domenica 30 giugno 2013

I mocassini

Mi é piaciuto farmi venire a prendere alla Tube. Mi é piaciuto vederti arrivare col sorriso e la busta della spesa. Mi é piaciuta la tua cucina bianca, come tutte le cucine in questo paese, e pulita, come nessuna cucina in questo paese. Mi é piaciuto cucinare insieme, dividerci i compiti, tu il secondo, io il dessert. Mi sono piaciuti i minuti di silenzio, mentre ci concentravamo ognuno nella sua preparazione. Mi é piaciuto vederti calcolare il peso della pasta, mentre ripetevi i nostri nomi, un nido di tagliatelle per Francesca, un nido per te. Mi é piaciuto apparecchiare la tavola, mentre tu impiattavi la tua creazione. Mi é piaciuto sentire le tue braccia intorno a me e i tuoi baci sulla schiena mentre lavavo i piatti. Mi é piaciuto guardare quel film in francese, abbandonare il Frenglish per un attimo e parlare nella tua lingua, che é anche un po' la mia, mentre appoggio la mia testa sulla tua spalla. Mi é piaciuto essere riaccompagnata alla Tube e baciata come se non lo fossi mai stata. E infine, mi sono piaciuti i tuoi mocassini. Mai viste scarpe più sexy.

A volte ritornano (nei taxi di notte a Londra)

Nuova festa. Stessa gente. Stessa musica. Stesso posto, perché sembra che solo Shoreditch sia cool, come dicono qui. Ti diverti anche all'inizio, poi fa troppo caldo nella squat abusivo, la musica é troppo alta e non riesci parlare, guardi il cellulare pensierosa. Decidi di andare via e trovi una vicina di casa con cui spartire un taxi. E li' mentre hai già la giacca indosso, lei ti si avvicina e contenta ti annuncia che ha trovato un terzo vicino "cosi sai, paghiamo di meno il taxi". E nel giro di un nano secondo ti appare davanti agli occhi il tuo vecchio date, vecchio nel tempo e per l'età, Mr 45 (a giorni 46, la mia memoria da elefante non dimentica). Vuoi non crederci, ma appena lo vedi salire sul montacarichi con te e lei capisci che non hai scampo. In strada lanci un occhio a tutte le fermate degli autobus possibili, magari trovi un notturno e la scampi. E proprio quando il taxi arriva, la vicina di casa vi guarda e dice "ragazzi, io resto". Panico puro per te. Mr 45 stesso ti guarda e ti dice teneramente col suo accento orvietese "tesoro, ti sono usciti gli occhi dalle orbite. Ti senti bene?". Tagli corto dando la colpa all'alcool (hai bevuto coca cola tutta la sera, ma questo lui non lo sa), capisci che non c'é scampo e ti siedi nel taxi. Lui ti si appiccica senza capire il perché, siete solo in due sull'ampio sedile di dietro. Attui la strategia "io parlo parlo e ti stordisco", ma lui non sembra interessato alle parole. Ti si avvicina cosi' tanto che risenti perfettamente l'odore della sua pelle. Le braccia sono a contatto, cosi' come le gambe. Ma soprattutto ogni volta che ti giri, ti trovi il suo naso a un millimetro dal tuo. Decidi di non guardare più a sinistra e appena vedi il Big Ben urli al taxi "io, scendo qui", preferendo il rischio di aggressione da sconosciuto a tutta questa intimità con il so-called ex-love. Lui, che scemo non é, controbbatte "ma ti sei trasferita? Dai, non fare la scema, ti accompagno a casa". Farfugli qualcosa e sempre incolpando l'alcool fingi di aver scambiato il Big Ben per il campanile di una chiesa vicino casa. Dopo trattative e vari contatti di pelle casuali e non, riesci a farti lasciare a Victoria e li', mentre cerchi i soldi nella borsa, lui si avvicina per baciarti. Riesci a girarti in tempo, pari il bacio con l'orecchio e i capelli, fai scivolare i soldi nelle sue mani (un altro contatto di pelli forzato) e con un'agilità mai avuta apri la portiera e ti salvi per le strade non proprio sicure della stazione di Victoria. Quando torni a casa ti manca il tuo ex coinquilino bello e dannato. Vi sareste fatti due belle risate insieme a raccontargli questo viaggio in taxi. 40 minuti. 40 minuti con l'ex date e i suoi tentativi di riavvivare la fiamma. Ci fosse stata fin dal principio una fiamma, pensi tu, e sogghigni sotto le coperte. Londra é anche questo. E ti addormenti mentre albeggia, ridendo. 

mercoledì 26 giugno 2013

Tu dici mi manchi, io dico ho fame

Shoreditch. Una sera di inizio settimana. A casa della mia amica, cuciniamo e chiaccheriamo. Ci prepariamo alle vacanze, racconto le mie ultime novità sul fronte occidentale, mi lancio in un dettagliato racconto sul mio weekend polacco. Tagliamo le zucchine, poi i gamberetti, pesiamo la pasta. Insomma, tutto a posto. Tutto regolare. Poi, suona il suo telefono e mi lascia nell'angolo cottura. E lí, mentre mescolo il sugo, squilla il mio telefono. Uno sguardo al display e riconosco il numero. E dico "eh, no. I patti non erano questi". La mia amica torna e vede il display accendersi e spegnersi. "Ma non rispondi?". "No, é l'Australia". "Ah, capisco". "E' sempre il solito gioco, aggiungo io, lui telefona e dice mi manchi con la stessa facilità con cui io dico ho fame". Lei scoppia a ridere e ci mettiamo a tavola. Di nuovo tutto a posto, tutto sereno. Mentre sparecchio, mi rabbuio un secondo. "Che c'é?". "Mi sento agitata". "Per l'Australia?". "Macché Australia. L'Australia é lontana, rispondo io. Ealing Common invece é solo ad una decina di fermate da casa mia. E questo mi terrorizza". Lei sorride, mi da' un buffetto e mi dice "Ma smettila!". E io, torno ad avere fame. E l'Australia torna a sentire la mia mancanza o a fare finta di. La seconda ipotesi, é quella piú verosimile.

domenica 23 giugno 2013

You and me

I francesi dicono "quelque chose me chifonne". Si, qualcosa mi punge il cuore. Succede ogni tanto, succede all'improvviso. Succede che mentre aspetto un aereo in un aeroporto, mi metto a cancellare messaggi vecchi, a momenti antichi. Un cellulare, 6 anni di messaggi. Troppe storie di pseudoamore, mi dico, mentre cancello senza farmi scrupoli. Troppi sogni e delusioni. Tengo solo quelli dell'ultimo date, gli altri li cancello. E poi mi chiedo per quanto tempo li terro'. Quanto tempo durerà questo eterno sostituire, cambiare nomi, sovrapporre facce?
Quello che mi ha colpito di più, sono stati i messaggi di una persona. Parlano della nostra storia o meglio non storia. Si capisce che io ero presa, persa, e lui, forse, si', ma solo all'inizio. Si sente il suo distacco progressivo, lento. Si capisce anche la sua incapacità di fermare il mio sentimento, contenerlo. Nonostante tutto quello che é successo e il silenzio che ora c'é fra di noi, nonostante il mio rancore, sempre presente, l'ho capito. L'ho quasi compatito. Ho capito di essere stata cieca. Ma lo sono stata per amore. Non per altro. E forse lui avrebbe dovuto capire.
E poi mentre curioso in internet, scopro una foto tua. Mi appari bello come ti avevo conosciuto io, sorridente, sereno, come non ti ho mai visto dopo i nostri inizi. E mi chiedo dove é andata la nostra storia o pseudostoria, la nostra passione, i nostri batticuore, le nostre pelli che si sfiorano. Cosa ne é stato di tutto questo? Tu, mi hai dimenticata, archiviata? Ti vorrei solo dire che io la prima volta che ho toccato la pelle di un altro uomo, ho appoggiato la testa e la mia bocca come facevo con te. Perché nonostante tutto, niente si dimentica. Tutto resta? Tutto di te e me.  

lunedì 17 giugno 2013

La prima telefonata

La prima telefonata é sempre un po' difficile. L'imbarazzo si taglia a fette, le voci non assomigliano per niente a quelle reali, sembrano sempre uscite da un cartone animato, e si temono silenzi imbarazzanti e deglutizioni di saliva che indicano che non ci si sente a proprio agio.
Ieri io stavo stirando persa nel mio mondo. Tu sei tornato dalla Francia e mi hai chiamato. Il mio cuore ha fatto un balzo, fra lo stupito e il rassicurato. Ho riconosciuto il tuo accento francese, leggerissimo, mentre parli in inglese. Mi hai raccontato brevemente il tuo weekend, io il mio. Abbiamo riso, abbiamo scherzato. E poi, proprio prima di salutarmi, mi hai detto: "si, questa é un po' come la ragazza che si siede in fondo alla classe al liceo, che nessuno considera, perché non é carina". E io ti ho risposto ridendo di fare attenzione, perché io ero una di quelle. La nostra risata ha chiuso la telefonata e io sono tornata a stirare. E il mio cuore non ha smesso di battere fino a quando, stanco, ha chiuso gli occhi.

Stima fraterna

Siamo al telefono. Io e te (con l'appendice autocentrata che ogni tanto si intromette).
"Non lo conosco, ma mi piace tanto questo tipo".
"Sembra carino".
"Si, solo che mi sembra uno fissato con l'ordine e la pulizia. Aveva la camicia senza neanche una piega e profumava come fosse uscito in quel momento dalla doccia".
"Ah, beh, allora la prima volta che entra in camera tua, ti lascia".
(Acidume ad alti livelli) "Scema; non stiamo mica insieme!".
Morale della favola: ieri ho pulito a fondo la mia stanza... 

venerdì 14 giugno 2013

Il Bogan Bingo

La serata australiana mi ha distrutto. Mi sono svegliata al mattino a pezzi. La mia amica mi aveva proposto di andare a giocare a Bingo, si, proprio il gioco dei vecchi, convincendomi con la scusa che si sarebbe cantato. E invece ci siamo ritrovate in un pub pieno di Aussies, con musica che io conoscevo a memoria (tutta ben australiana), a bere blu lagoons e a lanciarci sguardi della serie "ma siamo sicuri che questo popolo sia normale?". Avevano tutti lo stesso accento, tutti la pelle sottilissima piena di nei (perché non conoscono il concetto di crema solare), tutti col solito cappello, i piedi scalzi (percé mai usare le scarpe!) e alcuni si erano portati anche la tavola da surf versione mini. Abbiamo tenuto 3 ore, poi siamo uscite e siamo scoppiate a ridere. Eh no, quello é un continente strano. Io l'ho sperimentato sulla mia pelle. E mentre siamo nel Tubo, le racconto di quel bacio, quel famoso bacio a cui non riesco a smettere di pensare. Cosí dolce, cosí perfetto. Non penso a lui, penso al bacio. E questo probabilmente mi dovrebbe far pensare. Lei mi guarda e sentenzia: "Fra, se si chiama French kiss un motivo ci sarà, no?". E io mestamente annuisco. Si, sicuramente. Sospiro. Arrivo a casa, mi infilo sotto le coperte. E sospiro di nuovo.

martedì 11 giugno 2013

Mai stata baciata

Ieri sera ci siamo incontrati. Ho deciso di darti una chance e di provare a vedere se quel tipo un po' maldestro non fosse poi anche interessante. Io quando sono arrivata al pub ho temuto di non ricordarmi la tua faccia. Mi sono guardata intorno con lo sguardo perso e poi mi sono resa conto che non c'eri. E cosí ho aspettato, con un bicchiere di vino come compagno. E poi sei arrivato e ti sei seduto davanti a me. Abbiamo parlato, in quella strana mistura di frenglish (io non capisco poi perché io debba parlare in francese e tu in inglese, quando tu sei francese madrelingua), e lí nel mezzo del pub (il tavolo era proprio nel centro del pub) mi dai un bacio, cosí, all'improvviso. Un bacio proprio delicato, quasi solo uno sfiorarsi le labbra, niente di piú. Io interdetta (non avevo dato nessun segno di incoraggiamento) ti dico "ma lo fai spesso di baciare la gente cosí nei pub?". Tu sorridi e continui a parlare, come se niente fosse. Dopo un po', decidiamo di andare a mangiare qualcosa e usciamo dal pub. Io sto in piedi per miracolo, il bicchiere di vino a stomaco vuoto mi comporta una certa labirintite, ma faccio del mio meglio per restare dritta. E lí, ancora una volta mi stupisci. Mi prendi la mano, mi porti in una strada che io conosco benissimo (ci cammino quasi quotidianamente), trovi un angolino nascosto e lí, sotto una scala, al riparo da tutti, mi dai il bacio piú bello che io abbia mai ricevuto, di quelli da film, da Via col vento, da libro, non so neanche io. So solo che quando ho riaperto gli occhi dopo un tempo che mi é sembrato una dolcissima eternità, ho visto la scritta "Office Mews" sulla porta davanti al sottoscala e mi sono chiesta se qualcuno potesse mai uscire da quella porta, mentre tu mi sussurravi nell'orecchio "and now, we are partners in crime".
Stamattina ho stentato a credere che tutto questo non fosse frutto della mia immaginazione. E' stato come se fosse il primo bacio. E' stato come se nessuno mi avesse mai baciato. E' stato perfetto. Si, é stato da film. Un po' da Bonnie and Clyde. E oggi, é difficile stare con i piedi per terra. Difficilissimo.

sabato 8 giugno 2013

We are young

Quest'anno i 33 anni li compio su una pista da ballo di un pub nel nord di Londra, alla festa di addio di un'amica, che un po' invidio, perché se ne torna nel nostro paese. Li compio mentre salto e ballo come se avessi sempre 20 anni, con un po' di alcool in corpo (ma senza esagerare, sono finiti i tempi dello sfinirsi). Li compio mentre gli amici a tradimento abbassano la musica e mi cantano "Happy Birthday" e io mi sento sprofondare dalle vergogna. Li compio mentre penso alla mia famiglia e ai miei amici lontani, ma che alla fine, per la forza dell'amore, li sento li' con me. Li compio mentre parlo con questo tipo, che incontro sempre a tutte le feste, che mi piace un po' e che tutte le volte si avvicina e mi bacia trenta volte le guance, ma non tocca mai la mia bocca. Li compio mentre cerco di contenere il disgusto quando vedo Mr 45 avvicinarsi e mi chiedo come abbia fatto io a sfiorare la sua pelle viscida. Li compio mentre torno a casa su un cab condiviso fra i pimlichesi e mi meraviglio per la bellezza di questa città. Li compio mentre il mio futuro ex coinquilino fa tacere la sua donna urlante e nonostante gli screzi, io lo ringrazio un po' mentre mi arrotolo nelle coperte. Li compio mentre penso che chi é andato, partito, perso, é parte dsi della mia vita, ma del passato, e va lasciato li' dov'é. Li compio pensando che ogni giorno, con le asprezze e le sue gioie, va vissuto, assaporato, conservato nel baule della vita, dei sentimenti, delle gioie, dei dolori e della crescita. E vale proprio la pena di viverlo!

martedì 4 giugno 2013

S'il vous plait, taisez-vous

E' iniziato tutto col sorriso. Due paroline, tanto per fare un po' di esercizio. Poi dalla coniugazioni, siamo passati alle cose serie. Lui faceva le domande, interessato, io sfuggivo. Davo poche informazioni. Pensavo "ma chi lo conosce questo tipo? Non é perché ora parliamo in francese una volta a settimana, che siamo amici per la pelle". Ma poi qualcosa si é rotto in me. Sono uscite le lacrime, cosí, di botto. Si, ancora una volta, ancora una volta per te. E ho capito. Ho capito che non posso stare bene qui, fino a quando non ho fatto pace col passato. Ho capito che certi segni me li porteró sulla pelle a vita, ma ci deve essere un modo per sbiadirli. I must get rid off them, dicono gli inglesi. Londra non andrà mai bene, perché Londra é una scappatoia, un rifugio forzato. E io come un pentito di mafia, vivo sotto protezione, lontana da chi mi ha fatto e mi potrebbe far male.
La vita é una. Una persona non puó rovinarla. Un ricordo, neanche importante, non puó farmi star male in eterno. Oggi, tra le lacrime, ho ripensato di nuovo che qualcuno mi ha strappato la mia vita precedente. Non é stata una decisione mia. Ho dovuto. Ecco perché sto cosí ora. E quella vita, me la devo riprendere. Mi devo riprendere quello stato mentale. Anche se non potró tornare fisicamente indietro. Per non scoppiare piú a piangere mentre rispondo alle domande di quello che definirei un esercizio di lingua e che si é trasformato in un crollo personale. Temporaneo. Per forza. Non ho altra scelta.

lunedì 3 giugno 2013

La rivisitazione della little romance

Sono stanca. Sono distrutta. Sono durissima con tutti. Sono a momenti spietata. Oggi, ad un pranzo di lavoro, non ne ho fatta passare una al mio interlocutore. In francese dicono "faire du tac au tac". Non solo l'ho fatto, ma l'ho lasciato senza parole. Ho argomentato, ho spiegato il perché delle mie risposte secche. Del mio non voler scendere a compromessi. Stasera ho acceso la radio e é partita la nostra canzone. O meglio quella che io ho deciso essere la nostra canzone. "Can I have this chance to be your little romance?". Mi ricordo i mesi invernali, il cuore che batteva. Mi ricordo che era in un mood for a little romance. E ce l'ho anche avuta. Prima che arrivasse il tuo desiderio di andare via. Prima che tu facessi scelte insensate o che io ho ritenute tali. Prima che io perdessi quello che avevo sognato, sperato. Ora, é andata. Ora, cerco di non pensare. Ora non conto neanche piú i giorni. E' triste, mio caro, ma succede. Londra non é una città per amare. Te l'ho detto tante volte. Me lo dicevi anche tu. Londra é una città per crescere, quello si, per ispessirsi, direi, farsi venire la pelle spessa e insensibile. Col cuore molle, peró. Si, io il cuore ce l'ho sempre. Batte sempre. Vorrebbe di nuovo la sua little romance. Ma forse con qualcun'altro. Anche se ora scegli di essere spietato. Razionale. Chiuso in un quadrato con le pareti nere. Bel risultato, eh? Non sei solo tu, tranquillo. Quelli prima non hanno fatto meglio. Le relazioni umane hanno prodotto questo. Fammi arrabbiare, fammi sentire tradita, fammi sfogare cosí. Fammi diventare una Francesca diversa. Fredda, dura, spietata. Due anni a Londra sono bastati a produrre questo. Forse é arrivato il tempo di tirare fuori di nuovo la valigia. Questa volta, la mia.

sabato 1 giugno 2013

Una bottiglia e spalle larghe porta guai

Sono giorni convulsi. Di stanchezza. Sono giorni di corse, di impegni. Sono giorni in cui cerchi di focalizzarti sul lavoro, per non pensare ad altro. Sono giorni che hai il frigo vuoto e non fai la spesa. No, fai bricolage per mangiare, sei finita a mangare grissini scaduti perché non hai la testa per cucinare, né il tempo. Sono giorni che pensi che vuoi scrivere, strutturi racconti e personaggi nella tua testa. Ma non scrivi. Non riesci, non trovi il tempo. Sono giorni che ti svegli alle 5, nel tuo letto, nella tua camera che non é mai stata cosi' disordinata. Come le idee nella tua testa. E lavori. Si, pensi alle tue politiche, fai ricerche, ti informi.  Cosi'non c'é spazio per altro. Cosi' la vita privata sparisce. Sono giorni in cui esci e ti ritrovi in tavolate da 20 persone, a ripetere sempre le stesse domande. Pensi che sia meglio cosi' non pensi, cosi' ti svaghi, ma poi sulla strada di casa, i pensieri tornano. Ti aspettano a letto. Se ne stanno accovacciati nell'altra parte del letto, sotto le coperte.
Hai capito una cosa in questi giorni; a Londra, puoi trovare solo bottiglie da bere e spalle larghe porta guai. Niente di più facile. E vada per le bottiglie, ma le spalle larghe non le vuoi. Non vuoi niente di questo. No. E non vuoi neanche telefonate notturne, perché non hai più niente da dire. A parte, come dicono gli spagnoli, "Vaya con dios". Si, vai, vivi la tua vita e lasciami in pace. Hai fatto abbastanza guai.