mercoledì 9 ottobre 2013

La testa nel fango

Ecco come mi sento. Cosí. Con la testa nel fango. Circondata dalla melma. Nonostante i chili di lavoro che mastico. Nonostante le uscite quotidiane per non restare a casa a rimuginare. Nonostante la soirée française à Shoreditich (que je déteste quand meme), con la musica africana e la mia lingua preferita nella bocca. Nonostante Alfredo e i suoi messaggi (che mi provocano l'effetto contrario a quello da lui ricercato). Nonostante l'agenda piena. Nonostante le battute sceme del coinquilino. Nonostante tutti questi uomini che improvvisamente mi stanno addosso, vogliono il mio numero, mentre io voglio l'assenza, il silenzio completo. 
Ho la testa nel fango. E non ne vengo fuori. Arranco. 
Il mio collega mi ha chiesto "Perché non ti vedo piú sorridere?". Ho risposto "Sono stanca, ma tornerà". Sono stanca di questa lotta continua, sono stanca di questa vita. Sono preoccupata per chi é lontano e non sta bene, ma non é mai veramente stato bene. Ho paura che tu, proprio tu, che domenica mi hai chiesto aiuto e che io ho aiutato, possa tornare ad essere il lupo nero, una volta che starai meglio. Me lo prometti allora che farai uno sforzo e resterai quello che io ho sempre desiderato? 
Non so, troppe domande, zero risposte. Meglio il fango. Meglio la melma. A volte attutiscono l'impatto. La vita.

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