mercoledì 2 ottobre 2013

Sempre di spalle

Ho tremato per mezz'ora. Ho chiuso la porta dell'ufficio per non fare vedere le mie mani che ballavano, si, ballavano di tristezza. Ho sentito solo che non sono pronta, no, non lo sono. Avrei bisogno di chiudere gli occhi e riaprirli fra sei mesi. Sei mesi di apnea, di disconnessione. 
L'amica ha detto "fai scendere le lacrime". Impossibile. Ci sono, ma sono secche. Secche sotto gli occhi. Pesanti. Pesantissime. Posso correre. Posso uscire tutte le sere. Posso bere tutte le sere. Posso giocare partite di jambes à l'air. Loro restano lí. Bloccate. Cementate. Insieme alle domande, alle domande che mi pongo.  
Mi riempio l'agenda. Mi distruggo al lavoro. Cerco di non lasciare spazio ai pensieri. Ma non basta. Stranamente, l'unica cosa che mi ha tranquillizzato in questi giorni é stato l'abbraccio quotidiano del mio coinquilino, che mi viene a salutare al mattino, mentre lavo i piatti della colazione. Mi ha tranquillizzato. Mi ha fatto sentire il calore. Io ero sempre di spalle. E questo é un segno.

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