venerdì 25 ottobre 2013

Un mese che non merito

Un mese della mia vita passato a lavorare come un matta. Un mese passato a non trovare tempo per respirare. Poco, pochissimo tempo. Solo correre da una parte all'altra. Fra un impegno di lavoro e uno mondano. Un mese passato anche a bere, a cenare con un bicchiere di vino, per sentire la testa leggera. Un mese passato a conoscere ancora, come sempre a Londra, nuove persone. A registrare numeri di telefono sul cellulare, a rispondere "yes, I would like to see you again" e poi negarsi, immancabilmente, perché la testa non c'é, figurati il cuore. Non c'é la voglia, non c'é lo spazio in memoria per un'altra storia. No. Un mese passato a capire che forse é tempo di tornare, a casa, quella vera o quella morale che si chiama Bruxelles. Un mese a dormire con la banda sugli occhi e i tappi nelle orecchie per estraniarsi da un mondo che puó far paura per la sua bruttezza e atrocità. Un mese a fare pazzie, come chiudersi in bagno ad una festa, ritornare a casa e scherzare sul bus notturno con gli amici, che ridono e dicono "oh my God, I had too many Diet Cokes", trovare un paio di occhiali da sole (che qui non servono) non miei sul mio comodino e non sapere a chi appartengano o a chi io li abbia rubati (ndr. non li ho rubati, pare mi siano stati regalati), ballare sempre e ovunque, tra la shabby chic Shoreditch e la gioiosa Soho. Sempre abbastanza triste. Come se mi avessero spento. Ma con alcuni momenti di bonheur, rari ma belli.
Ora ho fatto la valigia. Quella piccola. Quella con cui viaggio ora. Con un'idea nella mente. Portare tutto via. Non avere niente qui. Cosi non avró scuse quando finalmente, su un colpo di testa, me ne andró. Mi ci vedo. Uscire da casa. Buttare le chiavi nella cassetta della posta. Andare a Saint Pancras. E prendere un treno. In sordina. In silenzio. Senza Goodbye Party. Senza drammi. Senza arrivederci. Solo un oddio. Per sempre. Cosa ricorderó? Che per tre anni, I struggled day by day. At work and outside. Sono stata messa alla prova. Ora Dio, io mi sono stancata e penso di avere il diritto di scendere. Ecco, ora scendo. Vediamo quando sarà questo ora. Se domani, o fra qualche mese. Ma ci sarà. Lo so. E fra le mie labbra sussurreró "Va te faire inculer". Oui, va te faire inculer toi, et toi et toi. Et cette vie que je ne mèrite pas, que je n'ai pas mérité et qui m'est tombée dessous, qui m'a affaibli pour me donner la rage de me redresser. Non, moi je mèrite autre chose. Io merito il sole tutti i giorni. E un sorriso perenne sulla bocca. Si vede che sono modesta. Ma non penso, sapete. No, per niente. Je le mérite. Je le mérite bien.

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