lunedì 20 dicembre 2010

La roulotte nel bosco

Lo so che non esiste, si, lo so. So anche che la realtà é diversa. Pero' per una volta mi piacerebbe credere che sia vero. Mi piacerebbe svegliarmi in quella roulotte, nel bosco. Mi piacerebbe più che altro avere un progetto, non un insieme di paure. Svegliarsi con in mente qualcosa da fare e non svegliarsi sbuffando. Per ora mi accontento di pensare a quella roulotte, ma il mio progetto é di farla diventare realtà.

sabato 18 dicembre 2010

Dalla finestra: ricordi

Un mattatoio, disordine e rovi. I pioppi e il parco Ferrari. Due cagnolini che corrono felici. Un vicino giovane ma guardone. Un muro con una finestra. Il tramonto rosso fuoco. La cucina dei vicini e gli alberi. I piccioni. Un muro e i miei pensieri. Un muro senza pensieri. La ventola della lavanderia. Una casa con le finestre azzurre. Un parco, i bambini che giocano e l'atomium. Una scuola e un montone pronto ad essere sgozzato. Lampioni e una piazza piena di neve e di vita.
A change of heart comes slow.

venerdì 3 dicembre 2010

La felicità

La mia vita non è triste. Al contrario, è piena di felicità, di cose passate, presenti e future, ricordi, emozioni, esperienze. La mia vita non è triste perchè il mio cuore batte, perchè ho provato la gioia di sentire la mano di un bimbo sulla mia guancia, la leccatina di un cane tanto caro, la carezza di una mano rugosa che profuma di mamma. La mia vita non è triste perchè so gioire, ma anche piangere. Non è triste perchè non mi annoio mai e assaporo ogni momento della vita, perchè ho saputo crederci ancora e ricostruirmi. La mia vita non è triste perchè ho accanto un uomo testardo, che mi fa arrabbiare, ma con il quale sto cercando di costruire qualcosa. La mia vita non è triste perchè non contempla la parola fine, ma solo interconnessioni, legami. La mia vita è un legame di legami e la parola chiave è amore, declinato nelle forme di affetto e amicizia.

giovedì 25 novembre 2010

Prove di disoccupazione

1. Fare almeno due lavatrici al giorno, stendere e stirare subito i panni
2. cucinare alle sei, aspettando il ritorno del compagno
3. vomitare, almeno due volte al giorno e tre di notte, a causa della gastrite acuta da ansia
4. pulire maniacalmente il water
5. girare per casa, sbuffando
6. controllare la propria casella di posta elettronica almeno 6 volte all'ora e non contenta del risultato schiacciare nervosamente su refresh
7. guardare fuori dalla finestra, sperando di trovare poveri sventurati disoccupati
8. ringraziare Dio, perché ho ancora tre mesi e mezzo di contratto!

lunedì 15 novembre 2010

Invincible

I'm invincible. Me lo devo ripetere. Insomma, I'm still alive, no? ogni tanto dubito, ma poi mi rialzo e riparto. Questa partita non é finita. La sto giocando su più tavoli, la coordinazione non é facile, ma so di poter essere un leone, o meglio una leonessa; Chi la dura la vince, no?

martedì 9 novembre 2010

Speechless

Non é neanche tristezza, né disillusione. E' restare all'improvviso senza parole, capire di non essere fatta per questo gioco. E capire che l'ingenuità fa parte di me.

giovedì 30 settembre 2010

Una madre lo sa

La mia seconda anima mi ha prestato un libro mesi fa. Si intitola "Una madre lo sa", di Concita De Gregorio. E' una raccolta di brevi racconti, incentrati sul rapporto madre-figlio. Li ho letti, quasi divorati. Mi sono identificata in molti di quei racconti, nonostante non sia ancora madre. Sono storie spesso tristi di madri che vivono nella quotidianità le difficoltà di essere genitore, le sfide quotidiane, le battaglie perse dall'inizio. Dopo mesi, "Una madre lo sa", in uno di quei racconti, mi si é presentato in casa. La protagonista non sono io, ma una conoscente, pseudo-amica. Ho condiviso una settimana con lei e i suoi due figli ed ho capito. Ho capito che non siamo tutte madri, che la società ci impone un ruolo e che una madre puo' rovinarti la vita. Ho capito il gioco sleale che una madre puo' fare per rinfacciarti di averti messo al mondo, cosciente di essere superiore a te. Lei ha molte più forze di te, mentre tu hai solo lei.
Io non voglio essere una di quelle. A quel punto, preferisco non essere madre, perché per me una madre é dolcezza, é ascolto, é un riparo. E' il profumo di mia madre, che mi rassicura sempre tutte le volte che mi avvicino a lei. Perché una madre é una madre e questo lo dovrebbe sapere.

sabato 25 settembre 2010

Abbassa la maschera

Siamo cosi' carini. Siamo tutti insieme, seduti in circolo. Sorseggiamo thé e caffé e soprattutto parliamo. Anzi dovrei dire che discutiamo, ancora meglio, ci scambiamo idee e concetti, entrambi innovativi. I microfoni si accendono e spengono, le nostre voci risuonano nella sala, con la moquette immacolata a terra, nonostante sia stata calpestata da tante persone, in tante occasioni. Ma soprattutto, diciamo paroloni, che ci piacciono tanto, ci fanno sentire grandi ed importanti: capacity building, governance, civil society, social inclusion. Quanto sono belle queste parole, penso io, quanto sono vuote aggiungo. Sono in una sala splendida e splendente a parlare di cambiare il mondo, ma le persone che sono accanto a me non sono li' per quello. Non sanno neanche il significato di quelle parole, sono li' perché é carino, é bello, fa figo fare finta di aiutare gli altri. Quasi quasi prendo la parola io e abbasso la maschera. Vediamo cosa succede.

lunedì 6 settembre 2010

Il club delle amiche universitarie

E' una grande emozione vederci li' tutte insieme. Sorridiamo, siamo contente. Siamo diventate grandi, siamo diventate donne. E la cosa più bella é proprio quel battito, quell'emozione che mi fa pensare che ci sono rapporti che non si possono perdere, sono tatuati sulla nostra pelle. Io e la mia coinquilina, io e il ceppo, io e te, Anna. Siamo sempre noi quattro, ci siamo divise e ritrovate, perché alla fine l'affetto e quello che abbiamo vissuto insieme trionfa sempre. Sono ripartita da Forli con una certezza: quelli sono stati anni felici, di formazione, di affetto. Io a queste amiche universitarie devo tanto, mi hanno aiutata a crescere. Ora aspetto solo la prossima riunione.

martedì 3 agosto 2010

Sei stato tu o sono stata io?

"...Eccoci che attraversiamo i girasoli e andiamo via dalla realtà, dalle case popolari. Che fine hai fatto? ti sei sistemato? che prezzo hai pagato?Che effetto ti fa? vivi ancora in provincia? ci pensi ancora alle rane? L'ultima volta ti ho visto cambiato, bevevi un amaro al bancone di un bar, perché il tempo ci sfugge ma il segno del tempo rimane. Io nel frattempo me ne sono andato, se vuoi ti ho tradito. Ed ho pianto sul tempo che fugge e su cio' che rimane. Solo lucciole a guidarci nell'oscurità, io e te, fratello mio...".
La canto aspettando quel caffé, preso in una domenica calda di settembre, in una città a me sconosciuta e cara, col cuore che batte all'impazzata, la bocca secca e io che non mi do' pace. Trovero' mai la forza e il coraggio di lasciarti andare? di perderti per sempre? E' più forte di me, sei sempre li', ti sei scavato un posto dentro di me e non vuoi andartene più.

lunedì 12 luglio 2010

Mancare

Se ti dovessi scrivere, ti direi: eh si', sei mancato. A voce, non ce la faro' mai a dirtelo, non ne avro' mai la forza né il coraggio. Quel coraggio di riaffermare per l'ennesima volta qualcosa di già detto, sentito, provato.
Nella vita é cosi': le persone per dimenticarle le devi escludere dalla tua vita. Il non vedere, il non sentire, il non pensare aiuta a dimenticare. Nel mio caso, aiuta più che altro a alleviare la nostalgia e il rimpianto.
La sfida più dura é quella di accettare il presente, il tuo e il mio. Nella mia testa, questa partita non é finita, stiamo sempre giocando. E sbagliando, spero sempre in un improvviso cambiamento, in un rigore che mi salvi e ti porti da me.

venerdì 18 giugno 2010

Perché il tempo ci sfugge ma il segno del tempo rimane

Dieci anni fa avevo vent'anni. Stavo preparando l'esame di Dottrine politiche e stavo con un ragazzo che non ha mai capito chi fossi e ancora cerca di capire quale sia la sua identità. Mi ricordo solo che non ero felice.

Nove anni fa ero in una Forli', faceva caldo. Ero contenta perché me ne sarei andata via l'anno successivo. Dentro di me mi sentivo vivere.

Otto anni fa ero in Erasmus. Vivevo in una bolla di emozioni e di scelte, di sbagli che avrei pagato per anni. Mi sentivo una mozzarella in scadenza, che ha un gusto delizioso pero'.

Sette anni fa ero in una Milano caldissima. Sentivo il mio cuore battere all'impazzata ma non sapevo agire. Sapevo solo che stavo sbagliando.

Sei anni fa ero a Bologna, con in mano un capitolo della mia tesi e nell'altra la voglia di finire e di partire. Il mio cuore batteva sempre e vedeva la luce fuori dal tunnel.

Cinque anni fa ero a Parma con la mia amica accanto. Mi ricordo quella conversazione nella sua auto, io che le dicevo che dovevo andare via per crescere. L'ho fatto e mi ha cambiato.

Quattro anni fa, ero su un divano di una casa belga appartenente a un francese. Guardavamo la partita, c'era il mondiale. Non avevo nessuna certezza, né lavorativa né affettiva, ma sentivo che ce l'avrei fatta a trovare la mia pace.

Tre anni fa, ero in una Bruxelles fredda, in piena estate. Volevo stabilità, volevo credere che tutto andasse bene.

Due anni fa, ero in una Bruxelles semi-fredda. Il mio cuore batteva e mi diceva di andare lontano.

Un anno fa, ero in una Bruxelles caldissima. Ero a pezzi, ma sentivo il mio cuore ricominciare a battere.

Oggi sono in una Bruxelles nuvolosa. E penso che "il tempo ci sfugge ma il segno del tempo rimane".

giovedì 17 giugno 2010

Il pensiero da non fare

Ho fatto un pensiero da non fare. Ho desiderato qualcosa che non é mio. Mi sono quasi detta che avrei fatto meglio a scegliere altro. Non conosco personalmente cio' che ho desiderato. Me ne hanno parlato, ho visto delle foto. E proprio guardando quelle foto ho sentito di volerlo. Di voler assaporare quello che tu hai gettato via. Pochi particolari mi hanno colpita: le mani, come le tue, il sorriso, come il tuo. Ho quasi sentito il suo sapore in bocca.
Ho scelto di desiderare quello che a te fa male. Per la prima volta nella mia vita, mi sono sentita in colpa per aver pensato e desiderato.

mercoledì 12 maggio 2010

C'é un giorno in cui...

C'é un giorno in cui ti guardi allo specchio e vedi un capello bianco. Lo guardi, ti spaventi, magari lo strappi. Poi arriva un giorno in cui vedi che quella ruga in mezzo alla fronte non é dovuta all'espressione e presa dal panico ogni mattina la cospargi di crema, sperando che la fessura si colmi. Poi c'é quel giorno in cui ti rendi contro che tra meno di un mese avrai 30 anni e ti viene voglia di scendere subito da questo treno, che sfreccia troppo velocemente sui binari della vita. E poi arriva quel giorno in cui la tua ruga, i tuoi capelli bianchi e i tuoi 30 anni non ti fanno paura, anzi ti rendono più bella. La bellezza é quella di sapere di aver fatto tutta questa strada, di aver lavorato e sudato per ottenere cio' che hai. La bellezza é saper di aver vissuto e assaporato la vita, di aver sentito il proprio cuore battere, di vedere gli occhi di una bambina emozionarsi perché tu sei li' con lei. E allora, ancora 30 di questi anni...

lunedì 10 maggio 2010

Il fardello della distanza

Io ho fatto una scelta, quella di andarmene. L'ho sostenuta, mi sono battuta per dimostrare a me stessa che fosse la migliore. Oggi, dopo cinque anni di esilio volontario, capisco che non é stata una scelta indolore e priva di conseguenze. A distanza, mi rendo conto che ho perso tante cose. Il tempo passato con mia madre non c'é più. Le risate con mia sorella sono archiviate fino al prossimo aereo. Mia nipote é completamente cambiata ogni volta che la vedo. Gli amici fanno la loro vita, io la mia. In questi momenti, mi chiedo se ne sia valsa la pena. So che é cosi', ma mi rendo anche conto che quotidianamente porto il fardello di questa distanza, mentre aspetto di prenotare il prossimo aereo.

lunedì 3 maggio 2010

Il secondo posto dei perdenti

Non sei stato tu, non é stata lei. E' un bambino, una nuova vita che mette fine a questa lunga storia. E' un bambino che chiude una vita e ne apre un'altra. Tu non hai avuto la forza di fare altrimenti, io sono stata solo spettatrice. E' sempre cosi', sai. Anche io aspetto una chiamata che mi dica "Divento padre". So che restero' stupita, ma che mi sentiro' piena di gioia per quella nuova vita.
Io che vorrei essere madre, non posso che essere triste di fronte a questa notizia. Sono triste non perché lei avrà il suo bambino e io no. Sono triste perché tu non hai mai avuto la forza di mettere la parola fine, perché per mesi sono stata solo la seconda arrivata, quella che prende l'argento e i fiori, ma non l'amore del pubblico e della sua nazione.
E ora? anche se vincessi la prossima gara, io restero' sempre la seconda, almeno nel mio cuore. E tu, in che posto sarai? Forse al primo, ma penso che per lealtà, non te lo sia proprio meritato.

martedì 2 marzo 2010

La linea da non oltrepassare

Nelle relazioni umane esiste una linea, sottile, da non oltrepassare. Esiste, non si vede a momenti, ma c'é. Una volta oltrepassata, non si puo' tornare indietro. E' la linea del rispetto, delle cose che non vanno dette, quelle che fanno male e rovinano per sempre una relazione, che sia d'amore o di amicizia. Io penso di averla oltrepassata, ultimamente chi mi sta vicino l'ha fatto. Il risultato: una sensazione di tristezza, di aver perso qualcosa. La prossima volta, la evidenzio questa sottile linea!

lunedì 1 marzo 2010

Se dovessi vivere di citazioni

Cosa c’entra questo cielo lucido, che non è mai stato così blu... e una notte da scartare come un pacco di Natale...e chiedere soccorso a me che non ti do un motivo ancora per restare...

lunedì 22 febbraio 2010

Algo se muere adentro

Ho lottato per mantenere una distanza. Ho lottato per non lasciarmi andare, anche se dentro di me mi sentivo un po' morire. Ho lottato per non piangere, ma le lacrime erano li'. Ho cercato di fare tardi, il più possibile, per non dovere. Ho trovato tante scuse, mi sono detta che non sarebbe cambiato niente, tanto tutto era già cambiato. Ho capito cos'é il silenzio, quello pesante, quello pieno di parole, spesso di recriminazioni e insulti. Ho capito di aver lottato contro un mulino a vento e ho sentito il dolore della caduta, cosi' come ho provato quello dei passi della rinascita. Ho collezionato le immagini dei miei sbagli e ho dimenticato i nostri sorrisi.
Ora so che é andata, non potrà tornare. Forse un giorno, in un'altra vita, forse saremo diversi.

mercoledì 17 febbraio 2010

Il desiderio di sempre

Mi capita tutto di un colpo di sentirmi svuotata, ancora una volta. Quante volte é successo in un anno...30, 40, 100? La sensazione é quella di non avere forze, di camminare nel buio, di avere paura di qualsiasi cosa. E cosi' perdo anche la capacità di parlare, di comunicare. Divento un contenitore vuoto, senza forze.
Mi sono sentita dire che sono pessimista. Non penso, perché se rifletto a tutte le volte che mi sono risollevata dopo una brutta caduta, non posso non ammettere di aver avuto coraggio e ottimismo. Penso pero' di vivere la vita diversamente, con una intensità che potrebbe forse diminuire.
E il solito desiderio di sempre ritorna: quello di chiudere il gas e scappare via.

giovedì 4 febbraio 2010

I cento passi del silenzio

La stanza é piccola, le persiane sono appena aperte, tanto da far entrare un po' di luce. Fa caldo, deve essere la fine di agosto. Fa ancora più caldo perché quella stanza é piccola e piena di tappetti. Per terra, i vestiti di una bambola, sparsi. Nell'animo, un sentimento di angoscia, ma anche di serenità, perché la casa é vuota. Non ci sono rumori, solo silenzio. E' tutto cosi' perfetto, i pensieri stessi dicono che tutto é tranquillo e perfetto, fino a quando si sente il risuonare metallico della portiera di una macchina. In un attimo tutto crolla, l'angoscia e la paura prendono il sopravvento. Uno sguardo veloce fuori dalla finestra rende realtà la paura più grande. A partire da quel momento, tutto é veloce. La porta della stanza si chiude, a chiave. Il respiro diventa pesante, rumoroso, nonostante tutti i tentativi di tenerlo segreto. E scatta la necessità di trovare un posto in cui nascondersi, per mettersi ancora di più al riparo, nonostante il fatto che nessuno possa avere accesso a quella stanza. In quei momenti, la paura diventa un sentimento, un'emozione chiara. Arriva la triste consapevolezza che tutto puo' finire in un attimo, senza poter agire contro il destino. Poi arrivano i passi e la maniglia della porta che si piega. A quel punto, il respiro non esiste più, é svanito nel nulla. La porta cigola, ma resiste, non si apre. Il respiro diventa salvezza in quel preciso momento. E' sempre silenzioso, ma é vivo. I colpi contro la porta non fanno paura...é finita per ora. E dopo? dopo dopo dopo...dopo, non importa.

martedì 2 febbraio 2010

"Non idealizzare mai né lui, né la vita"

Cercare il cambiamento, desiderarlo, volerlo. E poi alla fine cedere e non cambiare. Questa é la mia vita, io sono sempre la stessa, cado, ma mi rialzo e ripercorro sempre la stessa scena. Sono sempre la stessa persona, seduta su una bicicletta, che pedala furiosamente, ma che non avanza di dieci millimetri. Questa é la vita, me lo ripeto tutti i giorni. La vita é cosi', ti puo' dare l'infinito e te lo puo' togliere in un baleno.
La mia testa é vuota. Dentro non ci sono neanche più i pensieri, se ne sono andati lontano, hanno trovato nuovi orizzonti, più attraenti e divertenti. Li dovrei forse rincorrere, io, questi pensieri che mi hanno tradita, ferita e abbandonata?
Se l'uomo é fautore della sua felicità, io mi condanno alla ricerca della felicità senza riuscirci. La vedo da lontano, ma non la raggiungo mai. E quasi quasi penso che in realtà sono io che non la voglio raggiungere, é una scelta calcolata e studiata. La vedo, l'agogno, ma poi dentro di me mi impedisco di raggiungerla. Forse se ti avessi ora fra le mie mani, non starei meglio.
Forse aveva ragione quell'amico che amico non era che mi diceva sempre di "non idealizzare mai né lui, né la vita". Io invece l'ho fatto e mi sono condannata. Condannata ad amare lui e condannata a essere insoddisfatta nella vita.
Il cambiamento pero' puo' essere una soluzione in questo caso e io so che, volendo, potrei cambiare. Potrei smettere di condannarmi, ma in questa folta nebbia che caratterizza la mia esistenza, io non trovo il pulsante con scritto sopra cambiamento. Non c'é un bel "Delete" nella tastiera della mia testa.
Lo trovero' forse un giorno, o almeno cosi' spero. Trovero' il pulsante e tornero' a vivere e non avro' paura di un treno, che rallenta perché entra in stazione. Un treno che mi riporta ad una realtà che é diversa da quella desiderata. Trovero' il modo di accettare che la vita non va come voglio io e accettero' anche che quella bicicletta si stia muovendo, stia procedendo, stia correndo verso il traguardo. Quale sia il traguardo, lo scopriro' solo colo tempo, vivendo.

venerdì 29 gennaio 2010

Unsent

Ciao, é tanto che ti vorrei scrivere. Ti vorrei dire che ti avrei voluto diverso, ma purtroppo non ho scelto, sei stato tu a scegliere o é stato il fato. Pero' ti devo ringraziare, perché sono identica a te, mi guardo allo specchio e ho il tuo naso, i tuoi occhi. Ho anche il tuo caratteraccio, quello che io per anni ti ho criticato. Ma soprattutto ho quella fede cieca negli ideali, che mi hai insegnato tu. Tu mi hai ferita, io ti sto ferendo ora, giorno dopo giorno. Ti ho tagliato fuori dalla mia vita e non riesco a farti rientrare neanche dalla finestra. Tu sei il mio primo grande amore, quello a cui dicevo "staro' sempre con te". Invece ti ho lasciato, ti ho abbandonato. L'ho fatto per crescere, per non sentire più il male che mi hai fatto, giorno dopo giorno, quando hai scelto altro e non me.

Ciao, tu sei la mia guida. Tu sei il mio faro, tu mi fai paura per la tua forza e tu mi conforti. Tu sei una lunga conversazione mai interrotta. Tu mi hai voluta, mi hai creata. Tu sei una roccia a cui aggrapparsi. Io per te darei tutta la mia vita, tu mi hai dato la cosa più bella che io abbia mai avuto.

Ciao, io saro' come te. Avro' la tua dolcezza e il tuo odore di buono. Saro' come te quella contro cui mio figlio si appoggerà nei momenti di sconforto e saro' quella che lo sosterrà sempre, come hai fatto tu con me. Tu non mi abbandonerai mai, io lo so, anche quando non ci sarai più.

Ciao, sai che non ti scordero' mai. Ci ho provato tante volte, ho pennellato il mio cuore di bianco senza riuscire a mandarti via. Tu restarai li'. Ti vorrei solo dire che ho sbagliato tanti anni fa, per stupidità. Ti auguro il meglio, pero' allo stesso tempo vorrei essere io il tuo meglio. Tu mi manchi, sai, giorno dopo giorno. Mi manca la tua disponibilità, non l'avro' più tutta per me. Ti prometto solo che accettero' la tua felicità, ma ci vorranno anni.

Ciao, tu sei l'amica del sorriso e dell'ascolto. Tu mi hai sostenuta, tu mi hai fatto capire che posso essere una bella persona. Tu mi hai tradito, sei stata golosa di qualcosa che hai sempre voluto e che in realtà non avevi mai avuto. Io ti ho perdonata, ma allo stesso tempo ti ho mandato via. Tu sei li', nel mio salotto dell'amicizia, ma io non riesco più a fidarmi di te. Vorrei solo ritrovare quella spensieratezza che c'era fra di noi, quel capirsi con un colpo d'occhio. Io so che la possiamo ritrovare...allora provaci con me.

Ciao, tu sei la mia storia. Tu mi hai vista in tutti i contesti e hai sempre messo il sale nella mia vita. Tu hai sempre saputo farmi sorridere e darmi speranza. Ti ho vista a pezzi, ma ti ho vista anche piena di gloria. Tu sei la mia migliore amica, lo sarai sempre. Io so che tu ci sarai sempre e io non ti abbandonero' mai.

Ciao, tu sei il presente. Sei il mio sorriso di tutte le mattine, sei il caldo che sento quando mi stringo a te. Tu sei la morbidezza dei miei morsi, la dolcezza dei tuoi baci. Tu sei anche la tempesta, sei la mia testardaggine senza la mia forza. Tu sei il presente che vuole diventare futuro. Tu sei la paura del futuro e del cambiamento. Tu sei quel cambiamento che mi ha fatto credere di nuovo.

lunedì 25 gennaio 2010

«RICORDARE: dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore...»

Ricordare i bei momenti, i sorrisi e l'allegria, ma anche i momenti più difficili, quelli in cui ti ho sentito lontano. Capire che apparteniamo a due mondi diversi e che io devo fare la mia vita. Ricordare che senza di te non sarei quello che sono e allo stesso tempo pensare che forse sarei meno piena di dubbi. Capire che non puo' esistere amicizia in certe situazioni, perché l'amore si é già preso tutto.

lunedì 11 gennaio 2010

Stesso posto, stessa storia

La posa é la stessa, le persone no. Le mani nella stessa posizione di sempre, come se cercassero un po' fameliche sempre la stessa cosa. Ma cosa? Affetto, considerazione, amore forse. Un aggancio, una via di uscita, la salvezza quasi sicuramente. E io non ho gradito, non ho gradito perché mi sono sentita parte di un libro già scritto, di un copione non mio. Io ho bisogno del mio sogno, di un sogno che sia solo ed esclusivamente mio. Unico problema: non ho più quattordici anni, ne ho quasi trenta ed ora é difficile ritrovarsi a vivere da protagonisti ogni giorno della proprio vita. Posso essere forse protagonista della mia vita, ma non di quella degli altri. Triste ma vero, potrei cambiare la formula, ma troverei sempre lo stesso scenario, la stessa realtà già vissuta e consumata.
Una solo consolazione: la speranza che almeno con me, se nella forma sia uguale, nel contenuto ci sia stato un salto...di qualità intendo!

lunedì 4 gennaio 2010

I buoni propositi del nuovo anno

Ieri sono tornata alla mia vita. Ieri sono entrata in una casa che aveva il riscaldamento spento da giorni ma era lo stesso calda. Era calda della mia vita, dei miei sentimenti.

Il passato, che strana parola. Affascinante da una parte, devastante dall'altra, piena di dolcezza e dolore allo stesso tempo. Il passato forse va solo accettato e dopo riposto, un po' come un album di vecchie foto che é bello andare a sfogliare nei pomeriggi piovosi. Un album che ha un odore di polvere, un odore che pero' é dolce, buono.

Il passato é la base del presente e del futuro...é un nuovo inizio, forse aveva ragione quell'amico lontano, che in realtà é sempre cosi' vicino.