivere e scoprire. Ti mancherá quella sensazione che ti senti addosso quando parli, racconti, ascolti, mentre ti sorseggi un bicchiere di rosso. Ti mancheranno le risate a crepapelle, i momenti di euforia, i nomignoli, i ricordi recenti, recentissimi da condividere, i film visti e commentati con finto spirito critico, le mostre di artisti sconosciuti e conosciuti. Tutto questo ti mancherá sicuramente, cosí come ti mancherá la tua stanza piena di luce, le sveglie antelucane perché non riesci piú a contenere la voglia di leggere il tuo libro. E poi ti mancherá il Tamigi, dove ti rifugi per pensare e per fare pace con te stessa, per dare riposo ai tuoi pensieri. 
Qui hai incontrato un bestiario umano unico: la simpatica, l'attore squattrinato, l'artista svitata che parla sempre di uomini nudi, l'uomo finto e calcolatore, l'amica comprensiva, l'amica che ti dice le cose per quelle che sono, per salvarti e non farti restare male, l'uomo con due occhi azzurri nei quali perdersi, l'uomo da dimenticare in piú fretta possibile...tutto questo ti mancherá, lo sai giá. Per ora cerchi di succhiare il midollo di questa vita, di assaporarla, di gustarla, di ispirartene per il romanzo della tua vita, quello che ti stai costruendo in testa e che non hai ancora scritto. Ricordando sempre che girls just want to have fun.  

giovedì 22 marzo 2012

Hands clean

Ti svegli alle sei del mattino. E' il sole che ti sveglia, che entra dalla tua finestra e che ti richiama alla vita. Stavi sognando, ma ne hai vaghi ricordi. Apri gli occhi e apri il libro, quel libro che ti accompagna da un po' a questa parte, che é diventato un po' un luogo di evasione e un incentivo ad andare avanti. Ti perdi per un'ora tra i personaggi, ti si materializzano davanti, sei un po' Josephine e un po' Hortense, che sa cosa vuole, ma che non riesce ad ottenerlo. Ti fai una doccia, ti prepari, ti metti la tua maglietta preferita oggi. Ti prepari il solito thé e torni a leggere. Ed ad un certo punto ti dici non é grave quanto é successo, non é grave aver avuto una svista, l'importante é andare avanti, non dare importanza. Si puó perdonare se stessi, ci si puó perdonare una svista come questa. Ti sei sbagliata, hai voluto vedere quello che non esiste. Quella persona te la sei sognata, nella realtá non é come te la sei immaginata. Ti dici tutto questo per preservarti, per sentirti meglio, per andare avanti. Ti imponi di dimenticare, devi farlo. Pensa a te, per una volta sii egoista....e fregatene altamente di tutto e di tutti. E sciacqua le tua mani giá pulite per togliere la polvere, le tue hands clean. E' solo polvere, va via in un attimo.

mercoledì 21 marzo 2012

Sweet child o' mine

Avevi sempre voluto correre sul ponte di Chelsea di notte, illuminato dalle migliaia di lampadine gialle. Era un po' che ci pensavi, che volevi farlo. Finalmente stasera sei andata. Sei tornata a casa e hai sentito che dovevi andare a correre, eri stanca, eri nervosa, dovevi sfogarti, volevi correre fino a perdere il fiato. E cosí é stato. Hai iniziato a correre sotto un cielo blu scuro, dove gli ultimi bagliori di luce lasciavano il posto alla notte, nera. Hai corso fin dalle case bianche, eri impaziente, dovevi scaricare la tensione, lo stress. Quando sei arrivata sul ponte, su quel ponte, e hai visto le luci ti sei sentita piú leggera...hai corso guardando intorno a te, non come fai di solito che guardi per terra, per macinare la strada e annullare i pensieri. Hai corso lungo il Tamigi, ne hai sentito l'odore salmastro e la frescura che proveniva dall'acqua. Ad ogni passo ti dicevi posso andare piú veloce, posso fare di piú, posso macinare piú strada. Ti guardavi intorno e dicevi che tutto era cosí bello, cosí favoloso, con le luci della notte riflesse aull'acqua del fiume. Non vedevi i tuoi compagni di corsa, erano nascosti dalle tenebre, erano cavallette veloci che ti passavano accanto, sentivi solo la massa d'aria che spostavano al loro passaggio. Mentre tornavi a casa ti sei resa conto che stavi di nuovo bene. Hai deciso che avresti parlato chiaramente, che avresti intrapreso una nuova avventura, che non ti saresti scoraggiata di fronte all'indifferenza e all'egoismo della gente. Hai deciso che avresti caricato finalmente la radio che Pg ti ha regalato quando hai lasciato Bruxelles. L'avresti caricata e saresti andata a correre con la sua musica in sottofondo, quella che sentivi a casa sua, nelle serate invernali, seduta sulla poltrona di vimini un po' retró. E cosí avresti corso ancora piú veloce, ancora piú leggera. Where do we go, sweet child of mine? where do we go? risposta non pervenuta, ma vale la pena andare, camminare, correre in una direzione. Quella, si proprio quella lí, quella della leggerezza e del bonheur, sweet child of mine.  

martedì 20 marzo 2012

Turn back time

Hai visto la mail arrivare e ti sei sentita il sangue gelare nelle vene. Sapevi che sarebbe arrivata, che avrebbe colpito. Hai sentito il tuo respiro venire meno, ti sei sentita paralizzata, ti sei chiesta "e ora cosa faccio?". Hai pensato che saresti voluta scappare, avresti voluto mangiare i fiori di loto per dimenticare quanto é successo, ti sei detestata per la tua capacitá di metterti sempre in certe situazioni. Non facile ora trovare una via di uscita, ci avresti dovuto pensare prima, ti dici. E intanto rimani ferma, paralizzata davanti a quelle parole che leggi, parole vere, che ti riportano alla realtá, riportano proprio te alla realtá dalla quale vorresti tanto scappare. Cerchi una frase per rispondere, per dire scusa, capisci, non posso, mi fa troppo male, sono ancora piena di rabbia e di disgusto, disgusto per me stessa, per quanto ho deciso di vivere, per te. Aspetto allora, stasera correró e ci penseró, quando corro mi sento meglio, vedo la realtá in un modo piú distaccato piú sereno. Correró si, a patto che il sangue ricominci a battere nelle mie vene e che torni a respirare. Fai finta di niente, torni al tuo lavoro e ti dici "non é la mia giornata, ma passerá". Tutto passa, proprio tutto.  

lunedì 19 marzo 2012

Casa, cantina, calore

Tutto é tornato a casa. Non proprio tutto, ma la maggior parte di te ora giace in una cantina, in pianura. Ci sono i tuoi libri, le tue foto, i tuoi innumerevoli paia di scarpe, la tua vecchia casa, i ricordi di amici, viaggi, esperienze di vita. Il tuo vagabondare é per ora finito, da oggi ogni volta che tornerai a casa porterai qualcosa in quella cantina, ancora una volta libri, vestiti, sogni, desideri, passioni, in attesa di avere un posto tuo, solo tuo. Come ti senti ora? ti senti meglio, ma ti senti sempre in bilico. Ti senti come nel libro dell'Allende, ti senti come ne "Il piano infinito", come Willy con i suoi vasi di rose, che si portava dietro di paese in paese, di casa in casa, alla ricerca di un posto sicuro in cui piantarli. Arriverá, lo sai, quel posto arriverá, quel momento arriverá, quella persona anche. Riunirai tutto sotto lo stesso tetto e allora ci sará sempre il sole, dentro e fuori casa. E' una questione di tempo, é una questione di sentirsi pronta, é una questione di lasciarsi andare e farsi travolgere, dalla vita, dall'amore, dalla sorpresa di ció che non ti aspetti ma capita. E tutto questo ora, é in una cantina, che pero' ha una finestra, che guarda verso il sole.

Picture of you

Questo weekend ti ha lasciato una strana tristezza addosso. Eppure ti sei divertita, hai visto nuove aree di Londra, guidata da chi aveva vissuto in quei quartieri quindici anni fa, hai approfittato del sole che é spuntato a sorpresa domenica mattina, hai gustato piatti deliziosi. Ma la tristezza é rimasta. Ti ha raggiunto mentre correvi ieri mattina, sotto il sole caldo. Quella corsa é stata una fuga dalla realtà, ti sei tirata su dal tuo letto e hai detto devo correre, devo correre da sola, devo avere un momento per me in questo weekend, tu aspetta, tu dormi, tu leggi, ma fammi andare o esplodo. Hai dovuto mettere una distanza cosi', per sentirti meglio, per respirare. E poi aspettato che arrivassero le cinque. E' stata una lunga attesa, hai visto i secondi passare, li hai contati. A Saint Pancras hai visto giovani innamorati piangere, ti sei ricordata di quando eri tu a piangere e ti sei solo voltata di spalle per tornare alla tua vita, al tuo prossimo appuntamento. Con tutto questo sulla pelle hai salutato il weekend, hai salutato una parte della tua vecchia vita, hai vissuto attimi della tua nuova. I've been living so long with my pictures of you, that I almost believe that the pictures are true.


venerdì 16 marzo 2012

Come si fa

Come si fa? é questa la domanda che ti chiedi. Come si fa a diventare amici quando non lo si é mai stati? Come si fa a condividere di nuovo quando senti che ti manca la fiducia nell'altro? Come si fa a non sentirsi il cuore en miettes quando l'altro parla a cuore aperto? Come si fa a diventare all'improvviso due estranei, due ignoti, due che non hanno niente in comune? Come si fa a far passare la rabbia, ad arrivare a essere totalmente freddi, insensibili, capaci di dire I don't care? Non riesci a trovare risposte, dici che é meglio aspettare, che é meglio andare avanti, che é meglio non dare importanza, che ti sei sicuramente sbagliata, che hai visto e valutato male, che senti una tensione continua fra quello che vorresti e la realtá. Pensi anche che i tempi andati non tornino, che non potrete mai piú essere come prima. Pensi e lasci stare, pensi e ti dici "vedremo, vedró". Pensi e ti rendi conto che non sai proprio come si fa.

mercoledì 14 marzo 2012

Breakeven

Ora non li conti più. Ora non hai più bisogno di trofei. Ora sei cresciuta e vorresti quello vero, quello con cui ti puoi perdere. Come li ricordi allora? per il sapore, l'odore, la loro pelle. Ti ricordi il sapore delle loro labbra, la prima volta che le hai sfiorate. Ti ricordi la sensazione della loro pelle che sfiora la tua pelle, ti ricordi come ti hanno attirato a loro la prima volta, la sensazione di avoir franchi une étape, di non poter tornare indietro. Di alcuni ti vergogni ancora, perché sei cresciuta in un ambiente troppo conservatore e i numeri ti fanno paura. Tua madre ti diceva che bisogna averne uno nella vita, ma tu non ci hai mai creduto. Quanti ne hai amati? pochi, pochissimi. Forse uno solo, forse due, ma niente di più. Alcuni li hai scelti in fretta, perché avevi fame, perché avevi bisogno di dimenticare e di andare avanti, di cancellare un odore, di tornare a credere in qualcosa. E la cosa che ti fa rabbia é che l'unico per il quale ti sei sentita ardere in un weekend caldo, caldissimo, non l'hai mai avuto veramente.Te lo ricordi quel weekend, ti ricordi il caldo, le zanzare che ti mangiavano la pelle ai Navigli, la camminata alle colonne di San Lorenzo, la sua sigaretta fra le labbra, sottile, sottilissime e Brera con la sua aria chic e intellettuale. Ti ricordi quel treno preso di fretta per la paura di quello che provavi. Per lui sei stata per anni un po' come the man who can be moved, hai aspettato, hai sperato, vi siete rincorsi e persi, per sempre. E ora anche lui é archiaviato, senza numero, perché non ce n'é bisogno. Il tempo dei trofei é finito. Ora é arrivato il tempo delle cose serie. E' arrivato un tempo nuovo. Per te e per il tuo cuore.

Il giorno piú lungo

Un anno fa, oggi ti sei svegliata e sei andata a lavorare. Un anno fa, avevi un macigno sul cuore, te lo ricordi. Un anno fa, oggi hai vissuto quello che tu hai chiamato il giorno piú lungo. Hai concluso le ultime cose, chiuso gli ultimi dossier. Hai preparato l'ultima IF per una riunione a cui tu non avresti partecipato. Hai organizzato una festa, hai abbracciato tante persone, che in quegli anni ti hanno dimostrato stima e affetto. Hai ringraziato chi ha creduto in te, chi ti ha sempre detto per me sei come mia figlia, chi ti ha tolto il sorriso dalla bocca e che hai perdonato, perché ha saputo farti ridere tante altre volte. Hai brindato ad un arrivederci, che aveva il sapore di addio e hai preso l'ultima volta l'ascensore dal decimo piano per tornare alla realtá, alla vita reale. Sei uscita per un'ultima volta, te lo ricordi, dalla porta girevole e hai camminato verso casa. Hai fatto quel numero di telefono e hai condiviso quel momento. Ti ricordi le tue parole, ti ricordi che hai ripetuto tante volte non é giusto, ti ricordi che ti dicevi che eri stata fortunata, che ti sei costruita qualcosa, che ne hai fatta di strada. Ti sei detta che bello aver incontrato qualcuno che ha creduto nel mio futuro, qualcuno che mi ha messo in mano un plico di fogli e mi ha detto fammi tutte le domande che vuoi, la mia porta per te é sempre aperta. Hai pianto mentre tornavi a casa, per la tristezza del distacco e per la gioia di quello che avevi ricevuto. Un anno dopo ti guardi indietro e fai l'elenco di cosa é cambiato: un nuovo lavoro, una nuova cittá, una nuova casa, anche se forse temporanea, poche certezze, gli stessi cari amici con nuovi affetti, una maggiore conoscenza di te, 60 pacchi rispediti in Italia, una storia di creduto e pensato e mal stimato amore finita, una serie di sbagli, nuove certezze all'orizzonte, un fegato ingrossato dall'amaro della vita e dall'alcool e poi le speranze, la speranza che é rimasta in te, che ti fa alzare ogni mattina, che ti fa perdonare chi non vorresti perdonare, che ti fa accettare te stessa e la vita. Pensando, riflettendo, valutando, non é andata male. Non é andata male perché ancora oggi il motore della tua vita sono i tuoi rapporti umani, sono le persone che incontri, sono le relazioni che intrecci. Belle e brutte che siano. E quelle non cambiano. Quelle restano.

martedì 13 marzo 2012

Fidelity

I tuoi occhi hanno il colore del cielo, azzurri, chiarissimi, trasparenti. Sono grandi, accoglienti, dolcissimi. E tu li sai spalancare in un modo tutto tuo, che sa di cose buone, che trasmette dolcezza e calore. I tuoi occhi tu li sai accompagnare col tuo sorriso, pieno, naturale, sorpreso e curioso allo stesso tempo, circondato da due labbra morbide, avvolgenti. I tuoi occhi sono la prima cosa che ho visto di te, sono loro che mi hanno attirato, ma io ho cercato di mantenere una distanza, di guardarli senza perdermi dentro quel mare blu. Perché? Perché non voglio farmi male, perché so che i tuoi occhi sono pericolosi per me, perché mi potrei lasciare andare e buttare via, because I got lost, because I prefer to keep a feet on the ground. E come dice la canzone: I hear in my mind all these voices, all this music, all these sounds and I got lost.

lunedì 12 marzo 2012

Cheers (Drink to that)

Hai camminato per quella strada, quella che facevi tutte le domeniche per tornare a casa. Hai visto i solchi dei tuoi passi, hai sentito la voce di Pg che ti cammina accanto con la sua bicicletta, mentre partite nei vostri deliri. L'hai sentito dirti "Mais non, Francesca...qu'est-ce que tu dis?". Sei passata sotto la tua vecchia casa, hai visto che é disabitata, hai visto che alla fine é veramente finito tutto, archiviato. Hai visto i tuoi pacchi, le tue cose, passarti davanti per andare lontano e ti sei chiesta se avesse senso tutto questo. Hai riconosciuto la tua sciarpa rossa che spuntava da un pacco, l'asciugamano blu di Xavier, hai pensato che stavi rispedendo al mittente una parte della tua vita. Hai ritrovato un amico che non vedevi da anni, vi siete ritrovati come sempre, come l'ultima volta, come se vi foste visti il giorno prima. Hai passato tre giorni con chi ti vuole bene, lo vedi, con chi si fa des soucis pour toi, con chi sa come sei veramente, con chi non ha bisogno di parole perché capisce. E poi hai vomitato. Si, hai camminato e vomitato, ti sei dovuta fermare per strada per quanto stavi male, ti sei piegata in due per il mal di pancia, per i conati. Eppure sei andata avanti, sei riuscita ad arrivare a casa da sola, dicendoti che ce la potevi fare. Quanto ti pesa tutto questo? tanto, tantissimo, eppure sembra che non ci sia altro da fare. Solo e tristemente carry it on...

giovedì 8 marzo 2012

King of Anything

Ti svegli e ti senti a pezzi. Ti fanno male le ossa, ti senti di nuovo il buco nello stomaco. Ti dici che non é possibile, che devi lottare contro questo stato mentale, non puoi sentirti proprio cosi', proprio oggi che prendi il treno e scappi per qualche giorno. Eh si, questa é un po' una fuga, nel tuo stile, di quelle che organizzi per fuggire dai pensieri, dal passato, da quello che non vuoi vedere. Di quelle fughe che ti fanno stare bene, perché annullano il presente. Con questa idea nella testa, ti ripeti frasi fatte, ti dici che certo, non si puo' sparare cosi' contro la Croce Rossa, ti dici che oggi farai quel report in 30 minuti e manderai tutti a cagare, ti dici che se chiudi gli occhi sei altrove, che hai la forza di reagire. Quante balle che ti racconti, per fingere di andare avanti, quando poi sei sempre allo stesso posto. Ma soprattutto sai che sei sola, solissima. Sola e chiusa in te stessa, nel tuo mondo, con i tuoi figuranti. Ci sei tu, tutto parte e finisce con te. Forse sei diventata patetica. Ma soprattutto, forse é arrivato il momento di chiedere aiuto, é quello che ti dici mentre ti infili le scarpe. Con questa convinzione inizi la tua giornata. Chissà come la finisci!

mercoledì 7 marzo 2012

Saluto l'inverno

Sei arrabbiata, si, sei arrabbiata contro la vita, contro queste sfide continue che ti stancano, ti debilitano, ti succhiano l'anima. Ti sentivi bene, ti sentivi forte, avevi fatto pace con te stessa. E poi una telefonata ti ha cambiato la giornata, te l'ha guastata. Sei andata avanti, hai fatto finta di niente, hai cercato di fare il tuo dovere al lavoro, anche se sentivi la bile risalire. Hai camminato per strada, hai rimirato il cielo, ti sei sorpresa a dire che ti piace proprio questo cielo inglese, contro il quale si stagliano gli alberi, con i loro rami senza foglie. Hai ripensato a quella mail, quella che ti annuncia una cena organizzata per te, per il tuo ritorno. Ti sei detta che sei fortunata, che hai costruito tanto, che quello che hai costruito resta, te lo porti dietro e lo ritrovi ogni volta che torni li'. Ti sei detta pensa a quella mail, a quella cena, a quelle persone che domani riabbracci, al profumo di bimbo che hanno i figli dei tuoi amici, all'affetto che ti circonderà. E poi hai sorriso, si, hai sorriso perché non potevi parlare, hai sorriso per dire stiamo in silenzio, accetto il silenzio, ma non dimentico, non sono in grado di riaccettare e di rivivere quanto é stato ma so che ci sei stato e ti porto con me. E' il silenzio di chi pensa e inciampa nei sentimenti, é il silenzio di chi cerca anche se sa già cosa manca, é il silenzio di chi non vuole ripetere gli sbagli del passato ed ha bisogno di tempo per far rimarginare le ferite. In quel silenzio metti un cerotto sul tuo cuore e vai avanti, portandosi il passato nel cuore. Si, proprio li, nel cuore. 

Je t'appelle quand j'arrive

Ti piace quando il sole tramonta, quel momento in cui cammini per le strade di questa città col cielo azzurro e sereno e tutto sembra prepararsi per la notte. Ti piace guardare in alto, rimirare il cielo limpido e dirti che un'altra giornata con le sue sfide quotidiane é finita, impacchettata, partita. Ieri sei salita su quell'autobus e ti sei persa a guardare quel cielo che diventava sempre più nero. Stavi bene, benissimo, ripensavi a quel messaggio. Ripensavi a quella frase che hai scritto, "Je t'appelle quand j'arrive". Pregustavi il momento preciso di quella telefonata. Sentire la sua voce, il suo sorriso. Si, perché tu il suo sorriso non hai bisogno di vederlo. Lo senti. E in un certo senso il t'appartient, toujours et pour toujours. 

lunedì 5 marzo 2012

Dare you to move

Chiudo gli occhi e ti vedo, seduta nella tua cucina. Ti mangi le unghie, come sempre, con una tazza di tisana davanti, e pensi, persa, totalmente persa fra i tuoi pensieri, i tuoi dubbi, alla ricerca di un appiglio.
Chiudo gli occhi e ti vedo, con gli occhiali sulla punta del naso, le mani quasi giunte, mentre leggi il solito libro di preghiere. Anche tu sei persa, ma persa nelle piaghe che la vita ha scavato sulla tua pelle e nei silenzi del tuo cuore.
Chiudo gli occhi e ti vedo, mentre ti metti una sigaretta in bocca, a Brera, in un tardo pomeriggio di giugno. Anche tu perso, perso nei tuoi discorsi, nei nostri discorsi, che ora tacciono, che ora non esistono più. In quel momento io ero più persa di te, persa di fronte a quel sentimento che non mi sarei mai aspettata di provare.
Chiudo gli occhi e ti vedo, mentri ti fumi la solita sigaretta, sul divano, mentre con una mano apri la finestra. Persa, si, anche tu, nelle nostre elegubrazioni mentali, nei nostro scandagliare la vita minuto per minuto.
Chiudo gli occhi e ti vedo, mentre rispondi alla mia domanda con quel solito gesto nervoso della mano, per nascondere, per negare, anche se sai che io so, che io capisco sempre, che non ti puoi nascondere con me. Anche tu sei persa, persa nell'amore di una persona che non ti potrà mai amare.
Chiudo gli occhi e ti vedo, seduto sul tuo divano, quello su cui ho passato ore intere a parlare. Ti vedo, vedo i movimenti delle tue labbra e dei tuoi occhi, il tuo naso che ogni tanto si muove. Non so se sei perso, uno come te mantiene sempre il controllo secondo me, non si perde mai, sa sempre quello che vuole, sa mettersi dei limiti, cosa che io non so fare.
Chiudo gli occhi e mi vedo, seduta sul mio divano, stanca ma insonne, persa come sempre, nei miei pensieri, nei ricordi e nelle flebili speranze che mi sono rimaste. Mi torturo sempre io, mi torturo  a pensare a quello che ho fatto, che faro' e che avrei dovuto fare. Sono li' e mi chiedo, mi interrogo, mi scavo dentro per sapere: What happens next? Ancora una volta, la risposta non é pervenuta. 

Lisztomania

Ci sono dei momenti in cui ti perdi. Ti perdi nella contemplazione, ti perdi a guardare il cielo, ti perdi a guardare la luna o le nuvole rosse stampate contro un cielo azzurro chiaro. Oggi camminavi e ti perdevi fra quelle nuvole, le guardavi e le rimiravi, guardavi le case con i mattoni rossi che si accordavano con quel tramonto. Ti dicevi che va bene cosi', che alla fin fine non é poi cosi' male stare qui, perdersi in questa città enorme, camminare per ore sulla sponda del Tamigi, correre fra gli alberi del parco che lentamente rimettono i boccioli, tornare a dormire trasversalmente nel tuo letto, mentre per mesi hai dormito dalla tua parte, lasciando ad un fantasma la sua metà di letto. E'come se ti stessi riprendondo la tua vita, come se finalmente riavessi il controllo su di lei. Succede proprio cosi', che un giorno come fai sempre guardi il cielo e ti perdi e ti dici che quasi quasi questa vita inglese ti potrebbe anche piacere. So sentimental, no sentimental, so romantic...

domenica 4 marzo 2012

Laisse-moi te dire, boy

Stasera ti avrei chiamato per chiederti come stai e come hai passato il tuo weekend. Ti avrei raccontato il mio, ti avrei raccontato quei chilometri fatti a piedi, sul Tamigi. Ti avrei raccontato di quei sorrisi, sinceri e profondi, ma non paragonabili ai nostri. Ti avrei raccontato di quando a London Bridge gli ho chiesto di attraversare e di passare dall'altra parte, per non rivedere quella scena davanti ai miei occhi, la nostra prima. Ti avrei raccontato della mia freddezza quando l'ho salutato, per non creare aspettative. Ti avrei raccontato che questo silenzio é pesante, pesantissimo, ma che lo capisco, anche se lo sopporto poco. Laisse-moi te le dire qu'on s'oubliera, on partira, on se retrouvera, peut-être. 

venerdì 2 marzo 2012

Shoe box

Sei tornata ubriaca stasera, non ne vai fiera. Ma non hai potuto fare altrimenti, hai bevuto un po', per dimenticare, per lasciarti andare, per sentirti più leggera, perché comunque ti senti quel cavolo di peso sul cuore. Daresti l'anima pur di togliertelo, pur di sentirti leggera, leggerissima. Hai parlato cosi' tanto, hai svuotato il sacco, hai sentito gli acuti della tua voce, ti sei detta che se ci fosse stato lui non avrebbe apprezzato. E invece chissà dov'é lui, mentre tu ti aggiri per il supermercato un po' stordita cercando di ricordare cosa ti potrebbe servire domani, tranquilla, perché sai che a quell'ora non lo puoi incontrare. Poi hai fatto una telefonata, una sola, per dire vivi, sii felice. A momenti quella telefonata l'avresti fatta a te stessa, ma non potevi chiamarti da sola. Cosa ti diresti se potessi: ti diresti ancora una volta dimentica, ti diresti hai fatto bene a fare quello che hai fatto, non ti guardare indietro, non ti pentire. Eppure non lo fai, ma giochi ad harachiri col tuo cuore. Ti diresti tutte quelle cavolate che sei bravissima a dirti, ad inventare per andare avanti, dritta contro un muro che non puoi buttare giù a testate.
Ma lui non c'é. Ci sei tu. Allora metti su una canzone di Indochine, ti fai un thé per farti passare la sbronza e te ne vai a letto...et crois-moi des fois j'ai peur de la vie dehors et de tout ce que je vais décrouvrir dehors...on s'énnuira, on s'oublira...mais tu vois, un jour tu comprendras, tu nous retrouveras...et on partira fabriquer nos vies. 

Sostanza dei giorni miei

Ti penso, ma inciampo nelle mie emozioni.
Dico solo questo, forse tu leggerai e capirai.
Forse non leggerai perché sei arrabbiato, ferito. Siamo due feriti, lo sai. Io sono sempre la solita maladroite, quella che scappa perché é più semplice, che ferisce per non essere ferita, che preferisce un'altra pelle per fingere di dimenticarsi la tua. Tu non hai fatto niente, ma non ti sei lasciato andare e hai scelto altro.
Non ti dimentico, sai, ti tengo dentro di me, tengo quei lunghi discorsi, quegli abbracci rari ma importanti, i mesi di condivisione.
Buon cielo sereno, te lo auguro e me lo auguro.

giovedì 1 marzo 2012

J'ai démandé à la lune

Stavi camminando e ridendo sullo Strand. Stavi avendo una di quelle botte di allegria che ti vengono ogni tanto, eravate in due piegate dal ridere quando il telefono ha squillato. Hai sperato, ti dà fastidio ammetterlo, ma hai sperato che fosse lui, che ti dicesse che aveva cambiato idea. Ma le tue speranze sono state presto disattese. Non conoscevi quel numero, ma non hai impiegato molto a capire chi fosse. Non hai risposto, nel vostro patto la risposta non era inclusa. Ti sei detta che é stato scontato, che sapevi che se avesse chiamato lo avrebbe fatto giovedi'. E cosi' é stato. Hai continuato a camminare, a fare finta di niente, hai detto una bugia alla tua amica e sei andata avanti. Mentre tornavi a casa, hai camminato pianissimo. Il telefono é tornato a squillare. Tu hai guardato la luna, ma non hai risposto. Hai chiesto alla luna il perché, il perché di quel silenzio che é caduto fra di voi, il perché la vita non vada mai come vuoi tu, il perché di quella chiamata che non volevi ricevere, mentre ne aspettavi un'altra, che forse non arriverà mai.
J'ai démandé à la lune si tu voulais encore de moi. Elle m'a dit je n'ai pas l'habitude de m'occuper des cas comme ça.