lunedì 30 settembre 2013

Tornare sul mercato dei corpi a Londra

L'aereo arriva in ritardo. Normale, mi dico, atterro a Heathrow. Sono di cattivo umore, lo sono stata per tutto il weekend. Nonostante le amiche, nonostante il buon vino, l'accoglienza, le proposte di ascolto rifiutate perché solo parlarne fa male. Che botta, mi ripeto. Che botta senza motivo, mi dico. Arrivo nella metro e la Piccadilly non arriva. Aspetto venti minuti in piedi, sotto terra. Il cattivo umore aumenta. A livello esponenziale. Poi salgo sul vagone. Mi siedo. E lo vedo. Giovane, giovanissimo. Carino. Biondo, come piacciono a me, che poi finisco sempre con i mori. Apro il libro e continuo a leggere. Ad Acton Town ci fanno scendere tutti. C'é un suicidio sulla linea (ma perché ti devi suicidare di domenica sera sulla linea che arriva dall'aeroporto? dico io!). Mi ritrovo sul binario. E lui si ritrova vicino a me. Aspettiamo, entrambi in piedi. Vicini. Io sbuffo. Lui mi guarda e ride. E attacca il discorso. Parla del piú e del meno. E' inglese, inglesissimo. Io faccio presenza, rido alle battute, rispondo a monosillabi. Ad un certo momento penso che se mi chiedesse di andare a casa con lui, probabimente ci andrei. Mi passerebbe forse questo peso sul cuore, il nero sparirebbe dalle mie occhiaie. E chi se ne frega, mi dico, si vive una volta sola. La Piccadilly fa la sua apparizione di nuovo, saliamo, ma restiamo vicini. E lui continua a parlare, a farmi ridere. Mi chiede dove scendo e dopo la mia risposta aggiunge "peccato, io scendo molto dopo". Mi godo la drague, come dicono i francesi, la drague à perdre. So perfettamente che io e Jamie un futuro insieme non lo possiamo avere. E questo mi solleva. No expectations, cosa c'é di meglio. Sono le expectations che mi hanno ridotta cosí. A Gloucester Road, lui sferra il suo colpo. "Would you like to see me again?". Eccolo, penso, un altro. Sempre la stessa strategia. Sempre le stesse parole. Sorrido e gli chiedo quanti anni abbia. 23, risponde lui e lo dice con un tono di voce fiero. Grazie, rispondo. Mi piacerebbe, ma ho 10 anni piú di te. I don't mind, dice lui. You don't look 33. Sorrido di nuovo e sferro la mia solita risposta: dammi il tuo numero, ti chiamo io. Lui sbuffa e mormora "tanto non mi chiamerai mai". South Ken. Scendo dalla Piccadilly. Mi trovo sul binario ad aspettare la District. E penso che sono tornata sul mercato dei corpi di Londra. Corpi vivi, da scambiarsi, come in borsa. Corpi da prendere e buttare via. Corpi da so called love. Senza expectations. Perché queste fottute expectations me tuent. A casa mi guardo allo specchio. Vedo le occhiaie. Vedo la pelle grigia. Mio caro Jamie, penso, dovevi essere proprio disperato per provarci con me. Certo, questa é Londra. Siamo tutti soli. Siamo tutti disperati. Scusate, ma io cosa ci faccio qui? Risposta non pervenuta. Mi infilo sotto le coperte, metto i tappi di cera nelle orecchie, la banda nera sugli occhi. Et je m'asomne. Il me reste que ça à faire. Prima di tornare ufficialmente sul mercato dei corpi a Londra. 

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