giovedì 16 maggio 2013

Fuck you, my dear.

Forse ci hai impiegato al massimo 5 minuti ad ottenere il mio numero. Te l'ho fatto scivolare cosí, fra una frase e l'altra, al supermercato. Mi sono vergognata un po' per la mia facilità. Mi sono detta che un numero non é poi niente di grave. Tu pero' poi hai chiamato, diversamente dalle mie previsioni. E io non ho risposto. E lí mi sono detta "brava, fai il leone e poi appena bisogna passare all'azione, diventi coniglio". E poi hai fatto una scommessa, studiata, col coinquilino bello e dannato. Sapevi che avresti perso e hai accettato, perché sapevi cosa avresti vinto. Una cena fuori, voi due, soli. Hai perso, lui ha sorriso, tu sei diventata rossa. "Arrossisci sempre", ha aggiunto, "e ricorda che non saremo piú coinquilini durante questa cena, con tutto quello che comporta". Hai respirato, hai girato i tacchi e sei sparita. Non hai dormito. Non potevi. Pensavi alle conseguenze. Hai passato la notte ad ossessionarti con le possibili conseguenze di quella cena. C'mon, é un gioco, ti sei ripetuta. Stiamo solo giocando. E invece no. O comunque é troppo pericoloso. Per me, non per te. Anche per qualcun'altro, lo sappiamo entrambi. 
Ci sono mondi mentali con muri che toccano il cielo. Ci sono presenti pesanti, passati insopportabili, futuri che fanno rabbrividire. C'é chi se n'é andato e ha lasciato il segno, c'é chi é rimasto e avrebbe fatto meglio ad andarsene. Ci sono cuori che sussultano, che aspettano, che vorrebbero altro. C'é una frase, sempre e solo una, che si adatta e recita "Fuck you, my dear". Si, fatelo tutti quanti. Persone, pensieri, frustrazioni e finte gioie. Vedrete che vi piacerà. E io finalmente mi riposeró.

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