giovedì 14 novembre 2013

Gaviscon a gogo

Ho passato un weekend ad invocare il Gaviscon. A sperare che apparisse. E che saziasse il mio mal di stomaco. Il mio buco nello stomaco. Per non rispondere a frasi come "tu cosa ne capisci di bambini? tu non hai mica figli". E io che dentro di me ripetevo come un karma "non é stata una scelta mia, sai. Non ci sono state le condizioni". Ma chi se ne frega della mia risposta. Chi si ferma ad ascoltarla? chi cerca di capirla?
Poi dopo due giorni di male, ho vomitato. Dopo non aver mangiato per 24 ore non avevo molto nello stomaco. Ho svuotato lo stomaco dell'assenza, del niente. Ho svuotato il secchio che avevo accanto al comodino, l'ho pulito, mi sono lavata la faccia. Mentre facevo tutto questo riflettevo sulla solitudine. Era notte, ma non era tardi. Nessuno dei miei coinquilini é uscito dalla sua stanza. Eppure i conati di vomito li senti. E a me andava bene cosi'. Era meglio cosi'. Stavo bene in quella solitudine atroce, con un secchio del mocio in mano, i capelli spettinati e una mano sullo stomaco sofferente, le lacrime che scendono sempre da quando sono bambina se mi capita di vomitare. Come se ci rimanessi male, senza sapere il perché.
C'é chi mi dice che l'ho scelta io questa vita. Io dico no, non é vero. E' stata quasi una scelta obbligata. Non ho potuto fare altro. Non mi sono mai voltata indietro. Non ho mai detto "torno". No, sarebbe stato da codardi. Non sarebbe stato logico, no? Eppure due giorni fa, ad un semaforo, attorcigliata ad altri milioni di londinesi nel caos e nello smog, io ho avuto il desiderio di casa. Il desiderio di patria. Della mia patria.
Ma le mie scarpe sono bagnate, rotte, cadono a pezzi. Sono libera, questo si. Ma non ho i mezzi per fare quello che voglio. Ci rifletto su questa cosa. Rifletteteci anche voi. Questo vale per i figli mai avuti, i ritorni mai avvenuti, gli amori sbagliati e finiti. Per ora c'é solo il Gaviscon. Da deglutire. Si, a gogo. Per far passare tutto questo. La tristezza, la scontentezza, l'arrabbiatura. E anche la delusione. Per lasciare il posto ad altro. O almeno cosi' spero.

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