giovedì 3 maggio 2012

9 mesi

Hai bussato, sei entrata e ti sei seduta. Ed hai aperto il rubinetto. Hai detto tutta la verita', hai detto "non ne posso piú", hai detto "io non posso lavorare cosí", hai detto "se queste sono le regole, io smetto di giocare". Lei ti ha guardato e ha capito, ti ha rassicurato, ti ha tranquillizzato. A momenti poteva sembrare tua madre. Sai benissimo che lei non vale niente qui dentro, ma avevi bisogno di dire le cose come stavano, perché non ne puoi piú. 9 mesi di scontentezza. 9 mesi di finti sorrisi. 9 mesi di ipocrisia altrui. 9 mesi di domande che ti sei chiesta e richiesta per capire perché sei finita qui. 9 mesi che capitolano oggi, in quell'ufficio. Quando sei tornata al tuo posto, ti tremavano le mani. Non perché tu sia debole, non perché tu non sia in grado, ma perché sei alla frutta. Ti senti cosí, nella vita privata e professionale, ti senti risucchiata in un buco nero. Hai l'impressione di urlare, di chiedere aiuto, ma vedi solo il vuoto, il deserto intorno a te. E sai che chi potrebbe vedere, capire, non c'é o non ne ha voglia. 9 mesi passati a trovare palliativi, 9 mesi passati a fuggire, 9 mesi passati a correre per non pensare, 9 mesi passati a pensare "quasi quasi sparisco, quasi quasi sarebbe piú semplice, quasi quasi mi butto, cosí finisce tutto". Sono troppi. Oggi hai detto basta, oggi hai detto non accetto piú, oggi hai detto io non sono ipocrita e ti dico le cose come stanno. Oggi hai riaffermato i tuoi valori, quello in cui credi, la missione che senti di avere qui. 
Oggi torni a casa e ti metti le scarpe da ginnastica e vai a correre. Oggi corri anche se piove. Oggi non ascolti nessuno e corri. Oggi pensi finalmente solo a te e corri. Perché oggi deve essere un altro giorno, diverso dal passato, diverso da ieri. E domani sará lo stesso.  

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