mercoledì 7 agosto 2013

Il percorso di espiazione dei sensi di colpa inutili

Tempo d'estate, caldina, ma non caldissima, insomma pure sempre inglese/nordica. E allora partono le cene a casa, ora che il coinquilino é in vacanza e la nuova arrivata si da' per dispersa o quasi. e vengono a casa a mangiare amici internazionali, tanto per mischiare tante lingue e tante culture. Io cucino la pasta, loro portano secondi, dolci e antipasti. E inizia la magia. Le chiacchere, le risate, le facce sorprese, le facce disgustate ("veramente ti é successo questo?"), le facce divertite. Tutto nella norma. Poi io racconto la mia storia. Sí, proprio quella. Mi scappa fuori dalla bocca come risposta ad una domanda, che suonava come "io pero' non capisco". Tutti in silenzio, tutti ascoltano. E, incredibilmente, tutti capiscono. Annuiscono addirittura con la testa. L'amica polacca si commuove e dice "non sei l'unica", la spagnola abbassa lo sguardo e dice "é successo anche a me. Poi sono stata fortunata e ho incontrato Jorge e ho capito che la vita, l'amore, potevano essere diversi".  La conversazione torna ad alleggerirsi, i sorrisi tornano sulle labbra, tornano le battute e le risate. Tutti si preparano ad andarsene, mi ritrovo in cucina da sola. Maria, si avvicina, mentre io sono di spalle al lavello. E mi dice questa frase "Francesca, anche tu molto presto troverai il tuo Jorge. Ma non ti sentire mai in colpa per quello che hai fatto, per la tua incapacità ad agire. Sei qui ora, a ridere, a scherzare, a ridere con noi". Dopo la casa si é svuotata. Sono rimasta io, con i piatti da lavare, la sale da sistemare. E una certezza. Il percorso di espiazione dei miei sensi di colpa per quanto ho vissuto e accettato, é finito. Dopotutto, quei sensi di colpa erano inutili. La vita é altro. La vita vale altro. Con i mocassini o senza ai piedi.   

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