giovedì 3 ottobre 2013

Prove di pazzia

Inizio a pensare di essere sulla strada della pazzia. Ho sbalzi di umore atroci. Passo da riso isterico a pseudopianto disperato (le lacrime sono secche, non scendono piú). Lavoro come una pazza, scrivo, agisco, mando mail infuocate, dico parole scottanti senza troppo ritegno, fumo sigarette sul mio balcone, di notte, e hanno un sapore strano, dolcissimo. Bevo come una spugna, arrivo al pub con lo sguardo famelico, da dammi dell'alcool, ne ho bisogno. 
E poi mi fermo, due secondi e penso che tutto questo prima o poi svanirà. Finirà Londra, finirà the UK (fottutissima UK), finiranno i mezzi uomini, le storie senza domani. Finiranno le finte amicizie, che ti cercano a sprazzi. Lo stomaco che ogni tanto si rompe e se ne va dal mio corpo. Finiranno anche cose belle: la scoperta di mani e braccia che mi sollevano, mentre io mi sento affondare, la coscienza di me, in fieri, ma non poi cosí tanto, le risate a crepapelle, l'umorismo a momenti becero. 
E allora, sapete cosa faró? Me ne andró in campagna. In un paese qualsiasi. Con una bicicletta come unico mezzo di trasporto. Un computer. Un dondolo in giardino (ci vorrà anche una casa, per avere il giardino), un orto per le verdure (saró vegana a quel punto e saró capace di impastare la pizza e quindi il pane). Un cane come compagno, uguale al defunto Niki, che chiameró Tatone in suo onore e a cui canteró quella canzoncina portoghese che fa possi possi dududu. E scriveró questo libro che mentalmente ho non solo scritto, ma anche sceneggiato, filmato, realizzato. Lo scriveró e i personaggi saranno quelli della mia vita. I belli. I brutti. Ci saranno tutti. Ci saró anche io. Ma saró felice, felicissima. Come forse sono sempre stata, senza mai accorgermene.

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