giovedì 26 settembre 2013

Chiedere scusa

Stavo lavando i piatti della colazione. Guardavo fuori dalla finestra. La coinquilina che rompe ha eliminato la tenda in cucina, cosi si puó guardare fuori. Si puó vedere il cielo grigio e le case tristi. Lui dietro di me camminava, parlava, diceva stupidate. Ogni tanto veniva ad abbracciarmi, perché ha sempre bisogno di un contatto, di affetto. Io ero un po' nel mio mondo, un po' ridevo per quanto diceva, un po' rimuginavo. Un po' sospiravo, dicendomi "meno male che sei qui, a fare rumore, ad occupare la testa". Ero sveglia dalle 5 del mattino. Sveglia nel mio letto, con i tappi di cera nelle orecchie e la banda nera sugli occhi. Sveglia con gli occhi spalancati. Non c'é niente da fare, non dormo. 
Penso che se un treno mi fosse passato addosso, mi sentirei meglio. Mi sentirei piú à l'aise. Ecco, je ne suis pas à l'aise. Pas du tout. E' come se mi aspettassi delle scuse. Un "sorry, désolé, disculpa". Quelle che mi davano tanto fastidio quella sera. Ma poi mi chiedo: delle scuse per cosa? Non ci sono scuse in queste situazioni. C'é solo il tempo, che lena le ferite.
http://www.youtube.com/watch?v=lLJf9qJHR3E

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