lunedì 5 gennaio 2009

Done

Più ci penso più ne sono convinta. Io ho fatto, ho chiuso. Io non appartengo più al mio paese, né a una vita che non é stata mai mia. Se ripenso a quella che ero, mi rendo conto che sono cambiata. Non sono migliorata né peggiorata, ma sono una persona nuova. Come se avessi cambiato la mia pelle. Se tutto fosse andato come volevo io, probabilmente ora sarei anche felice. Non posso dire di non esserlo, ma attraverso alti e bassi e soprattutto passo il mio tempo a pensare ai treni partiti e mai tornati.
Ieri guardavo questa Bruxelles ghiacciata e vuota alle sette del pomeriggio. Ogni volta che ritorno mi sale questa malinconia, che non é altro che la comprensione della mia scelta. Io so che ho fatto una scelta giusta, ma questo é difficile da accettare. E' difficile dirsi: "hai fatto bene a scappare". Accettare la mia scelta significa allo stesso tempo accettare di non poter tornare indietro, di non potersi lamentare. Cosi' guardavo sognante le case illuminate, quelle sale che sembravano da fuori piene di calore e soprattutto sognavo di esserci io li dentro. Io sono malata di solitudine, anche se sono piena di gente attorno. Io sono malata di una solitudine strana, legata al passato, come se dovessi riempire tutto quel silenzio in cui sono stata per anni.
Forse, se potessi tornare indietro, inizierei a parlare prima!

1 commento:

fragranza ha detto...

quando ti leggo dire certe cose mi viene sempre un certo magone, all'idea che il nostro destino è essere geograficamente lontane.
poi però penso che preferisco ricacciarmi indietro io le lacrime piuttosto che rischiare di vedere, anche se da vicino, i tuoi occhi che sognano di andare lontano.