lunedì 20 maggio 2013

Dovere e pance bucate

Apro gli occhi. Sono esausta. Eppure ho dormito. Mi alzo a malincuore e eccomi lí davanti allo specchio. Brutta faccia, lo dice anche il coinquilino bello, scuotendo la testa. Lo stomaco mi é partito di nuovo. Ho un buco nella pancia. Perché? Non lo so, é successo di botto. E' successo senza che io me ne sia neanche accorta. Forse troppo stress, forse troppo da fare al lavoro, forse troppe cose accumulate, frustrazioni, partenze, distacchi, addii. E accanto a me, il vuoto. Piú di 100 numeri in agenda, nessuno che conti da chiamare. Alla gente non piace sentirti triste. Alla gente non piace sentirti giú. Loro, si vogliono divertire. Loro non vogliono la tua tristezza. Hai provato a parlare con l'amica. Lei ha sentenziato "non hai una vita facile". Sei tornata a mangiucchiare l'hamburger. Aveva piú sapore di quelle parole. Non hai versato una lacrima. Ma le senti lí, in attesa di uscire. Pesano, sotto gli occhi. Ma stanno ferme. 
Oggi hai pensato che sei una donna forte. Ti sei sempre risollevata. Sei sempre andata avanti. Hai pensato, sono solo stanca. Sono troppo stanca. Ma ce la posso fare. Si, devo. Non ho altra scusa. Non ho altra opzione. Io non posso crollare. Io ho solo me stessa e le mie gambe. Io devo stare in piedi. Anche con questa faccia qui. Anche con la pancia bucata. Devo.  

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