mercoledì 30 gennaio 2013

Never say never

"Never say never" dicono gli inglesi e io li maledico sempre un po' anche per questo. "Never say never" oggi é diventato realtà e si é concretizzato sotto il tipico cielo grigio belga, sulle strisce pedonali di Rue de la Loi, fra l'odore di smog e il rumore del motore delle auto ferme al semaforo, mentre io mi affrettavo a raggiungere un amico per pranzo e tu tornavi in ufficio col solito panino in mano. E' stato un attimo, ma é durato tanto. Io ho visto solo i capelli all'inizio, spettinati, la prima cosa che avevo notato di te all'epoca, la prima cosa che mi ha attratto di te. Poi ho visto la mano che prende la sigaretta e se la mette in bocca. Quante volte te l'ho visto fare quel gesto? Quante volte ti sono stata accanto mentre facevi quel gesto? Il mio cuore si é fermato, mentre gli occhi vedevano altro. I miei occhi vedevano lo sguardo corrugato, l'espressione scontenta, infelice, frustrata, quell'espressione di sempre, quella dei giorni neri, quella che ti ho visto sul viso giorno dopo giorno e che presagiva sempre il peggio, quella che ha distrutto il nostro amore. A quel punto i tuoi occhi hanno visto i miei. Sono rimasti colpiti, stupiti. Erano un miraggio i miei occhi e i tuoi dicevano "non é possibile", dicevano "ti ho aspettato tanto", dicevano "sei tornata", dicevano "salvami", dicevano "voglio farti male di nuovo, ancora e ancora". Io ho assaporato il momento, la mia rivincita. Ho visto la scena da fuori, ho visto la mia forza, ho visto la sofferenza che ho provato, ho visto la vita che mi hai rubato, ho visto la mia lotta silenziosa, la mia risalita, le mie ginocchia sbucciate che non fanno più male. Mi sono sentita forte, mi sono sentita grande per la strada percorsa, per essere stata capace di risalire, dopo aver toccato il fondo. Tu sei venuto nella mia direzione, io ho iniziato a scuotere la testa piano e ho sollevato leggermente la mano destra, come per mostrarti un confine da non oltrepassare. E con tono placido, ma sicuro, ti ho detto: "non ti avvicinare, non ti voglio parlare. Lasciami stare". Tu hai abbassato lo sguardo, la sorpresa é svanita sul tuo viso, lasciando il posto solo alla tristezza, allo sconforto, di nuovo alla frustrazione. Io ho continuato dritta, determinata per la mia strada. Ho temuto che mi colpissi alle spalle, come hai già fatto, ho avuto un attimo di paura. Ma non mi sono girata, mi sono ripetuta che ora non mi puoi più toccare, ora sono forte, ora ti colpirei io, ora ti farei male io, ora ti strapperei io una parte della vita. Appena ho girato l'angolo, ho iniziato a tremare, per la gioia, per la forza, per questa cavolo di strada percorsa, per la sofferenza che non mi ha ucciso, per quella che sono diventata. Mi sono sentita un gigante di fronte alla tua piccolezza. Oggi ho ucciso la tua immagine nel mio cuore. Oggi ho ucciso la Francesca debole, che si é fatta trattare male, che si é fatta insultare, oggi ho ucciso la tua vittima, te l'ho strappata dalle mani, me la sono ripresa, per sempre. Oggi ho avuto la conferma della mia libertà, della mia riuscita. Li' sulle strisce pedonali di Rue de la Loi. Oggi non ho maledetto gli inglesi per il loro detto "never say never", ma li ho ringraziati. Perché oggi ho visto quella che sono e mi sono piaciuta, a momenti mi sono congratulata con me stessa, per la mia rinascita, per avere avuto la forza di riprendermi la mia vita. Quella che tu non hai potuto intaccare.      

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