domenica 12 febbraio 2012

Prozac, tabacco e morbidezza

Mi ricordo ancora quando ti ho visto per la prima volta, io aspettavo qualcuno all'entrata del nostro ufficio, tu andavi a mangiare. Mi ricordo che mi sei rimasto in mente, che mi hai colpita. Avevi i capelli come meduse, ingarbugliati, disordinati. Mi ricordo che ho pensato che fossi spagnolo. Poi qualche giorno dopo, in preda al nervosismo, ero scesa nel tuo ufficio con una tastiera in mano. Non funzionava e io avevo poco tempo per finire una presentazione. E li' ancora una volta ti ho visto, ti ho visto fare un gesto maldestro, tipico di te. Come quando eri capace di far cadere una tazzina piena di caffé, dalle tue mani. E' iniziata cosi'. Cosi' mi sei entrato in testa. Nei mesi successivi, in quei due anni di storia, ho imparato a conoscerti, ho visto il buio che c'é dentro di te. Ho visto le incoerenze, i cambiamenti di umore, quelle mani sempre incerte tranne quando dovevano colpire, ho visto anche la tua cattiveria, la tua astuzia nel saper toccare i tasti da non toccare, la tua capacità di sferrare colpi bassi, nei momenti della mia debolezza più profonda. Avevo l'impressione di averti studiato per mesi e invece eri stato tu a studiarmi, ad analizzarmi, a capire dove colpire. Io sono stata ingenua, tu mi hai presentato davanti quello che volevo. Hai finto di essere dolce, di essere tenero. Sapevi scrivere messaggi ad hoc, sapevi portare fiori nel momento giusto, sapevi lasciare biglietti pieni d'amore prima di partire. Mi ricordo il tuo odore, non era buono, sai, ma attirava. Era un misto della tua pelle, di alcool e di tabacco, tu che passavi la giornata a fumare e bere, forse più che altro per darmi fastidio, per avere una scusa per fare il matto. Tu sei matto, lo so. L'ho visto nei tuoi occhi, l'ho visto nel tuo comportamento con me, l'ho visto nei discorsi strampalati che facevi in pubblico. L'ho visto nella capacità di passare da carnefice a vittima. Perché ho accettato non lo so. Ero debole, lo sono anche oggi, ma ora sono consapevole. Consapevole di come sei, dell'oscurità in cui vivi, cosi' nera da non vedere mai il giorno. So che troverai un'altra vittima, forse l'hai già trovata. Sei bravissimo, lo sai, a trovarci. E allora auguri, auguri a lei, spero che apra gli occhi prima di me, che non si faccia decostruire come ho fatto io, per poi passare il tempo a tirarsi su, a ingessarsi il cuore per riuscire a vivere. Tre parole ti descrivono: prozac, quello che dovresti prender, tabacco, il tuo odore, quello che avevi sempre sulle mani e morbidezza, quella dei tuoi baci, dei tuoi abbracci notturni, della tua pelle. Tre parole che descrivono un personaggio, una vita. Tre parole da dimenticare, ancora una volta da dimenticare.  

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