mercoledì 30 gennaio 2013

Le petit déj

Mi hai detto "vieni alle 8 del mattino, ti invito a colazione da me". Io ho esitato, ma tu hai insistito. Cosi' mi sono ritrovata per la Chaussée d'Ixelles quando il sole non era ancora spuntato, con gli occhi chiusi per il sonno. Sono passata Chez Bernard per comprare un pain au chocolat per me, un pain au raisins pour toi. Ho camminato poi per il groviglio di strade che conosco a memoria, le casette colorate di Rue de Viaduc, ho sbirciato fra le tende sempre un po' trasparenti, ho apprezzato che quasi niente fosse cambiato. Ho suonato a quel campanello che conosco bene e tu sei sceso, con la barba che pungeva le mie guance, il tuo profumo di sonno e gli occhi svelti. L'odore della tua casa mi ha accolto, la tua cucina calda e accogliente mi ha avvolto in una coperta di chiacchere e affetto. Era tutto perfetto, era tutto nel tuo stile. La tavola apparecchiata, il succo di frutta, il thé che mi piace tanto, il burro che insisti a propinarmi anche se io non lo mangio, il pane ai cereali che non ho dimenticato. E poi noi, le nostre chiacchere, i tuoi racconti, i tuoi progetti, i miei sogni, le mie disavventure, ma soprattutto l'affetto, si', l'affetto forte che ci lega. Sono rimasta un'ora e mezza. Novanta minuti che sono valsi come una vita. Forse due vite. Li' nella tua cucina, perfetta, pulita, calda. Calda di questa amicizia, se é amicizia, che nonostante c'é, resta, non ci abbandona. Novanta minuti che metto in valigia, per tornare a Londra accompagnata dall'affetto. Quello della mia Bruxelles. 

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