martedì 8 maggio 2012

Et alors on danse

Lo so, non ti chiamo mai. Oggi ti ho chiamato presto, hai visto? Perché ti chiamo? Perché ho bisogno di te, perché ho dormito ancora una volta tre ore e non posso andare avanti cosí. E allora devo trovare una soluzione. Ho pensato alla tua camminata anglo-watussa, forse quella mi stronca e mi fa dormire per bene. E poi se puoi prestami le tue braccia, per farmi crollare, per farmi rilassare. Non ti aspettare niente in cambio, peró, lo sai che non posso. Ti posso solo offrire un contratto a tempo determinato, determinatissimo, quasi giornaliero.  Scusami, ma sono in crisi, non posso fare altro. Je m'embrouille, te l'ho detto tante volte, vago, mi sento persa. Non é un buon inizio, lo so, se vuoi puoi scendere subito da questo treno, puoi anche scegliere di non salirci. Come mi sono ridotta cosí? non so, forse ho delle tendenze masochiste, forse non sono normale, forse sono ormai alla frutta. Come nella canzone, sai, ça te prend les tripes, ça te prend la tête et puis tu pries pour que ça s'arrête. Mais c'est ton corps, c’est pas le ciel, alors tu te bouches plus les oreilles, mais ça persiste. Allora stanotte vaga con me per le strade di Pimlico, vaga negli andri piú bui del mio cuore, vaga nel mio cervello che non smette mai di pensare, vaga nel mio cuore, vuoto anche lui, sconsolato, triste.

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