domenica 19 maggio 2013

Le casette colorate di Leyton

"Sai, vivevano insieme e si sono lasciati". Primo brivido. "E ora dove vivono?". "Ancora insieme, lei sta cercando un nuovo appartamento". Secondo brivido. "Ma ti rendi conto? Deve essere terribile. Condividere lo stesso tetto dopo essersi lasciati". Terzo brivido. Mi sono alzata e ho detto alla mia amica che volevo andare a vedere quelli che giocavano a beach volley. Una scusa, banalissima. Lei ha annuito, ignara di tutto. Sono uscita e ho respirato. Mi sono detta "stai tranquilla, Francesca". Ho camminato verso i campi di beach volley e ho rimuginato. Sono tornata indietro, mi sono inventata un mal di testa e sono andata via. Ho camminato per tornare a casa. Ho guardato le casette colorate di Leyton. Mi hanno ricordato Rue du Viaduc e le sue casette colorate. Mi ha ricordato che delle volte passavo di li' per distrarmi. Per non tornare a casa e trovare quella realtà che non mi piaceva per niente. Per pensare che il mondo potesse essere come una strada piena di colori. Senza il nero. Senza il grigio. E mi sono chiesta quando finirà tutto questo. Quando te ne andrai da me, dal mio cervello, dalle mie cicatrici nascoste sotto la pelle? Sono io che ti tengo stretto, vero? e perché? La risposta non mi é pervenuta. So solo che non mi sono ancora ripresa.
E a chi mi ha fatto male in questi giorni, vorrei dire questo: "Abbi almeno la delicatezza di essere gentile con me, perché mi hai già graffiato troppe volte l'anima". 

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