lunedì 3 ottobre 2011

Il bene a tempo indeterminato

Camminare lentamente per strada, sentire i propri passi, i propri pensieri. Ripensare a quello che ci siamo detti durante quei dieci minuti che poi diventano ore. Lasciare il continente, una vita, una casa, un po' di amici e trasferirsi, arrivare a 31 anni per scoprire certe cose, per capire un po' di me stessa attraverso le tue parole. A momenti mi chiedo come abbia fatto, io, Francesca, a vivere, a non conoscere e scoprire certe cose solo ora, come l'affetto o il bene a tempo indeterminato, la condivisione, la disponibilità. Ecco cosa ho trovato in te: un silenzio che é pieno di parole, anzi un silenzio che prepara alla riflessione e allo scambio, ore di dialogo, di condivisione di momenti di vita per farti conoscere un po' più di me, senza paura di farti vedere qualcosa che non ti piace. Capire che il mio famoso salotto non é solo mentale, ma anche fisico, lo posso costruire nella realtà, lo sto costruendo grazie a te. In questo salotto fisico e reale forse possiamo anche limare le mie asprezze, smantellare i miei dubbi e le mie finte credenze, sorridere e lasciare andare via il passato, senza sotterrarlo, ma piuttosto superandolo, posso addirittura imparare ad accettarmi e a non dubitare di me. Cosa dire? Grazie per questo bene a tempo indeterminato, come lo definisci tu, grazie per la pazienza, per l'ascolto, per smantellare e negare le mie finte certezze. Grazie per quella mano che silenziosamente mi accompagna per le strade di questa città e per quelle della vita.


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