martedì 4 giugno 2013

S'il vous plait, taisez-vous

E' iniziato tutto col sorriso. Due paroline, tanto per fare un po' di esercizio. Poi dalla coniugazioni, siamo passati alle cose serie. Lui faceva le domande, interessato, io sfuggivo. Davo poche informazioni. Pensavo "ma chi lo conosce questo tipo? Non é perché ora parliamo in francese una volta a settimana, che siamo amici per la pelle". Ma poi qualcosa si é rotto in me. Sono uscite le lacrime, cosí, di botto. Si, ancora una volta, ancora una volta per te. E ho capito. Ho capito che non posso stare bene qui, fino a quando non ho fatto pace col passato. Ho capito che certi segni me li porteró sulla pelle a vita, ma ci deve essere un modo per sbiadirli. I must get rid off them, dicono gli inglesi. Londra non andrà mai bene, perché Londra é una scappatoia, un rifugio forzato. E io come un pentito di mafia, vivo sotto protezione, lontana da chi mi ha fatto e mi potrebbe far male.
La vita é una. Una persona non puó rovinarla. Un ricordo, neanche importante, non puó farmi star male in eterno. Oggi, tra le lacrime, ho ripensato di nuovo che qualcuno mi ha strappato la mia vita precedente. Non é stata una decisione mia. Ho dovuto. Ecco perché sto cosí ora. E quella vita, me la devo riprendere. Mi devo riprendere quello stato mentale. Anche se non potró tornare fisicamente indietro. Per non scoppiare piú a piangere mentre rispondo alle domande di quello che definirei un esercizio di lingua e che si é trasformato in un crollo personale. Temporaneo. Per forza. Non ho altra scelta.

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