giovedì 3 ottobre 2013

Vivere con un treno addosso

Se mi fosse passato addosso un treno, mi sentirei meglio. Me lo continuo a ripetere. Eppure sono in piedi, eppure lavoro (con qualche svista, ogni tanto, piú che umana), eppure esco, senza divertirmi peró. Ho centinaia di domande nella testa, ma non penso valga la pena farle uscire dalla mia bocca. A che pro? E se le risposte poi mi facessero piú male dei dubbi? 
Sono tornata a casa ancora una volta ubriaca. L'amica ha insistito per riaccompagnarmi, io per essere lasciata sola. Guardavo i mattoni e mi imponevo di camminare dritta. Ma non ci riuscivo. Il mio fegato si lamenta, la mia testa anche, al mattino. Il mio stomaco é assente. Perso. Lasciato non si sa dove. Ho fatto anche dei danni. Mentre cercavo di lavarmi il viso o meglio di mirare al viso, ho fatto cadere un barattolo di crema per terra. Ho sentito l'umido dello schizzo sulla gamba, ho visto il disastro per terra. Ho visto le tue mani raccoglierlo quel disastro, perché io non stavo in piedi. Non una parola, non un rimprovero. Sono una mano che si poggia sulla spalla e mi dice "vai a letto, Fra". 
Stamattina mi sono svegliata e non sapevo dove mi trovassi. Ho pensato alla videoconferenza, ho pensato al discorso da fare alla conferenza. Mi sono tirata fuori dal letto. Ho incontrato il coinquilino per le scale. Ha detto due cavolate per farmi ridere. E andando via, ha sentenziato "dovremmo andare a letto insieme, noi due. Ma poi tu ti innamori". Io ho spalancato gli occhi. E ho detto "macché, io non mi innamoro mai. E' questo il problema. Ma non amo essere presa in giro". E' questo il punto. Non mi far credere niente. Dimmi tutto direttamente. Fai meno danni cosí. Si, tu avresti fatto meno danni. Il treno non sarebbe mai partito per sfracellarsi su di me e sulle mie speranze.  

P.S. Vorrei svegliarmi fra cent'anni. Cosi sarebbe tutto diverso. Oh, come lo vorrei!

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