lunedì 24 ottobre 2011

Tornare a casa

Prepararsi a tornare a casa, iniziare a pianificare, a pensare a cosa fare, alla gioia del ritorno. Risentire quell'odore di casa, particolare, che non ti sei scordata, che ti accoglie appena arrivata. Risentire di nuovo il buono profumo di bimbo, ritrovarsi le sue mani piccole sul tuo viso, mentre ti accarezza e ti parla nel suo linguaggio incomprensibile. Aspettarsi lunghe chiaccherate, accompagnate da tisane e cioccolate calde, confessioni e rivelazioni. Pezzi di vita condivisa, costruita un po' insieme, un po' in solitudine, in due vite parallele, ma lontane. Cercare di accettare il solito compromesso, quello che ti sfianca e ti snerva, ma che non ti lascia scelta. Sedersi a tavola, evitare certi discorsi, pensare che devi solo aspettare, andare avanti, cercando di fingerti sorda. Ma soprattutto concedersi una pausa da questa vita di corse, di sveglie antelucane, di sfide perenni, entusiasmanti, stancanti. Appoggiarsi su quelle spalle, ora piccole e curve, che ti hanno abbracciata e cullata per anni, sentire la stessa sensazione di quando da piccola dopo un incubo ti andavi a rifugiare accanto a quelle spalle, perché solo il calore e quel profumo ti rassicuravano. Guardare a lungo quelle mani, quelle che non ti asciughi mai e che hanno le dita tutte storte, guardarle e vedere che le mie assomigliano sempre più alle tue, quasi a lasciarmi un ricordo vivo, presente, da portare via con me. Se chiudi gli occhi questo viaggio lo puoi anticipare. Sai sentire la sensazione delle ruote dell'aereo sull'asfalto, quel colpo al cuore che senti sempre, quando capisci che anche se per poco sei tornata, l'umidità che ti assale, Bologna rossa, disordinata, che ti fa sempre battere il cuore, che ti ricorda l'università, il rumore dei tuoi sandali sotto i portici, quando ci sono quaranta gradi all'ombra. E poi la stazione centrale, ancora una volta il suo odore unico, il suo caos, la stanchezza. I paesaggi che vedi dal treno li conosci a memoria, li hai visti e rivisti, negli anni dell'università, quelli della spensieratezza. Di colpo sei arrivata, rivedi quel sorriso unico, che ti porti dietro, lo abbracci quel sorriso e cosi' ti senti a casa, ti senti arrivata, anche se la tua valigia non ti abbandona mai. Ti segue sempre, come Ulisse, a ricordarti che anche il tuo viaggio non é finito. Ma per ora respiri, ti impregni di casa, di ricordi, di emozioni. Ti impregni di affetto, lasci da parte il risentimento. Ci sarà tempo per quello, per digerirlo e congedarlo.

Nessun commento: