giovedì 15 agosto 2013

Giocare a canasta

"Cosa sei venuta a fare qui?". Mi hai accolto cosí, e con il sorriso piú bello del mondo. "A giocare a canasta", ho risposto io, facendo l'occhiolino. "Canasta che?". "Non importa...". E da lí, ho dimenticato tutto. La giornata, il mal di pancia, l'amico un po' rompino, le tre metro e i 60 minuti passati sottoterra per raggiungerti. Tutto si é azzerato. C'eri tu, c'ero io, c'era il bonheur, quello puro. C'era il tuo profumo nel mio naso, c'erano i tuoi abbracci, la tua pelle morbida, i tuoi baci dolci. Con te ho sempre questa sensazione di leggerezza, di tempo che non passa mai, di essere finalmente capace di staccare i piedi da terra e volare, librarsi nell'aria. Non mi é mai successo. 
Non so quanto tempo durerá questa sensazione, questa magia. So solo che mi fa stare bene, che mi rende felice. Mi rende felice pensare a questi momenti, a te, che sulle punte dei piedi ti intrufoli fra i meandri della mia vita, con un lumino, per rischiarare il buio lasciato da chi é partito o é stato cacciato via. 
Vieni, dai, vieni ancora una volta a giocare a canasta sul tavolo della vita. La nostra.    

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