venerdì 20 luglio 2012

Ascolta l'infinito

Mi sono stupita di me stessa, sai? Sono stata scientifica, precisa, quasi maniacale. Dopo tre ore passate a fare la bella statuina, ho compiuto la mia missione. Ho salutato educatamente e mi sono diretta verso Victoria. Ero stanca, volevo solo stendermi nel mio letto, ma volevo farlo, volevo vederti e parlarti. Per una volta, sapevo già cosa dire. Per una volta, il cuore non batteva all'impazzata. Per una volta, ero più infastidita dalla tua presenza che dai ricordi. Sono arrivata in una stazione quasi vuota, ho sentito le tue braccia intorno alla mia vita e il fastidio di averti li' accanto a me. Ti ho detto camminiamo, ti ho detto ho solo 30 minuti, devo dormire. Ti ho portato nel mio square, quello delle mie passeggiate notturne. E li' ho colpito. Sono stata chiara, precisa, veloce. Ti ho detto non puo' andare, ti ho detto che non andrà mai, ti ho detto che questi sei anni di differenza sono troppi, ti ho detto che mi fai venire l'orticaria ogni volta che parli e mostri il tuo ego enorme. E poi ti ho lasciato li', tu senza parole, sgonfiato, senza appigli.
In un mese ho iniziato e chiuso tutto. In un mese ho capito cosa volevo. In un mese mi sono liberata di te. Peccato che amare non significhi liberarsi. Peccato che amare non significhi pianificare e scaricare qualcuno li' sui gradini, di una casa bianca, in una Pimlico addormentata e silenziosa.

Nessun commento: