venerdì 1 febbraio 2013

Ah, mon beau gosse

Torno a casa trafelata. Mi lancio in cucina con ancora indosso la giacca, accendo il forno, srotolo la pate brisée, taglio i pomodori, li mescolo alla mostarda all'ancienne, prendo il tonno, metto il gouda, rimescolo e inforno. E tu arrivi, come al solito, bello come il sole, il mio beau gosse.
Hai ospiti stasera?
Si, tra dieci minuti.
Mmm, sei tornata tardi dal lavoro. 
No, ero dall'estetista.
Tu?
Si, io. 
Ma cosa ci vai a fare dall'estetista?
(Ti sorrido) Vado a lottare contro il decadimento cellulare!
Secondo me sei tu che devi insegnare all'estetista come si fa a essere bella!
Non sono sicura di aver capito...
Ho detto che tu sei bella e non hai bisogno di andare dall'estetista. 
(Respira, Francesca, respira) Hai fame, mon beau gosse?
Eh si. Per caso hai fatto la quiche con la mostarda all'ancienne?
Mmm, si, proprio quella. Ne vuoi un pezzo?
Ma se avanza, perché no? 
Sono bella, io?
Si, te l'ho detto.
Si, sono bella come la quiche con la mostarda all'ancienne nel tuo stomaco, mon beau gosse.
E scoppia la risata che risuona nella casa vuota, calda, profumata dalla quiche che cuoce nel forno. E quando arriva il mio ospite ci trova, li, nella nostra cucina, piegati in due a ridere a crepapelle. A ridere di pure bonheur. Grazie, mon beau gosse.

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